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Cris Tridello

Cris Tridello

Rachel Rising vol.1 - L'ombra della morte

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Con Strangers in Paradise Terry Moore si è fatto conoscere nel mondo del fumetto, partendo da assoluto esordiente.
In Echo ha confermato la sua bravura nel caratterizzare personaggi femminili intrecciandoli, questa volta, in una trama da thriller fantascientifico pur mantenendo il sottotesto complottistico presente anche nell’opera precedente. Dopo aver lavorato, prettamente come sceneggiatore, per le due major DC e Marvel, ora l'autore si concentra sulla sua ultima serie da autore completo, ovvero Rachel Rising.

Una ragazza bionda si addentra in un bosco e si ferma all'argine di un fiume asciutto. È qui che Rachel si risveglia e fuoriesce dalla tomba che nel quale qualcuno l’aveva riposta; ciondola confusa diretta a casa e inizia a ricostruire mentalmente gli ultimi movimenti e avvenimenti. Specchiatasi realizzerà di avere strani segni attorno al collo e gli occhi e le labbra iniettati di sangue. Le amiche a cui chiede aiuto, i oltre, stentano a riconoscerla.
Nel frattempo, in città, altri avvenimenti strani stanno accadendo e tutti sembrano legati a quella ragazza bionda che abbiamo visto all'inizio.

Terry Moore ci trasporta in un mondo carico di malvagità sottocutanea dove la tensione si respira in ogni pagina e la paura viene da ciò che non si conosce. La ragazza misteriosa che si aggira per le pagine del volume risveglia, nei personaggi con cui interagisce, pulsioni omicide e sembra avere qualche connessione anche con la resurrezione della nostra protagonista (e non solo).
In Rachel Rising l'autore affronta il genere horror nella maniera con cui ci ha abituati: crea personaggi credibili e dalle molteplici sfaccettature, mettendoli in un ambientazione che amplifica i toni di una trama a lungo termine che si rivela interessante da subito.
Soprattutto, Moore gioca con il lettore in maniera onesta dosando perfettamente misteri, momenti divertenti, rivelazioni e morti improvvise e guidandolo nella storia che vuole raccontare, tenendo costantemente alto il livello di tensione e di attenzione, senza mai dare l’impressione di saperne di più di chi legge.

Rachel Rising richiama alla memoria i migliori romanzi di Stephen King, maestro indiscusso nel narrare l'orrore che può invadere la tranquilla vita rurale di una qualsiasi cittadina americana. Terry Moore riesce efficacemente a percorrere la via tracciata dal noto autore del Maine partendo proprio dalla cittadina in cui l'opera è ambientata e il cui nome richiama la setta di Charles Manson e gli efferati omicidi ad essa legati.
Manson, così come le Castle Rock e Derry di King, è una cittadina che nasconde oscuri segreti; segreti che vengono svelati già nei primi sei capitoli dell'opera che compongono questo volume.

Lo stile e il bianco e nero dell’autore, mai come in Rachel Rising, si rivelano adatti alla storia da raccontare. I toni scuri, le fitte trame che riempiono le superfici nelle vignette d'ambiente, lo sfondo delle tavole (nero ai lati ma bianco al centro in modo che ogni vignetta abbia almeno un bordo che tocca la luce) nonchè la scelta di usare più che in passato lunghe sequenze mute sono scelte stilistiche non fanno che accentuare le tematiche gotiche della serie rimanendo, però, adatte anche quando i toni si stemperano nelle numersoe scene di dialogo tra le protagoniste.

Rachel Rising - l'ombra della morte è anche la prima pubblicazione targata Bao Publishing di un'opera di Terry Moore. Per questo volume si è scelto di abbandonare il formato cartonato che aveva contraddistinto le edizioni delle predenti case editrici licenziatarie del materiale Abstract Studio e si è optato per un buon brossurato, con carta pesante che rende piena giustizia alle tavole (finalmente!).
Gli unici due difetti sono il formato leggermente ridotto rispetto all'originale (cosa che non compromette in alcun modo la visione delle tavole) è la scelta di riprodurre le copertine interne inscurendone eccessivamente la tonalità; difetti minori che interesseranno solo i puristi ma che non intaccheranno minimamente l’esperienza di lettura della maggior parte dei lettori.

Rachel Rising si rivela all'altezza delle (alte) aspettative che lo accompagnava. Terry Moore è riuscito, ancora una volta, a dimostrarsi un maestro nel creare e narrare le storie delle sue donne e Bao sembra intenzionata a volercele proporre in un formato e ad un prezzo più che adeguati e che fanno ben sperare per il futuro.

