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Francesco Tedeschi

Francesco Tedeschi

Lo Schifo

Grant Morrison è folle. Su questo, non ci piove. Cionondimeno, la stragrande maggioranza della sua produzione tocca picchi di genialità unici nel loro genere. Anzi, in tutti i generi. Lo Schifo, miniserie Vertigo che la Planeta propone in un unico volume di oltre 300 pagine, rappresenta la summa degli stili e dei temi più estremi dello sceneggiatore scozzese, quasi come un testamento a tutti gli effetti.

La Mano è un’associazione segreta che vive in una sorta di mondo dietro al mondo, in un universo parallelo dal quale può controllare l’umanità e interagire con essa o, più propriamente, occuparsi dell’orrore laido che alberga “nel giardino di dietro” dell’essere umano. Perché è questo ciò che la Mano, detta “lo Schifo”, fa: pulisce dove l’essere umano sporca, interviene quando la sete di orrori e perversioni endemica dell’animale noto come homo sapiens straborda.

Qui Morrison, libero dai limiti imposti dalla continuity e dalla necessaria linea politically correct che ha dovuto rispettare in opere come il triste ciclo "Il ritorno di Bruce Wayne", sfodera la sua linea più feroce, ironica e disturbante, dando vita a un raccapricciante ritratto dell’umano in cui gli appetiti più reconditi e mostruosi (ma reali!) sono protagonisti assoluti: come sottolineato dalle geniali prime pagine del volume, una sorta di falso foglietto illustrativo farmaceutico, l’intera opera si basa su una fortissima componente metaforica, tagliente e a tratti persino esilarante, ma sempre volta a portare alla luce quella faccia della società che spesso ci si sforza di non vedere, ovvero lo schifo citato dal titolo. A questa linea guida si sposa la fortissima componente allucinata e psichedelica propria dello sceneggiatore scozzese, che ha reso uniche opere come The Invisibles, Doom Patrol e, anche se in misura minore, il geniale “remake” di Animal Man: in Lo Schifo si passa da montagne di giornali pornografici incrostati di sperma e cadaveri umani a delfini biomeccanoidi che fungono da mezzi di trasporto, da fameliche tarme carnivore giganti a scimmie russe veterane della guerra, da supereroi in sedia a rotelle a spermatozoi killer volanti grandi come avvoltoi.

L’ottima componente artistica, affidata ai disegni di Chris Weston e alle chine di Gary Erskine, a metà tra il realistico e il surreale, riesce ad amplificare le emozioni forti a cui la sceneggiatura induce, e i colori, opera di Matt Hollingsworth, sono deliziosamente eccessivi e psichedelici: come, d’altro canto, è Grant Morrison.

The Walking Dead vol. 9 - Qui restiamo

Lo scorso volume di The Walking Dead ha segnato un forte punto di rottura nella zombie-saga a fumetti più famosa del mondo: numerosi coprotagonisti hanno infatti trovato la morte non per mano dei “vaganti”, ma a causa di una terrificante faida messa in atto da un essere umano assai più feroce dei cumuli di carne marcia deambulanti che infestano il mondo. In seguito alla scomparsa di molti cari, tra i quali la stessa Lori,  Rick e la sua ultima ragione di vita, il figlio Carl, si rimettono in cammino alla ricerca di un luogo sicuro e di altri superstiti. In un mondo devastato, infetto e privo di speranza, un mondo in cui i morti regnano senza saperlo, padre e figlio cercano disperatamente di sopravvivere, non solo agli assalti degli zombi, ma anche al peso dei ricordi, dolorosi e taglienti come rasoi. E sono proprio queste reminescenze in agguato dietro ad ogni angolo a rappresentare il pericolo maggiore, perchè in un mondo in cui i morti camminano, rimanere ancorati alla realtà può rappresentare l’unica speranza di sopravvivenza… Soprattutto se il tesoro che ci si porta appresso è il bene più grande, ovvero la propria progenie.

Con "Qui restiamo", Robert Kirkman rimescola e ridistribuisce le carte della sua creazione: il punto di svolta lascia presagire sviluppi le cui tematiche si discostano profondamente da quelle dei precedenti volumi, pur rimanendo nell’ambito dell’introspezione e dell’esaltazione della caratterizzazione dei protagonisti. The Walking Dead è infatti un fumetto che più che con la carne in decomposizione ha a che fare con la psicologia, e in cui i morti deambulanti, che ora sembrano (finalmente!) essere tornati sotto la luce dei riflettori scalzando i vampiri, non sono altro che un pretesto per raccontare dinamiche profondamente umane, legate a doppio filo con il concetto di vita, non con quello di morte. È forse proprio questo il maggior punto di forza di The Walking Dead, ossia l’avvalersi del “mostro di turno” come di una metafora volta a indagare la condizione umana. Non a caso il padre stesso dello zombi moderno, l’ineffabile George A. Romero, ha fatto di questa archetipica figura marcescente una vera e propria icona metaforica della nostra realtà sociale, attuale e non, uno specchio che riesce a riflettere il vero aspetto di ciò che ha di fronte: l’esponente di una società in putrefazione, un essere umano smascherato e costretto a mostrarsi per ciò che è, una volta libero dalle catene che la convivenza gli ha imposto. Lo stesso padre della psicanalisi, il dottor Sigmund Freud, sosteneva che l’uomo ha abbondanato la propria libertà, nell’atto dell’accettazione delle regole sociali, barattandola con un po' di sicurezza. Una sicurezza che gli zombi, quelli di Romero come quelli di Kirkman, hanno spezzato come un ramoscello, riportando così l’uomo alla sua forma originale: quella bestiale.

