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Friday 1-2, recensione: lo "young adult horror" di Ed Brubaker e Marcos Martin

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A volte ci viene il dubbio che scrivere un articolo su un nuovo fumetto di Ed Brubaker possa tramutarsi, alla fine, in un semplice esercizio di stile. Oppure che rappresenti una sorta di pausa da recensioni più impegnative, in cui lo sforzo per approfondire i vari aspetti di una pubblicazione o per metterne in luce pregi e difetti si dimostri sensibilmente maggiore. Questo perché, da quando l’autore di Criminal e Fatale (tra le altre cose, visto che la lista di opere da citare sarebbe lunghissima) si è allontanato da Marvel e DC, per dedicarsi a progetti creator owned, non ha praticamente mai sbagliato un colpo. Cosa aggiungere, quindi, che non sia già stato scritto, senza limitarsi a tessere le – pur meritatissime - lodi di colui che si contende, assieme a pochi altri, la palma di miglior sceneggiatore in attività del comicdom a stelle e strisce? Una domanda lecita, che, comunque, non ci ha impedito di mettere mano alla tastiera del PC ancora una volta, mossi dalla piacevolissima lettura offertaci dai primi due volumi di Friday, serie appena terminata negli USA, che lo scrittore del Maryland ha realizzato in coppia con il disegnatore Marcos Martin per Panel Syndicate, la piattaforma online fondata nel 2013 proprio dall’artista catalano.

Proposta in Italia nell’elegantissima veste con la quale Saldapress abbellisce molte delle sue nuove uscite, il fumetto prende il nome dalla protagonista della storia, Friday Fitzhugh, una studentessa di college dell’immaginaria cittadina di Kings Hill, nel New England, che, durante l’adolescenza, si dilettava a risolvere i misteri del luogo in compagnia del giovane Lancelot Jones. Con quest’ultimo, un ragazzo un po’ stravagante, ma dotato di una notevole intelligenza, formava un team apparentemente indissolubile, le cui scorribande diventavano, nella fantasia dei due, mirabolanti – e, a prima vista, inverosimili – avventure. Quando, però, Friday torna a casa per le vacanze natalizie, venendo subito trascinata dall’amico in un nuovo caso investigativo, cominciano inspiegabilmente a manifestarsi inquietanti fenomeni sovrannaturali, in qualche modo collegati a una visione che la ragazza aveva avuto poco prima di partire per il college.

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Nella postfazione al primo volume, Brubaker afferma di aver cercato di scrivere la storia di Friday fin dai suoi esordi da sceneggiatore, dopo essersi appassionato, proprio in quel periodo, ai romanzi di John Dennis Fitzgerald, Donald J. Sobol e, in particolare, Louise Fitzhugh (sfacciatamente omaggiata nel cognome della protagonista)  o, più in generale, a tutta la letteratura young adult (espressione in realtà un po’ vaga, che racchiude in sé molti sottogeneri, il cui unico punto in comune è l’avere come personaggi principali degli adolescenti, spesso coinvolti in vicende fuori dall’ordinario), ma di non essere mai andato oltre qualche timido tentativo a causa delle numerose scadenze da rispettare. Ciononostante, quando Martin lo contattò per chiedergli di lavorare assieme, si convinse che fosse finalmente arrivato il momento giusto. Un’opinione che, visto il risultato della loro collaborazione, non possiamo che condividere. Senza considerare, poi, quanto l’impossibilità del creatore del Soldato d’Inverno a dedicarsi prima a raccontare le vicissitudini della giovane investigatrice abbia contribuito alla qualità della serie, dato che solo uno scrittore ormai pienamente consapevole delle sue capacità – quale è attualmente il nostro Ed – avrebbe potuto imbastire una trama così avvincente, mostrandosi in grado non soltanto di ideare un’opera realmente ascrivibile al genere young adult (come da sua intenzione originale), ma anche di fare in modo che essa fosse perfettamente identificabile come un fumetto “alla Brubaker”. Quindi, quello che all’inizio sembra un comune teen mistery, assume in seguito i tratti di qualcosa di diverso, in cui l’autore riesce abilmente a inserire sia il torbidume dei suoi noir più famosi, che la sua passione per H.P. Lovecraft, ampiamente palesata in passato nella già citata Fatale, ma, in parte, pure nella successiva Kill or Be Killed. Inoltre, se c’è una dote che tutti riconoscono allo sceneggiatore statunitense è il saper caratterizzare i personaggi in maniera precisa e distintiva. Una qualità che in Friday viene esaltata ulteriormente dalla necessità di dover mostrare i protagonisti alle prese con il passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Brubaker gestisce tali incertezze sentimentali (e i turbamenti interiori che ne derivano) con naturalezza e semplicità, impiegandoli inevitabilmente a mo’ di intermezzo tra i tanti momenti drammatici che scandiscono la vicenda principale (la quale, come detto, assume spesso venature di horror puro).

