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Francesco Diana

Francesco Diana

Suore Ninja 0

Ogni edizione di Lucca comics & Games, si sa, porta tante novità.
Una davvero interessante per il 2013 vede coinvolta la casa editrice Star Comics che ha deciso di puntare su un nuovo titolo, da aggiungere alla sua già vasta produzione made in Italy. Stiamo parlando di Suore Ninja, opera satirica a firma di Davide La Rosa (ideatore del progetto) e da Vanessa Cardinali (ideatrice grafica) che riprendono e ampliano il lavoro fatto nell'autoproduzione Zombie Gay in Vaticano, presentato a Lucca lo scorso anno e che aveva riscosso un grande apprezzamento sia di pubblico sia di critica, tanto da essere esaurito in poche ore.
Suore Ninja sarà una miniserie in sei volumi che arriverà nelle edicole di tutto lo Stivale a partire da marzo 2013.

Dalla lettura del numero zero scopriamo che le Suore Ninja sono un antico ordine ecclesiastico fondato da papa Alessandro VI con un preciso scopo, difendere il Vaticano in caso di pericolo.
Fin qui sembra tutto normale (a parte il nome), tutti gli stati hanno bisogno di essere difesi, ma la particolarità del commando è che dovrà difendere lo stato ponteficio dalle minacce più assurde e impensabili di sempre.
Fondato dopo la discesa in Vaticano di un invasore alieno il corpo delle Suore Ninja venne utilizzate per la prima volta per spezzare il sortilegio che rendeva papa Urbano II un lupomannaro nelle notti di luna piena e da allora il loro ordine non ha avuto fine.
Attualmente Il super gruppo è formato da: suor Adalgisa (la decana, armata con i Sai di San Raffaello - omaggio alle armi usate dalla Tartaruga Ninja omonima - di aspetto minuto e di età anagrafica indefinita e che rappresenta l’equilibrio del terzetto), suor Xena (il nome dice tutto - quarantenne alta e tenebrosa, devota all’ordine e alla disciplina sia spirituale che delle arti marziali, affetta i suoi nemici con le spade di San Paolo - mai usate dal santo) e suor Gegia (la suora nerd - trentenne appassionata di cinema e giochi di ruolo, oltre che TV dipendente; l’arma usata da questa simpaticissima suora pacioccona è il femore di San Epipodio che gode di una particolarità di continuare a crescere nonostante la morte del Santo e che è usato dalla Super Suora come bastone di combattimento, modello Dragonball).
Le tre Suore della nostra epoca difenderanno un Vaticano legato a fatti mondani e terreni, più di quanto siano legati a queste cose i credenti di tutto il mondo. Il Vaticano è capeggiato da un Papa che ha fatto del profitto personale la sua missione evangelica, papa Costantino Vitaliano I (un nome, una garanzia).
A rappresentare invece i buoni propositi, c’è il buon frate Antoine, tuttofare del convento dove le Suore vivono. Frate Antoine è un frate aviatore; quella di volare è per lui una passione sfrenata, il suo motto è: “Mettete un manubrio ad un gabbiano e vi piloto pure quello” (ma nessuno glielo ha mai sentito declamare).

Il numero zero ci dà la possibilità di dare uno sguardo allo stile grafico della miniserie attraverso la lettura delle otto pagine di presentazione tratte dal primo volume. Dalla loro analisi possiamo dire che la Cardinali (nome indicatissimo per la serie) adotta uno stile congruo al genere satirico; come avevamo già visto nell'albetto dell'anno scorso, l’anatomia dei personaggi non è realistica, molte figure sono stilizzate ed i nanismi e i gigantismi di alcune parti del corpo rendono allegre e leggere le vignette. Si dà il merito alla Cardinali di reinterpretare il genere satirico con un suo preciso stile, pulito e uniforme.
Anche la disposizione delle vignette è ben studiata, e dal loro numero si può evincere che il formato di pubblicazione sarà il classico bonellide, tra l’altro molto indicato per questo genere narrativo.

Sulla qualità satirica dell'albo, oltre che affidarci alle pagine di presentazione che accompagnano il numero zero offrendo già solide garanzie sul prodotto con simpatici e ben curati approfondimenti (che però non fanno parte del vero e proprio progetto che approderà in edicola), può essere d'aiuto riferirsi al già gitato Zombie Gay in Vaticano e alla minirecensione che abbiamo fatto tempo fa.

