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Dylan Dog #398 – Chi muore si rivede, (-2 alla meteora!), recensione

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La morte, a volte, è uno scheletro. Altre volte è una vecchia orribile (altrettanto scheletrica). Solitamente si mostra avvolta in un ampio mantello e ha il teschio coperto da un cappuccio. Il cavallo (anche questo con le ossa a fior di pelle) va e viene a seconda delle rappresentazioni, come va e viene il corteo di scheletri festosi che si porta dietro nei suoi Totentanz al chiaro di luna mentre la falce, una lunga sinistra affilatissima falce, quella sì che non manca mai. È questa solitamente la rappresentazione del tristo mietitore, se escludiamo un paio di esempi illustri nel campo dei balloon (uno su tutti, il personaggio di Death in Sandman, rappresentato da Neil Gaiman come una ragazzina un po’ goth ed un po’ ingenua). Ma, tralasciando le dovute (e doverose) eccezioni, esiste un minimo comune denominatore che accomuna tutte le rappresentazioni della morte: la morte fa paura.

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«Perché deve sempre essere qualcosa di cupo e spaventoso?», ci si chiede ad un certo punto in questo Dylan Dog #398, intitolato Chi muore si rivede, «la morte può anche essere bellissima… o divertente!». È questa la premessa dell’agenzia Funny die al centro delle vicende di questo numero scritto dalla consueta Paola Barbato: esaudire - dietro lauto compenso - ogni desiderio dei propri clienti e, prima che il sogno finisca, ucciderli sul più bello. Un servizio che va a ruba anche grazie all’isteria scatenata dall’arrivo (ormai davvero imminente) di quella meteora che ormai non ha più bisogno di presentazioni e che arriva a coinvolgere personalmente il nostro affezionato Indagatore dell’incubo quando la sua nuova fiamma, April, sceglierà di acquistare il pacchetto per una morte da sogno. È allora che Dylan dovrà indagare per salvare la sua amata e per scoprire chi è al comando di questa agenzia.

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Paola Barbato, che abbiamo già visto all’opera su molti dei numeri di questo Ciclo della Meteora, parte da uno spunto interessante e lo elabora bene fin quasi a metà albo: ne viene fuori una trama che alterna momenti splatter, grotteschi e sanguinolenti a momenti che risultano disturbanti, anche senza mostrare sbudellamenti e cadaveri (tra cui la sequenza dei futuri clienti in coda alla Funny die). Dalla seconda metà dell’albo, pur mantenendo la tensione in crescendo, la trama finisce però in mano a una serie di antagonisti fra i meno noti dell’Old Boy che, tanto in veste di comparsa quanto di deus ex machina, intervengono anche in maniera significativa nella risoluzione della vicenda (chi non muore si rivede, ovviamente). Questa idea potrebbe funzionare per i lettori più accaniti del nostro Indagatore dell’incubo, contenti di riconoscere i riferimenti incrociati nell’albo, ma creano nei lettori saltuari (nonché in quelli dalla memoria corta) la sensazione di non capire cosa stia succedendo: affidare la parte finale della trama a personaggi che al lettore medio non dicono niente significa lasciarli a fine lettura con un grosso punto interrogativo.

Il comparto grafico affidato a Paolo Armitano (che ha collaborato con la Barbato anche nel graphic novel A mani nude), risulta ottimo, specie quando si prende qualche libertà rispetto alla consueta gabbia bonelliana, conferendo un ritmo più serrato alla narrazione dove necessario. Buone la gestione delle sequenze splatter e l’uso dei neri, specie nella resa delle atmosfere. Segnaliamo, infine, la bella copertina dai toni acidi dell’habitué Gigi Cavenago, che realizza un piccolo gioiellino dal punto di vista della composizione.

Dati del volume

  • Editore: Sergio Bonelli Editore
  • Autori: Soggetto e sceneggiatura di Paola Barbato, disegni di Paolo Armitano
  • Genere: Horror
  • Formato: 17x26, 98 pp., B., bn
  • Prezzo: 3,90€
  • Voto della redazione: 6,5
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