Polar, la recensione del film Netflix tratto dall'omonimo graphic novel
- Scritto da Allegra Germinario
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Se non ti ucciderà il lavoro, sarà la pensione a farlo.
Sono queste le premesse di Polar, adattamento cinematografico dell’omonimo graphic novel scritto da Victor Santos nel 2012. Diretto da Jonas Åkerlund, questo noir d'azione è prodotto dalla Constantin Film e dalla Dark Horse Entertainment ed è stato diffuso su Netflix lo scorso 25 gennaio.
Protagonista della pellicola è Mads Mikkelsen (Hannibal, Doctor Strange), che veste i panni del temibile Black Kaiser, assassino di professione ormai alla soglia del pensionamento per politica aziendale. L’uomo, il cui vero nome è Duncan Vizla, dovrà lottare per la sua vita, minacciata nientedimeno che dal suo stesso datore di lavoro, intenzionato a eliminarlo per riscattarne la consistente pensione.
Tuttavia, i suoi ex colleghi non sono i soli con cui il Black Kaiser dovrà misurarsi, in quanto con l’età si affastellano anche i rimorsi per gli errori commessi nella sua lunga e sanguinosa carriera e la strada della redenzione non è di facile percorrenza.
Sebbene la trama in sé non presenti elementi di novità rispetto alla stragrande maggioranza dei film di azione incentrati su sicari di professione, la resa di Polar lo rende comunque gradevole alla visione. L’ex dottor Lecter è perfetto nel ruolo, complice anche l’esperienza maturata nel rivestire i panni di villain veri e propri o, nel migliore dei casi, di antieroi. Mikkelsen si dimostra in grado di reggere il film da solo, dando una rinnovata profondità alle scene che lo vedono protagonista anche quando è in perfetto silenzio e comunicando la letalità del personaggio addirittura mediante la singola presenza scenica. Altro pilastro è il personaggio di Vanessa Hudgens, Camille, la cui rivelazione finale, pur nel suo essere scontata, spiega molti dei contrasti interiori del Black Kaiser.
Attorno a loro orbitano una serie di personaggi ai limiti fra il trash ed il paradossale, talmente colorati e coloriti nei modi e nei fatti da stridere nettamente con il grigiore che invece avvolge i protagonisti. Sono proprio elementi della fotografia come i colori – ma non solo – a ricordare i lavori di Quentin Tarantino, motivo per il quale Polar ha una vibe molto precisa con la quale è necessario entrare in risonanza per poterlo apprezzare. Se si è disposti ad approcciarsi al prodotto senza eccessive pretese di realismo, elemento che già di per sé non è tipico del film di azione medio, esso è in grado di regalare due ore di intrattenimento con ottime scene di combattimento e qualche spunto di comicità.
Con il suo appeal decisamente fumettistico, Polar è l’ideale per chi non si scandalizza davanti ad una rappresentazione cruda della violenza e, al contempo, gradisce l’azione per il puro gusto della stessa, senza per forza ricercare un significato più profondo.
Abbandonate ogni pregiudizio e preparatevi alla lotta, il Black Kaiser non vi deluderà.