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Paolo Pugliese

Paolo Pugliese

Batman n.51

Dopo la conclusione della saga Il Ritorno di Bruce Wayne, con relative conseguenze e celebrazioni lette nei due precedenti numeri, lo sceneggiatore Grant Morrison chiude la lunga saga, durata oltre due anni, sui segreti della famiglia Wayne e sulle peregrinazioni spazio-temporali di Batman, aprendo un nuovo capitolo sulla sua crociata. L’albo in questione contiene il numero speciale Batman: The Return, che da un lato racconta il ritorno in azione di Bruce Wayne nei panni dell’Uomo Pipistrello, mentre dall'altro illustra l'inizio della sua lotta al crimine su scala internazionale, facendo da prologo alla nuova serie Batman Incorporated, che debutterà sul mensile il prossimo mese.

L’albo si apre con l’intensa riproposizione del primo incontro tra Bruce e il Pipistrello, narrata però dal punto di vista di quest’ultimo, continuando poi con lo spettacolare salvataggio del giovane figlio dello sceicco Farouk: personaggio che introduce una misteriosa congrega e nuovi antagonisti in giro per il mondo, all'interno di un’indagine tra ricerche genetiche illegali, potenziamenti meta-umani e corazze ipertecnologiche.
Nel corso della storia, molto ben equilibrata nel suo rapporto tra scene d’azione e sequenze di dialogo, Morrison fa il punto della situazione, iniziando ad evolvere lo status quo dei personaggi – il trittico Bruce/Batman, Dick/Nightwing e Damian/Robin –, le cui dinamiche personali sono agilmente descritte e bilanciate con le rispettive identità/ruoli supereroistici.

La trama, secondo lo stile classico di Morrison, procede in maniera labirintica, con uno sviluppo criptico degli eventi che, volutamente, non ha un senso compiuto, costituendo un nuovo capitolo delle avventure del cavaliere Oscuro che, in attesa di ulteriori approfondimenti, lascia nel lettore più domande che risposte. Assolutamente riuscito, infine, l’apporto grafico di David Finch, che da un lato esalta i testi di Morrison con una grande cura per il dettaglio e per le atmosfere oscure del personaggio, arricchendole di venature da fantascienza Cyberpunk; dall’altro, presenta una progressione filmico-narrativa delle vignette che, nella scelta delle inquadrature e nella costruzione delle sequenze, rivela una chiara matrice cinematografica.
L’albo si conclude con una ricca gallery di disegni, copertine, bozzetti, schizzi sui personaggi e tavole disegnate da Finch, alle quali si contrappone la pubblicazione di alcune pagine della sceneggiatura originale di Morrison.

Incognito Vol.2 – Cattive Compagnie

Da oltre un anno, Zack Sterminio ha abbandonato il programma testimoni per supercriminali pentiti, costruendosi una nuova vita e passando a lavorare per il Governo. Con una nuova identità, Zack lavora come agente operativo dell’agenzia governativa S.O.S., dando la caccia ad altri supercriminali. Ma dopo aver accettato una missione sotto copertura, consistente nell’infiltrarsi nello stesso, pericoloso, sottobosco illegale dove aveva lavorato per tanti anni, Zack si renderà conto di aver fatto un terribile errore, che potrebbe costargli sia la sua nuova vita che la libertà.

Con questo secondo capitolo della saga post-supereroistica di Incognito, lo sceneggiatore Ed Brubaker si allontana ancora di più dalle atmosfere tipiche dei comics americani, incanalando la storia in una matrice fortemente noir e meta-thriller, debitrice di svariati generi narrativi. Incognito potrebbe essere descritto come un thriller supereroistico, ma questa definizione sarebbe comunque riduttiva, perché Brubaker riesce a tessere un intreccio lineare che comprende ed amalgama elementi concettuali retrò e diversi tra loro - come l’Hard Boiled, il Pulp, la fantascienza anni ’50, la Pop Culture o il gerene Noir -, aggiornandoli ed unendoli agli archetipi dei fumetti di super-eroi. L’esposizione e lo sviluppo del racconto è incentrato su un ritratto schematico, spesso fulminante, di un’umanità indurita e borderline, attraverso la caratterizzazione del protagonista e dei personaggi comprimari. Grazie all’uso, non scontato né referenziale, dei fattori narrativi elencati sopra, l’autore descrive la personale discesa negli inferi da parte dell'antieroe Zack, invischiato suo malgrado in un vortice di misteri, vendette, piani segreti e dinamiche tipiche del mondo della malavita, che potrebbe costargli tutto quello che ha.