Anche il formato con la quale il numero zero è stato ideato è molto gradevole. Piegato con il classico formato bonellide, il volume non si presta alla sola lettura, ma spacchettandolo dalla sua forma iniziale, finisce per diventare un mega-poster raffigurante la copertina del primo numero della serie dal titolo, ovvio, Zombie Gay in Vaticano, chiaro omaggio al volume che ha fatto conoscere al mondo il gruppo delle tre Super Suore.

Non resta che aspettare marzo 2013 e sperare che i Maya abbiano torno.

Re:Birth the Lunatic Taker 1

La J-pop, ci fa entrare nel mondo di Re:Birth the Lunatic Taker, serie adatta non solo agli appassionati del fumetto del Sol Levante, ma anche a chi ama il fumetto d’avventura, il thriller e i videogames.

Il corpus dell’opera, a firma di Lim Dall Young, offre nuove prospettive sul concetto di sfida, la quale non è concepita utilizzando grafiche avanguardistiche, come accade in "Tron" o in altri manga come Alita e per i quali vi è anche la creazione di un mondo ex-novo che gode di regole proprie diversa a quella a noi consone. In questo titolo tutto si svolge nell’assoluta normalità in un Giappone del 21° secolo dove le tradizioni, il vivere delle persone e i luoghi sono quelli di oggi; in questo aspetto il lavoro di Young è assolutamente fedele alla realtà e l’opera piacevole alla lettura.

In Re:Birth the Lunatic Taker l’autore catapulta i personaggi della serie in un gioco mortale e assurdo, al quale prendono involontariamente parte come pezzi di una scacchiera dopo il ritrovamento di alcuni oggetti mistici.
In questo primo numero sono presentati sommariamente i personaggi e viene introdotto il taglio narrativo del manga.
Ad essere raccontata è la storia di due fratelli Ayaka e Reiji che, inspiegabilmente, entrano in simbiosi con lo stesso manufatto. Ayaka, la cui esistenza appare avvolta da un alone di mistero, è la maggiore e nutre verso il fratello un amore viscerale; ragazza intuitiva e audace, è predisposta al combattimento e al sacrificio. Suo fratello Reiji è l’esatto contrario, introverso e timoroso, alcune volte scoordinato e maldestro, incarnazione della persona da difendere.
Il feeling tra i due è forte e spesso sfocia in situazioni equivoche che smorzano la tensione creata dalla trama della storia, dando respiro e leggerezza all’albo.
I taker, questo il nome dei giocatori, mettono in gioco la loro vita o affrontandosi in duelli mortali dai quali il vincitore eredita "le vite" dell'avversario, oppure entrando nell’infratempo, squarcio temporale a cui solo i taker possono accedere e dove possono provare ad affrontare e uccidere creature soprannaturali chiamate Angeli e rispettare, in questo modo, la vita umana.

Ai disegni troviamo il bravo Lee Soo Hyon che conferisce all’opera una resa grafica di alti livelli.  L’autore infatti riesce  a rendere ogni scena della storia emblematica, attraverso inquadrature davvero ben studiate e ad un canovaccio espressivo variegato. Hyon, inoltre, non adotta per i characters dei personaggi scelte grafiche che tendo ad esagerazioni fisiche, anche le figure femminili da lui ritratte (alle quali i mangaka prestano particolare attenzione e “caratteristiche”) non sono portate all’esasperazione, le loro curve sono contenute e le forme proporzionate; allo stesso tempo e per gli stessi motivi ogni personaggio femminile brilla di una sensualità intrinseca, dovuta proprio al buon lavoro del disegnatore e al gioco del “vedo non vedo” delle varie tavole. Questa esagerazione grafica, se la si vuole trovare, la si può notare solo in alcune delle armi utilizzate da qualche taker, armi che però compaiono sporadicamente all’interno delle tavole, non diventando per questo motivo un elemento predominante.

