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Paolo Pugliese

Paolo Pugliese

Samurai 1- Il cuore del Profeta

Ai confini del Giappone, il samurai Takeo viaggia alla volta della misteriosa Isola Senza Nome, sperando di fare luce su alcuni misteri del suo passato: chi è? Perché è cresciuto in un monastero e dov’è suo fratello che lo ha lasciato in quel luogo? Abilissimo maestro di spada nonché nella lotta a mani nude, Takeo incontra lungo la sua strada una bambina e la sua giovane tata, che decide di mettere sotto la sua protezione, ritrovandosi invischiato in un terribile complotto da parte del generale Akuma, una delle personalità più influenti e corrotte dell’Impero, intenzionato a tradire l’Imperatore grazie al ritrovamento di una misteriosa quanto potente reliquia chiamata il Tredicesimo Profeta.

Lo sceneggiatore italo-francese Jean-Francois Di Giorgio immagina una saga dai toni cupi e drammatici che ci proietta a metà strada tra i giochi di potere e le congiure di palazzo nel medioevo giapponese e il suo mondo rurale, dove contadini e povera gente sono soggetti alla legge del più forte,da parte dei potenti, da parte dei soldati e finanche da semplici prepotenti di strada. Il modello di riferimento per storia e personaggi risulta chiaramente essere l’epico e bellissimo Lone Wolf & Cub ma, a differenza del manga di Kazuo Koike e Goseki Kojima, il tema storico delle lotte politiche interne qui è narrato superficialmente, in maniera illustrativa e al servizio puramente della trama, prediligendo un tono sensazionalistico che marca l’accento sugli aspetti più folkloristici del mondo medioevale del Sol Levante, a base di duelli, guerrieri oscuri e mascherati, ninja inesorabili, profezie arcane e cattivi monodimensionali nel loro sadismo e sete di potere. Di Giorgio delinea il protagonista Takeo come un uomo d’onore abituato a prendere le parti dei più deboli, un guerriero tormentato e non invincibile la cui caratterizzazione non è però particolarmente approfondita, anzi risulta asciutta quanto convenzionale nel seguire le linee guida dello status di un samurai. Anche il resto dei personaggi rispondono a ruoli determinati in funzione dell’economia della storia, venendo abbozzati con poca sostanza e, in alcuni casi, risultando addirittura inutili, come il servo Shiro, che funge unicamente da spalla comica del protagonista.

Eppure, nonostante alcune lacune e cadute di credibilità, Samurai risulta una lettura intrigante. Questo grazie a una narrazione potente e serrata che ha il suo fulcro in un protagonista puro e iconico, il quale, nel suo essere, si fa portatore di valori perduti come l’onore, il senso di appartenenza dello stato e la lotta contro l’ingiustizia. Il racconto ideato da Di Giorgio, seppur convenzionale per quanto riguarda la tipologia dei character, risulta avere una progressione narrativa epica e imprevedibile che appassiona il lettore anche per la scelta e lo sviluppo di determinate dinamiche, come quelle del prescelto e dell’eroe solitario contro un potere più grande di lui, arricchendo l’incipit principale con dei concetti sovrannaturali che lo sceneggiatore mantiene volutamente (e diremmo anche sapientemente) tra le righe, sospesi da una certa ambiguità che rende i toni della storia ancora più inquietanti.

Per quanto riguarda l’aspetto grafico, i disegni di Frédéric Genêt sono superbi e dettagliatissimi, vantando uno storytelling fluido e simmetrico sia a livello orizzontale che verticale, oltre a un tratto accurato e documentato che riproduce fedelmente ambienti, costumi ed armi. Genêt fornisce alla storia un impianto visivo altamente spettacolare, per impostazione dei personaggi, scenari maestosi e sequenze di battaglia cruente quanto splendide che contribuiscono a rendere ancor più interessante questo fumetto. La Panini, per l’occasione, ha adottato un formato diverso dal solito, più largo, ma anche più agile ed economico di un cartonato, presentando i primi due capitoli della miniserie in un unico volume.

Capitan America 1

Dopo 36 numeri qualitativamente in crescendo, anche la testata Capitan America e Secret Avengers - una delle più interessanti pubblicate dalla Panini – riparte dal numero uno con l’operazione Marvel Now che, ricordiamo, propone un rilancio di tutte le sue serie con una nuova numerazione, nuove direzioni narrative, nuovi team di autori e un nuovo approccio con i personaggi. Togliendoci subito il dente dolente, ci dispiace dire che questo primo numero del nuovo Capitan America è il meno convincente finora degli albi Marvel Now, con un esordio in sordina che un po’ delude le aspettative del lettore, sia sul fronte narrativo che grafico.

