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Alfredo Goffredi

Alfredo Goffredi

Verticalismi: Thisisnotbeatmap contest

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markantonio-contest-filippo-curzi-dj1Verticalismi apre il 2012 con il contest Thisisnotbeatmap , che già dal nome, curioso e accattivante lascia intendere come tutto ruoterà attorno al connubio tra immagine e musica.

La consegna, semplice e diretta, prevede la realizzazione di una striscia (rigorosamente verticale, ovviamente) che interpreti la canzone Need Break di Markantonio.
Il fumetto digitale per partecipare dovrà rispondere a determinate specifiche:
- formato jpeg
- 75 dpi di risoluzione
- larghezza necessariamente di 700 pixel (mentre nessun limite sarà posto alla lunghezza).

Sarà lo stesso Markantonio, celebre dj della scena techno, a valutare i lavori assieme all'autore italiano Alberto Ponticelli (Blatta, Come un cane, Unknown Soldier, Le 5 fasi) e al direttore del portale di cultura musicale elettronica Different Grooves, Gabriele Gilleri.

Come riporta il sito di Verticalismi i premi saranno:

- 1° Classificato:  ingaggio retribuito a prezzo di listino per la realizzazione della copertina a fumetti di un disco Analytic Trail Rec e 10 centrini di vinili Analytic Trail Rec;
- 2° Classificato:  maglietta Analytic Trail Rec e un album di Joseph Capriati;
- 3° Classificato:  maglietta Analytic Trail Rec.

Per tutti i dati più specifici, il download del brano e le modalità di partecipazione si rimanda alla pagina del contest sul sito ufficiale.
La deadline per la consegna dei lavori è fissata al 15 marzo.

Mantova '12: Panini Big Match

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Panini_Big_Match__001Marco Lupoi in una conversazione a due con Gennaro Costanzo (e, successivamente, con il pubblico presente) illustra ai presenti le strategie editoriali di Panini Comics.

Cosa è cambiato dal 1994, anno della nascita di Marvel Italia, nel mercato dei comics?

"Tutto - dice Lupoi - da come si fa a come si distribuisce fino a come si interagisce con il pubblico. È la differenza di fare questo lavoro in un mondo analogico e farlo in un mondo digitale. Cambia anche la distribuzione, o meglio le spiagge su cui il fumetto viene venduto, con l'approdo sugli scaffali delle librerie di varia. E poi il rapporto coi lettori, un tempo relegato alle sole fiere e alla posta cartacea, e ora invece potenziata dalla rete".

Per quanto riguarda il rapporto manga/comics, invece. C'è l'impressione che dopo un dominio dei manga questo ora stia calando e si stia imponendo di nuovo il formato americano.

Nel fumetto di nicchia da fumetteria erano molto forti negli anni novanta i comics e i manga si affacciavano. Non direi che è calata l'attenzione ai manga, ma che si è stabilizzata, mentre è cresciuta ancora l'attenzione al mercato comics perché la qualità stesse dei prodotti è aumentata. Gli esordi manga panini sono stati con Elementalors, Dark Angels e Silent Mobius, che non sono andati troppo bene. Il successo arriva due anni dopo con Berserk e il boom con Alita.
Io credo siano sempre esistiti i fenomeni manga; quando si afferma (penso a Dragon Ball) si afferma con numeri esponenziali rispetto alla media. C'è il titolo che vende mille copie e quello che ne vende centomila... e poi nel mezzo c'è una gran varietà.

Oggi però si deve giocare in anticipo, non c'è più il lusso che c'era all'inizio del manga in Italia, quando ci si poteva permettere di pescare in un mercato ancora per la maggiorparte inesplorato.

