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Andrea Fiamma

Andrea Fiamma

Tex - I predatori del deserto

Più che un Texone, un Texino.
Quello che la NPE propone in una lussuosa ristampa cartonata è sì un Texone (I predatori del deserto, del 2002) ma minore, non certo paragonabile agli altri speciali fuori serie del ranger. Un Texino quindi.
L’avventura imbastita da Claudio Nizzi e Bruno Brindisi prende le mosse da Una ballata del mare salato di Hugo Pratt, riferimento dichiarato dello sceneggiatore.
È proprio l’alto grado di pedissequo rifacimento che ha fatto storcere il naso a molti lettori, che hanno urlato al plagio, per quanto dichiarato che fosse. Pensandoci bene, quelle che leggiamo, sentiamo e vediamo sono esperienza nuove o declinazioni sul tema? È ancora possibile oggi, in un periodo storico i cui persino la realtà si è fatta narratività pura, creare canovacci inediti?
Una risposta facile sarebbe dire che l’originalità non è mai stata la caratteristica della narrativa, che utilizza schemi, topoi e archetipi immutati dall’antichità in avanti.
Una più complessa indicherebbe il fumetto come forma d’arte giovane che ha trovato delle basi già sedimentate nella letteratura e nell’arte figurativa e nell’arco di un secolo si è trovata ad attraversare quelle stesse fasi che letteratura e pittura avevano metabolizzato con tempistiche ben più dilatate: stato brado, successiva categorizzazione di generi e strutture con cui incasellare opere e autori, destrutturazione di quegli stessi generi con conseguente cancellazione o recupero (dopo aver smontato il giocattolo o lo butti via o lo rimetti insieme). Un recupero fittizio perché consapevole dell’operazione e dei meccanismi che lo governano, s’intende. Ecco che nel suo farsi medium cangiante e ingordo di stimoli il fumetto ha bruciato le tappe e in pochi decenni ha raccontato storie, le ha smontate, le ha negate e ora le recupera.
In realtà l’operazione di Nizzi è meno disincantata e più innocente, trattandosi di un semplice omaggio.
Il problema qui è che la linea di confine tra citazione e pigrizia creativa è labile, specie se la citazione non rovescia o deforma ma ripropone stancamente gli intrecci, financo le fisionomie dei personaggi, a cui ci si limita a cambiare vestiti o colore dei capelli. E se deve essere un omaggio sterile che nulla aggiunge e in definitiva non dialoga con il materiale di partenza non si scorge il senso di farlo.
Le caratterizzazioni fisiche e psicologiche sono una copia carbone della ballata prattiana, così come sono uguali le premesse che accendono alla miccia narrativo del volume. Peccato che non appena i sentieri delle due trame inizino a divergere la scintilla si spegne. Ci si tappa le orecchie in attesa del botto ma non c’è alcuna esplosione finale.

Ci sono cose buone e cose cattive. Al netto dei discorsi critici, l’influenza di Corto Maltese è rilevante perché le cose migliori vengono da lì. C’è per esempio l’espressionistica messa in scena degli Yavapai, presenze silenziose nel più quieto dei deserti dal design similare a quelli della Papua Nuova Guinea, c’è la dinamica tra Kit e Liza. Ma c’è anche, tra le cose che non funzionano, quelle più evidenti (il Predicatore, con un retroterra stereotipato nel suo senso peggiore e privo di spessore) e quelle più microscopiche, come il bandito al forte, che riesce a scappare dalla forca per puro miracolo o le ingenuità di Tex che si mette a indire una votazione in un momento di urgente pericolo.

Dal canto suo Brindisi è un buon autore, uno dei nomi di punta della Bonelli, dal tratto moderno e duttile, nonché fresco per un lettore di Tex, non essendosi mai prestato al compito di disegnare il personaggio prima di questa esperienza. Ci sono delle belle pagine, così come ce ne sono di raffazzonate nell’ultima dozzina di tavole, ma nel complesso risulta difficile ricordarsi soluzioni interessanti una volta chiuso il volume.