Come sempre, ottimi gli ormai endemici disegni di Charlie Adlard, espressivi, solenni e duttili, che riescono a seguire le svariate sfaccettature della trama e a tradurre in linguaggio visivo la potenza dell'ottima sceneggiatura: la componente artistica trova la sua apoteosi nel distintivo bianco e nero, così raro nel fumetto americano di oggi.
Ottima anche la veste grafica con cui SaldaPress propone al pubblico italiano lo zombi-capolavoro del fumetto statunitense.

proTECTO

È la notte della vigilia di Natale. Kim, una ragazzina di 15 anni, ubriaca di vita, va incontro a un destino infame: travolta da un’automobile in corsa, la sua vita viene spezzata con la facilità con cui si spezza un rametto secco. Ma questa non è la fine della sua storia: ne è l’inizio. Dietro alla fatalità del destino, infatti, non c’è il caso, ma un piano definito nei minimi dettagli, studiato al secondo. Le persone nascono e muoiono, ma per alcune di loro esiste una sorte particolare: tra le persone comuni, infatti, si muovono gli élite, esseri umani le cui vite sono legate a doppio filo con avvenimenti campali destinati a mutare la storia stessa dell’Umanità. La loro vita e la loro morte non può seguire criteri casuali e ordinari, ma deve essere amministrata con sapiente coscenziosità e lungimiranza. A svolgere questo compito è la Protecto, un’agenza che, alla stregua delle antiche Parche, gestisce l’esistenza degli inconsapevoli élite.

Il belga Zidrou e l’italiano Matteo Alemanno mettono in scena un thriller dalle tinte noir in grado di miscelare tematiche drammatiche ad atmosfere sovrannaturali e a tratti profondamente inquietanti: la violenza che scaturisce dalle pagine di questa graphic novel europea, pur non essendo (quasi) mai visiva, riesce a disturbare il lettore con una serie di intelligenti escamotage narrativi profondamente psicologici, che affondano le radici nell’inconscio collettivo e colpiscono lo spettatore allo stomaco con colpi inaspettati e decisi. Peculiarità di Protecto è infatti la continua e repentina metamorfosi: si passa da tinte gentili e romantiche a scene concettualmente crudele e brutali, da atmosfere leggere e venate da una sottile ironia a situazioni permeate da profonda violenza. E’ questo uno dei punti forti del fumetto: il lettore è emotivamente coinvolto nella storia, e i personaggi, perfettamente caratterizzati, riescono a diventare archetipi senza apaprire scontati, e a delineare la storia anche solo con la loro presenza.
Ottime anche le tavole del nostro compatriota Matteo, pulite ed essenziali, perfettamente complementari all’ottima sceneggiatura: I disegni, infatti, amplificano il forte pathos da cui è pervasa la sceneggiatura, e contribuiscono a creare un fumetto profondamente europeo.

In definitiva, questa nuova edizione di proTECTO, arricchita da due capitoli inediti in Italia, soddisferà sia gli amanti del noir che i fanatici della narrativa illustrata.

Leo Pulp vol. 1 - La scomparsa di Amanda Cross

All’ombra delle sfarzose passerelle su cui sfilano le star di Hollywood, loschi figuri ordiscono le loro trame: la facciata luminosa e serena della capitale della Settima Arte nasconde infatti un lato oscuro che sembra affondare le proprie radici nella feccia più bieca e contorta. Quando un ragazzo scompare, suo padre prende la decisione di rivolgersi a qualcuno in grado di trovare un ago in un pagliaio: Leo Pulp, investigatore privato della vecchia scuola che di casi come questo ne ha visti a bizzeffe. Almeno, questo è ciò che crede lui! La situazione si complica quando Leo scopre che la scomparsa del ragazzo sembra essere legata a quella di una misteriosa diva del cinema, Amanda Cross… In che modo queste sparizioni sono collegate? Chi è davvero Amanda Cross? E cosa c’entrano in questo calderone le alte sfere della produzione hollywoodiana?

Leo Pulp, pietra miliare del fumetto sia comico che noir italiano, torna per Maèstro, la nuova collana SaldaPress volta alla riscoperta (e alla scoperta) di fumetti d’autore. Si comincia con "La scomparsa di Amanda Cross", il primo dei tre volumi che compongono l’intera serie, usciti orignariamente per Bonelli e mai più ristampati.
Claudio Nizzi
, famoso tra le altre cose per il grande contributo a Tex, e Massimo Bonfatti, il cui nome è strettamente legato al celebre personaggio di Cattivik, confezionano un’arguta parodia del noir più classico, senza però sfociare in un umorismo troppo pronunciato: "La scomparsa di Amanda Cross" si avvale sì di una fortissima e preponderante componente ironica, ma si basa su un plot profondamente noir e hard-boiled. La storia è infatti un giallo vecchio stile a tutti gli effetti, ma questo non impedisce agli autori di divertire il lettore con testi comici e battute ben piazzate, che portano il protagonista ad essere non solo una caricatura delle grandi e archetipiche icone noir, ma anche di se stesso. I disegni di Massimo Bonfatti, caricaturali e spiccatamente comici, rappresentano il naturale completamento della sceneggiatura di Nizzi.

SaldaPress propone il trittico di Leo Pulp in un’edizione di grande formato, elegante e curatissima, arricchita da un’ampia e approfondita sezione di contenuti speciali inediti. Tra questi, schizzi preparatori, studi del personaggio e dei loghi, bozzetti e sketch.

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