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Cris Tridello

Cris Tridello

Continuano le Bédé GP: esclusiva

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Durango_1GP Publishing continua l’esperimento di portare in edicola i grandi autori e le grandi saghe della bédé francese a un prezzo popolare.
Dopo Wisher e Il Cacciatore, Comicus vi svela i prossimi titoli a godere della pubblicazione da parte dell'editore: Durango di Yves Swolfs e Comanche di Greg, Hermann, Rodolphe e Michel Rouge.

I due titoli non sono certo nuovi ai lettori nostrani, e le serie sono state recentemente ristampate da Planeta DeAgostini in lussuosi volumi nel formato originale, destinati alle librerie.
Gp, invece, li presenterà nella veste che più ha successo in edicola, il “bonellide”, da un lato sacrificando il formato e il colore, dall’altro puntando tutto sulla bontà della storia e dei disegni, cercando di raggiungere tutta quella fetta di mercato che, normalmente, non acquista fumetti in libreria o si spaventa di fronte ad un volume cartonato dal prezzo elevato.

Pubblichiamo la presentazione delle due saghe, così come la troverete descritta su GP Previews tra qualche giorno, anticipandovi che ogni numero conterrà due storie e invitandovi a tornarci a far visita tra qualche giorno per altre interessanti novità su questo progetto.

Comanche, di Greg e Hermann; 96 pag. b/n, mensile in edicola dal 06 marzo.
Immaginate il vecchio west, fatto di grandi vallate, montagne bianche che si stagliano sul cielo azzurro e fiumi incontaminati. Immaginate una giovane donna, che si ostina a mandare avanti il piccolo ranch ereditato dal padre, col sudore della fronte e l’aiuto di un unico, vecchio bracciante. Ma il coraggio di questa ragazza tutto pepe non basta, e la sua terra sta per essere messa all’asta. Quando tutto sembra perduto compare un misterioso sconosciuto, Red Dust, che si ostina a volerla aiutare nonostante tutte le avversità. Inizia così la leggenda di Comanche, il capolavoro di Greg ed Hermann che ha saputo incantare il pubblico francese.

Durango, di Yves Swolfs; 96 pag. in b/n, mensile in edicola dal 06 febbraio.
Un pistolero solitario vaga per le valli innevate del vecchio West. Ha la fama di essere un giustiziere, di difendere i deboli e di essere uno dei migliori tiratori che si siano mai visti tra il Wyoming e l’Arizona. I suoi occhi verdi non celano la determinazione del suo animo. Il suo cammino è sicuro, illuminato dalla luce della vendetta. Yves Swolfs con la consueta maestria, ci presenta un racconto d’avventura colmo di violenza e passione. Finalmente nel formato tradizionale del grande fumetto italiano d’avventura, un classico che non può mancare nella libreria di tutti i veri appassionati di polvere da sparo.

La Guerra Eterna

Joe Haldeman è un reduce della guerra del Vietnam; costretto a partire per il fronte nel 1967, fece ritorno a casa un anno dopo con duecento ferite, trenta delle quali gravi.
L’esperienza bellica segnò profondamente lo scrittore: la spersonalizzazione dell’individuo trasformato in macchina per uccidere, la snervante attesa che precedeva le battaglie, la facilità con cui si può rimanere uccisi e, soprattutto, il fatto di combattere contro un popolo sconosciuto in una terra sconosciuta per fini, teoricamente, di libertà sono tutti temi che furono trasposti, nel 1972, in War Year.
In quel primo romanzo, l’autore raccontò l’esperienza militare in Vietnam così come l’aveva vissuto, anche se non in termini autobiografici; il discreto successo ottenuto, spinge Haldeman a continuare la carriera di scrittore, affiancandola a quella di professore. È nel 1974, con La Guerra Eterna (The Forever War), che Joe Haldeman arriva alla vetta agognata da ogni scrittore di fantascienza, vincendo i premi Nebula e Hugo.