J-pop confeziona il manga in maniera apprezzabile: le dimensioni dell’albo sono buone (18x12cm), stampato su carta di elevata grammatura e con sovracopertina a colori. L’impaginazione crea però problemi alla lettura, poiché i balloon più vicini alla costoletta risultano parzialmente illeggibili, ciò è dovuto all’estensione delle vignette nella pagina visto che non si è lasciato alcun margine verso l’interno dell’albo.
Anche la traduzione a volte risulta farraginosa, facendo nascere problemi di ritmo di lettura, troppi e troppo uguali tra loro i pronomi che si ripetono, dando l’idea di una traduzione meccanica e non di una corretta trasposizione. Ma, a parte questo piccolo e sicuramente superabile difetto, Re:Birth the Lunatic Taker risulta essere un ottimo prodotto. Avanguardistico per il suo genere, fa ben capire la lungimiranza e l’intuito della J-pop, la quale concorre in un mercato costellato da grandi titoli e forti competitors, contro i quali prodotti di questo tipo sono le migliori mosse di mercato.

Davvero 1

Primo appuntamento con il nuovo mensile delle edizioni Star Comics: dal web alla carta approda in edicola Davvero, di Paola Barbato, che, a differenza degli ultimi progetti proposti dalla casa editrice, si presenta come serie regolare e non come miniserie.

Per chi ancora non lo sapesse, Davvero parte come web comic indipendente che aveva uno scopo ben preciso: riproporre con un’ambientazione tutta italiana ciò che il Giappone esporta con gli shojomanga riscuotendo grande successo in tutto il mondo; raccontare cioè la vita di giovani adolescenti, i loro problemi e le loro “normali” avventure. Si era scelto il web come ultimo baluardo sul quale proporre il concept perché, a detta della stessa autrice, il progetto fu scartato dalle varie case editrici a cui fu proposto, rifiuto motivato da una supposta una mancanza di pubblico a cui il genere era indirizzato, soprattutto in Italia.

Parlando della sua trasposizione su carta, possiamo dire che la Barbato, autrice del soggetto del fumetto e delle storie, ha cercato di conferire alla struttura del fumetto una chiave “intimista, romantica, di formazione”, non rinunciando agli aspetti peculiari propri di un fumetto italiano: il realismo grafico ed i ritmi.
Nella serie da edicola, Martina Ferrari, la protagonista, decide di dimostrare a se stessa e a tutte le persone che conosce di che stoffa è veramente fatta e si trova dopo poche pagine lontana da casa, immersa nella vita reale.
È la stessa Barbato a definire la protagonista della storia come un contenitore vuoto, da riempire mese dopo mese attraverso le esperienze che compirà sulle pagine della serie. Chi ha letto già il web comic sa che questa non è una vana promessa, ma un’assoluta verità dell’autrice.

Tutti gli aspetti caratteriali dei vari personaggi che entrano in gioco nel primo numero della Star Comics, a partire dalla protagonista fino ai comprimari della serie, sono curati nei minimi dettagli: Martina è vuota e tutta da plasmare, suo padre Fausto è succube della moglie e scarica la frustrazione sulla figlia, Gloria, la madre di Martina, è una donna decisa che però vizia esponenzialmente la protagonista. Restando solo nella cerchia stretta della famiglia della giovane protagonista, si capisce come questi semplici elementi caratteriali, fusi in una storia normale come quella di Davvero, sono in realtà gli elementi detonanti di tutti gli avvenimenti che orbitano intorno a Martina.
Si aggiunge a questo sapiente uso delle caratterizzazioni dei personaggi un raffinato modo di sfruttare la realtà del nostro Paese e di concepire un organico di luoghi, situazioni e contesti, ricco e valevole. Vengono sfruttati contesti, quali quelli dei giovani universitari e del vivere nelle grandi Città Metropolitane, che arricchiscono e ampliano il corpus dell’opera, portando la serie ad un livello superiore rispetto a quello che si sarebbe avuto confinando le vicende di Davvero nella sola Brescia, luogo di origine e gabbia d’oro della protagonista.

