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Lamberto Lamarina

Lamberto Lamarina

The Event: recensione DVD

  • Pubblicato in Screen

THE EVENT – LA SERIE COMPLETA
PRODUZIONE: Universal
EDIZIONE: 6 dischi in confezione slipcase da 3 amaray
CONTENUTO: 22 episodi da 40 minuti ca.
LINGUE: Italiano in Dolby Stereo 2.0  - Inglese, francese, spagnolo in Dolby Digital 5.1 
SOTTOTITOLI: italiano, inglese per non udenti, francese, spagnolo
FORMATO VIDEO: anamorfico 1.78:1
CONTENUTI SPECIALI: scene eliminate e commento (non sottotitolato) per un episodio in ogni disco, riepilogo per ogni episodio (in originale sottotitolato), approfondimenti sugli effetti speciali, panoramica della serie, presentazione di una storyline cancellata, tre siparietti comici di Jason Ritter, galleria fotografica.

theventLa travagliata serie televisiva, trasmessa in Italia in quasi contemporanea con gli USA nella passata stagione, arriva in DVD in questo cofanetto in edizione standard, con una buona resa tecnica complessiva (sebbene in qualche episodio si noti un breve rumore video) ed una dotazione di contenuti speciali corposa e con alcuni elementi di vero interesse.

Partita con un buon riscontro di pubblico, la successiva emorragia di ascolti portò la serie ad una pausa natalizia di ben tre mesi in cui i produttori provarono ad aggiustare il tiro, apportando modifiche radicali alla mitologia (illustrate nello speciale più interessante del cofanetto), non riuscendo però a catturare l'interesse dei telespettatori e portando all'inevitabile cancellazione a pochi giorni dalla messa in onda dell'ultimo episodio. L'idea di una razza di alieni differenti da noi per solo l'1% del DNA (che li rende immuni alle malattie e dunque molto più longevi), detenuti dal governo USA per più di 60 anni ed in cerca di rifugio sulla Terra per salvarsi dal loro pianeta morente, poteva sulla carta portare a sviluppi interessanti, ma le incertezze di scrittura, con personaggi troppo spesso incoerenti e financo imbarazzanti (come il Sean Walker interpretato dal catatonico John Ritter) e l'uso improprio dei flashback (giustamente aboliti dopo una manciata di episodi), hanno minato alla base la serie. L'intreccio di complotti e misteri è poco incisivo, diluito eccessivamente e il cambio di prospettiva in corso d'opera non ha sicuramente giovato. Dopo Flash-forward, un'altra serie che ha cercato inutilmente di replicare il successo di Lost ricalcandone maldestramente il linguaggio, una eco che si ritrova anche nelle immagini promozionali, che smaccatamente richiamano il serial di Lindelof e Cuse.

Tornando all'edizione in DVD, molto apprezzabile la scelta delle scene eliminate presenti in ogni disco (corrispondenti agli episodi contenuti), il più delle volte con passaggi e situazioni chiave che poi è stato scelto di sacrificare, fino allo speciale già citato in cui vengono presentati in sequenza interi blocchi riguardanti la sottotrama del ricco Dempsey, modificata radicalmente dopo la pausa, che rende giustizia ad un plot rimasto invece insoluto ed appeso. Gli approfondimenti sugli effetti speciali sono di routine e di scarso interesse, così come la consueta galleria fotografica e il promo della serie. Curiosa la scelta di inserire, per ogni episodio, un recap (presentato solo in lingua originale) che riassume gli eventi in tono scherzoso, così come il “mockumentary” di Jason Ritter che illustra una giornata sul set.
Una nota dolente di questa edizione sono l'assenza di sottotitoli per i commentari (che nulla aggiungono alla serie, ma in cui si respira la buona armonia fra cast e produttori) e soprattutto i sottotitoli inseriti per le scene eliminate, realizzati maldestramente e con macroscopici errori di traduzione, spesso letterale (un esempio, la battuta “I just couldn't help myself” traducibile come “Non sono riuscita a trattenermi”, nei sottotitoli diventa “Non sono riuscita ad aiutare me stessa”).
Ad oggi il creatore della serie, Nick Wauters, è ancora in cerca di un network disponibile a produrre una seconda stagione, in modo da poter concludere le trame lasciate in sospeso, in particolare l'Evento del titolo che, di fatto, viene citato solo nell'ultimo episodio.