L’invenzione del salto collapsar, tecnologia che rende possibile lo spostamento istantaneo tra gli spazi siderali, apre nuove possibilità espansionistiche all’uomo. Anni dopo la scoperta, a seguito dell’attacco alla sonda “Columbia 4” nel 2056 da parte di esseri alieni che vengono chiamati Taurani, l’umanità inizia una guerra che si protrarrà attraverso i secoli.
Nel collapsar, infatti, ogni salto delle astronavi verso i campi di battaglia, è misurato in decenni, quando non secoli, in termini di tempo terrestre.
In La Guerra Eterna, seguiamo la vita e la carriera di William Mandella: arruolato nel 2057, e trasportato nei campi di battaglia insieme a tutti i “soldati” selezionati attraverso la “Grande Coscrizione” (una massiccia selezione di esseri umani, scelti in base all’alto IQ e all’elevata resistenza fisica), vivrà in prima persona le battaglie che segneranno la guerra intergalattica, avanzando militarmente di grado e perdendo ogni contatto con il pianeta natio, che si dimostrerà sempre più estraneo a ogni ritorno, a causa dei cambiamenti sociali, inevitabili, dovuti al passare dei secoli.

La Guerra Eterna è un capolavoro della fantascienza classica; i parallelismi tra la guerra del Vietnam e la vicenda narrata sono moltissimi: dalla “grande coscrizione” che corrisponde alla chiamata alle armi obbligatoria che costò migliaia di vite nel conflitto Vietnamita, alla lotta contro un popolo di cui s’ignora tutto, fino ai frequenti ritorni in una patria che, col tempo, diventa sempre più estranea e disinteressata al conflitto combattuto in un luogo estraneo e lontano. Narrato in prima persona, la Guerra Eterna esercita una forza e un’attrattiva nel lettore che non è stata minimamente scalfita dal tempo, grazie ad una trama solida e verosimile.

È quindi un bene che Marvano e Haldemann abbiano deciso di mantenere intatta questa forza nella trasposizione fumettistica. La versione bedè del romanzo, pur inevitabilmente epurata, mantiene intatta l’esperienza di lettura, anzi, riesce ad arricchirla grazie alle evocative illustrazioni d’altri tempi dell’autore belga.

Le tavole ricche e dettagliate di Marvano riescono nell’intento di collocare temporalmente la storia nel momento della concezione (fine anni settanta, quindi) tramite la caratterizzazione data, ad esempio, delle uniformi o delle astronavi ricche di elementi tecnologici ma che evocano uno “stile” proprio del periodo (le uniformi e le tute di battaglie ricordano le uniformi degli astronauti che sbarcarono sulla Luna; la tecnologia è ricca di tubazioni e fortemente “industriale”). La caratterizzazione dei personaggi è, contemporaneamente, il punto di forza e il punto debole dell’opera. Graficamente si assomigliano tutti; neanche Mandella, il protagonista, spicca dalla massa asettica e, a volte, inespressiva e ciò non fa che limitare il coinvolgimento emotivo del lettore.
Sorge, però, il dubbio che tale scelta sia stata fatta in maniera consapevole dai due autori; se da un lato, come detto, l’aver caratterizzato graficamente i personaggi avrebbe reso, in alcuni punti, la storia più avvincente, dall’altro si sarebbe perso l’effetto di spersonalizzazione dato dalla carriera militare, che risulta molto più evidente nel fumetto che nel romanzo. Che Marvano fosse in grado di aggiungere spessore grafico ai suoi personaggi si capisce grazie all’intuizione, semplice e geniale allo stesso tempo, di aggiungere il nome dei soldati ben visibile nel casco e nelle uniformi di battaglia, all’interno delle quali tutti i personaggi sarebbero stati uguali; grazie a quest’accorgimento è proprio nelle scene più concitate e drammatiche che riusciamo a identificare con uno sguardo gli attori in scena, e sono proprio queste pagine quelle che si rivelano le più avvincenti.

Dal punto di vista della trasposizione, non c’è nulla da obiettare: Marvano e Joe Haldemann hanno lavorato a stretto contatto per quest’opera (originariamente pubblicato, per Dupuis, in tre capitoli realizzati tra il 1988 e il 1989), e nulla dello spirito del romanzo è andato perso. L’unico limite del fumetto, anzi, è proprio questa sua somiglianza: l’uso della parola scritta, come unico mezzo di narrazione, è massiccio e inevitabile vista la mole di informazioni da dare, soprattutto nel primo capitolo, e la sensazione di trovarci di fronte ad un romanzo riccamente illustrato, più che di una storia a immagini sequenziali, è alta. Tuttavia l’uso delle didascalie e della narrazione in prima persona (usando lo stesso stile e le stesse parole del romanzo d’origine) si amalgama perfettamente con le illustrazioni di Marvano e, anche se il medium fumettistico sarebbe potuto essere usato in maniera più efficace, questo avrebbe sicuramente comportato una decompressione della trama e un conseguente allungamento delle pagine da produrre.
Se avete amato il romanzo, riconoscerete lo stile in questa trasposizione; se ancora non l’avete letto, vi consigliamo di farlo dopo la lettura del fumetto in modo da poter arricchire la vicenda narrata con i numerosi episodi, presenti nel romanzo, ma qui assenti.

