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Paolo Pugliese

Paolo Pugliese

Hulk e I Difensori 1

Hulk e i Difensori è l’ennesima tappa del felice cammino editoriale della Panini comics che, a dispetto di qualsiasi crisi economica e di mercato, continua a pubblicare nuove testate a distanza di pochi mesi l’una dall’altra.
Questa nuovo titolo incentrato sul gigante di giada va a concludere la scissione, dopo quasi 20 anni, del felice binomio Devil & Hulk, chiudendo un’era iniziata nel 1994 con entrambi i personaggi diventati oggi titolari di una loro serie mensile; al tempo stesso si chiude anche una sorta di circolo ereditario tra la prima casa editrice che pubblicò gli eroi Marvel in Italia, ovvero la gloriosa Editoriale Corno, e gli ultimi licenziatari della casa delle idee, la Panini comics/Marvel Italia. Era il 1975, infatti, quando nelle edicole italiane apparve l’albo quindicinale Hulk & I Difensori, amatissimo dalla prima generazione di lettori Marvel, i cui titolo e formula vengono riproposti dalla Panini con materiale inedito e aggiornato. Nella scaletta di questo primo numero ci sono le nuove serie The Incredible Hulk, di Jason Aaron e Marc Silvestri, The Defenders, di Matt Fraction e Terry Dodson, e si continua quella dell’Hulk rosso della coppia Jeff Parker e Patrick Zircher.

La nuova serie di Hulk parte con uno svantaggio non da poco, ovvero quello di dover raccontare un personaggio sul quale si è già detto tutto, o quasi, attraversando nel corso degli anni numerose incarnazioni ed evoluzioni. Un compito non certo facile per lo scrittore Jason Aaron che ci presenta una caratterizzazione lucida e disillusa di un Hulk, ormai scisso dal suo alter ego Bruce Banner, auto esiliatosi dall’umanità (due cose invero già viste), abbracciando nelle viscere della terra una nuova vita come cacciatore e protettore del popolo degli Uomini Talpa. Questo primo numero ha un contenuto meramente introduttivo, ma possiamo perdonarne la poca sostanza narrativa (e l’esordio abbastanza banale e forzato di un nuovo personaggio femminile), alla luce di vari aspetti intrinsechi della storia stessa, il più importante dei quali è l’apporto grafico di un Marc Silvestri ormai arrivato alla sua piena maturità espressiva, con disegni spettacolari quanto impostati in maniera solida e non gratuita e che, minuziosamente rifiniti, espongono al lettore una caratterizzazione visivamente molto potente, selvaggia e contemporaneamente umana e introspettiva di Hulk. Ci sono poi dettagli narrativi interessanti nella storia raccontata, come il ritratto inedito di un Banner novello dottor Moreau, intrigante nel suggerire l’ipotesi che sia lui il villain della serie, per non parlare di una rappresentazione più corposa degli uomini Talpa inventati da Stan Lee e Jack Kirby, fino ad ora utilizzati prevalentemente come muti lacchè di uno dei nemici storici dei Fantastici Quattro.

La serie comprimariaThe Defenders, si rivela una lettura piacevole quanto disimpegnata, con un approccio narrativo leggero e scanzonato da parte di Matt Fraction, che conta sui disegni plastici ed eleganti di un Terry Dodson, in verità, un po’ sotto tono. La reunion della prima, storica, formazione del non-gruppo dei Difensori (Dottor Strange, Namor, Silver Surfer e Hulk) avviene in maniera fin troppo immediata e poco approfondita nei suoi aspetti causali, con una versione di Hulk asincrona rispetto a quella presentata poche pagine prima. Il gigante di giada chiede aiuto al Dottor Strange per fronteggiare una misteriosa incarnazione dei suoi lati più oscuri, il mago raduna i suoi vecchi compagni, Namor e Silver Surfer, insieme a Iron Fist e alla nuova She-Hulk Rossa, che prende il posto di Hulk e copre la quota femminile di ogni gruppo di supereroi che si rispetti. Anche in questo caso la storia ha il sapore di un’introduzione, lasciando intravedere una certa evoluzione, ma sfiorando più volte l’inconsistenza narrativa. Interessante, comunque, la caratterizzazione di alcuni personaggi come un Iron Fist ridanciano e un Silver Surfer “alieno” e serafico.

