Marvel collection: Il Mitico Thor 4
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Con questo suo ottavo numero, la collana di ristampe Marvel Collection conclude il ciclo dedicato alla serie The Mighty Thor, pubblicando materiale d’annata apparso originariamente sui numeri 131-136 del 1966. Un’iniziativa che deve la sua riuscita al fatto che personaggi come Capitan America, l’Uomo Ragno, i Vendicatori e lo stesso Thor stiano vivendo un periodo di grande rilancio grazie a progetti cinematografici più o meno imminenti; in caso contrario, infatti, sarebbe stato davvero difficile vedere distribuite queste ristampe nelle nostre edicole, tra l’altro caratterizzate da un prezzo più che accessibile e una veste grafica vintage, dal formato di stampa spartano ma robusto.
Come per il precedente ciclo dedicato a Capitan America, nei quattro volumi di Thor sono state pubblicate in ordine cronologico alcune delle storie più famose e celebrate del personaggio, firmate dalla coppia d’oro Stan Lee e Jack Kirby: per i lettori più anziani è dunque l’occasione per fare un tuffo nel passato e riassaporare il gusto di storie classiche, pubblicate in Italia nei primi anni ‘70, mentre per i lettori più giovani è l’opportunità per scoprire vicende alla base dell’iconografia fumettistica del Dio del Tuono.
In merito alla struttura delle storie presenti nel volume, si appura come le sceneggiature di Stan Lee siano improntate a una certa linearità consequenziale di sviluppo-conclusione, basata su premesse brevissime; l’autore mette da parte il proprio approccio realistico-quotidiano (per quei tempi), sfoderato in serie come Hulk, X-Men e l’Uomo Ragno, in favore di un timbro narrativo dai toni epici e fantasy. Inoltre, è innegabile come la cooperazione di Kirby non si limiti al solo aspetto grafico, ma anche a quello narrativo, contribuendo a donare ampio respiro alle trame, sospese tra vicende supereroistiche e mitologiche, arricchendole poi di nuovi concetti e spunti: l’apporto di Kirby, ad esempio, si evince nel vedere Thor agire in contesti galattici o fantascientifici, rivelando non solo la predilezione del disegnatore per la science fiction e la space opera, ma anticipando anche non pochi elementi, sia narrativi che grafici, che svilupperà in seguito in serie come I Nuovi Dei, Forever People e Kamandi.
Il frutto finale della vena creativa Lee-Kirby è una narrazione epica, ricca di invenzioni e personaggi che sono diventati oggi parte del panteon narrativo non solo di Thor, ma dell’intera continuity della Marvel: solo su questo numero, ad esempio, vengono introdotti Lady Sif, i tre guerrieri Fandral, Hogun e Volstagg, il Distruttore, l’Alto Evoluzionario e i cavalieri di Wundagore, il pianeta vivente Ego e gli alieni di Rigel; in una manciata di episodi è concentrato un vortice di avventure che vedono Thor in viaggio verso pianeti lontani contrapporsi a forme di vita aliene, oppure cimentarsi in un grandioso torneo di guerrieri, incontrare una razza evoluta di animali antropomorfi o ancora fronteggiare il letale Distruttore, una sorta di Golem creato da Odino e dotato del potere di uccidere un Dio.
Per quanto riguarda i personaggi, la caratterizzazione di Thor e comprimari è molto basilare: si prediligono linee guida luminose ed edificanti, basate sugli stati d’animo (coraggio, tenacia, volontà, generosità), ma mai sui lati oscuri della personalità (caratterizzazione ad esclusivo appannaggio dei villain, tipo Loki): dunque non c’è mai un approfondimento vero e proprio, né quindi una reale evoluzione, sia del protagonista che dei suoi comprimari. Al contempo però, Thor viene modellato volutamente da Stan Lee come una figura anacronistica, ovvero quella di un guerriero che agisce secondo antiche regole di cavalleria e onore, ponendolo in contrapposizione con una società moderna e terrena in cui agisce come singolare supereroe, dando così alle sue vicende forza e fascino narrativo.
Dal punto di vista grafico, il tratto di Kirby è sulla via della piena maturità espressiva, completo di tutti i suoi aspetti più salienti e rilevanti, ma appare spesso tirato via (forse a causa dell’enorme mole di lavoro che il disegnatore portava avanti su altre serie Marvel), venendo coadiuvato oppure appesantito (a seconda delle opinioni) dalle chine del grande Vince Colletta; al tempo stesso, Kirby contrappone anche tavole molto elaborate, con invenzioni visive di suggestiva bellezza, incastonate in inquadrature dinamiche con spettacolari paesaggi, architetture barocche e personaggi ritratti in pose plastiche e di forte fisicità.
Concludendo, la lettura di questo volumetto non deve essere inficiata dal fatto che il Thor del 1966 sia contraddistinto da una certa ingenuità di contenuti e sviluppo rispetto ai fumetti attuali; stiamo parlando di storie pubblicate 45 anni fa che oggi appaiono certamente invecchiate e sorpassate, ma che al di là del loro indubbio valore artistico continuano a mantenere una certa fruibilità nell’essere lette, a patto però di intenderle per quello che sono: storie classiche appartenenti a un’altra epoca e un altro modo di fare e concepire un fumetto, ma con l'indubbio merito di aver influenzato tutto quello che è venuto dopo di loro (per autori, temi, idee e sviluppi), ponendo le fondamenta narrative e concettuali di ciò che leggiamo oggi.