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Paolo Pugliese

Paolo Pugliese

The Boys vol.13

Dopo i recenti, drammatici, eventi narrati nei precedenti due volumi, il “piccolo Hughie” ha bisogno di staccare la spina e prendersi la sua prima vacanza in due anni di orrori, congiure, ricatti, massacri e vizi estremi dei quali è stato testimone lavorando insieme ai Boys. Decide così di tornare nella natia Scozia, passando un po’ di tempo con i genitori nel suo paese di pescatori, Auchterladle, ritrovare i suoi amici d’infanzia, Bobby e Horace, e assorbire la drammatica fine della sua storia con Annie. Ma le cose non andranno come Hughie si aspetta, visto che dopo l’esperienza con i Boys, il suo paese natale ora gli va molto stretto, per non parlare di come le vecchie amicizie siano cambiate. Intanto, in città si aggirano forestieri poco raccomandabili e, a sorpresa, arriva anche Annie, nient’affatto rassegnata a chiudere la loro storia.

Questo tredicesimo volume di The Boys contiene la saga in sei parti “Highland Leddie/Il Ragazzo delle Highland” e costituisce un gioiellino di sintassi narrativa, introspettiva e al tempo stesso tragicomica. Protagonista assoluto è Hughie, che lo scrittore Garth Ennis approfondisce con cura, ritraendolo in tutta la sua umanità e semplicità, affrancandolo sempre più dalla rappresentazione iniziale di recluta inesperta/zimbello dei suoi colleghi, nonché coscienza di Butcher e del suo gruppo. Pur non rinunciando ad elementi eccentrici, tipici del suo stile (vedi, ad esempio, l’episodio dell’aereo, oppure le caratterizzazioni della “piccola” Sarah e degli amici Bobby e Horace), Ennis scrive una storia sobria ed asciutta, incentrata sulla contrapposizione di Hughie con altri personaggi appartenenti alla sua vita, attraverso dialoghi realistici ed estremamente naturali, che raggiungono il loro zenith nel lungo colloquio con Annie.

Lo scrittore riesce a sorprendere il proprio pubblico, realizzando un esauriente quanto sagace ritratto di una piccola realtà provinciale scozzese, ben illustrato da un John McCrea molto equilibrato nel suo timbro sintetico e ironico, con un approccio meno caricaturale e più concreto del solito. La trama ha un’impostazione narrativa lineare e fluida, con tematiche familiari e di reminiscenza adolescenziale che si arricchiscono, via via, di incipit polizieschi e grotteschi. Nonostante qualche forzatura ed eccesso di troppo, la storia di questo volume ha una prosa intensa e brillante che conquista il lettore, risultando tanto umana quanto bizzarra al tempo stesso, regalando svariate, piccole chicche, come ad esempio una denuncia sociale tra le righe (lo showbiz sui bambini, con i genitori che sublimano le proprie frustrazioni mercificando i figli), oppure le ultime cinque, intensissime, pagine incentrate sulla malinconia legata alla partenza e allontanamento dai propri genitori, nonché sul peso del perdono e il rifugio di un amore, forse, ritrovato.

Ultimate Fallout #1-2 (di 2)

Si conclude la testata Ultimate Comics, presentando nei suoi due ultimi numeri (10 e 11) l’atto finale della seconda era Ultimate. Fallout è una miniserie in 6 parti, che da un lato svela le conseguenze immediate della morte di Spider-Man, mentre dall’altro fa il punto della situazione e delinea un nuovo status quo per molti personaggi, traghettando i lettori verso la prossima fase dell'universo Ultimate. La trama generale è sviluppata secondo un’impostazione corale degli eventi, il cui filo narrativo è composto da vari episodi sovrapposti tra loro in sincrono, svelando i punti di vista dei singoli personaggi sulle vicende legate non solo a Spider-Man, ma anche agli Ultimates e lo S.H.I.E.L.D.

La prima parte della saga (Ultimate Comics n.10) è quella maggiormente introspettiva e lirica, nella quale Brian Michael Bendis racconta in maniera lucida e realistica il lutto, il funerale e il dolore per la scomparsa di Peter da parte dei suoi affetti più cari, ovvero zia May, Gwen Stacy e Mary Jane;  le reazioni delle tre sono sbattute sotto i riflettori, non solo agli occhi del lettore, ma anche nella fiction del fumetto, con giornalisti e curiosi che le assediano letteralmente. La storia esprime, tra le righe, emozioni come il senso di perdita, il sacrificio e il rimorso, senza ridondanze o ambizioni didattiche, riuscendo a rendere palpabile la scomparsa di Peter come persona e non solo come supereroe; Bendis evita abilmente qualsiasi eccesso melodrammatico o celebrativo, grazie anche al corollario di co-protagonisti che si stringono attorno al nucleo familiare del ragazzo: da J.J. Jamenson a Kitty Pride, da Bobby Drake a Johnny Storm, da Nick Fury a Tony Stark e Steve Rogers, si assiste ad una comunione di sentimenti descritta in maniera semplice e funzionale, tramite rapidi flash dedicati ad ogni singolo character.