Rick Remender, sceneggiatore non banale e con all’attivo una più che discreta run su Secret Avengers, prende le redini della testata titolare dell’albo, ma la sua caratterizzazione del Capitano risulta irrimediabilmente superficiale se confrontata a quella, ultra celebrata, di Ed Brubaker. A onor del vero, per qualsiasi autore l’incarico di scrivere un personaggio difficile nella propria iconicità americana come Capitan America è già di per sé impervio, ma diventa ancora più difficile se deve far da seguito alla lunga ed eccezionale gestione di Brubaker: una vera e propria era, durata 8 anni, che ci ha regalato uno Steve Rogers intenso e realistico, sia come uomo che come supersoldato. Remender si discosta dalle linee guida dell’ingombrante caratterizzazione di Brubaker e traccia la sua rotta per il personaggio, abbandonando le atmosfere prevalentemente da spy-story/noir finora lette per tornare a quelle più supereroistiche, miscelandole però con un timbro apertamente fantascientifico. Prendendo in prestito l’incipit di un celebre racconto di science fiction pubblicato molti anni fa, con un treno della metropolitana che compiva salti spaziotemporali, sparendo di volta in volta senza che i passeggeri se ne accorgessero, Remender porta Cap ad accettare l’incarico dallo S.H.I.E.L.D. di viaggiare su un vecchio vagone della metro che porta i suoi viaggiatori verso una destinazione misteriosa: essa si rivelerà un mondo in rovina in una dimensione parallela, dove ad attenderlo c’è un suo vecchio nemico. Con questa trovata, Remender fa piazza pulita di quanto letto fino ad ora sul personaggio, calandolo in un’ambientazione inedita e, come già anticipato, fantascientifica, con atmosfere simili a quelle di storie come Dune o The Matrix. Sospendendo il nostro giudizio fino alla lettura dei prossimi numeri, ci limitiamo ad analizzare la presente storia, la cui struttura è composta da vari elementi narrativi (un flashback del passato, uno scontro con un villain di serie B, il rapporto con Sharon Carter, la missione, lo scontro con una delle sue nemesi storiche) che risultano assemblati tra loro in maniera francamente approssimativa, con una coesione logica e un’evoluzione affrettate e poco curate, oltre a una caratterizzazione dei personaggi superficiale sia nella loro impostazione e interrelazione sia anche nei dialoghi, insipidi e banali. Davvero un numero d’esordio deludente, anche per quanto riguarda l’apporto grafico di John Romita Jr., i cui disegni sembrano un po’ incerti e tirati via (tra l’altro appesantiti dalla colorazione di Dean White), con una leggera quanto chiara involuzione del suo stile rispetto ai precedenti lavori.

Il resto del sommario dell’albo è occupato dal n.636 della serie storica di Capitan America, rinominata per l’occasione Captain America & Black Widow, curata dagli emergenti Cullen Bunn e l’italiano Francesco Francavilla, i quali propongono la prima parte della saga Cannoni e Vedove Nere, con i due Vendicatori che agiscono su fronti diversi per fermare un traffico di armi aliene. Una storia agile e dalle atmosfere fanta-spionistiche impostata con uno sviluppo a compartimenti stagni che risulta divertente da leggere, anche grazie alle tavole ombrose e deliziosamente anni ’60 di Francavilla.

Chiude la scaletta editoriale un episodio e mezzo della nuova serie di Captain Marvel, che traccia una sorta di rinascita del personaggio di Carol Danvers in seguito agli eventi legati alla saga AvX, abbandonando nome e panni di Miss Marvel per diventare il nuovo Capitan Marvel, indossando una sorta di tuta di volo con dettagli da pilota anni ’30 che, al tempo stesso, richiama alla mente il classico costume dell’eroe alieno Mar-Vell. Apprezzando la scelta del nuovo look che sostituisce quello scosciato e ormai sorpassato di fine anni ’70 che sviliva il carisma e le potenzialità del personaggio, abbiamo purtroppo trovato davvero poco di interessante in questa nuova serie, nonostante gli sforzi della sceneggiatrice Kelly Sue De Konnick di dare maggiore spessore e freschezza all’eroina, fornendole una caratterizzazione basata sul suo passato di pilota di aviazione. La serie ha una narrazione convenzionale e a volte forzata nel fornire giustificazioni logiche alle scelte della protagonista, con alcuni sviluppi narrativi superflui e poco convincenti. Il disegnatore Dexter Soy si dimostra volenteroso, adottando un ottimo storytelling nella costruzione e disposizione delle vignette sulle singole tavole, ma il suo stile – che ricorda molto quello di Mark Texeira ma con un tratto più sporco – pecca spesso di una certa staticità, tanto nelle sequenze d’azione quanto in quelle di dialogo, eccessivamente lunghe e inutilmente verbose.

