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Francesco Tedeschi

Francesco Tedeschi

The Unwritten 2: L'infiltrato

Prosegue la nuova serie Vertigo sceneggiata da Mike Carey, l’onirico e letterario The Unwritten. Tom Taylor, figlio di un autore di romanzi fantastici di grande successo, sta cercando disperatamente suo padre, scomparso in circostanze misteriose, per interrogarlo su una serie di fatti sempre più inquietanti: fatti che sembrano convergere verso una sovrapposizione via via più definita tra il piano reale e quello magico abitato da Tommy Taylor, personaggio protagonista dei romanzi e ispirato a Tom. Anche Tom e Tommy cominciano a mostrare sempre più tratti in comune, mentre diverse creature fantastiche che fino ad alcuni giorni prima popolavano solo le pagine dei libri invadono la realtà. Questa volta la ricerca di Tom lo porterà prima in Francia, dove l’eco della "Canzone di Rolando" serpeggia ancora per le vallate antistanti al passo di Roncisvalle, poi in Germania, dove antichi fantasmi provenienti dal più raccapricciante capitolo della storia marciano al passo dell’oca… Nel frattempo, qualcuno è sulle sue tracce, e non avrà pace finchè non avrà placato la sua terribile sete di sangue.

Del tutto in linea con il precedente volume sia per stile che per contenuti, The Unwritten: L’infiltrato è una summa di quasi tutti i temi cari al suo autore: Carey, sceneggiatore famoso per il pluripremiato (e forse un po’ sopravvalutato) Lucifer, è infatti molto legato all’onirico e alla sottile linea che separa ciò che è reale da ciò che potrebbe esserlo se si potesse acquisire una sorta di sesto senso. The Unwritten è infatti una serie basata sull’importanza delle parole e della narrativa, del piano di realtà invisibile che tutte le storie contribuiscono a creare.
Carey intesse una trama molto avvincente, anche se non basata su idee del tutto originali (in questa come in altre sue opere si riflettono molto, forse troppo, le atmosfere e i presupposti del capolavoro gaimaniano The Sandman). Forse l’unico limite della sceneggiatura è la tendenza a rallentare lo scorrere degli eventi narrati con passaggi didascalici e troppo altisonanti, che stonano con le ottime atmosfere oniriche e favolistiche che pervadono la serie. Chiude il volume una breve storia autoconclusiva ambientata nell’universo di The Unwritten.

Ottima la componente artistica di Peter Gross, autore con il quale Carey aveva già collaborato per Lucifer.
In definitiva, The Unwritten: L’Infiltrato, e più in generale l’intera serie, è sicuramente una storia ben congegnata e non priva di spunti estremamente interessanti: forse non si tratta di un capolavoro, ma di un fumetto di qualità sì.

Piracy voll. 1 e 2

Ci sono storie che non muoiono mai. Esistono miti e realtà del passato talmente radicati nell’inconscio collettivo che non smetteranno mai di affascinare, suscitare interesse e ispirare la creazione di nuove storie. Poco importa che si tratti di fatti realmente accaduti o mere leggende: la storia dell’umanità ha dimostrato che il confine tra i primi e le seconde è tanto più labile quanto più il capitolo storico in questione è affascinante e misterioso. L’universo narrativo che vede come protagonisti indiscussi i pirati è in perenne espansione, e proprio quando si inizia a pensarlo esaurito o saturo, spunta una nuova opera che rinverdisce il mito degli antichi bucanieri: ne è un esempio recente la fortunatissima quadrilogia cinematografica de "I pirati dei Caraibi".