Dopo una rivelazione consolatoria su Peter, svelata nel breve episodio dell’Ultimate Thor di Jonathan Hickman e Bryan Hitch, le vicende si fanno meno intense e interessanti ma sono introdotti diversi incipit che saranno sviluppati nelle future nuove testate. La seconda parte della saga sconta, però, una struttura narrativa eccessivamente frammentata ed episodica, con una sintassi che perde di interezza rispetto alla prima. La storia, infatti, procede tramite vari spezzoni narrativi slegati tra loro, svelando, ad esempio, gli inquietanti piani di un ambiguo ed instabile Pietro/Quicksilver, oppure Tony Stark alle prese con l’eredità del fratello Gregory e con una super-élite economica di persone (la versione Ultimate degli Illuminati?), o anche l’esordio del nuovo Spider-Man o i problemi amministrativi, di budget e di coscienza di Nick Fury. Gli scrittori Bendis e Hickman sono titolari di felici intuizioni narrative che sembrano prospettare intriganti schemi a lungo termine, mentre la new entry Nick Spencer si rivela l’anello debole del trio, con gli episodi da lui scritti su Rogue, Quicksilver e il gruppo Kitty-Bobby-Johnny Storm, basati su schemi abbastanza convenzionali e con uno sviluppo narrativo forzato e troppo semplicistico per risultare realistico. Sul fronte dei disegni, la miniserie è estremamente variegata, per toni e stili, visto l’alto numero di artisti al lavoro sui singoli episodi; tra tutti si distinguono i soliti Mark Bagley e Bryan Hitch, i “fotografici” Salvador Larroca, Clayton Crain e Billy Tan, ma anche il lirico Gabriel Hardman e la fresca e dettagliata Sara Pichelli.

Dago – La Leggenda Di San Marino

In occasione dei trent’anni di Dago, ideato nel 1981 da Robin Wood, la Uchronia Edizioni ha pubblicato a dcembre 2011 un volumetto celebrativo del personaggio, con una tiratura limitata di appena 500 copie, “only for fans”.
La trama di questa avventura, La Leggenda di San Marino, è stata presentata a puntate su Lanciostory la scorsa estate e offre un quadro approfondito della situazione geo-politica dell’Europa nel Rinascimento, periodo storico ricco di bellezza, di scoperte meravigliose, ma anche di intrighi e di sanguinose guerre di religione e di potere. Nobili repubblicani e principati stanno cercando di migliorare le loro posizioni approfittandosi degli Stati più piccoli. Contro San Marino, la più antica repubblica del mondo, qualcuno di molto potente sta pianificando un attacco, reclutando ovunque soldati e mercenari. Dago, sbarcato a Rimini insieme al suo cavallo Diablo per ritrovare un vecchio amico, viaggia proprio verso San Marino, venendo suo malgrado coinvolto in una vicenda in cui un nuovo ordine sta cospirando contro la piccola città, per rifondare l’Impero Romano.

Come ormai tradizione per la serie di Dago, questa storia celebrativa propone un’avventura appassionante e ricca di dettagli storici veritieri, che cattura fin da subito l’attenzione del lettore e si fa leggere tutta d’un fiato. Una trama che ha il pregio di scorrere in maniera fluida, amalgamando tra loro cronaca storica e intrattenimento avventuroso. Lo sceneggiatore Robin Wood racconta, con abilità e sintesi, un’epoca tumultuosa e sanguinaria, senza alcun intento saggistico o calligrafico, immergendo il personaggio principale in un contesto accurato, sia narrativo che grafico. Dago non è il protagonista centrale della storia ma solo un testimone di determinati eventi, di cui prenderà parte attivamente nel corso di una narrazione dall’impostazione corale. La presenza di numerosi personaggi, ottimanente caratterizzati, che interagiscono nel susseguirsi della vicenda, come Delfina, Bionetti, Cristiano Canini, il cardinale Del Monte e l’assassino Negri, arricchiscono i contenuti del racconto, illustrando da più punti di vista le complicate dinamiche e interrelazioni di potere e religione. L’attenzione per i characters, da parte dello sceneggiatore, si evince anche dalla cura che l’autore profonde nel delineare pure quelli più marginali, come l’isterico Innocenzo, il serafico Coriolano/l’uomo dell’acqua, oppure il navigato balestriere.

La Leggenda di San Marino è, dunque, una storia ben scritta, frutto di un lungo lavoro di documentazione, che vanta un’ottima e spettacolare ricostruzione della battaglia di San Marino, ma che presenta anche qualche incongruenza, come le evidenti forzature riguardanti i personaggi di Delfina e Cristiano, la cui evoluzione stona un po’ con l’intero impianto narrativo.
Il disegnatore Carlos Gómez è un ottimo interprete dei testi e delle atmosfere della sceneggiatura di Wood, sfoggiando un’impostazione fluida delle tavole ed una fedele quanto particolareggiata replica dell’ambientazione storica, per scenari, costumi, armi e architetture.
L’edizione di questo volume risulta impostata in maniera asciutta e senza eccessivi fronzoli, con una buona qualità di carta e di stampa e la presenza di alcuni contenuti extra, come ad esempio, una lunga ed esauriente intervista a Wood corredata da immagini, che appaga certamente i fan del suo giannizzero nero.