Focus On: Person of Interest

  • Pubblicato in Screen

PERSON OF INTEREST
Network: CBS
Produzione: Warner Bros
Prima messa in onda USA: 22/09/2011
Prima messa in onda ITA: -
Stagioni: 1
Episodi: 22

Chi si ricorda di Chris Carter? Il celebrato creatore di X-Files, che dopo il successo mondiale della serie sembrava fosse diventato il Re Mida della TV americana, il geniale sceneggiatore capace di creare solo telefilm di successo. Poi vennero Millennium, The lone gunmen, Harsh realm... e si capì come Mulder e Scully fossero stati poco più di un colpo di fortuna. J.J. Abrams è un po' il Chris Carter del 21esimo secolo, stessa fama da creativo che non sbaglia un colpo che, invece, di colpi ne ha sbagliati parecchi, il cui successo più celebrato (Lost) è stato in realtà portato avanti da altri, avendo lui collaborato solo saltuariamente, lasciando tutto in mano a Lindelof e Cuse. Ma il nome risulta ancora spendibile ad Hollywood (anche perché a differenza di Carter qualche successo continua ad azzeccarlo, sebbene più per il grande schermo), e viene messo in evidenza anche su prodotti che creativamente non gli appartengono, come Person of interest.

Nato da un'idea del fratello meno famoso di Christopher Nolan, Jonathan, il serial in effetti verte su temi molto cari ad Abrams, la predestinazione e il fato e come si possa cambiarli con la propria determinazione, e dunque non stupisce il suo interessamento come produttore esecutivo. L'idea che una sorta di Echelon sia in grado di estrapolare dalla massa contorta di informazioni raccolte i potenziali protagonisti di un crimine in nuce non è di per sé nuova, ed offre possibilità infinite di variazioni sul filo del poliziesco/investigativo moderno con un'abbondante spruzzata di sospensione dell'incredulità. Il vendicatore inarrestabile e stolido, guidato da un nerd che ne è fisicamente speculare, sono un motore narrativo che ben poca immedesimazione possono generare nel pubblico, ma ben funzionali alla storia della settimana.

Come sempre Abrams porta con sé i propri attori preferiti, oltre a scegliere l'ottimo Michael Emerson come protagonista vari volti noti di Lost fanno capolino durante gli episodi, in una girandola di personaggi usa-e-getta come nella miglior tradizione poliziesca statunitense. Ed è proprio nel solco di quest'ultima che la serie permane, alternando episodi che sembrano usciti dritti da T.J. Hooker come intreccio e dialoghi, ad altri costruiti con maggiore attenzione: non per nulla i migliori, fino ad ora, sono quelli dedicati allo sviluppo di una trama a più ampio respiro, non ultimo il cliffhanger prima della pausa natalizia. La recitazione granitica di James Caviezel non aiuta sicuramente a rendere più credibile il suo fortissimo e infallibile personaggio (messo in difficoltà solo quando gli autori decidono di renderlo opportunamente distratto e superficiale), ed i flashback che dovrebbero approfondire il background dei protagonisti risultano troppo spesso posticci e gratuiti. Non si può certo avere pretese di realismo da una serie con questi presupposti, dai risultati altalenanti e insicuri, ma sarebbe almeno auspicabile un minor ricorso ai cliché nei comprimari e nei dialoghi perché possa trovare una dimensione superiore alla mediocrità in cui troppo spesso si adagia.
Non è noto al momento se la serie riceverà il rinnovo per una seconda stagione.

Focus On: Supernatural

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SUPERNATURAL
Network: THE CW
Produzione: Warner Bros.
Prima messa in onda USA: 13/09/2005
Prima messa in onda ITA: 04/01/2008
Stagioni: 7 (in corso)
Episodi: 22 a stagione (16 nella terza)

L'impatto che Buffy the vampire slayer ha avuto sulla serialità televisiva americana è indubbio: al di là di come la si pensi sulla serie, la commistione del teen drama con le tematiche horror, per quanto non originale di per sé, è stato nei fatti canonicizzato da Joss Whedon. E quando la serie ha terminato la propria corsa nel 2003, il genere ha avuto una ripresa generalizzata, tanto nel solco del lavoro di Whedon quanto seguendo strade più consuete. Ed è in quest'ultime che nasce Supernatural.

Il creatore del telefilm Erik Kripke proveniva dalla non certamente brillante prova cinematografica di Boogeyman (2005), film con cui la serie condivide lo spunto iniziale (la ricerca dell'omicida demoniaco della madre) e la focalizzazione sulle interazioni fra i personaggi più che la trama in sé. La struttura è piuttosto semplice, il classico “mostro della settimana” ricalcato sui vari cliché del genere impiantato sulla flebile trama principale (i due fratelli sulle tracce tanto del demone che gli uccise la madre quanto del padre anche lui cacciatore), con episodi sostanzialmente auto-conclusivi e senza evoluzioni degne di nota. Già dalla seconda annata viene data maggiore attenzione alla trama generale, seguendo il progetto di Kripke che prevedeva la conclusione della serie con la quinta stagione. Cosa che, visto il successo crescente del serial, non è accaduta, portando i fratelli Winchester ad affrontare minacce sempre più apocalittiche di stagione in stagione, affidandosi ad uno schema praticamente fisso in cui Sam e Dean si trovano sempre a nascondere qualcosa l'un l'altro con conseguente sfiducia reciproca, separazione e ricongiungimento. Anche le svolte più interessanti (Dean che finisce all'inferno, la guerra civile fra gli angeli) diventano cliché della serie, svuotandola di qualunque forza fino ad incartarsi nella sesta stagione, la prima senza il contributo diretto del suo creatore.