Manuale di psicologia del fumetto

Psicologia e fumetti non sempre sono andati (e vanno d’accordo). Non serve andare lontano per avere esempi di demonizzazione del mezzo, tacciato di avere una cattiva influenza sulle menti “deboli” (e quanto è successo con Batman poche settimane fa ne è una dimostrazione; si preferisce puntare il dito verso l’emulazione del personaggio immaginario piuttosto che affrontare il problema alla base, socialmente più complesso).
Fortunatamente esistono molti esempi di psicologi e/o professionisti apparentemente estranei all’ambiente fumettistico che, in mancanza di una disciplina specifica, studiano il mezzo correlandolo al proprio settore d’appartenenza.

Marco Minelli, con questo “Manuale di Psicologia del fumetto – Eroi di carta e lettori appassionati” cerca di fornire agli addetti ai lavori, agli studenti o ai semplici appassionati uno studio che, partendo dalla storia del fumetto del novecento, individua i generi narrativi di base, affronta brevemente le metodologie d’uso del fumetto come strumento di ricerca in psicologia (fornendo anche esempi di esperienze in tal senso) e, infine, approfondisce i temi trattati in un trittico di capitoli che descrivono i meccanismi di difesa che si attivano durante la lettura, per poi analizzare le tipologie di personaggi presenti nel fumetto identificando i tratti della personalità prevalenti e, dopo un intero capitolo dedicato all’analisi del Dylan Dog di Tiziano Sclavi, termina parlando del linguaggio iconico utilizzato dal medium fumettistico per la rappresentazione dell’attività onirica.

Il pregio maggiore del volume di Minelli è il suo voler essere un’introduzione all’argomento, fornendo una buona base metodologica per utilizzare il fumetto in ambito di ricerca psicologica. I riferimenti bibliografici utilizzati dall’autore per il suo testo comprendono numerosi titoli, ma il libro usato come riferimento principale è “Psicologia del Fumetto” scritto nel 1975 da Antonio Imbasciati e Carlo Castelli che, di fatto, è la base dell’intera opera.

E qui sta il difetto maggiore del volume: nel ricostruire la storia del fumetto in Italia, l'autore usa il testo del '75 cercando di aggiornarne la classificazione, ma il processo si ferma alla situazione del mercato di venti anni fa (il dubbio è che il libro sia stato scritto allora e solo oggi pubblicato), con una conseguente lista di categorie, e dei lettori tipo, che rimane datata.

Marco Minelli afferma più volte nel suo libro che l’analisi psicologica del fumetto è importante poiché esso può essere considerato come uno specchio della società in un determinato momento storico. Secondo quest’affermazione tutto il libro affronta efficacemente quello che erano la società e i lettori italiani all’inizio degli anni ’90; ma, da allora, molte cose sono cambiate a livello sociale e, soprattutto, nel mondo del fumetto italiano.
Affrontare oggi una ricerca che abbia il mercato fumettistico come base, senza citare in maniera adeguata il fenomeno manga (e questo è solo l’esempio più grande) non solo è riduttivo, ma rischia di falsare completamente il risultato di tale ricerca.

Il libro di Minelli, quindi, è molto valido per chi conosce il mezzo e la situazione del mercato attuale (ovvero le testate ora a disposizione della massa), avendo modo di colmare le lacune intrinseche del volume; in questa maniera si può utilizzare in modo interessante il metodo suggerito dall’autore.
Se però ci si basa esclusivamente sulle informazioni fornite dal libro e sui testi da esso suggeriti, allora ci si troverà con l’avere in mano una ricerca che, di fatto, sarà inutile o falsata.

Questo “Manuale di Psicologia del fumetto – Eroi di carta e lettori appassionati” resta, quindi, un agile e molto interessante volume che ha molte frecce al suo arco e saprà appassionare gli addetti ai lavori di entrambi i campi, facendo venir voglia di approfondire gli argomenti affrontati.
Così com’è, però, rischia di non servire bene chi, basandosi solo sulle nozioni del volume, voglia affrontare una ricerca di carattere psicologico che vada ad analizzare i lettori di fumetti odierni.

Martin Mystère speciale n.29

Nel ventinovesimo speciale estivo continua il festeggiamento dei trent'anni di Martin Mystère.
Nella storia principale dell’albo, così come nei due precedenti speciali estivi, Carlo Recagno e Rodolfo Torti continuano a narrarci Gli enigmi del giovane Martin, quando ancora il BVZM era a Harvard, compagno di stanza e amico di Chris Tower (futuro comandante di “Altrove”).

La storia rende omaggio alle dime-novels di fine ottocento che, in piena rivoluzione industriale, avevano per protagonisti giovani inventori che vivevano straordinarie avventure e costruivano fantascientifici (per l’epoca) macchinari. Le 132 pagine scorrono via veloci in una storia senza infamia e senza lode che ha il pregio di divertire e svelare, forse, il primo incontro di Martin Mystère con gli uomini in nero.