Ghost Rider - Marvel Collection Special Vol.1

Come già detto in altre occasioni, Ghost Rider è probabilmente l’antieroe più cupo e carismatico dell’intero Marvel Universe (insieme al Punisher); un personaggio che, in questo momento, sta vivendo una fase di rilancio, grazie sia alla sua nuova serie (pubblicata sull’albo testata Devil e i Cavalieri Marvel), sia all’arrivo del suo secondo film nei cinema. La Panini Comics non si fa trovare impreparata e gli dedica un albo speciale di ristampe, presentando le sue prime sette storie, pubblicate nel lontano 1972 sulla serie antologica Marvel Spotlight. Sette racconti conseguenziali che costituiscono una vera e propria saga fanta-horror, con un protagonista tormentato da una maledizione arcana. Con testi del  veterano Gary Friedrich (scrittore della Silver Age ed autore per molte serie Marvel come Sgt. Fury and His Howling Commando, Frankestein, Amazing Adventures o Captain Marvel) e disegni di due artisti di lunga esperienza nel fumetto Horror, come Tom Sutton (Eerie, Werewolf by Night, Doctor Strange) e Mike Ploog (Planet of the Apes, Kull the Destroyer, Man-Thing), leggiamo le origini del centauro infernale: per salvare il suo patrigno, lo stuntman Johnny Blaze compie un rito satanico ed evoca un diavolo, Satan/Mefisto, con cui farà un patto, cedendogli la sua anima e venendo legato per l’eternità al demone Zarathos, che di notte lo trasforma in una creatura sovrannaturale.

Il volume, in sé, è indirizzato soprattutto ai fan del personaggio, visto che le storie contenute, al di là di un’indubbia importanza storico-bibliografica, appaiono oggi molto datate, sia nell’approccio narrativo sia nel contributo grafico. Il Ghost Rider di queste sette storie è basilare e grezzo da un punto di vista astratto, con un’introspezione psicologica elementare che, rispetto ai fumetti e alla versione del personaggio più recenti, riflette una visione ovviamente più ingenua delle dinamiche di un supereroe. La trama dei singoli episodi ha, infatti, una struttura essenziale ed immediata, con un uso semplicistico di argomenti mistico-fantasy e personaggi caratterizzati in maniera spesso stereotipata. Eppure, all’epoca della sua uscita, Ghost Rider è stato un fumetto all’avanguardia per contenuti e generi espressi, rispecchiando alcuni aspetti dell’America irrequieta di 40 anni fa: il fumetto cavalcò la moda degli Horror esoterici di quel periodo (vedi "L’Esorcista", "Il Presagio" o "Rosemary’s Baby"), unendone le tematiche con quelle delle gang di motociclisti (vedi il film "Easy Rider"), e della vita on the road, incentrata su un eroe nomade che, con la sua motocicletta, esprimeva un intrinseco ideale di libertà che ne determinava lo stile di vita. Non sappiamo quanto consciamente i suoi autori caratterizzarono Johnny Blaze/Ghost Rider secondo i modelli di una determinata tipologia giovanile di quegli anni, ma sta di fatto che il personaggio si rivela come uno degli eroi maggiormente post-moderni della storia della Marvel, tanto nel suo look, quanto nel rapporto con il proprio mezzo: la moto diventa parte di lui ed appare come uno dei suoi elementi più caratterizzanti, contribuendo a delinearne una precisa identità e, al tempo stesso, conferendogli anche una buona parte del suo fascino.

Interessanti, quanto retrò, i disegni della coppia Sutton-Ploog, il cui stile è tipico degli anni ’70, per interpretazione visiva dei personaggi e per impostazione di tavole e vignette, connotate da un certo gusto per il grottesco. Peccato che il lavoro di restauro e ricolorazione digitale dello studio Digikore appiattisca le pagine originali, con una lieve perdita nei dettagli.
Concludendo, seppur oggi il valore artistico di questa serie passi in secondo piano rispetto alla sua impostazione antiquata, essa rimane comunque la pioneristica genesi di un vero e proprio anti-eroe, oscuro e tormentato, dall’aspetto soprannaturale e poco rassicurante. Un fumetto che, nonostante varie ingenuità, contiene diversi elementi concettuali di forte impatto narrativo, che saranno poi evoluti nel corso degli anni fino ad arrivare al Ghost Rider attuale, con l'ulteriore pregio di essere, oggi, una testimonianza grafica di un’epoca ormai passata, tanto da un punto di vista sociale e di mode, quanto da quello della metodologia di narrazione fumettistica.

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