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Francesco Diana

Francesco Diana

Dylan Dog e Sherlock Holmes: indagare l'incubo

"Dylan Dog e Sherlock Holmes: Indagare l'incubo" è un saggio di Luigi Siviero edito da Nicola Pesce Editore che propone una sistematica e ampia visione della produzione di Tiziano Sclavi sul suo personaggio più popolare, il noto detective dell’impossibile.
L’opera è un’attenta analisi sui punti di riferimento e le contaminazioni che Sclavi ha preso in considerazione per la genesi del suo eroe, nonché una sonda esploratrice delle idee poste alla base di tutta la produzione sclaviana.
Attraverso il saggio sia il lettore attento che l’appassionato o il novello sceneggiatore possono trovare informazioni utili alla propria nicchia di riferimento per avvicinarsi, in chiave nuova e più cristallina, a questo capolavoro della letteratura disegnata.

Siviero spoglia quasi del tutto il personaggio dalle atmosfere offerte dalle tavole della serie (che compaiono sporadicamente nel volume e solo se necessario) affrontando metodicamente tutti gli aspetti della complessa personalità del personaggio e del mondo nel quale è immerso. Si dà cioè un’equilibrata interpretazione della matrice sulla quale è sceneggiata l’intera serie dell’inquilino di Craven Road, con ampi retroscena e interessanti aspetti inediti, offerti dalle copiose citazioni di interviste di Sclavi, da stralci delle sceneggiature di alcuni suoi lavori e dai molti riferimenti extra-fumettistici ricavati dalla lettura degli stessi albi realizzati da Sclavi sul Personaggio, che vengono  riportati e commentati uno per uno all’interno del saggio.
In questo modo non si scoprirà soltanto il legame che lega (e separa) Dylan Dog e Sherlock Holmes, ma anche la genesi della serie avvenuta in casa Bonelli, il legame con il genere Hard Boiled, e il filo invisibile che lega Dylan Dog a tutta la produzione del suo creatore, Tiziano Sclavi.

Ad arricchire il volume vi è anche un’inedita intervista realizzata da Siviero allo stesso Sclavi, che abbonda di interessanti spunti e consigli per capire il personaggio di Dylan Dog e farsi anche un’idea su quello che ci si potrà aspettare nel futuro dal padre del detective dell’Impossibile.

Un volume che piacevolmente sorprende e cattura, offrendo un degno spazio d’approfondimento al mondo della letteratura disegnata che non è solo, come afferma John Steinbeck, “l’ultimo rifugio dell’arte classica”, ma anche un degno e copioso filone della "Letteratura Tutta", al pari di ogni altra opera d’intelletto realizzata con sole lettere, presente sulla faccia della terra.

Teenage Mummy 1

Teenage Mummy è un sorprendente fumetto edito dalla Crazy Camper che ripropone la mitologia egiziana sotto una nuova chiave sia grafica che stilistica.
Il soggetto e la sceneggiatura di questa serie sono a firma di Tommaso Destefanis che catapulta la protagonista, Angie, in un’avventura (piena di mostri, vampiri e dei) che prende il via negli anni ’60.

La trama è articolata sulla sovrapposizione di più periodi della vita della protagonista che danno la possibilità al lettore di avere un assaggio di tutti “i piatti” messi in tavola: il mito egiziano, i grandi problemi familiari di un’adolescente americana degli anni ’60, gli amori spezzati o persi ed i rancori (quasi eterni) di un’amicizia andata male.
La storia cattura per il suo crescendo e per lo sviluppo inaspettato che prende pagina dopo pagina, restando coerente e credibile grazie ad una continuity per ora solo abbozzata ma già evidente al lettore.

Lo stile grafico scelto per la serie è forse l’elemento che più inganna nel lavoro, infatti, anche se vengono presentati argomenti narrativi di un certo spessore, si è scelto di trasportare tutto in un universo popolato da persone con sembianze feline che ad un primo acchito fanno pensare ad un prodotto per un pubblico meno maturo; questa impressione è forse accentuata anche dallo stile scelto per la cover dell’albo, firmata da Simona Di Gianfelice e Alberto Bontempi (per la standard cover) e da Eleonora Carlini (per la variant cover).
Vinta la prima impressione, si è catapultati in un lavoro grafico d’alto livello, con tavole a colori rifinite e potenti, realizzate da Eleonora Carlini, Simona Di Gianfelice, Giulia Ottani, Enrico Bettanin, Michel Mammi, Valentina Pinti, Simone Paoloni, Annapaola Martello e colorate dal duo Gloria Martelli e Alberto Bontempi. Un’attenzione tutta al femminile per il lavoro trasuda da ogni tavola e il contributo delle “quote blu” in questo caso non stona con l’insieme, facendo notare un grande lavoro di squadra da parte di tutti i disegnatori che non si allontanano eccessivamente l’uno dall’altro da un punto di vista stilistico, offrendo in questo modo uniformità grafica al volume.

La Crazy Camper, con questo nuovo lavoro a cadenza annuale, si pone sul mercato come una rovente fucina di talenti. Le parole che Tommaso Destefanis firma in chiusura al volume fanno ben sperare che questa serie col tempo mantenga i suoi standard e soddisfi le aspettative del pubblico e degli addetti ai lavori che l’hanno letta ed apprezzata.

48 bis. – All’inferno e ritorno

Dopo il volume 48 – Morto che Parla, la ProGlo Edizioni ci propone nella collana Sequenze una nuova avventura di Corrado Carolini, simpatico e sfortunato personaggio nato dalla mente di Alessandro Ferri, giovane autore marchigiano che utilizza la tradizione partenopea della Smorfia (Cabala) e di quel teatro degli equivoci e delle disavventure tipico di Totò, dai quali pesca gli elementi e i numeri per un fumetto divertente e spassoso, capace di scherzare in un modo fresco, originale e mai volgare, proponendoci le disavventure di un comune italiano.