La Nona Arte, come tutti gli altri canali attraverso cui le storie prendono forma e arrivano al pubblico, è costellata di opere incentrate sulla figura del corsaro o su personaggi che con i bucanieri hanno molti punti in comune: basti pensare al capolavoro di Hugo Pratt Corto Maltese, o all’intermezzo che Alan Moore ha inserito in Watchmen, o ancora al fortunatissimo manga One Piece. Ma ancora prima della nascita di queste famosissime opere della letteratura disegnata, esistevano storie risalenti agli anni Cinquanta, sceneggiate da autori per lo più sconosciuti e pubblicate dalla gloriosa EC Comics: Piracy, questo il titolo dell’opera proposta da 001 Edizioni, raccoglie infatti tutto il materiale della EC sul tema della pirateria. Ben ventotto storie brevi che trascinano il lettore nei mari tropicali nei quali i pirati combattono battaglie per la supremazia, si trovano alle prese con oscure maledizioni esotiche, cercano tesori di grande valore e assaltano vascelli mercantili per derubare e saccheggiare.

Attraverso i grandi archetipi del genere, che si rispecchiano in storie come "La ricompensa di John", "La nave degli schiavi" o "Barbanera", Piracy ripercorre l’immagine del corsaro senza tralasciare nulla:  il lettore, solleticato dal ricordo di emozioni dell'infanzia, si perde in un vero e proprio mare di storie provenienti da un passato che forse non gli appartiene per età, ma che di certo non può non risultargli familiare. Perché, fin dai tempi de "L’Isola del Tesoro" di Louis Stevenson, i pirati hanno rappresentato la quint’essenza dell’avventura.

Come sempre avviene quando ci si immerge nella lettura di fumetti provenienti dagli archivi della EC, ci si ritrova proiettati in una dimensione che sta a metà tra il sogno e la nostalgia, e in cui ciò che attanaglia il lettore non è lo svolgimento delle storie, immancabilmente datate e ingenue se valutate oggi, ma la forte e rassicurante sensazione data dalla consapevolezza che queste opere sono sopravvissute al tempo, e che ciò che invece consideriamo innovativo e moderno oggi, non avrebbe mai potuto venire alla luce se serie come Piracy non fossero state impresse sulla carta con matita e china.
La componente artistica, opera di diversi autori, rappresenta il naturale completamento delle sceneggiature, perfettamente in linea con il tempo in cui queste storie sono nate.
La 001 offre l’opera completa in due soli volumi, il secondo dei quali è arricchito da una galleria delle pubblicità dei fumetti EC e da una bella sezione a colori che raccoglie le copertine degli albi originali.
In definitiva, Piracy è una raccolta che non mancherà di divertire e forse persino commuovere, perché si avvale di una figura ormai diventata un forte archetipo: quella del “vero” pirata.

Battlefields: Le Streghe della Notte

Due sono i principali generi nei quali lo sceneggiatore scozzese Garth Ennis eccelle: il pulp più sfrenato, come nel suo capolavoro The Preacher o in opere minori ma comunque ottime quali The Boys, Wormwood, Pro e Hitman; e i graphic novel o serie vere e proprie a sfondo bellico, come la bellissima Storie di Guerra. "Le Streghe della Notte" appartiene a questa seconda categoria: il volume, edito in Italia da Magic Press, inaugura la nuova serie di Ennis, Battlefields, opera suddivisa in tre miniserie che narrano vicende avvenute durante la Seconda Guerra Mondiale.
Questo primo ciclo contiene una storia ispirata a fatti realmente accaduti in Russia nel 1942, e racconta di come una squadriglia di bombardieri notturni sia riuscita a fare fronte e a rallentare la terrificante avanzata nazista dopo l’invasione dei confini sovietici. Una squadriglia di bombardieri il cui equipaggio era composto solo ed esclusivamente da donne.

Ancora una volta Garth Ennis dimostra di possedere un grande talento per la narrazione e una profonda conoscenza dei capitoli più vergognosi e oscuri della storia dell’umanità, le guerre, miscelando con sapienza fiction e fatti storici, attanagliando il lettore tramite dialoghi pungenti e indovinatissimi, e mettendo in risalto le caratteristiche e i tratti di ciascun personaggio di rilievo con due sole pennellate. Come sempre accade nelle sceneggiature dello scrittore irlandese più dissacrante del fumetto americano, la violenza è decisamente esplicita e mai edulcorata; visioni crude e brutali si susseguono accompagnando il lettore in una storia dal ritmo incalzante che si dipana tra orrori sempre più cruenti e mostruosi.  Malgrado ciò, è molto forte la componente psicologica, rafforzata dalla descrizione delle emozioni provate dai guerrieri di entrambi gli schieramenti, che ricorda al lettore che, ancor prima di portare una bandiera e un’uniforme (quali esse siano), un soldato è un essere umano.