Un altro grande contributo, è legato anche alla scelta del team realizzativo.
Inquadrando lo stile proposto nel primo numero, possiamo dire che le copertine, affidate ad Andrea Meloni, risultano semplici ed essenziali, ma dannatamente incisive e profonde. L’illustratore, per la serie, ha scelto una tavolozza di colori ristretta e basata principalmente su toni caldi; una rappresentazione come già detto semplice ma curata in ogni piccolo dettaglio con pose intriganti, capaci di trasmettere emozioni forti e condivisibili. La protagonista è ritratta, ma non porge il suo sguardo verso lo spettatore della ipotetica tela, anzi, se ne distoglie, a mo’ di quelle affascinanti Donne quattrocentesche del Grande Da Vinci. Anche il tipo di tecnica utilizzata per realizzare le copertine è interessante: lo sfondo è monocromatico e quasi materico, i contorni della protagonista ritratta non sono ben definiti da linee ma si delimitano solo grazie al sapiente uso dei colori. Insomma, la copertina, che è il biglietto da visita col quale un fumetto si presenta e si distingue in edicola, cattura.
I disegni di questo primo numero sono stati affidati al bravo Walter Trono, artista dal tratto pulito e raffinato, dalla linea semplice e morbida. Trono, conferisce dinamicità all’albo attraverso le pose e le inquadrature scelte con cura in ogni vignetta e caratterizzando i vari luoghi visitati dalla protagonista ognuno con un timbro personale e unico. I dettagli curati e studiati sono tanti e si capisce il grande e faticoso lavoro compiuto dal disegnatore.
Non ultima novità di questa serie mensile, dal punto di vista grafico, è l’idea riservata ai frontespizi che cambieranno volta per volta ad ogni uscita (così come succede per LAW - il lato oscuro della legge) e saranno ispirati ognuno ad una diversa fiction televisiva. A firma i frontespizi è Fabio Detullio,  il cui tratto gioca sui chiaroscuro e sull’uso delle ombre. La capacità di sintesi è notevole e l’effetto finale sorprendente.
Per questi motivi e non solo per l’autorità legata al nome dell’autrice, riesce facile capire come la Star Comics abbia voluto puntare su Davvero e proporne una versione da edicola. In effetti il grande seguito che il fumetto aveva avuto sul web gettava già fondamenta sicure sulla buona riuscita del prodotto, fortunatamente però la realtà è stata addirittura superiore alle aspettative e il fumetto ha conquistato più lettori di quelli che ci si aspettava.

Se si parla di Davvero, però, è doveroso fare un confronto tra quello che il fumetto è diventato e quello che il fumetto era prima di approdare ad una pubblicazione da edicola. Inizialmente, Davvero ha rappresentato una vera e propria rivoluzione del mondo del fumetto italiano: la serie era sì autoriale e realista, come la tradizione italiana è abituata a offrire, ma non solo gli autori e i disegnatori erano del Belpaese bensì anche le ambientazioni e le tematiche lo erano, aspetto che nell’attuale serie è stato mantenuto. La peculiarità di questo fumetto, principalmente, sta proprio in questa “novità”.
Il web comic, però, offriva un altro aspetto di rinnovamento rispetto alla prassi, cioè l’introduzione del colore. Già dal primo comunicato scritto dalla Barbato, si sottolineava la ferma intenzione di realizzare la serie per la rete a colori, vuoi per motivi puramente personali, vuoi perché il web, a differenza dell’editoria tradizionale, prediligeva questa soluzione grafica; la riuscita del fumetto è stata comunque incentrata anche sulle capacità dell’autrice di scegliere ed affidare a bravi disegnatori e coloristi le settanta puntate del web comic. Si ricordano sicuramente con piacere le immagini a colori, di una Martina giunta alla stazione centrale di Milano; l'impatto di quelle immagini, di quei giochi di luce, supera di gran lunga la stessa scena proposta nel primo albo mensile in bianco e nero, forse una delle poche che marca la perdita del colore. L’omissione di quest’aspetto fondamentale del fumetto è da ritenersi, nella sua trasposizione su carta, una grande nota di demerito non solo della casa editrice ma anche dell’autrice che non ha voluto, o non è riuscita, a mantenere questo aspetto che possiamo definire peculiare e unico: sarebbe stata la prima serie italiana tutta a colori da molto tempo, anticipando persino il tanto atteso progetto Bonelli de Gli Orfani, che sappiamo essere una miniserie, seppure a più stagioni.
Sempre con riferimento al mensile inoltre, mancano (e non si capisce il perché) due righe, per ringraziare in modo esplicito e chiaro, non solo i fan e gli appassionati, ma anche i talenti che nel web comic sono intervenuti, visto che a differenza degli attuali disegnatori, il loro lavoro necessario e vitale è stato anche gratuito e volto proprio a farsi conoscere.