Poco da dire, infine, sulla serie spin-off dell’Hulk Rosso, con una storia dai toni avventurosi-militaristici abbastanza anonima e incapace di catturare l’interesse del lettore della prima ora. Da sottolineare, però, come i disegni di Patrick Zircher, estremamente vividi e realistici, riecano ad arricchire la trama con toni cupi impostandola con uno story-telling dalla struttura scomposta e tagliente delle vignette.

L’esordio di questa testata è promettente ma non fulminante, necessitando sicuramente di un periodo di carburazione per i singoli story-arc.

Ultimate Comics X-Men n.1

Dopo i devastanti eventi del cross-over Ultimatum, gli X-Men sopravvissuti all’attacco all’umanità di Magneto si sono sciolti, diventando nuovamente il bersaglio del governo USA che, attraverso l’uso di nuove Sentinelle di classe Nimrod, arresta tutti i mutanti deportandoli in sinistri campi di rieducazione. Solo Kitty Pryde (divenuta la terrorista Sudario), l’Uomo Ghiaccio e la Torcia Umana (ex-membro dei Fantastici 4) possono salvarli, correndo in aiuto della fuggitiva Rogue, attaccata dagli inarrestabili Nimrod. Ma, in realtà, ci sono altri mutanti rimasti in attività, come Jean Grey che collabora con lo S.H.I.E.L.D. di Nick Fury e che, al tempo stesso, nasconde e protegge tre giovani mutanti, uno dei quali è il figlio di Wolverine, dotato delle stesse capacità del padre.

La recente rinascita dell’Universo Ultimate riporta in scena la versione alternativa dei mutanti Marvel in una nuova serie, a opera di Nick Spencer (Secret Avengers) e Paco Medina (X-Men), che racconta il destino dei reduci del sogno di Xavier. Ultimate Comics X-men si presenta composta da una duplice e parallela narrazione con due gruppi di personaggi estranei gli uni agli altri, ma entrambi allo sbando. Lo spazio maggiore è occupato dalle vicissitudini degli ex-comprimari della serie Ultimate Spider-Man, ovvero Kitty, Bobby e Johnny, ai quali si aggiungerà anche una ritrovata Rogue; Nick Spencer dimostra di essere abbastanza abile nell’intessere una trama corale e a largo spettro recuperando sia personaggi dispersi dopo il massacro mutante (come Tempesta, Colosso ed un ambiguo Quicksilver), sia nuovi personaggi visti recentemente nella miniserie Ultimate X. I toni narrativi sono drammatici e tipici del genere post-apocalittico e illustrano non solo il clima di incognita sopravvivenza dei protagonisti e il loro status di fuggitivi, ma anche la pesante eredità genetica e di intenti che gli ultimi uomini X sono costretti ad accollarsi.

Le sceneggiature di Spencer, però, se da un lato toccano argomenti come l’odio razziale, i disordini sociali, l’incertezza di un domani e la mano pesante di un Governo reazionario come quello degli Stati uniti, dall’altro non approfondiscono mai pienamente ciò che raccontano, utilizzando determinati concetti in maniera pretestuosa per la messa in atto di una serie di dinamiche narrative già viste molte volte in albi Marvel. Ed è questo ciò che delude di più del lavoro, tutto sommato, dignitoso e apprezzabile di Spencer: non essere riuscito a rielaborare in chiave realistica tutti gli archetipi classici degli X-Men (cosa che, ricordando il lavoro di Mark Millar e Brian Bendis, è stata la chiave del successo dell’universo Ultimate), né di averne sviluppato gli incipit in maniera alternativa, limitandosi a replicare materiale già visto (vedi l’uso delle Sentinelle oppure l’esordio del reverendo Stryker), con una costruzione a volte artificiosa delle situazioni e dialoghi spesso caratterizzati da una verbosità eccessiva e poco realistica. Discreto, invece, il lavoro grafico di Paco Medina, il cui stile secco e dinamico unito ad un buon storytelling dona particolare brio alle storie.