La 001 Edizioni conquista un altro titolo essenziale legato alla fantascienza nella bande dessinèe dopo Universal War One e Valérian e Laureline (anche se definire l’ambientazione, di quest’ultimo, fantascienza è riduttivo); il volume La Guerra Eterna si apprezza, oltre che per la storia, anche per l’introduzione dello stesso Haldeman e per lo struggente estratto della corrispondenza tra lo scrittore americano e Marvano, pubblicato alla fine del libro; grazie a questi due estratti la natura personale e soggettiva dell’intera opera è più evidente.
Se proprio vogliamo trovare dei difetti nell'edizione, potremmo citare l'assenza delle evocative tre copertine del volume originale e la riduzione del formato d'origine che sacrifica un po' le tavole, ma sarebbe veramente il cercare il pelo nell'uovo di un edizione più che adeguata.

In futuro, la 001 pubblicherà anche la trasposizione del seguito de La Guerra Eterna: Missione Eterna (Forever Free - Libre à jamais).

Tintin, l'Alph-Art e la pagina mancante

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Tintin_8La Rizzoli/Lizard nel 2011 ha pubblicato gli otto volumi contenenti tutte le ventiquattro storie di Tintin; nell’ultimo volume, però, dove sono presenti “I Gioielli della Castafiore”, “Tintin e i Picaros” e l'inedita e incompleta “Tintin e l'Alph-Art”, sembrerebbe mancare una pagina.

Ovviamente, non poteva che essere il sito AFnews, a svelare la notizia.
Il sito fondato e diretto da Gianfranco Goria, gran conoscitore e fan di Tintin e del suo autore Hergè, ha pubblicato la pagina inedita… che non è altro che la postfazione dello stesso Goria al volume, tagliato in fase di stampa per motivi di foliazione.

Trovate la pagina qui; al suo interno vi leggerete che la storia dell’Alph-Art avrebbe portato, finalmente, Tintin in Italia ma, purtroppo, vista la scomparsa dell’autore Georges Remi (in arte Hergé), nonostante gli appunti lasciati ai posteri, ci sarà impossibile sapere come realmente l’autore avrebbe posto fine alla storia.

Aaron lascia Wolverine in Giappone

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Attenzione: la seguente notizia potrebbe contenere spoiler!

prv10909_covJason Aaron scriverà la sua ultima run su Wolverine, portando l’eroe artigliato nel paese che per lui è più ricco di significati e ricordi, piacevoli e spiacevoli: il Giappone.

Da Wolverine 20, in uscita in questi giorni e disegnato da Renato Guedes, Aaron inserirà Logan in una lotta tra Yakuza e il gruppo di ninja assassini più famosi dell’universo Marvel: la Mano.

In una recente intervista, concessa al sito CBR, lo sceneggiatore statunitense ha raccontato che le radici di questa guerra sono da ricercare direttamente nel primo numero della quarta serie di Wolverine, da lui scritto (Wolverine vol. 4 #1 del settembre 2010, uscito in Italia a fine luglio in Wolverine 259), il capitolo di’inizio di “Wolverine all’Inferno” in cui Silver Samurai, leader del clan Yoshida, veniva assassinato lasciando un enorme vuoto di potere. Vuoto che la Mano e la Yakuza vogliono riempire.

I lettori hanno avuto vari spunti per capire i piani di Aaron per il clan della Mano, già quando questi sono apparsi in Wolverine #5.1 (in Italia in Wolverine .1, anche in allegato a Wolverine 261) o nella recente storyline “The Red Right Hand”. Parte della ragione per cui Aaron ha atteso così a lungo e ha fatto così tanti preparativi, prima di arrivare a questa saga, è che lo sceneggiatore conosce le storie di Logan ambientate in Giappone con protagonista la Mano, sa cosa è già stato fatto mille volte prima, e non vuole ripetere il solito canovaccio.