Questo si. Ogni tanto c'è la sorpresa di trovare un titolo finito, completo e di successo. Penso a Eyeshield 21, cui nessuno aveva prestato troppa attenzione e che invece sta dando buoni risultati. Parlando dell'Attacco dei Giganti, primo shonen in giappone, si parte con 5/6 numeri di stacco e ci garantisce almeno 4 numeri l'anno. In molti altri casi, tipo Berserk o Real, la situazione è più complessa visto che in giappone ne esce un tankobon all'anno.
La politica Panini con i manga è quella di dare una nuova vita alle serie, vedasi l'episodio di Blame, o i più recenti Naruto e Fullmetal Alchemist.

Parlando della nuuova testata dei Vendicatori su Iron Man, lanciata in america dall'hype creato dal film. Il successo è costante o c'è il rischio che vada a scapito della forza di alcune testate?

Sicuramente è cambiato qualcosa su come vengono percepite le testate Marvel in Italia. Fino a qualche anno fa all'apice c'erano Spider-Man e X-Men. QUando c'è stato l'avvento di Thor e i Nuovi Vendicatori il successo era dovuto esclusivamente alla qualità del tit olo, indipendentemente dalla presenza di un film. Dipende tutto molto dalla qualità delle storie, quindi... lo stesso Iron Man ha una bellissima storia anche indipendentemente dai film.
Ai Vendicatori mancava una testa di gruppo. Abbiamo tentato con una collana di miniserie, che per quanto stia andando bene non ha una vera e propria identità. Ma in America ci sono abbastanza titoli per fare quattro testate; lo stesso vale anche per le quattro testate mutanti (X-Men, Wolverine, Wolverine & the X-Men e X-Men Deluxe Presenta).

Di contro non può esserci un calo di vendita per le singole testate?

Ti assicuro che se non ci fosse non faremmo così tante testate. Se ci fosse questo rischio ne faremmo meno.
RIlanciando e ringiovanendo i titoli li abbiamo resi più accessibili al pubblico che proveniva dai manga, anche per l'impatto psicologico che gioca sui nuovi lettori una testata con una numerazione molto alta.

Forse la vostra forza è data anche dall'avere un concorrente forte che ha costruito un duopolio, che necessariamente spinge a fare di meglio. Prima Planeta, poi Lion...

La nostra politica è molto diversa. Planeta e Lion non hanno testate da edicola a basso costo. Pensiamo che 3.50 euro per una testata contenente tre titoli sia una formula forte e su questo basiamo la nostra forza. Se Planeta e Lion avessero lanciato 10-12 collane a basso costo da edicola si poteva dire che il nostro gioco poteva rapportarsi a questa scelta, invece no, noi abbiamo fatto il loro gioco e loro hanno fatto un altro gioco.
Per quanto riguarda le ristampe classiche noi siamo partiti con il formato Collection che è un formato nostro. I Masterworks li facevamo da tempo; non avevano successo ma adesso funzionano meglio grazie ai pack. Lo stesso vale per il formato Omnibus, che non ha un corrispettivo tra chi pubblica materiale DC, quantomeno non come lo facciamo noi.
Il problema della serie vintage è che fa fatica ad avere molto seguito. Organizzarle per miniserie è utile da un punto di vista di ricezione da parte del lettore.

Per Spider-Man come mai si è scelto di passare a una testata mensile?

Perché soffriva, come qualità, come pubblico e perché si faceva fatica ad avere 24 volte l'anno dei contenuti di qualità.

E per gli allegati in edicola?

L'anno prossimo facciamo 10 anni di fumetti in edicola. Abbiamo potuto presentare materiale molto vario. Negli ultimi 20 volumi di Super-Eroi ci sono anche un paio di chicche inedite ma non si può dire niente. Ci sarà qualcosa che non è mai uscita in Italia (anche se Panini l'ha già pubblicata).

Tra le vostre ultime proposte italiane c'è Nirvana. Impressioni?

Sta andando bene; bisogna leggere qualche numero prima di entrarci dentro ma poi è molto forte, specie per il suo essere basata su dello humour nero.
C'è l'idea di fare di più sull'italiano... abbiamo una serie di idee su progetti da sviluppare; crediamo sia un campo su cui espanderci. Lo stesso vale anche per il fumetto francese.