Per concludere, ben vengano serie come Davvero, che hanno il coraggio e l’ambizione di portare in Italia, l’Italia stessa, con i bei luoghi che la rappresentano, le interessanti persone che la vivono e i valori e i temi più affini a questa gente “comune”. Alla Star Comics va il merito di aver creduto in questo progetto e quindi di aver dato nel fumetto, finalmente, lo spazio che merita il nostro Grande Paese (cosa che, comunque, già aveva fatto con Valter Buio), e di averlo fatto attraverso un personaggio insolito come quello di Martina, personaggio che solo un’autrice come la nostra Paola Barbato poteva tirare fuori dalla sua penna, frutto della sua grande sensibilità e lungimiranza.
Resta però il retrogusto amaro di un salto a metà, dovuto alla scelta del classico bianco e nero e del formato bonellide, che marcano un’editoria e una classe autoriale che ancora non sa andare oltre tutti i classici schemi.

Chew #5 - Major League

Per Chew, progetto di John Laynan, che vede alle matite Rob Guillory, vale il detto “dimmi che mangi e ti dirò chi sei”. Infatti, le avventure narrate sulle pagine di questa serie, portata in Italia dalla Bao Publishing, hanno come protagonista un cibopatico, Tony Chu, una persona che è capace di assorbire dal cibo che mangia i ricordi a questo legati (e non solo).

La serie è una riuscita analisi su come il cibo può essere non solo “contorno” della vita, ma suo vettore. Il protagonista è un simpatico e nevrotico Statunitense, facente parte di una divisione investigativa del Paese, la FDA, e ha la tendenza a cacciarsi spesso nei guai. In  questo quinto numero, intitolato Major League, Chu è assegnato a una nuova divisione di controllo, quella del traffico, ed è svincolato dai suoi precedenti incarichi. Ben presto però, i guai trovano Chu, che è rapito (scoprirete da chi) e utilizzato per svelare tutti i più imbarazzanti segreti sessuali dei campioni del passato della Major League. L’allegria è assicurata e lo svolgimento della storia non è tutt'altro che prevedibile.

Da un punto di vista narrativo, ogni cosa è inserita con uno scopo. Anche i comprimari della serie, come la figlia di Tony, Olive, la sua fidanzata, la giornalista cibolettica, Amelia Mintz, e il suo collega di lavoro, l’agente Colby, riempiono con le loro vicende, a prima vista slegate le une dalle altre, le pagine della serie, conferendo al volume una caratterizzazione simile a quella di un film Pulp, estremizzato, dove le realtà è così cruda da sembrare quasi ridicola, ma tremendamente inoppugnabile.

Con i suoi disegni, Rob Guillory, conferisce al volume una caratterizzazione davvero ben riuscita. Le ambientazioni solo poche volte sono sofisticate e dettagliate e anche i personaggi, pur non essendo stilizzati, vengono rappresentati attraverso forme semplici e tondeggianti; il tratto tutt'altro che nervoso e si sposa benissimo con le tonalità e la tavolozza dei colori scelta da Guillory stesso. Una grafica quasi cartoonesca, insomma, all'interno della quale sono presenti piacevoli omaggi al mondo del fumetto e del cartoon, come Bernie l'ornitorinco, che compare come agente di supporto della USDA in un delle prime pagini del terzo capitolo, o gli omaggi al mondo Marvel, attraverso le pose assunte da alcuni personaggi nel corso della storia (come quella di Mason Savoy alla fine del quarto capitolo, che ricorda con ironia uno Spiderman intento a saltare addosso ai suoi nemici in una delle sue classiche entrate in scena).

Se avete, quindi, voglia di provare nuovi sapori senza rinunciare al gusto della “nouvelle quisin” made in USA, gustatevi questo quinto numero di Chew, lo divorerete in poco tempo e ne resterete piacevolmente sconvolti. Buona indigestione a tutti.

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