Concrete Vol.1 - Profondità

In un fumetto Marvel o DC, se gli alieni trasformassero il tuo corpo in una massa rocciosa dalla forza e resistenza sovrumane, non potresti essere altro che un supereroe (o anche un supercriminale), seguendo l’ esempio di Ben Grimm/La Cosa, il membro più amato della famiglia supereroistica de I Fantastici 4.
Ma che faresti invece nel mondo reale? Come impiegheresti un tale potere? Quali difficoltà dovresti affrontare? Come saresti percepito dalla gente e il governo come si porrebbe nei tuoi confronti? In che modo, poi, sbarcheresti il lunario? Lo scrittore-disegnatore Paul Chadwick risponde a queste domande con disarmante naturalezza e realismo, creando un personaggio a prima vista semplice e lineare, ma la cui prosa e caratterizzazione sono tutt’altro che scontate, andando a inoltrarsi in territori narrativi inediti per l’epoca nella quale iniziò a essere pubblicato.

Concrete è un fumetto felicemente non supereroistico, nonostante il protagonista sia un colosso di pietra di circa due metri; Chadwick prende in prestito la classica figura del superuomo a stelle e strisce e la scompone seguendo una linea di racconto introspettivo ed esistenziale, esplorando concetti come l’accettazione di se stessi, l’interazione con gli altri, l’inettitudine e l’imbarazzo. Il gigante di pietra è Ron Lightgow, colto e idealista scrittore di discorsi politici che, dovendosi adattare alla sua nuova condizione fisiologica, decide di usare il suo corpo per compiere imprese record al di là della resistenza fisica umana, trovando aziende disposte a sponsorizzarlo e guadagnandosi così da vivere con romanzi autobiografici e relativi introiti pubblicitari. Concrete è tanto volenteroso quanto fallace nelle imprese in cui si imbarca, come ad esempio speologo in soccorso di minatori intrappolati da una frana oppure come atleta di una traversata oceanica che si trasforma in un drammatico naufragio, nel corso di una storia lunga e articolata, con un’evoluzione narrativa imprevedibile, ricca di dettagli realistici e psicologici.

Alla creatura umanissima e intellettuale di Chadwick la Panini dedica la raccolta completa delle sue avventure editoriali, con sette volumi suddivisi non per ordine cronologico, ma per argomenti che fanno da filo conduttore alle storie, secondo le intenzioni dell’autore stesso: una scelta singolare che permette al lettore sia di godere appieno dell’evoluzione grafica di Chadwick, sia di affrontare una lettura organica con spunti di riflessione di volta in volta su determinati aspetti della società e della cultura popolare, sulla memoria e l’infanzia, sul rapporto tra uomo e natura che l’autore non dà mai per scontato.
In questo primo volume, intitolato Profondità, Concrete affronta gli aspetti – sia oggettivi che soggettivi – del concetto suggerito dal titolo, ragionando sulla gravità intesa come peso del corpo e dell’animo in rapporto alla profondità di una distesa oceanica, di una caverna, dell’animo umano di una rock star contorta, di un viaggio on the road e della misteriosa scomparsa di un amico, nel corso di storie che spaziano in un arco di tempo dal 1985 al 1999, suddivise in episodi lunghi e brevi, quest’ultimi folgoranti nelle loro 8 pagine, pubblicati sull’antologico Dark Horse Presents. Suggellato da un meraviglioso bianco e nero, il tratto di Chadwick è asciutto e realistico, arricchito dalla sperimentazione di varie soluzioni grafiche, tra splash page e la disposizione di vignette piccole all’interno di una tavola, che rimandano alla lezione lasciata da maestri come Jim Steranko e Jack Kirby.

