Sin dall’annuncio ufficiale che, nell’ambito dell’iniziativa Marvel Now!, la serie Avengers (oltre che New Avengers) sarebbe stata scritta da Jonathan Hickman, talento visionario oramai riconosciuto come uno dei più abili sceneggiatori del fumetto supereroistico del XXI secolo, era lecito aspettarsi qualcosa di grande.
Grande, si è detto, anche se forse sarebbe più appropriato dire più grande: è da questo concetto che inizia questa nuova fase della vita editoriale dei Vendicatori, il super-team Marvel per eccellenza, il primo, l’originale, composto dai più grandi eroi uniti per fronteggiare quelle minacce che “nessun supereroe, da solo, avrebbe mai potuto affrontare”. L’idea di base è semplice e Hickman ce la spiega sin dalle prime pagine attraverso un discorso fra i due leader del team, Capitan America e Iron Man: il mondo è sempre più pericoloso, le insidie sempre più frequenti, gli avversari sempre più minacciosi, e l’unico modo per poterli fronteggiare con successo è disporre di una squadra numerosa ed eterogenea. Viene dunque creato un vero e proprio protocollo, denominato “Wake the world”, da attivare in caso di necessità, grazie al quale diversi eroi, alcuni familiari, altri meno, possano entrare a far parte del team.
Quando si parla di Jonathan Hickman, bisogna sempre tenere conto di alcuni elementi comuni che contraddistinguono i suoi lavori, presenti e passati (si guardi al suo lungo e bellissimo ciclo su Fantastic Four e FF, ma anche ad alcune sue creazioni originali, come The Red Wing): il tempo e lo spazio, quest’ultimo da intendersi sia in senso fisico, che in senso fantascientifico. Questi sono presenti anche nella serie Avengers e sin dal primo arco narrativo, composto dai primi tre numeri dell’edizione americana, i quali fungono da incipit di una storia che avrà una gittata molto lunga, capiamo che assisteremo a un qualcosa di epico. L’epicità della storia, la suspense quasi cinematografica, cresce pagina dopo pagina, facendo immergere il lettore in un climax irresistibile.
La minaccia, questa volta, arriva da Marte: è sul pianeta rosso che tre creature -che definire villain sarebbe riduttivo- prendono casa, terraformando il pianeta stesso. I tre esseri, Ex Nihilo, Abyss e Aleph, si definiscono Il Giardino e, da millenni, hanno il compito di riplasmare, a livello genetico, le specie native di vari pianeti, o, qualora queste si dimostrino inadatte, di distruggerle. Il loro target, questa volta, è la Terra stessa, e gli esseri viventi che la abitano. Per alterare, o meglio ri-mappare, la vita sulla Terra, il Giardino si avvale di “bombe d’origine” che vengono scagliate su siti campione sparsi per il globo, mutando in maniera irreversibile gli esseri viventi presenti nel raggio di fall-out. Non sanno, però, che il pianeta è un “Avengers World”, titolo che apre il primo albo.
Inizialmente il team è composto dai sei membri classici, facenti anche parte del roster del film “The Avengers”: Capitan America, Iron Man, Thor, Hulk, Occhio di Falco, Vedova Nera.
A questi si aggiungono, poco dopo, altri supereroi, alcuni dei quali vecchie conoscenze dei Vendicatori, altri invece vere e proprie new entry: Wolverine, Spider-Man, Capitan Marvel, Donna Ragno, Falcon, Shang Chi, Sunspot, Cannonball, Manifold, Smasher, Capitan Universo e Hyperion.
E’ questa, dunque, l’idea di base della serie: creare un team allargato, composto da più membri, che possano fronteggiare insidie sempre diverse fra loro. Non sempre tutti i membri saranno attivi, anzi spesso saranno divisi in squadre più piccole, selezionate, per poter affrontare, eventualmente, anche più di una missione in contemporanea.
Come tutti gli archi narrativi di Jonathan Hickman, anche questo sarà molto lungo, e porterà, prossimamente, al nuovissimo maxi-evento intitolato Infinity che promette di dare uno scossone molto forte all’universo Marvel. Le storie saranno divise in piccole sottotrame, della durata di pochi albi o, a volte, leggeremo storie auto-conclusive che si focalizzeranno su un solo componente del team, raccontandone l’origine o, perlomeno, il passato recente, come nel numero 4 della serie americana, dove ci vengono narrate le vicissitudini di Hyperion, figlio di un pianeta distrutto, cresciuto sulla Terra per diventare il suo campione (vi ricorda qualcuno?); tutto questo però è avvenuto in una dimensione parallela, che adesso, a causa di un'incursione (per saperne di più bisogna leggere New Avengers, pubblicato in Italia sul mensile Iron Man) ha cessato di esistere.
Tutte queste storie, però, avranno un filo conduttore comune, diventando, alla fine, tessere di un mosaico complesso quanto affascinante.
Avengers è quindi una serie davvero ben scritta, che promette tantissimo, imbastita di una solennità quasi sacra, spezzata, di tanto in tanto, da momenti di comicità mai fuori luogo. I tempi narrativi saranno lunghi, come già detto, e l’azione non sarà frenetica, ma dosata in maniera magistrale.
Per quanto concerne la parte grafica, la testata non avrà un disegnatore fisso, ma vedrà l’alternarsi di più artisti, anche perche la serie, negli USA, esce a cadenza quindicinale. I primi tre numeri sono disegnati dal talentuoso Jerome Opena, già apprezzato su Uncanny X-Force: l’artista si dimostra molto ispirato, conferendo al disegno grande plasticità ed espressività, con grande attenzione al dettaglio. La costruzione della pagina è molto classica: se da un lato manca di spiccata originalità, dall’altro conferisce grande chiarezza allo storytelling. Il numero 4 (numerazione originale) è invece disegnato dal veterano e figlio d’arte Adam Kubert che fa il suo lavoro discretamente bene, anche se il suo caratteristico tratto ha sicuramente visto giorni migliori.
Comprimaria del mensile edito da Panini Comics è Avengers Assemble che vede ai testi Kelly Sue DeConnick e ai disegni il nostro connazionale Stefano Caselli. Questa serie ha un approccio completamente differente nei confronti del team, rispetto alla principale: la sceneggiatrice ricalca la falsa riga tracciata da Joss Whedon nel film "The Avengers”, puntando sulla leggerezza e comicità, sugli scambi di battute veloci, sulle interazioni fra i protagonisti, piuttosto che creare una trama complessa. Questo approccio, di per sé, ci può anche stare (anche se la comicità tirata per le lunghe diventa forzata e noiosa), ma rapportata all’intensità degli Avengers di Hickman stona non poco, creando una dicotomia troppo grande da poter essere ignorata.
Riguardo la parte grafica, apprezziamo nuovamente il grande talento di Stefano Caselli, che presto approderà sulla stessa serie Avengers. Il suo disegno è sempre originale e ampiamente riconoscibile: i personaggi sono molto espressivi e il design dei costumi sempre curatissimo.
In conclusione, i primi due numeri della testata italiana racchiudono al loro interno i primi 4 episodi di quella che forse è la serie più valida nell’ambito dell’iniziativa Marvel Now! e che, presumibilmente, diventerà un “cult” nei prossimi anni. Hickman è un grandissimo sceneggiatore, ha una vasta immaginazione e allo stesso tempo riesce a rendere tutto realistico e concreto. La serie comprimaria è lontana dal livello qualitativo della prima, ma, complessivamente, non indebolisce più di tanto il mensile.