Il protagonista di 48 bis – All’Inferno e Ritorno, Corrado Carolini, è un graziato dal cielo. Nel primo volume che raccoglie le sue avventure, per uno strano equivoco è braccato dalla Morte, intenzionata a far scoccare la sua ultima ora. Dopo essere sfuggito ad un amaro destino, in questo secondo volume, è lui stesso che rincorre la Morte, convinto che una vita di sacrifici e soprusi, lavorativi e famigliari, siano peggio della morte stessa. È però tanto vigliacco da non avere il coraggio di chiudere da solo il suo conto con la vita.
La storia è una vera commedia all’italiana, dove il gioco delle parti e quello degli equivoci e dei sotterfugi la fanno da padrona.

Le illustrazioni di questo secondo volume del "Morto che Parla" sono ancora di Salvatore Amedei, che utilizza un nettissimo bianco e nero, senza mezzetinte né artifici. I contorni dei personaggi sono di forte spessore, gli sfondi semplici o inesistenti, tutto per proporre l’opera nel modo più leggero possibile e per offrire una ritmo di lettura veloce.

La prefazione di Michele Petrucci arricchisce il volume con un interessante analisi sul lavoro del suo conterraneo Ferri, dove i dietro le quinte e qualche anticipazione futura vengono, tra un numero del lotto e un altro, svelati.

Un volume che copre con piacere qualche ora di una giornata di relax, ottimo se usato come contorno per un vecchio film in bianco e nero, come "L’oro di Napoli" magari, per restare in tema col fumetto.

Miki - i capitoli dell'infanzia 1

Il fumetto è definito “La nona arte” e quando si parla di arte si deve ricordare che da sempre l’arte ha dentro di sé un messaggio, qualsiasi sia il tema trattato. Ci sono dei messaggi che hanno un alto valore sociale che convogliano in quello che possiamo definire un genere (ovvero opera di "denuncia sociale") che, con varie sfaccettature e tinte, può essere associato anche a alcune storie di titoli popolari, uno fra tutti è Dylan Dog.

Miki nasce proprio con questo scopo: alzare il sipario su quegli argomenti che per la loro crudezza difficilmente avrebbero trovato spazio su altre testate, lo si potrebbe etichettare come “il Masini”, nudo e crudo, del fumetto italiano. La storia, quella di un uomo, che, dopo una violenza carnale subita da piccolo, decide di diventare un giustiziere e punire quei Mostri lasciati liberi di agire dalla Legge “ordinaria”, è tanto al limite della fantasia da apparire vera.
Tutta la storia, di  Lorenzo Piscopiello, è raccontata in capitoli: nei primi due numeri sono stati presentati i capitoli “della furia”, ora col terzo numero vengono introdotti i capitoli “dell’infanzia”. Ognuno dei capitoli racconta vari aspetti della vita e delle motivazioni del protagonista con un linguaggio e una sensibilità differente, in relazione al tema trattato.

In questo volume si conosce la triste storia del Protagonista e di suo fratello: veniamo scaraventati nella vita di un bambino di circa 5 anni, Michele, costretto a crescere troppo in fretta e a caricarsi di tanta sofferenza. Queste esperienze e le grandi responsabilità di cui Miki si fa carico, lo plasmeranno e lo renderanno l’uomo e il giustiziere, che in un futuro sarà.

L’analisi fatta da Piscopiello sui ragazzi cosiddetti “difficili” è accurata e sensibile. Tra le righe della storia c’è un grande messaggio sociale a cui si vuole far tendere il lettore e cioè che in una comunità come la nostra ognuno è responsabile della vita del prossimo e per questo nessuno può chiudere gli occhi davanti a un problema, per quanto difficile sia da digerire.
A testimonianza di quanto detto nel fumetto vengono riportati, come corredo narrativo alla storia, articoli di abusi commessi da uomini “impensabili” che hanno approfittato di bambini di ogni sesso e razza, marchiando a fuoco la loro giovane vita per quel lurido e insaziabile appagamento fisico che li muove e che, vergognosamente, li rende dei mostri.
La conclusione a cui si vuol far tendere il lettore attraverso lo svolgimento della storia è che in certe “stanze” ci sono ombre davvero nere e non illuminarle porta solo a deformazioni, sia del singolo che della collettività.

Per quel che riguarda lo stile grafico, gli autori che intervengono su questo numero sono tre.
Piscopiello stesso, dal tratto nervoso e dalle tinte scure, firma il 5° capitolo dove i temi affrontati e il linguaggio grafico scelto per trasmetterli sono indovinati e in linea tra loro; nel 6° capitolo troviamo Federico Piras e Gemma Romanelli, i due alternano i loro tratti con varie tecniche di disegno, alternando scene realizzate con un morbido acquarello (dove è notevole il controllo sulle sfumature) a altre tavole realizzate con chine profonde e contrasti forti di chiaroscuro che risultano molto stilizzate. Il lavoro nel suo insieme appare pulito e semplice, permettendo in questo modo di prestare più attenzione al messaggio che su esso viaggia.

Miki è sicuramente un grande prodotto editoriale, dove è proprio la storia e la sua ruvidità che colpisce e cattura. Un fumetto con poche pretese e grandi obiettivi, studiato e preparato con cura in ogni dettaglio. Appare quasi un prodotto artigianale, ma di grande fattura. Un periodico da promuovere a pieni voti e da cercare in questo imminente inizio del nuovo anno.

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