Astro City - Stelle Splendenti

Dopo i precedenti due volumi contenenti la lunga saga de L’Età Oscura, la Magic Press pubblica a poca distanza di tempo un nuovo capitolo di quello che è, a giudizio unanime, uno dei migliori fumetti di supereroi di sempre. In questo Astro City: Stelle Splendenti, la serie aperiodica di Kurt Busiek, Brett Anderson e Alex Ross torna alla sua struttura episodica iniziale, con storie a rotazione su singoli personaggi, dove gli autori riprendono e approfondiscono carachters già visti in passato. Il sommario propone una storia doppia su Astra Furst, giovane supereroina di terza generazione, giunta al diploma e alle prese con i festeggiamenti ma anche con decisioni sul proprio futuro. Inoltre, l’onnipotente Samaritan a cena con il suo più grande nemico, la supereroina androide Beautie alla ricerca del proprio passato e infine le origini di Silver Agent, con le sue più grandi battaglie e il suo terribile destino.
Appare chiaro fin dalle prime pagine del volume come la principale peculiarità di questo fumetto continui ad essere l’estremo realismo da parte di Busiek nel descrivere e cesellare i propri personaggi, raccontati come persone normalissime nella loro sfera intima, nonostante sgargianti costumi, poteri sovrumani e avventure tipicamente supereroistiche. Questo grazie a un lavoro non comune a livello di testi, con un’attenzione particolare per le caratteristiche psicologiche di ogni singolo soggetto di Astro City. Le storie sono poi legate tra loro da un filo comune di esistenzialismo malinconico e amarognolo, inerente la naturale solitudine umana, mitigata dalla presenza di familiari, amici e colleghi.

Il primo episodio è il più complesso per costruzione narrativa, incentrato sulla cena annuale tra il supereroe Samaritan e il suo principale avversario, l’Infedele, una sorta di alchimista immortale. Una volta l’anno, infatti, i due si incontrano a tavola come due normali conoscenti, dimostrando ormai un reciproco rispetto dopo tante battaglie. In realtà, il loro duello si sposta su un confronto dialettico e mentale sottilissimo, costituito dall’esternare opinioni sulle reciproche e opposte visioni sul mondo e sul potere in sé, attraverso non solo le parole, ma anche allusioni, gesti impercettibili e manipolazioni verbali per provocare reazioni emotive nell’interlocutore e rivelarne le reali intenzioni. La storia è molto introspettiva e colloquiale, narrata dal punto di vista dell’Infedele, con un Busiek abilissimo nei dialoghi e nella costruzione dei flashback sulle origini e il passato del personaggio. Lo sceneggiatore svela come entrambi gli antagonisti siano consapevoli di essere troppo potenti e di eguagliarsi l’uno con l’altro, essendo facce contrapposte della stessa moneta; il loro status quo è una situazione di perenne stallo che Busiek utilizza per porre una riflessione sulle dinamiche riguardanti il ciclo infinito e irrisolto della classica lotta tra un supereroe e la sua nemesi.

Segue una storia ugualmente intensa e ben strutturata, con protagonista la misteriosa Beautie: androide potentissimo, dalle fattezze di una celebre bambola, vista sempre come elemento di contorno del gruppo supereroistico La Guardia d’Onore (rilettura di Busiek della Justice League), che qui viene finalmente approfondita. Nella sua fredda e anomala singolarità robotica, il personaggio viene delineato come una figura solitaria e malinconica la quale, nonostante la sua mancanza di sentimenti, appare a tratti profondamente umana nella sua ricerca di un passato e di una famiglia di appartenenza, indagando sul suo anonimo creatore. Busiek ne accompagna la ricerca illustrando la sua vita fuori dal contesto supereroistico, rivelando il segreto delle sue origini in un finale amaro e non scontato, nel quale l’autore concede comunque un barlume di speranza alla sua particolarissima eroina.

