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Tintin au racisme

ttinIl dibattito circa il contenuto razzista delle prime storie scritte da Hergé per la propria creazione Tintin non accenna a sopirsi, proprio ora che il giovane reporter belga è tornato alla ribalta grazie a l'uscita del film relizzato da Steven Spielberg e Peter Jackson.

Come in passato, è il secondo volume realizzato da Hergé ad essere messo alla berlina, Tintin au Congo: nel Regno Unito la casa editrice Egmont che detiene i diritti ha deciso di proporre il libro ricoperto da un involucro protettivo con tanto di disclaimer che avverte l'ignaro lettore circa il contenuto.

La questione, sollevata dall'avvocato di diritti umani inglese David Enright già nel 2007 e da poco riproposta, verte intorno al contenuto razzista e colonialista della storia, che ricordiamo fu pubblicata originariamente nel 1930, quando il Congo era ancora colonia Belga. Nel fumetto i nativi vengono rappresentati con tratti di stereotipata inferiorità, perfettamente in linea con il pensiero dell'epoca e con la letteratura di stampo colonialista: nulla di dissimile dal "white man's burden" di Rudyard Kipling.

Cercare di nascondere una testimonianza così verace e così figlia del proprio tempo è alla pari di un'operazione di ingiustificato revisionismo storico. La memoria del colonialismo passa anche attraverso queste rappresentazioni popolari che hanno invece bisogno di un approccio critico che può essere stimolato anche nei lettori più giovani.

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