Grazie alla sensibilità e alla ricercatezza del suo autore, Concrete è senza alcuna ombra di dubbio uno dei personaggi più importanti dell’editoria indipendente americana dagli anni ’80 in poi, contribuendo a spezzare il duopolio di mercato della Marvel-DC che poi favorì un rinnovo dell’industria del fumetto grazie a nuovi concetti, narratori e character. Insieme ad una manciata di altri titoli (Sin City, Hellboy, Grendel, Nexus), Concrete permise a una (allora) piccola casa editrice quale la Dark Horse di crescere e imporsi all’attenzione sia di pubblico che di critica come sinonimo di qualità e originalità, esulando coraggiosamente dal genere per antonomasia del fumetto americano, ovvero quello dei supereroi.

 
 

Skinwalker: Ultimate Collection 1

Casa editrice giovane e aggressiva, la BookMaker Comics propone al pubblico una gamma di prodotti molto particolari per linguaggio espressivo e per varietà di generi (dall’horror al fantasy, dal comico al supereroistico), caratterizzati anche da una curata veste editoriale. Il presente volume è la raccolta dei primi tre numeri della serie quadrimestrale SkinWalker, pubblicata in un formato più grande e con contenuti inediti, gallery e commenti degli autori. La storia ha per protagonista Niko, un uomo affetto da un cancro in fase terminale, il quale con la moglie Misha si dirige in Siberia, in cerca di un miracolo da parte dei Navi, potenti spiriti erranti in grado di esaudire desideri ma anche di insinuarsi nei corpi delle persone e legarsi alle loro anime donando capacità sovrannaturali. Durante il rito qualcosa va storto e alcuni Navi si liberano, andando a possedere i corpi di persone desiderose di continuare a vivere, compreso lo stesso Niko. I posseduti scopriranno di condividere un comune passato, con Niko che, ospitando uno spirito chiamato Zateyev, non può che esaudire la sua richiesta di cercare i corpi ospiti degli altri Navi ed eliminarli, dando loro la pace eterna.

La trama ideata da Massimo Rosi è un fanta-horror poliedrico che si distingue sia per l’inusuale ambientazione russa sia per l'uso di un linguaggio cinematografico e per la duplice narrazione tra presente e passato tramite la tecnica dei flashback. Su quest’ultimo aspetto si nota però qualche imperfezione: l’alternanza dei frammenti narrati sui vari personaggi nel corso del tempo risulta un po’ altalenante e macchinosa all’interno della storia, con i dialoghi che sfiorano a volte un timbro eccessivamente lirico ed ermetico. Detto questo, SkinWalker è nell’insieme una lettura impostata in maniera non scontata grazie a un percorso narrativo corale e labirintico, che conduce il lettore a esplorare un intreccio di storie parallele, portatrici di vari incipit e generi cine-letterari: dal succitato fanta-horror alla crime-story, dal supereroistico al dramma familiare. Ne esce fuori una saga arcana e drammatica, dai toni cupi e serrati, incentrata sulle vicende di un antieroe tormentato la cui missione è a senso unico, senza assoluzione né via di uscita. Una storia che presenta vari pregi, come per esempio la natura dei poteri ultraterreni (legata al tipo di morte/malattia dei corpi ospiti), oppure la trasmissione al lettore delll’angoscia e della caducità del protagonista, la cui vita va a incastrarsi in maniera non banale con quella degli altri personaggi, agganciandosi a un fatto storico realmente accaduto in Russia nel 1961, l'incidente del K-19, sottomarino nucleare a essere per primo equipaggiato con missili nucleari balistici, coperto dal segreto militare e tenuto nascosto all'opinione pubblica per un trentennio, raccontato nel 2002 dall’omonimo film diretto da Kathryn Bigelow, con protagonisti Harrison Ford e Liam Neeson.

SkinWalker vanta anche un approccio grafico inusuale, con i disegni personalissimi dei vari Francesco della Santa, Matteo Berton e Paolo D’Antonio che si alternano nel corso dei tre capitoli del volume: il primo ha un tratto sintetico, dall’impronta iniziale un po’ scolastica ma in costante evoluzione, che ricorda Bruce Timm e Matt Wagner; il secondo, Berton, ha uno stile secco e distorto, quasi caricaturale, che sorprende per la messa in atto di sequenze altamente spettacolari seguendo al tempo stesso la strada obliqua del capolavoro noir Alack Sinner di Munoz e Sampayo; vivida, realistica e cupa infine la mano di D’Antonio, con figure taglienti e lugubri chiaroscuri.

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