Compongono il resto del volume due storie di lunghezza doppia con protagonisti la giovane supereroina Astra, membro della Prima Famiglia (altra rilettura di Busiek, stavolta dei Fantastici 4), e il supereroe nazionalista Silver Agent. L’avventura di quest’ultimo si rivela un’appendice della sua drammatica odissea vissuta durante gli eventi dell’Era Oscura, rivelando particolari inediti. Busiek racconta anche le sue origini, nel corso di una narrazione circolare tra passato e futuro, proiettando il personaggio in un contesto avveniristico di salvezza ed eroismo, dal quale tornerà indietro spinto dal suo senso del dovere, affrontando consciamente un ingiusto destino. La storia in sé contiene e omaggia elementi caratterizzanti numerosi fumetti, da Capitan America a Lanterna Verde, da Buck Rogers all’Alien Legion, passando attraverso concetti da "space opera" transizionale come “2001 Odissea nello Spazio” o da mitologia fantascientifica alla Jack Kirby. Gli archetipi dell’opera Kirbiana sono fortemente presenti anche nella storia sulla giovane Astra, con una serata di festeggiamenti per laurea che la porterà letteralmente dall’altro lato della galassia. La narrazione di Busiek è qui da un lato introspettiva, ma dall’altro più leggera e ariosa rispetto alle altre storie del volume, ambientata in un contesto galattico e fantascientifico ricco di spunti e dettagli che fa da brillante ed efficace contorno al percorso di responsabilità e consapevolezza della protagonista.
In conclusione, Astro City: Stelle Splendenti è una lettura completa e soddisfacente, di rara raffinatezza e sensibilità nella sua decostruzione dei fondamenti del genere supereroistico, ponendo concrete riflessioni esistenzialistiche che, non dimentichiamolo, sono efficacemente visualizzate dal disegnatore Brent Eric Anderson, abilissimo nell’illustrare le sceneggiature di Busiek con uno stile classico, ma anche con molto equilibrio nell’interpretazione dei personaggi ed una rilevante poliedricità nonché ricchezza di dettagli.

The Ultimates 1

Dopo l’esordio del nuovo Spider-Man, la terza era dell’universo narrativo Ultimate si apre con il ritorno degli Ultimates, ovvero la versione alternativa dei Vendicatori, creata da Mark Millar e Bryan Hitch. Nel nuovo corso, una sparutissima formazione degli Ultimates (Thor e Iron-Man), guidata a distanza dal direttore dello S.H.I.E.L.D., Nick Fury, deve fronteggiare insieme a un team di supersoldati europei una duplice minaccia: da un lato una congiura di potenti oligarchi e dall’altra l’avvento di una misteriosa ed inarrestabile forma di vita umana, evolutissima e ultra-tecnologica, pronta a conquistare non solo la terra, ma anche Asgard.

Lo sceneggiatore Jonathan Hickman (Fantastic Four, S.H.I.E.L.D.) e il disegnatore Esad Ribic (Loki) proseguono la narrazione delle vicende del gruppo praticamente da dove avevano lasciato Millar & Hitch. Hickman concepisce una trama scandita da toni drammatici e inquietanti, nella quale sviluppa ulteriormente gli incipit originali di Millar, evolvendone elementi, dinamiche e fattori conseguenziali; al tempo stesso, l’autore percorre una propria strada narrativa, improntata su un indirizzo fantascientifico e un impianto thrilling di avvincente freddezza, ma senza allontanarsi da tutti gli aspetti più caratterizzanti delle prime due stagioni degli Ultimates. Il risultato è un prodotto notevole, che mescola i fumetti di supereroi con i thriller fantascientifici, grazie ad una sceneggiatura levigata e ricca di tensione, costruita con ritmo adrenalinico e un linguaggio semplice ed immediato, nonostante le abbondanti citazioni cyberpunk e interessanti intuizioni di avanguardia fanta-sociale.

Per quanto concerne l’aspetto grafico, Esad Ribic arricchisce ulteriormente il suo tratto, rispetto alla sua precedente e eccezionale performance nella graphic novel Loki, realizzando tavole serrate con luoghi e scene altamente spettacolari; il disegnatore è titolare anche di un’ottima interpretazione di personaggi come Thor e Nick Fury, parallelamente alla realizzazione di nemici agghiaccianti nella loro fredda efficienza biomeccanica, frutto di una considerevole ricerca grafica nel concept-design, che rende la lettura di questo fumetto ancora più interessante.

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