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Di tutto ciò, per ora, dato il colpo di scena con cui si chiude il terzo episodio, a beneficiarne è sostanzialmente il personaggio di Friday, sebbene sospettiamo che lo scrittore americano abbia in serbo per Lancelot ancora parecchie sorprese. La ragazza diventa in breve tempo la voce narrante della storia, garantendo a Brubaker la possibilità di ricorrere ai suoi amati dialoghi in terza persona. Una caratteristica della letteratura hard boiled, per la quale l’autore di Dissolvenza a nero ha sempre manifestato una particolare predilezione, tanto da utilizzarla anche in opere in cui il noir c’entra poco o nulla (la spionistica Velvet, per esempio). Mai come questa volta, però – fingendosi furbamente ossequioso alle regole del genere - Brubaker si diverte a giocare con i lettori, confondendoli ad arte per lunghi tratti, per poi stupirli con rivelazioni che appaiono ovvie solo a posteriori. Inutile sottolineare quanto, cadere in tali trappole narrative, piaccia ai lettori stessi, ben consapevoli di essere lontanissimi dal clima disperante e dalla feroce rappresentazione dell’animo umano dei lavori più celebri dell’autore. E benché i “cattivi” vengano volutamente raffigurati in una maniera maggiormente stereotipata rispetto ai disillusi e meschini protagonisti delle sue crime story, la scrittura raffinata di Brubaker evita costantemente che la trama scivoli nella banalità.

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Che dire, infine, dei disegni di Martin? Qualcuno forse sarebbe stato curioso di vedere Sean Phillips (l’artista che, in questi anni, con poche eccezioni, ha dato vita a ogni parto della fervida mente dello sceneggiatore del Maryland) all’opera su Friday, ma il cartoonist inglese molto difficilmente sarebbe stato in grado di raggiungere la stessa potenza visionaria del suo collega catalano, in special modo nei numerosi passaggi onirici della vicenda, nei quali, oltretutto, è evidente il fondamentale apporto alla serie dei bellissimi colori di Muntsa Vicente. Martin costruisce le sue tavole seguendo alla perfezione il ritmo imposto da Brubaker, partecipando attivamente allo storytelling attraverso una selezione precisa delle inquadrature e dei dettagli. Così facendo, la tensione non cala mai di intensità e il racconto rimane sempre avvolto da un’atmosfera surreale e tenebrosa, che trasmette nel lettore un forte senso di inquietudine.   

Per il momento, gli ultimi tre episodi della serie sono disponibili solo su Panel Syndicate, ma la Image ha già annunciato l’uscita del terzo e conclusivo volume per i primi di agosto. Speriamo, quindi, che Saldapress non ci faccia attendere troppo per l’edizione italiana. L’astinenza potrebbe diventare intollerabile. 

Dati del volume

  • Editore: Saldapress
  • Autori: Testi di Ed Brubaker, disegni di Marcos Martin, colori di Muntsa Vicente
  • Genere: Horror
  • Formato: 16,8 x 25,6 cm, C., 120 pp., col. cad.
  • Prezzo: 19,90€ cad.
  • ISBN: 979-1254611760
  • Voto della redazione: 8,5

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