Giunti alla settima stagione, i personaggi sono ormai delle maschere così come le minacce affrontate rispondono a variazioni dell'ampiamente già visto, restando immobili nelle caratterizzazioni e congelati nei ruoli. Al momento non è dato sapere se questa sarà la conclusione della serie (probabilmente no), ma è certo come gli sceneggiatori non intendano spostarsi dalle strade già battute, appoggiandosi totalmente ad un meccanismo funzionale senza provare a percorrere strade nuove. Anche lo spirito auto-ironico mostrato in precedenza (con trovate come il reality show Ghostfacers e l'esistenza di una serie di romanzi basati sulle vite dei due fratelli scritti da un profeta) è andato quasi del tutto perso, restando affidato in buona parte alla simpatia di Jensen Ackles, vero cuore della serie. La realizzazione rimane comunque tecnicamente di ottimo livello, ed al momento questa stagione appare più compatta e coerente rispetto alla precedente, pur restando un anonimo intrattenimento che non lascerà alcun segno dopo di sé.

Focus On: Once Upon a Time

  • Pubblicato in Screen

ONCE UPON A TIME
Network: ABC
Produzione: ABC Studios
Prima messa in onda USA: 23/10/2011
Prima messa in onda ITA: 25/12/2011
Stagioni: 1 (in corso)
Episodi: 22

Le favole sono da sempre una componente fondamentale della cultura occidentale, creando il fondamento per numerosi archetipi anche sociali che sono indissolubilmente connessi con il vivere quotidiano. Ed è peculiare che pur con il cambiare dei gusti e delle società, nonché delle modalità con cui la cultura narrata (e visiva) viene fruita, il vasto bagaglio delle favole sia rimasto sempre attuale pur quando immutabile. Sicuramente buona parte del merito va alla Disney, che con i suoi lungometraggi ha sedimentato nell'immaginario collettivo i protagonisti delle fiabe, sia pure nelle proprie versioni riadattate. Ed una rivitalizzazione moderna la si deve ad un film come Shrek, che ha dato il via a tutta una serie di riletture che si allontanassero dalla codifica classica, vuoi con intenti parodistici o comunque comici, vuoi con una visione più "realistica" o comunque drammatica. Ed è in quest'ultimo filone che si inserisce questa nuova serie.

Curiosamente lanciata contemporaneamente ad un serial che ne condivide molti elementi (Grimm della NBC), il concept creato da Edward Kitsis e Adam Horowitz deve molto al film Come d'incanto, partendo di fatto dalla medesima premessa che vede i personaggi delle fiabe “bloccati” nel mondo reale come frutto della maledizione della strega cattiva, ma se nel film si trattava di una singola principessa, qui è l'intero pantheon delle fiabe (ricalcato su quello Disney, su concessione della casa di produzione) a trovarsi nella nostra realtà, dimentichi della loro esistenza precedente e condannati all'infelicità eterna. Gli autori provenienti da Lost (e affiancati nella produzione da Damon Lindelof) ne riutilizzano lo stile basato sulla narrazione contemporanea alternata ai flashback dei vari personaggi, collegati alle vicende narrate nel singolo episodio, cercando di costruire un quadro generale in cui tratteggiare i protagonisti mentre la storia principale finisce a fare solo da collante sullo sfondo.

Data l'impronta della serie, che vede nei personaggi femminili la forza motrice, e il ritorno costante alla tematica della maternità, il pubblico cui si rivolge maggiormente è quello delle donne, ed è stata fin qui caratterizzata da buoni ascolti, tanto da aver confermato la stagione dagli iniziali 13 episodi previsti ai canonici 22. La schematicità dei personaggi purtroppo non agevola la scrittura, che risulta piatta, prevedibile e piena di forzature, costretta in uno stile pulitino e privo di inventiva che solo nella modernizzazione delle fiabe può trovare un qualche interesse. Effetti speciali di pessimo livello, mentre il cast è funzionale, senza nessun interprete che risulti incisivo o di valore, incluso Robert Carlyle nell'ennesimo ruolo alimentare.

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