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Tex - I predatori del deserto

Più che un Texone, un Texino.
Quello che la NPE propone in una lussuosa ristampa cartonata è sì un Texone (I predatori del deserto, del 2002) ma minore, non certo paragonabile agli altri speciali fuori serie del ranger. Un Texino quindi.
L’avventura imbastita da Claudio Nizzi e Bruno Brindisi prende le mosse da Una ballata del mare salato di Hugo Pratt, riferimento dichiarato dello sceneggiatore.
È proprio l’alto grado di pedissequo rifacimento che ha fatto storcere il naso a molti lettori, che hanno urlato al plagio, per quanto dichiarato che fosse. Pensandoci bene, quelle che leggiamo, sentiamo e vediamo sono esperienza nuove o declinazioni sul tema? È ancora possibile oggi, in un periodo storico i cui persino la realtà si è fatta narratività pura, creare canovacci inediti?
Una risposta facile sarebbe dire che l’originalità non è mai stata la caratteristica della narrativa, che utilizza schemi, topoi e archetipi immutati dall’antichità in avanti.
Una più complessa indicherebbe il fumetto come forma d’arte giovane che ha trovato delle basi già sedimentate nella letteratura e nell’arte figurativa e nell’arco di un secolo si è trovata ad attraversare quelle stesse fasi che letteratura e pittura avevano metabolizzato con tempistiche ben più dilatate: stato brado, successiva categorizzazione di generi e strutture con cui incasellare opere e autori, destrutturazione di quegli stessi generi con conseguente cancellazione o recupero (dopo aver smontato il giocattolo o lo butti via o lo rimetti insieme). Un recupero fittizio perché consapevole dell’operazione e dei meccanismi che lo governano, s’intende. Ecco che nel suo farsi medium cangiante e ingordo di stimoli il fumetto ha bruciato le tappe e in pochi decenni ha raccontato storie, le ha smontate, le ha negate e ora le recupera.
In realtà l’operazione di Nizzi è meno disincantata e più innocente, trattandosi di un semplice omaggio.
Il problema qui è che la linea di confine tra citazione e pigrizia creativa è labile, specie se la citazione non rovescia o deforma ma ripropone stancamente gli intrecci, financo le fisionomie dei personaggi, a cui ci si limita a cambiare vestiti o colore dei capelli. E se deve essere un omaggio sterile che nulla aggiunge e in definitiva non dialoga con il materiale di partenza non si scorge il senso di farlo.
Le caratterizzazioni fisiche e psicologiche sono una copia carbone della ballata prattiana, così come sono uguali le premesse che accendono alla miccia narrativo del volume. Peccato che non appena i sentieri delle due trame inizino a divergere la scintilla si spegne. Ci si tappa le orecchie in attesa del botto ma non c’è alcuna esplosione finale.

Ci sono cose buone e cose cattive. Al netto dei discorsi critici, l’influenza di Corto Maltese è rilevante perché le cose migliori vengono da lì. C’è per esempio l’espressionistica messa in scena degli Yavapai, presenze silenziose nel più quieto dei deserti dal design similare a quelli della Papua Nuova Guinea, c’è la dinamica tra Kit e Liza. Ma c’è anche, tra le cose che non funzionano, quelle più evidenti (il Predicatore, con un retroterra stereotipato nel suo senso peggiore e privo di spessore) e quelle più microscopiche, come il bandito al forte, che riesce a scappare dalla forca per puro miracolo o le ingenuità di Tex che si mette a indire una votazione in un momento di urgente pericolo.

Dal canto suo Brindisi è un buon autore, uno dei nomi di punta della Bonelli, dal tratto moderno e duttile, nonché fresco per un lettore di Tex, non essendosi mai prestato al compito di disegnare il personaggio prima di questa esperienza. Ci sono delle belle pagine, così come ce ne sono di raffazzonate nell’ultima dozzina di tavole, ma nel complesso risulta difficile ricordarsi soluzioni interessanti una volta chiuso il volume.

Cionondimeno il trattamento riservato dalla NPE all’opera è encomiabile. La confezione è pregevole, dalla copertina alla carta su cui è stato stampato, meno opaca dell’originale e in grado di far affiorare con maggior precisione i toni del grigio e la nitidezza dei neri. Il lettore è accompagnato da un solido apparato introduttivo, tra una prefazione del sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, che lascia il tempo che trova (ingenua la modalità con cui apostrofa Tex come “storia a strisce”), gli scritti dei due autori e le molte prove, gli studii e le evoluzioni grafiche; Tex in particolare,  eroe dalla fisionomia sfuggente. Così, dalle caricature di Galeppini fino a un Clint Eastwood d’annata, si osserva il viaggio che ha dovuto compiere la matita di Brindisi per piegarsi al volere del personaggio ed è proprio con gli abbozzi e le prove che verrebbe voglia di vedere una versione unwrapped del fumetto in cui l’immediatezza e il dinamismo cinetico del tratto a matita, spogliato di ogni orpello a china, sia libero di modellare la pagina nell’occhio dell’osservatore.

Dati del volume

  • Editore: Nicola Pesce Editore
  • Autori: Testi di Claudio Nizzi Disegni di Bruno Brindisi
  • Formato: cartonato, 272 pp., b/n
  • Prezzo: 29,00 €
  • Voto della redazione: 6
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