La storia non tratterà solo di Ninja e duelli a suon di spade, shuriken e arti marziali ma cercherà di spingersi un po’ oltre, uscendo dal solito schema delle storie orientali includendo villain inusuali come Wilson Fisk che salta fuori nel numero 20.   
Il coinvolgimento di Wilson Fisk, meglio conosciuto come Kingpin, è legato al suo attuale ruolo di leader della Mano e Aaron, che ha descritto la controparte Marvel/Max di Fisk nel suo Punisher Max, ha gradito l’opportunità di occuparsi del character nella versione classica, anche se non ha dovuto concentrarsi molto sul personaggio poiché, quest’ultimo, appare in maniera fugace.
Kingpin, infatti, non gioca un grande ruolo nell’ultimo story arc, poiché il numero 20 (che ricordiamo essere nelle librerie americane in questo periodo) rivela che la fazione della Mano che sta combattendo con la Yakuza non è sotto il controllo del magnate newyorkese, ma fa parte di un gruppo di rinnegati. Infatti, dal numero in uscita a gennaio, la vicenda si sposterà da New York al Giappone dove si vedrà che differenti branche della Mano sono unificate in un comando centrale e unico; lo scoprire chi tira le file della vicenda sarà una delle più grandi domande della storia.

Dal prossimo mese, Wolverine tornerà alla numerazione originale festeggiando le 300 uscite; Aaron, ovviamente, si è detto entusiasta di aver avuto la possibilità di essere lo scrittore titolare in questo numero celebrativo, e garantisce di aver creato la sua miglior storia in solitario di Wolverine, ripetendo che c’è voluto un po’ per farlo ma che, il trecentesimo numero della collana, non poteva che essere il posto migliore per pubblicarla.
In Wolverine #300 vedremo il debutto di un nuovo Silver Samurai e, nel resto dello story arc, vedremo Logan riunirsi con Yukio, la sua amante, e Amiko, la sua figlia adottiva. Insieme combatteranno alcuni membri della “galleria dei cattivi” di Wolverine.

Alla fine del numero attuale c’è la rivelazione del ritorno di Sabretooth e il numero 300 ospiterà una storia di back-up, scritta da Jeph Loeb, che spiegherà come questi sia tornato dall’oltretomba e cosa stia facendo al momento. Questo racconto servirà da teaser per la prossima storia di Sabretooth scritta da Loeb.

Wolverine #300 sarà un albo dal formato speciale che ospiterà il lavoro di tre differenti artisti: Adam Kubert, che si è occupato della maggior parte della storia, Ron Garney e Steven Sanders. Il resto dello story arc, che proseguirà nei numeri dal 301 al 303, sarà disegnato da Billy Tan e Steven Sanders. L’intera storia sarà divisa in un sacco di sottocapitoli, quindi, secondo Jason Aaron, avrà senso vedere all’opera tanti artisti differenti.

Visto che questa sarà l’ultima saga di Arron per Wolverine, lo sceneggiatore ha pianificato la sua uscita col botto fornendo una storia dai toni oscuri, ma anche oltraggiosi, che alternerà duelli, a grandi momenti per i personaggi e, soprattutto, tanto divertimento.
Aaron, comunque, non abbandonerà del tutto il canadese artigliato, essendo lo scrittore di Wolverine & the X-Men, nel quale il vecchio canadese ricopre il ruolo di preside della Jean Grey School.
Sempre da CBR, vi forniamo cinque pagine in anteprima di Wolverine #300, oltre alla cover che potete vedere qui a fianco.

Attenzione: la seguente notizia potrebbe contenere spoiler!

Attenzione: la seguente notizia potrebbe contenere spoiler!

Jason Aaron scriverà la sua ultima run su Wolverine, portando l’eroe artigliato nel paese che per lui è più ricco di significati e ricordi, piacevoli e spiacevoli: il Giappone.

Da Wolverine 20, in uscita in questi giorni e disegnato da Renato Guedes, Aaron inserirà Logan in una lotta tra Yakuza e il gruppo di ninja assassini più famosi dell’universo Marvel: la Mano.

In una recente intervista, concessa al sito CBR, lo sceneggiatore statunitense ha raccontato che le radici di questa guerra sono da ricercare direttamente nel primo numero della quarta serie di Wolverine, da lui scritto (Wolverine vol. 4 #1 del settembre 2010, uscito in Italia a fine luglio in Wolverine 259), il capitolo di’inizio di “Wolverine all’Inferno”in cui Silver Samurai, leader del clan Yoshida, veniva assassinato lasciando un enorme vuoto di potere. Vuoto che la Mano e la Yakuza vogliono riempire.