Cionondimeno il trattamento riservato dalla NPE all’opera è encomiabile. La confezione è pregevole, dalla copertina alla carta su cui è stato stampato, meno opaca dell’originale e in grado di far affiorare con maggior precisione i toni del grigio e la nitidezza dei neri. Il lettore è accompagnato da un solido apparato introduttivo, tra una prefazione del sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, che lascia il tempo che trova (ingenua la modalità con cui apostrofa Tex come “storia a strisce”), gli scritti dei due autori e le molte prove, gli studii e le evoluzioni grafiche; Tex in particolare,  eroe dalla fisionomia sfuggente. Così, dalle caricature di Galeppini fino a un Clint Eastwood d’annata, si osserva il viaggio che ha dovuto compiere la matita di Brindisi per piegarsi al volere del personaggio ed è proprio con gli abbozzi e le prove che verrebbe voglia di vedere una versione unwrapped del fumetto in cui l’immediatezza e il dinamismo cinetico del tratto a matita, spogliato di ogni orpello a china, sia libero di modellare la pagina nell’occhio dell’osservatore.

The Amazing Spider-Man 2: ultime novità

  • Pubblicato in Screen

Continua il marketing virale legato al sequel di The Amazing Spider-Man. Superhero Hype ha individuato nel trailer di The Amazing Spider-Man 2 un indirizzo web che compare per un breve momento al minuto 2:06: ElectroArrives.com. Il sito mostra un conto alla rovescia per il 31 dicembre, giorno in cui Spider-Man sarà ospite della festa di capodanno a Times Square. Durante l'evento, la Sony dovrebbe mostrare del nuovo materiale tratto dalla pellicola. SHH ipotizza che le clip mostrate dalla produzione saranno poi caricate sul sito.

La Sony, oltre a diffondere attraverso il fan club ufficiale una nuova immagine dal film (che potete vedere qui sotto), ha aggiornato il sito il sito del Daily Bugle con un articolo scritto da Eddie Brock, in cui vengono nominati i membri fondatori degli Enforcers (nella versione italiana i Duri) e la famiglia mafiosa dei Manfredi, cognome che rimanda al criminale Silvermane (Silvio Manfredi), apparso per la prima volta nel n° 73 di The Amazing Spider-Man.

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Deadline, intanto, ha riportato che le grandi aziende hanno iniziato a comprare spazi pubblicitari durante il prossimo Super Bowl del  2 febbraio. La Sony, per l'occasione, presenterà uno spot di The Amazing Spider-Man 2.
Di seguito, intanto, vi mostraimo un nuovo trailer del film che propone un montaggio differente con scene inedite.

L'animazione del 2013 in una tavola rotonda

  • Pubblicato in Toon

L'animazione è un settore dove ancora si fanno i soldi, quelli veri. Questo è il concetto che emerge con forza dalla tavola rotonda organizzata dal Los Angeles Times a cui hanno preso parte Jennifer Lee (Frozen - Il regno di ghiaccio), Chris Renaud (Cattivissimo Me 2), Chris Sanders (I Crood), Dan Scanlon (Monsters University) e Chris Wedge (Epic).

L'annuale discussione moderata dal giornale ha visto i registri scontrarsi su questioni come il genere dei personaggi, ancora una discriminante nell'industria cinematografica in toto, l'importanza delle voci famose, che in alcuni casi tendono a forzare l'aspetto dei personaggi sulle loro fisionomie, e del pubblico internazionale.

"Parliamo sempre di cosa possa urtare le sensibilità di ogni paese" ha spiegato Jennifer Lee. "Con Ralph Spaccatutto abbiamo avuto dei problemi con Vanellope perché in alcune nazioni una ragazzina impertinente che tiene testa a un uomo adulto è considerata una cosa rischiosa e ci hanno chiesto più volte di cambiare i dialoghi in sede di doppiaggio. Abbiamo discusso molto a riguardo".