Come si conciliano il settore fumetto e il mercato con la crisi?

Noi offriamo un nuovo prodotto solo ed esclusicamente in relazione alle richieste del mercato. Se domani il mercato chiederà di più daremo di più, viceversa andremo a modulare la nostra proposta su quella che è la richiesta. In un momento di crisi il fumetto è un bel rifugio, a un costo relativamente basso... faccio notare che abbiamo aumentato molto la produzione di albi attorno ai cinque euro, che mi sembra un prezzo abbastanza accettabile.
Noi gestiamo i diritti Marvel anche in Grecia, dove nonostante la grossa crisi i prodotti marvel continuano a vendere molto, a differenza magari dei prodotti per i più piccoli.

Panini Digit: proposte e visioni.
L'abbiamo preso seriamente ma con seri problemi tecnici. Dovremmo uscire al più presto con un formato per Mac e poi per Android. Se mi chiedi se il fumetto digitale soppianterà il cartaceo la risposta è no: ha una fruizione differente e un po' limitata, ma è un altro genere che vedremo come saranno recepite dal pubblico.

Come mai - si chiede dal pubblico - non si rischia così tanto anche sul mercato manga?

Il fumetto americano è più facile da tradurre, da letterare, pubblicare. Ha costi minori ed è più semplice contrattare. Con i giapponesi è molto più complesso, anche per una loro minor tendenza a lavorare per albi singoli. Molti titoli bellissimi hanno problemi all'estero e sono loro stessi a metterlo in luce, perché per loro un'interruzione sarebbe una cosa sconveniente.
Ci sono poi generi differenti e non non c'è il pubblico. Da noi non ci sono le donne che leggono gli josei, forse ci saranno in futuro, ma ora guardano Sex & The City o leggono Donna Moderna.

Rica’tte Kanji?! - Una novellina a Tokyo

Nella prima ondata di volumi Ren compare il frizzante yuri (termine nipponico che significa giglio e che viene solitamente utilizzato per indicare un manga solitamente indirizzato a un pubblico di donne lesbiche) Rica’tte Kanji?! - Una novellina a Tokyo, realizzato da Rica Takashima.

La giovane Rica ha deciso di trasferirsi a Tokyo per poter prendere in mano il proprio futuro, fatto di studi universitari, indipendenza e vita sentimentale. La scelta della capitale, come spiega nelle prime battute, è motivata dalla possibilità di vivere apertamente la propria identità sessuale, senza doversi nascondere dai propri famigliari (che dimostreranno poi essere più che comprensivi) e senza dover subire le chiacchiere di un paese in cui non può trovare confronto o condivisione.

Ambientata per la maggior parte nel quartiere di Ni-Chome, cuore della comunità GLBTQI di Tokyo, la vita di Rica è proposta ai lettori sotto forma di commedia a episodi, una scelta dettata in primis dalla pubblicazione sulle riviste Phryne e Anise.
Tra autobiografismi non confermati (l’autrice e la protagonista condividono nome e cognome, probabilmente alcune scelte ma non, ad esempio, la carriera negli studi, quindi è lecito pensare a uno scollamento tra le due figure) la struttura a episodi riesce a restituire ai lettori una tematica delicata come quella del coming out in modo assolutamente naturale. Dalle serate nei locali per sole donne alle prime infatuazioni, dai ricordi dei primi amori fino alla nascita dei nuovi, passando per tutte le difficoltà legate al nascere e al progredire di un rapporto sentimentale, ogni episodio affronta un particolare momento o aspetto della vita che questa nuova libertà ha regalato a Rica e alla sua co-protagonista, Miho, una ragazza dai modi più diretti e spigliati che, col tempo, vedrà il suo ruolo di cacciatrice annichilito dalla spontaneità della giovane protagonista. C’è anche – ovviamente – spazio per la sessualità, affrontata anch’essa in modo graduale e contenuto, in un episodio che mette a confronto l’esperienza di Miho con i timori di Rica, intenzionata a vivere la propria identità con la dovuta lentezza, senza bruciare le tappe.
Intorno a questo le tavole di Rica Takashima bruciano di vita reale, notturna e diurna, di rimandi alla cultura nipponica e alla sfera GLBTQI di Tokyo e del Giappone in generale. L’autrice rende il tutto con uno stile che è frutto di una profonda sintesi grafica, che guarda al pop e al super deformed, le cui forme semplici vengono di tanto in tanto arricchite da un particolare e funzionale arricchimento nella decorazione (principalmente legata ad ambienti o abiti); la qualità del tratto non è sempre alla stessa altezza, alcuni momenti sembrano risentire di un disegno affrettato ma complessivamente Rica’tte Kanji?! è piacevole a vedersi.