I lettori hanno avuto vari spunti per capire i piani di Aaron per il clan della Mano, già quando questi sono apparsi in Wolverine #5.1 (in Italia in Wolverine .1, anche in allegato a Wolverine 261) o nella recente storyline “The Red Right Hand”. Parte della ragione per cui Aaron ha atteso così a lungo e ha fatto così tanti preparativi, prima di arrivare a questa saga, è che lo sceneggiatore conosce le storie di Logan ambientate in Giappone con protagonista la Mano, sa cosa è già stato fatto mille volte prima, e non vuole ripetere il solito canovaccio.

La storia non tratterà solo di Ninja e duelli a suon di spade, shuriken e arti marziali ma cercherà di spingersi un po’ oltre, uscendo dal solito schema delle storie orientali includendo villain inusuali come Wilson Fisk che salta fuori nel numero 20.   
Il coinvolgimento di Wilson Fisk, meglio conosciuto come Kingpin, è legato al suo attuale ruolo di leader della Mano e Aaron, che ha descritto la controparte Marvel/Max di Fisk nel suo Punisher Max, ha gradito l’opportunità di occuparsi del character nella versione classica, anche se non ha dovuto concentrarsi molto sul personaggio poiché, quest’ultimo, appare in maniera fugace.
Kingpin, infatti, non gioca un grande ruolo nell’ultimo story arc, poiché il numero 20 (che ricordiamo essere nelle librerie americane in questo periodo) rivela che la fazione della Mano che sta combattendo con la Yakuza non è sotto il controllo del magnate Newyorkese, ma fa parte di un gruppo di rinnegati. Infatti, dal numero in uscita a gennaio, la vicenda si sposterà da New York al Giappone dove si vedrà che differenti branche della Mano sono unificate in un comando centrale e unico; lo scoprire chi tira le file della vicenda sarà una delle più grandi domande della storia.

Dal numero in uscita il prossimo mese, Wolverine tornerà alla numerazione originale con il numero 300; Aaron, ovviamente, si è detto entusiasta di aver avuto la possibilità di essere lo scrittore titolare in questo numero celebrativo, e garantisce di aver creato la sua miglior storia in solitario di Wolverine, ripetendo che c’è voluto un po’ per farlo ma che, il trecentesimo numero della collana, non poteva che essere il posto migliore per pubblicarla.
In Wolverine #300 vedremo il debutto di un nuovo Silver Samurai e, nel resto dello story arc, vedremo Logan riunirsi con Yukio, la sua amante, e Amiko, la sua figlia adottiva. Insieme combatteranno alcuni membri della “galleria dei cattivi” di Wolverine.

Alla fine del numero attuale c’è la rivelazione del ritorno di Sabretooth e il numero 300 ospiterà una storia di back-up, scritta da Jeph Loeb, che spiegherà come questi sia tornato dall’oltretomba e cosa stia facendo al momento. Questo racconto servirà da teaser per la prossima storia di Sabretooth scritta da Loeb.

Wolverine #300 sarà un albo dal formato speciale che ospiterà il lavoro di tre differenti artisti: Adam Kubert, che si è occupato della maggior parte della storia, Ron Garney e Steven Sanders. Il resto dello story arc, che proseguirà nei numeri dal 301 al 303, sarà disegnato da Billy Tan e Steven Sanders. L’intera storia sarà divisa in un sacco di sottocapitoli, quindi, secondo Jason Aaron, avrà senso vedere all’opera tanti artisti differenti.

Visto che questa sarà l’ultima saga di Arron per Wolverine, lo sceneggiatore ha pianificato la sua uscita col botto fornendo una storia dai toni oscuri, ma anche oltraggiosi, che alternerà duelli, a grandi momenti per i personaggi e, soprattutto, tanto divertimento.
Aaron, comunque, non abbandonerà del tutto il canadese artigliato, essendo lo scrittore di Wolverine & the X-Men, nel quale il vecchio canadese ricopre il ruolo di preside della Jean Grey School.
Sempre da CBR, vi forniamo cinque pagine in anteprima di Wolverine #300, oltre alla cover che potete vedere qui a fianco.
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