Se ne parla con grande interesse e attesa ormai da diverso tempo e ora, finalmente, è uscito per
Bao Publishing Kids with Guns, il primo capitolo della trilogia scritta da
Capitan Artiglio (
qui la nostra recensione). Una dinotopia western estremamente pop e tamarra, strutturata con grande cura e sviluppata con uno storytelling rapido e incalzante. Abbiamo avuto l’opportunità di incontrare e intervistare l’autore in occasione di
Cartoomics 2018, incontro da cui è nata la seguente intervista. Ringraziamo Bao per la disponibilità e vi invitiamo a conoscere meglio questo autore di cui vi abbiamo già parlato nella
nostra rubrica IllustrART.
Innanzitutto, benvenuto su Comicus!
Partiamo dall'inizio: come si è sviluppata la tua formazione artistica finora? Come sei arrivato a fare fumetti?
Più o meno come tutti, sin da bambino ho cominciato a disegnare molto. Già a 4 anni praticamente facevo solo quello. Successivamente ho intrapreso diverse strade: ho fatto il Liceo Artistico e poi sono passato all'Accademia, anche se ad un certo punto l'ho abbandonata. Diciamo che mi ha anche aiutato molto un Professore che ho conosciuto all'Accademia, Pierpaolo Rovero, che proprio mi ha insegnato a fare fumetti. E da lì ho cominciato a fare fumetti in maniera professionale, praticamente.
Per me il raccontare è sempre stato una necessità. Già alle medie facevo delle strisce e fanzine.
Il tuo stile si è evoluto molto dai primi lavori fino all'attuale versione pop e surreale vista su Kids with Guns. Cosa ti ha indirizzato verso questo tipo di maturazione?
In realtà non lo so di preciso. Prima di adottare il nome Capitan Artiglio disegnavo tutt'altra roba, con uno stile diversissimo, tutto materiale che non si trova neanche in rete. Tutto quello che ne è seguito è stato un progressivo assestamento, una voglia di mischiare i diversi stimoli che mi arrivavano. Tuttora il mio stile è ancora in evoluzione. Il mio percorso non è finito, sia come stile che come formazione. Punto ad evolvermi.
Kids with Guns è stato descritto come un romanzo di formazione ambientato in un setting western popolato da dinosauri e banditi. Come ti è venuta l’idea di miscelare questi ingredienti apparentemente così diversi?
In realtà la componente western è molto legata ai personaggi. Avevo proprio la necessità di raccontare il tipo di cowboy tamarro che caratterizza il libro. I dinosauri invece sono una mia passione da sempre e quindi quest'opera ha rappresentato il mio terreno di gioco ideale per crescere e ambientare le mie nuove storie. L'idea mi è venuta in modo abbastanza naturale, proprio dall'esigenza di raccontare qualcosa di nuovo.
Qual è il rapporto tra componente umana e animale/fantastica in quest’opera?
Alla fine i dinosauri se vogliamo coprono un ruolo abbastanza marginale, sono le cavalcature dei cowboy al posto dei cavalli. Però ovviamente portano con se una serie di dinamiche che un cavallo non avrebbe, sono esseri molto grossi e molto violenti. È una sorta di dinotopia western, sostanzialmente.
Per quanto riguarda il Western invece? Da dove arriva la tua passione?
Io sono un grande appassionato dei film di Sergio Leone e Sam Peckinpah, ma anche di altre opere come La Torre Nera di Stephen King. E in quest'opera ho inserito questo genere proprio per un'esigenza di creare un ambiente per me comodo, in cui trovarmi bene. Mi piacciono anche molto i film di samurai, forse persino più dei western, però in questo caso la necessità era quella.
Per quanto riguarda il metodo narrativo da te adottato. Quali elementi di realismo punti a mantenere all’interno della narrazione e quali invece sei propenso ad affidare alla fantasia?
Per la caratterizzazione dei personaggi, il rapporto emotivo e le dinamiche tra gli stessi, c'è molto di reale. Cerco appunto di mantenere grande realismo in questo. C'è anche un discorso sull'ambiente mediatico e la rilevanza dei media nel libro e anche questo può essere confrontato con la società odierna. Per quanto riguarda la parte fantastica invece, coinvolge i dinosauri e la magia, come si scopre leggendo il libro.
Parlaci un po’ dei protagonisti e di come si svilupperà la loro evoluzione in questo romanzo di formazione, almeno a grandi linee.
La protagonista seguirà il classico percorso dell'eroe: l'allenamento, l'accrescimento della popolarità e centralità nel racconto e la formazione. Passa da essere praticamente nessuno ad essere centrale nella storia.
Quali sono state le principali influenze che ti hanno formato sia per questo lavoro che in generale?
Sicuramente Akira Toriyama, che mi ha ispirato sin da bambino. Poi Taiyō Matsumoto, che amo alla follia, Brandon Graham, Moebius oltre a Andrea Pazienza e altri autori del fumetto underground italiano. Influenze cinematografiche derivano da Quentin Tarantino, Leone, Peckinpah, Takeshi Kitano e sicuramente molti altri ancora.
Hai già altri progetti futuri in cantiere?
Sto già curando il seguito di Kids with Guns, che arriverà tra un annetto circa. Sto continuando anche con Sappy, di cui abbiamo in mente almeno altre due stagioni. Poi sto realizzando anche altri progetti ma è ancora un po' presto per parlarne.