Nell’introduzione al volume si fa accenno alla necessità dell’autrice di raccontare il momento del coming out con un fumetto che si spogliasse della drammaticità che aveva caratterizzato altre opere di questo tipo. La scelta di uno stile immediato sembra privilegiare questa esigenza, facendosi curioso e accattivante sul versante grafico; se da un lato, poi, c’è una parzialità autobiografica, dall’altro la spersonalizzazione fisionomica dei personaggi, descritti solo da pochi dettagli, può senza dubbio facilitare l’immedesimazione delle lettrici.
Ecco allora che, unendo i punti, ci si trova davanti a un manga che non solo vuole parlare di chi l’ha scritto, ma anche di chi lo legge, raccontando un’esperienza personale che si fa collettiva, e rimuovendo la drammaticità sedimentatasi nei manga sull’idea di outing e rivolgendosi, con un tono diretto ma mai malizioso o volgare, ad un pubblico non solo adulto. Un invito, insomma, a vivere la propria identità e il proprio orientamento sessuale come qualcosa di felice, e non come un fardello.

Il volume è idealmente suddivisibile in due parti: la prima raccoglie gli episodi della nuova vita di Rica, uniti dal fil rouge dell’amore tra Rica e Miho; la seconda, invece, comprende una serie di strisce legate ad alcuni dei personaggi conosciuti in precedenza, una sorta di report della Gay Pride Week di New York, il primo episodio della serie dedicata a Devorar (mai proseguita a causa della chiusura prematura della serie che la ospitava) e alcune pagine bonus in cui l’autrice si rivolge direttamente ai lettori.
Chiudono il tutto due pagine di note piuttosto approfondite, sempre utili al momento di rapportarsi con una cultura differente dalla propria, e che rivelano l’intento di questa piccola casa editrice di volersi rivolgere ad un target più ampio e vario possibile.

Millar: signing session all'asta

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supercrooksDa diversi anni Mark Millar sta diventando sinonimo di curiose quanto efficaci strategie di marketing applicate al fumetto. Dopo le tante aste per l'attribuzione dei nomi ai villain, le tante dichiarazioni urlate, la beneficienza, arriva una nuova trovata dell'irriverente scrittore scozzese: la libreria specializzata che ordinerà il maggior numero di copie del primo numero di Supercrooks, la nuova miniserie realizzata assieme a Leinil Francis Yu, vincerà un incontro organizzato con l'autore presso il proprio negozio.

L'autore non ha posto alcun vincolo geografico, precisando che si farà carico di tutte le spese relative all'evento, trasporto incluso; tutto quello che i rivenditori devono fare è fare un ordine entro il 27 febbraio, sperando che sia il più alto tra tutti quelli che avranno scelto di prendere parte all'asta a busta chiusa il cui risultato stabilirà chi si sarà aggiudicato la presenza di Mark Millar per un giorno.

Quale sarà la ricezione di questa nuova trovata da parte dei negozianti è ancora tutta da vedere, ma presumibilmente non dovremo aspettare troppo per conoscerne gli esiti.

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