Ancora, molti film d'animazione hanno budget mastodontici, paragonabili ai blockbuster dal vivo (una delle ragioni è la lunga incubazione dei progetti, su cui lavorano centinaia di persone per diversi anni). "Quello che vedremo" ha commentato Renaud "è una pressione ad abbassare il budget e ridurre il tempo di produzione. I giorni in cui i film stanno in produzione per cinque anni finiranno presto. E questo a causa della competizione: una volta c'erano uno o due film all'anno, spazio per tutti. Non c'è più spazio per tutti".

Il gruppo ha discusso di questi e altri argomenti in un lungo video di un'ora, che potete trovare sul sito del quotidiano.

Avengers Undercover, parla lo sceneggiatore

  • Pubblicato in News

ATTENZIONE: la seguente news potrebbe contenere SPOILER!

1381467773Avengers Arena si è conclusa con il numero 18, ma il team creativo composto da Dennis Hopeless e Kev Walker è pronto a migrare nella nuova serie Avengers Undercover, seguito ideale di Arena. CBR ha intervistato Hopeless, il quale ha riflettuto con onestà sulla genesi di Arena e su quella della nuova testata.

"Il mio editor Bill Rosemann e io stavamo proponendo questa serie di supereroi ambientata in una scuola superiore" ha raccontato Hopeless riguardo all'origine della serie. "Sarebbe dovuta essere una cosa alla Skins che affrontasse gli aspetti nascosti dell'adolescenza. Ma quando poi ne abbiamo discusso con Alex Alonso, lui ci ha detto che uno degli archi narrativi previsti, in cui varie scuole si affrontavano in un campionato alla Battle Royale, sarebbe potuto diventare la premessa centrale della serie. La mia reazione iniziale è stata... Be', l'idea mi ha fatto schifo. [...] La realtà è che avevano ragione, la serie è proprio come doveva essere e sono felice di ave

r seguito i loro consigli. La cosa ha iniziato a sembrarmi giusta mentre progettavo il primo arco narrativo. C'è tanta drammaturgia in quello scenario e questo mi consentiva molta liberà con i personaggi. Quando poi ho iniziato a sceneggiare il primo numero, mi è sembrato tutto giusto e non mi sono più guardato indietro".

Lo sceneggiatore ha discusso le motivazioni che lo hanno portato a scrivere il finale della storia: "Arcade doveva vincere. Il punto della serie è mettere questi personaggi in uno scenario da cui non possono scappare e vedere come questo li cambi. Non è mai stata una storia di eroi perfetti che vincono nonostante tutte le avversità. È la storia del peggiore futuro possibile e come ci si sopravvive. Allo stesso tempo non volevamo che Arcade riuscisse nell'intento di uccidere tutti i personaggi. Ci sono un sacco di storie da raccontare ora che il mondo sa come hanno passato".

Per lo scrittore Avengers Undercover tratterà gli effetti delle scelte narrative prese in Arena: "Vedremo un Arcade vittorioso, si sta gustando i postumi della vittoria, mentre i sopravvissuti affrontano le conseguenze della loro sconfitta. Il primo arco narrativo parlerà di queste due situazioni". La storia, spiega, prenderà il via diversi mesi dopo la fine delle precedenti avventure: "I ragazzi sono delle celebrità di internet e, che lo vogliano o meno, tutti hanno delle opinioni su di loro. Il fatto di essere famosi è una delle cose che cambierà le storie, loro tentano disperatamente di cambiare la percezione che il mondo ha di loro. Non voglio essere visti solo come le vittime".

In uscita a marzo 2014, Avengers Undercover vedrà il ritorno anche del disegnatore Kev Walker: "Alcuni dei ragazzi sono stati ridisegnati per riflettere le loro vite e il loro stato mentale. Sono curioso di vedere cosa farà con i cattivi. È bello che tocchi a Kev fare il design di tutti i personaggi e gli ambienti".

Il sito ha poi mostrato delle tavole in anteprima tratte dal primo numero della serie, che potete vedere qui sotto.

 

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