Perfetta per l’ottima sceneggiatura di Ennis è la componente artistica, opera di Russ Braun: realistici e dettagliati, i disegni di "Le Streghe della Notte" aumentano il grado di immedesimazione e coinvolgimento da parte del lettore e ne facilitano la discesa nell’inferno della Seconda Guerra Mondiale.

Maxi Dylan Dog n.14

Quattordicesimo maxi per Dylan Dog, uscita che inaugura la nuova periodicità della collana: il corposo volume da annuale diviene infatti semestrale.
L’Indagatore dell’Incubo è uno dei personaggi ai quali è più facile affezionarsi dell’intero panorama fumettistico italiano: leggere un albo che lo vede come protagonista è sempre un piacere, in quanto è praticamente impossibile non vedere Dylan come un vecchio e fedele amico. Cionondimeno, è difficile che una testata in cui ogni evoluzione radicale è tassativamente bandita e in cui la fine di ogni albo deve ricondurre allo stesso universo invariato della storia precedente e di quella successiva, come in tutte le uscite Bonelli, possa ancora coinvolgere e stupire come venticinque anni fa. È quindi un errore paragonare le sceneggiature recenti ai leggendari "Johnny Freak", "Il lungo addio", "Sette anime dannate" e così via: non è un caso che le storie di oggi siano radicalmente cambiate, e che abbiano abbandonato gli antichi stilemi, basati su una componente splatter e terrifica, per evolversi in intrecci intessuti sul metaforico e sul concettuale. Si tratta semplicemente di generi differenti.

Questo maxi ne è la prova: il volume, come di consueto suddiviso in tre storie della durata di un albo della serie regolare ciascuna, proietta il Nostro in tre situazioni disperate, in cui il messaggio (o la morale, a seconda) è decisamente preponderante sul plot.
In "La capanna nel bosco", sceneggiata da Giancarlo Marzano, Dylan abbandona la sua Londra per trovarsi in mezzo alle campagne inglesi in compagnia di un gruppo di ragazzi incontrati fortuitamente: inutile dire che la compagnia si imbatterà in un paese dove niente è ciò che sembra, e in cui sembra annidarsi una creatura tutt’altro che mansueta…
Con "Paranoia", la migliore storia del volume, Pasquale Ruju adotta un altro grande tema conduttore tipico del personaggio: quello che vede il mondo come lo conosciamo cambiare radicalmente in una dimensione d’incubo, e Dylan annasparci dentro in cerca di una via d’uscita.
Luigi Mignacco scrive "Gita fuori porta", in cui l’Old Boy si ritrova nel bel mezzo di una foresta oscura e inquietante, in cui molti, troppi incontri ricordano le favole dei fratelli Grimm.

A differenza di quella estiva, da sempre affidata al duo Giuseppe Montanari & Ernesto Grassani, l’uscita “invernale” di Dylan Dog maxi ospiterà disegnatori differenti di volta in volta. Si inizia con Corrado Roi, forse il migliore artista dello staff “storico” dell’Indagatore dell’Incubo: il suo tratto, quasi completamente incentrato sul chiaroscuro e sui giochi d’ombra, si sposa alla perfezione con le atmosfere tenebrose evocate dall’universo “dylaniato”.
In definitiva, questo maxi ripercorre tre dei numerosi temi cari a Dylan Dog, e regala al lettore un paio d’ore di svago. Nulla di memorabile, certo, ma comunque una lettura gradevole e che non richiede un particolare impegno.

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