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Daniele Croci

Daniele Croci

Frank Miller contro Occupy

  • Pubblicato in News

2450Il celeberrimo autore di fumetti e pellicole cinematografiche Frank Miller (Sin City, 300, Batman: The Dark Knight Returns) ha recentemente preso posizione tramite un post sul proprio blog contro il movimento Occupy. Questo movimento, conosciuto anche come il movimento "We are the 99%" ha preso spunto dall'occupazione di Wall Street del 17 settembre scorso e si è diffuso in tutto il mondo come movimento di protesta contro le ingiustizie e le imparità economiche e sociali.

Lo sceneggiatore si è scagliato con parole poco lusinghiere e decisamente offensive contro i manifestanti dell'intero movimento, definendoli "nient'altro che un branco di teppisti, ladri e stupratori, una folla senza regole, nutrita dalla nostalgia post-Woodstock e da putrida e falsa rettitudine". E queste sono solo le primissime battute dell'articolo, che non si risparmia insulti di ogni genere.

Frank Miller ci tiene anche a sottolineare come Al-Qaeda e il fondamentalismo islamico, nemici secondo lui dell'America ma non dei manifestanti, si stiano facendo una sonora risata del loro "spettacolo vano, infantile e auto-distruttivo".

Il post ha suscitato in pochissime ore un enorme dibattito dai toni decisamente accesi tramite i commenti all'articolo stesso, tra chi si dichiara deluso dalle parole dell'autore e chi invece ne sostiene l'idea.

Omega lo Sconosciuto 1-2

Con quattro anni di ritardo rispetto alla pubblicazione originale, avvenuta a partire dall'ottobre 2007, i lettori italiani sono stati in grado di leggere l'acclamata miniserie della Marvel Omega lo Sconosciuto (Omega the Unknown in originale), pubblicata in due TP della collana 100%. Scritta dal popolare scrittore statunitense Jonathan Lethem, alla sua prima e per ora unica liaison con il mondo della narrativa sequenziale, e disegnata dall'artista Farel Dalrymple, membro del collettivo di fumetto alternativo Meat Haüs, questa mini di 10 capitoli è in realtà un rifacimento (post)moderno di un picculo cult del fumetto statunitense anni 70 che rimase purtroppo incompiuto dagli autori Steve Gerber, Mary Skrenes e Jim Mooney dopo una decina di numeri per via di scarse vendite.

Anche senza scendere nel dettaglio del confronto con l'opera originale, rimane molto difficile parlare di Omega lo Sconosciuto per via dell'estrema particolarità e del carattere atipico che permea le pagine di questa serie. La vicenda, che sembrerebbe essere ambientata nell'universo Marvel canonico anche se si fa solo qualche flebile cenno ad altri eroi della Casa della Idee, verte intorno al rapporto tra il giovane e confuso Alexander, adolescente particolarmente dotato ma debole nei rapporti umani e recentemente trasferitosi nella città di New York, e il supereroe muto (ma ghiotto di volatili!) Omega, che sembra in qualche modo legato al ragazzo. Sullo sfondo succede di tutto: invasioni di alieni, genitori robot, grosse mani ambulanti, robot alieni, politici corrotti e, non ultimo, il Visone, grottesco supereroe di quartiere che ha fatto delle strategie di branding la propria carriera.

Come già detto prima, Omega lo Sconosciuto è una serie strana, sospesa, per certi versi allucinata. La vicenda e le caratterizzazioni delineate da Lethem non possono non colpire il lettore, che viene sbalzato in un mondo che fatica a capire e che osserva con occhi stralunati. Quella che sembra solo all'apparenza una storia di stampo supereroistico, una guerra tra tutine attillate e mantelli, si trasforma in una vicenda complessa e ramificata e che concede ampia libertà al lettore di sceglierne la chiave interpretativa, o di non sceglierla affatto. Ad esempio si può essere coinvolti nell'aspetto “romanzo di formazione” che vede il giovane protagonista affrontare le insidie di una grande città e della relativa e multiforme comunità sociale, composta da bulletti delle superiori armati di pistola e supereroi mascherati. Oppure è possibile soffermarsi sull'aspetto mistificazione/realtà collegato al tema dello sguardo, tema introdotto dalla strana e inquietante statua “Vrap il Sovrapensatore” che, rivolgendosi direttamente al lettore per coinvolgerlo nel proprio approccio voyeuristico dice “meglio osservare una cosa da ogni angolo prima di tuffarcisi”.