Discorso diverso per l’albetto allegato Martin Mistère presenta, che svela un curioso dietro le quinte del primo numero della testata, quando nell’autunno del 1981 l’agente del nostro archeologo gli propose di firmare un contratto per un fumetto italiano che lo voleva come protagonista.
Alfredo Castelli (insieme a Recagno) si diverte a raccontarci di tre diverse versioni fumettistiche del BVZM che avrebbero potuto sostituire l'attuale se le cose fossero andata diversamente. Si omaggiano i Fantastici Quattro di Stan Lee e Jack Kirby, Il Flash Gordon di Alex Raymond e, soprattutto, il Diabolik delle Sorelle Giussani (quest'ultima versione si rivela la più divertente/divertita e la più riuscita). Ai disegni si alternano la coppia Paolo Morales e Davide De Cubellis, gli Esposito Bros. (che omaggiano efficacemente lo stile di Kirby), Lucio Filippucci (che nella storia ispirata a Flash Gordon si rifà allo stile di Raymond) e Bruno Brindisi (per Misterik, che gode di una sorta di cover interna di Giuseppe Palumbo). A questi si aggiungono Daniele Caluri (per una versione ipotetica delle avventure di Java ispirata alle testate porno erotiche in voga negli anni ottanta) e, soprattutto, la versione più temibile di tutte: quella disegnata dallo stesso Castelli ovvero Martyn Mystère il detective bufo!.

Il racconto meta fumettistico che occupa le 52 pagine dell’albetto allegato si rivela, insomma, essere il motivo principale per l’acquisto di questo speciale estivo. Un altro albo celebrativo che, come e più di Anni 30, celebra degnamente lo storico personaggio Bonelli senza storie senzazionalistiche o punti di svolta epocali, ma con l’ennesima dimostrazione di quanto ci si possa divertire (e far divertire) con un personaggio e i suoi comprimari. Anche se ormai questi navigano per i quarant'anni.

I segreti di Burden Hill - Riti Animali

Chi sono I migliori investigatori del paranormale? No, non sono né i Ghostbusters, né la banda di Hellboy, né il buon vecchio zio Marty, bensì gli animali domestici protagonisti di quel gioiello del fumetto mainstream che è Beasts of Burden (tradotto in italiano I segreti di Burden Hill, richiamando il ben noto telefilm di David Lynch mentre il titolo della serie originale richiamava una canzone dei Rolling Stones). Nata come storiella da inserire all’interno dei volumi antologici The Dark Horse Book of... la serie narra le avventure di sei quadrupedi, abitanti di una cittaddina di campagna, i quali indagano su alcuni fenomeni paranormali che si manifestano nel loro circondario.

Le trame di Evan Dorkin pur essendo prevalentemente horror, abbracciano un'ampia gamma di generi, passando abilmente anche per la commedia, il mistery, lo splatter e la storia familiare, ma il vero punto di forza sono i personaggi principali che, fin dalla prima apparizione, entrano potentemente nelle simpatie del lettore.
Nel rappresentare gli animali protagonisti (e non) gli autori azzeccano l’esatto mix tra tratti caratteriali umani e animali, rendendo evidenti le differenze di comportamento di fronte a qualsiasi situazione, così che essi interagiscono tra loro scambiandosi battute fulminanti o comportarsi secondo le predisposizioni caratteriali senza mai tradire la loro natura canina (o felina).
In ogni singolo episodio, poi, si affronta un caso diverso che mette a dura prova il branco contribuendo a rafforzare il loro legame e la loro crescita sia come personaggi, sia come gruppo di apprendisti della Società dei Cani Saggi (sorta di gilda canina di investigatori del paranormale).

Se già la prosa di Evan Dorkin è degna di nota, l’opera pittorica di Jill Thompson porta questo I segreti di Burden Hill – Riti Animali a vette qualitative raggiunte da pochi altri titoli (infatti la serie ha meritatamente vinto numerosi premi tra cui un paio di Eisner e un Harvey).
Le tavole dipinte ad acquarello da Jill, con vignette senza contorni che utilizzano il bianco della pagina come elemento rafforzativo, brillano per spontaneità e carica emotiva; anche l’autrice riesce a rendere perfettamente i protagonisti raffigurando ogni gamma espressiva richiesta senza mai tradire l’anatomia animale di base e azzeccando le sfumature tipiche delle differenti razze.
L’ambientazione campagnola è resa minuziosamente con colori che ben si adattano ai paesaggi, al passare delle stagioni e alle tematiche delle singole storie. E, soprattutto, il connubio sceneggiatura/disegni è perfetto per scelta di inquadrature e resa grafica .

Il volume Bao è la trasposizione in italiano di Beasts of Burden: Animal Rites che comprende le prime storie presentate sull’antologico sopra menzionato e la prima miniserie di quattro numeri; oltre a queste , ad arricchire un volume ampiamente consigliato, è presente un’interessante postfazione di Evan Dorkin e uno sketchbook del lavoro di Jill che svelano interessanti aneddoti sulla realizzazione delle cover e sulla genesi della serie.

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