La prosa di Incognito ha i toni adulti e disillusi di un romanzo poliziesco di Raymond Chandler ("Il Grande Sonno"), con un’evoluzione della trama coinvolgente e fluida, popolata da personaggi duri come la pietra ed arricchita da varie intuizioni  - i personaggi di Lazzaro e Simon, il Livello 9 - che contribuiscono a rendere la narrazione tanto imprevedibile, quanto complessa (ma non arzigogolata). L’unica ombra sul lavoro di Brubaker è il fatto che questa storia non si concluda in maniera adeguata rispetto alla sua incalzante costruzione narrativa: un crescendo rossiniano che si chiude con un climax non all’altezza rispetto alle aspettative nate da quanto letto prima; la risoluzione è infatti un po’ troppo affrettata e condensata nelle ultime dieci pagine, con un finale sospeso (in attesa di leggere il seguito) che, per quanto possa chiudersi con un’ultima pagina intrigante, trasmette ai lettori la sensazione di essere stati lasciati a metà della lettura.
I disegni di Incognito sono firmati da Sean Phillips, già collaboratore di Brubaker per la maxi-serie Criminal, il quale, con il suo stile cupo e sintetico, conferisce al fumetto quell’atmosfera retrò da comics della Silver Age degli anni ’50 e ’60, unita ad un contesto visivo nerissimo da moderna crime story, con vignette che, per inquadrature e progressione, presentano un taglio narrativo dal sapore cinematografico.

La Donna Ragno - Supereroi - Leggende Marvel n.23

Alla sua ventitreesima uscita, la collana settimanale SuperEroi–Leggende Marvel, frutto della collaborazione tra RCS Quotidiani & Panini Comics, fa una gradita sorpresa ai lettori, presentando un’eroina molto particolare: La Donna Ragno.
Il titolo in questione è Spider-Woman Agent of S.W.O.R.D., una miniserie in sette parti, uscita alla fine del 2009 e realizzata da una coppia di autori molto apprezzati, quali lo sceneggiatore Brian Michael Bendis ed il disegnatore Alex Maleev, nuovamente riuniti dopo aver collaborato insieme alla serie noir Alias e soprattutto ad una lunga run su Daredevil.
I sette episodi sono stati, in origine, presentati come "motion comic" e distribuiti tramite iTunes, solo in seguito si è proceduto alla pubblicazione cartacea; in Italia le storie sono uscite su Thor & i Nuovi Vendicatori e sono qui raccolte insieme per la prima volta in un volume che si contraddistingue per un alto livello qualitativo in testi e disegni.

La serie vede la versione femminile dell’Uomo Ragno (creata negli anni ’70), ovvero la detective Jessica Drew, tentare di riappropriarsi della propria vita dopo un lungo rapimento alieno, superando il trauma e la depressione conseguenti. Gli eventi seguono quelli inerenti la sconfitta degli invasori extraterrestri Skrull, che per anni si erano sostituiti a vari eroi (tutto narrato nella miniserie Secret Invasion, pubblicata nel primo numero della collana), con Jessica Drew liberata dopo la morte della falsa Spider-Woman. Nonostante sia una vittima e non si sia mai macchiata di tradimento verso l’umanità, nessuno si fida più di lei, ritrovandosi da sola, in preda alla rabbia e al risentimento sia per la prigionia, sia perché un alieno si è macchiato di vari crimini con le sue sembianze. Jessica viene però contattata dalla misteriosa Abigail Brand, comandante della S.W.O.R.D. (un’agenzia che agisce contro qualsiasi minaccia di natura extraterrestre), che le offre un’opportunità di riscatto, diventando un agente esterno con il compito di scovare alieni nascosti sul pianeta. La prima missione della Donna Ragno la porterà nell’isola di Madripoor, uno dei luoghi più pericolosi del mondo, dove incrocerà la sua strada con l’organizzazione terroristica Hydra e con la sua leader, Viper, chiamata anche Madame Hydra…