Al di là delle varie chiavi di lettura, non è possibile analizzare la serie senza considerarne la chiave postmoderna che si attua in quella che potremmo definire, prendendo in prestito un termine di certa critica letteraria, “semiotica dell'eccesso”. La narrazione testuale e visiva è caricata da un grande numero di informazioni che spesso non sono chiarite e quindi lasciate in sospeso, oppure che descrivono funzioni assurde ma non giustificate, come la già citata passione dell'eroe per i pennuti. Il fatto di chiarire poco può, ed è giusto dirlo, infastidire più di un lettore e nel contempo deliziarne altri. Parlando di semiotica, non è possibile evitare di coinvolgere il marcato simbolismo che permea l'intera vicenda. Lo scontro tra il muto e caparbio Omega con il vistoso e “commercializzato” Visone può essere visto come lo scontro di un fumetto minore che si scontra inevitabilmente con meccanismi di mercato più aggressivi e invasivi della sostanza artistica. Questa dicotomia tra, banalizzando estremamente, underground e mainstream si riscontra anche nello scontro “alimentare” tra la grande catena di fast-food, collaborazionista dell'invasione aliena, e i piccoli banchetti di hot-dog che invece sono parte della resistenza; inoltre estremamente significativa in questo senso è la comparazione tra i “fumetti nel fumetto” che vengono mostrati nel secondo volume, quello del Visone fortemente banalizzato e commercializzato (basti vedere le indicazioni di copyright) mentre quello di Omega dal sapore decisamente più alternativo e indipendente.

Passando alle tavole realizzate da Dalrymple, si può notare come anche il comparto grafico risenta pesantemente dell'influenza “indie” e abbia un impostazione decisamente lontana dai canoni del fumetto mainstream supereroistico statunitense. Il tratto, che qualche lettore potrebbe ritenere eccessivamente confuso, soprattutto nelle anatomie, e sovraccarico di dettagli, è però sicuramente funzionale e in linea con l'atmosfera sospesa e allucinata che fa da sfondo alla vicenda. A livello di composizione e montaggio si nota una certa alternanza tra tavole più inquadrate, persino con la famigerata griglia 3x3, e tavole più complesse e particolari, come i già citati inserti “fumettistici”. Anche il colore svolge egregiamente il proprio compito, attraverso una paletta cromatica studiata ad-hoc e stilemi tipici della pop-art (tanto che qualcuno ha definito questi disegni avant-pop).

In definitiva, questo Omega lo Sconosciuto, opera dalle premesse Marveliane ma dal sapore indie, è sicuramente un fumetto da leggere, ma è un fumetto difficile da apprezzare. Come già detto in precedenza, quelli che sono i punti di forza per un lettore potrebbero essere note di demerito per un altro, il quale sarebbe pienamente legittimato nella sua critica. In questo caso più che in altri è difficile tracciare un giudizio sul prodotto artistico che ambisca all'oggettività. Il consiglio che si può dare in questa sede e di dargli un'opportunità, almeno per provare un'esperienza diversa, e poi di sentirsi liberi di aggiungere un punto, o di toglierne uno, alla valutazione qui proposta.

Come nota circa l'edizione, si apprezza la presenza dell'intervista allo sceneggiatore e a Karl Rusnak circa l'Omega originale. Ciò che non convince della confezione della Panini è quella di aver diviso l'opera in due volumi e di averli pubblicati nella stessa collana editoriale che presenta generalmente storie di tutt'altro genere, levatura ed ambizione.

Brian K. Vaughan sotto la cupola

  • Pubblicato in Screen

Il noto sceneggiatore americano Brian K. Vaughan è stato designato come autore dello script per il prossimo adattamento a serial televisivo per la Showtime del romanzo Under the dome del 2009 (in Italia solo The dome) del celeberrimo romanziere Stephen King.

Vaughan viene ricordato nel comic-dom soprattutto per la serie Vertigo realizzata in coppia con la disegnatrice Pia Guerra, Y - The last man (Y - L'ultimo uomo sulla terra), nonché per numerose sceneggiature di varia natura scritte per Marvel, DC, Image e altre.

L'autore non è però nuovo al mondo del grande e piccolo schermo: oltre ad aver adattato il proprio lavoro Y in una sceneggiatura per un film che non è mai stato poi realizzato, è famoso per il suo ruolo nella stesura delle sceneggiature del popolare serial Lost nelle stagioni dalla terza alla quinta.

Tintin au racisme

  • Pubblicato in News

ttinIl dibattito circa il contenuto razzista delle prime storie scritte da Hergé per la propria creazione Tintin non accenna a sopirsi, proprio ora che il giovane reporter belga è tornato alla ribalta grazie a l'uscita del film relizzato da Steven Spielberg e Peter Jackson.

Come in passato, è il secondo volume realizzato da Hergé ad essere messo alla berlina, Tintin au Congo: nel Regno Unito la casa editrice Egmont che detiene i diritti ha deciso di proporre il libro ricoperto da un involucro protettivo con tanto di disclaimer che avverte l'ignaro lettore circa il contenuto.

La questione, sollevata dall'avvocato di diritti umani inglese David Enright già nel 2007 e da poco riproposta, verte intorno al contenuto razzista e colonialista della storia, che ricordiamo fu pubblicata originariamente nel 1930, quando il Congo era ancora colonia Belga. Nel fumetto i nativi vengono rappresentati con tratti di stereotipata inferiorità, perfettamente in linea con il pensiero dell'epoca e con la letteratura di stampo colonialista: nulla di dissimile dal "white man's burden" di Rudyard Kipling.

Cercare di nascondere una testimonianza così verace e così figlia del proprio tempo è alla pari di un'operazione di ingiustificato revisionismo storico. La memoria del colonialismo passa anche attraverso queste rappresentazioni popolari che hanno invece bisogno di un approccio critico che può essere stimolato anche nei lettori più giovani.

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