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Le immagini stile Studio Ghibli realizzate da ChatGPT fra viralità e polemiche

Negli ultimi giorni, i social sono stati invasi da immagini in perfetto "stile Ghibli", ispirate allo studio fondato dal maestro Hayao Miyazaki. Il merito va a ChatGPT, il sistema di intelligenza artificiale di OpenAI, che, grazie a poche parole, riesce a trasformare qualsiasi immagine in un fotogramma che potrebbe sembrare tratto direttamente da La principessa Mononoke o La città incantata. Non solo gli utenti comuni hanno sperimentato questa funzione, ma anche figure di spicco e aziende, come la Lega Serie A di Calcio, contribuendo a rendere il fenomeno un vero e proprio trend sui social.

L’aggiornamento del modello GPT-4o ha introdotto capacità avanzate nella generazione di immagini, raggiungendo un livello di coerenza stilistica mai visto prima. Oltre a riprodurre con straordinaria fedeltà l’estetica Ghibli, il modello corregge molti degli errori tipici delle versioni precedenti, come le distorsioni nelle proporzioni e le imprecisioni nei dettagli tipografici.

Tuttavia, all’entusiasmo del pubblico si contrappone la preoccupazione dell’industria del fumetto e dell’animazione. Le criticità sono molteplici e complesse. In primo luogo, l’uso dell’IA rischia di banalizzare il processo artistico che sta dietro la creazione di un’immagine, frutto di anni di studio e pratica. Inoltre, si assiste a un appiattimento stilistico, in cui si riproducono incessantemente stili già noti, senza lasciare spazio a un’evoluzione artistica personale. In questo scenario, la creatività umana rischia di essere messa in secondo piano.

In ambito strettamente lavorativo, sempre più aziende realizzano grafiche, pubblicità e copertine di libri con l'IA, evitando di pagare dunque gli artisti e sottraendo loro lavoro.


Esistono, poi, questioni etiche di non poco conto. L’IA si addestra sul lavoro degli artisti senza alcun consenso né compenso. Per imitare lo stile Ghibli, ad esempio, ha dovuto analizzare milioni di fotogrammi tratti dai film dello studio. È giusto riprodurre lo stile di un artista senza il suo permesso? OpenAI afferma che il suo modello può imitare "lo stile di uno specifico studio", ma non quello di "stili di artisti viventi". Una distinzione che non convince del tutto, considerando che Miyazaki è ancora attivo e ha più volte espresso il suo scetticismo nei confronti dell’uso dell’IA nell’arte.

Se da un lato l’intelligenza artificiale offre strumenti accessibili per creare immagini con facilità, dall’altro il rischio di violazioni del diritto d’autore e di una standardizzazione estetica è concreto. In tutto il mondo sono in corso battaglie legali sull’uso del copyright da parte dell’IA, e le loro sentenze potrebbero influenzare il futuro di questa tecnologia.

Per il momento, il pubblico continua a sperimentare con entusiasmo, riempiendo il web di immagini che sembrano uscite da un nuovo film dello Studio Ghibli. Ma la domanda rimane: siamo pronti per un mondo in cui il confine tra creazione umana e generazione artificiale diventa sempre più sfumato?

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