Con una narrazione scorrevole e non decompressa (controcorrente al suo stile), lo sceneggiatore Bendis riprende il personaggio di Spider-Woman, riplasmandolo in una versione molto dark, con una caratterizzazione adulta e sofferta. La serie accantona i toni narrativi prettamente supereroistici in favore di quelli da spy-story, arricchendoli con sfumature fantascientifiche e Noir.
Le atmosfere sono le stesse della serie Alias, contraddistinte da un approfondimento psicologico, sviluppato con una narrazione in prima persona, oltre ad un’ambientazione suburbana, crepuscolare ed inquietante. La trama, pur collegandosi ad eventi recenti della continuity Marvel, non ne viene fagocitata, ma cerca una propria strada narrativa piegando su un moderno Hard Boiled con tematiche fanta-spionistiche, la cui esposizione del racconto è improntata sul realismo delle azioni materiali ed emotive della protagonista. Jessica Drew è un personaggio femminile dal carattere forte e tormentato, la cui matrice è apertamente post-eroistica: in quanto tale, nonostante il possesso di potenti capacità meta-umane, la vediamo agire molto più spesso in abiti civili che in costume da Donna Ragno. Questa modellazione del personaggio, voluta da Bendis, non fa piazza pulita del suo passato né delle sue origini, anzi, si raccorda perfettamente con loro, recuperandone anche diversi concetti (il suo rapporto con l’Hydra, ad esempio, oppure il suo ritorno a Madripoor), ma rimanendo coerente a sé stessa per tutta la saga, nonostante si concluda con il catartico inserimento di vari elementi supereroistici (il Superskrull, i Vendicatori, i Thunderbolts).

Il disegnatore Alex Maleev contribuisce in maniera pregevole alle atmosfere noir dei testi di Bendis, esprimendone graficamente tutte le venature cupe, grazie sia ad un’attenta scelta delle inquadrature delle singole vignette, sia ad un taglio narrativo delle tavole prettamente cinematografico, giocato sull’alternanza tra primi piani e campi lunghi dell’azione. In possesso di un tratto molto realistico, basato sull’uso di materiale fotografico per personaggi, mezzi ed ambienti, Maleev abusa però di questa tecnica in vari punti, proponendo le stesse immagini scansionate in vignette diverse. Questo è uno dei pochissimi appunti negativi verso un prodotto pregevole per narrazione e stile al di fuori dei canoni dei fumetti supereroistici.

Deadpool n.4

Giunto al suo quarto numero, l’albo del mercenario più chiacchierone e fuori di testa della Marvel si apre con i primi due capitoli di una storia (in quattro parti), in cui Deadpool incontra Spiderman, per cercare di imparare le sue mosse ed i suoi trucchi; i due, però, si ritroveranno alle prese con una catena di strane esecuzioni ed uno scimpanzé killer, triste e donnaiolo (!!!). Si prosegue con un team-up, dove il nostro eroe sperimenta le gioie dell’autotrasporto insieme al camionista galattico U.S.Ace, dovendosela poi vedere con consegne pericolose, corse in truck e inseguimenti con procioni armati e motorizzati (!!!).

Nonostante abbia appena 4 mesi di vita editoriale, la testata di Deadpool mostra già abbondantemente la corda sul fronte della credibilità qualitativa del materiale in scaletta. Si percorre un sentiero narrativo basato sul nonsense allegorico e volutamente pacchiano, che finisce per essere per lo più forzato e fine a sé stesso. Non c’è un equilibrio stabile tra comicità e narrazione supereroistica, con la prima che soverchia eccessivamente la seconda, insistendo nel caratterizzare Deadpool come un pagliaccio estemporaneo che irrompe nelle vite altrui portando un caos comico da cartone animato. Dopo un po’, questo meccanismo risulta ridondante e ripetitivo, necessitando di maggiore sostanza narrativa, anche per un fumetto di semplice intrattenimento come questo.

La doppia storia iniziale, ad esempio, ha un incipit pretestuoso e ridanciano, sprecando le potenzialità dell’incontro Spiderman/Deadpool ed insistendo su dinamiche comiche elementari che soffocano tutto il resto. L’episodio team-up è anche peggiore: un divertissement gratuito, con uno sviluppo stagnante e gags meccaniche che nascondono una sostanziale povertà di idee. Sul fronte grafico, il discorso non migliora: le prime due storie sono disegnate da un Carlo Barberi, con un tratto abbastanza dignitoso che però non presenta nulla di nuovo né si eleva al di sopra della media standard dei fumetti Marvel. Il terzo episodio, invece, è affossato da uno sconosciuto Shawn Chrystal, dallo stile mediocre, con tavole scarne composte da figure dinoccolate, sfondi inesistenti e grossi errori nelle proporzioni e nelle prospettive.
Gli editoriali dell’albo, infine, sono la ciliegina sulla torta nel voler essere demenziali e brillanti a tutti i costi; il risultato finale, purtoppo, è tutt’altro.

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