Captain Marvel: la recensione del film
- Scritto da Luca Tomassini
- Pubblicato in Screen
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Tra tutti gli eroi portati sul grande schermo negli ultimi undici anni da Kevin Feige, grande capo dei Marvel Studios, la Carol Danvers interpretata da Brie Larson in Captain Marvel presenta una particolarità di non poco conto: mentre Tony Stark e Steve Rogers sono rispettivamente Iron Man e Capitan America fin dalla loro ideazione, salvo brevi intervalli, Carol ha guadagnato i gradi di “Capitano” solo in anni recenti.
Il Captain Marvel creato da Stan Lee e Gene Colan nel 1967 era infatti Mar-Vell, comandante rinnegato dell’Impero Kree che si ribella ai suoi superiori guerrafondai per diventare il più grande difensore del pianeta Terra. L’alter-ego di Carol, che a seguito di un incidente durante uno scontro tra Mar-Vell e il suo rivale Yon-Rogg aveva acquisito capacità del tutto simili a quelle del Capitano, era stato per decenni quello di Ms. Marvel. In questi panni si era unita agli Avengers, diventandone un membro prezioso e conquistando il cuore dei lettori grazie a una caratterizzazione estremamente umana realizzata da autori come Chris Claremont, Kurt Busiek e, in anni recenti, Kelly Sue DeConnick e Marguerite Stohl.
Allo scoccare di questo decennio la Marvel decise che per Carol era arrivato il momento di raccogliere l’eredità del defunto Mar-Vell e di diventare il nuovo Capitan Marvel. L’operazione venne guardata con sospetto dai tanti lettori che amavano Carol nei panni di Ms. Marvel e all’inizio non fu premiata dalle vendite. L’uscita del film a lei dedicato, in cui è interpretata da un premio Oscar come la Larson, cambia sicuramente le carte in tavola e la consegna ad un pubblico più ampio, che non aveva mai sentito parlare di lei prima ma che è pronto a eleggerla a sua nuova beniamina.
La pellicola diretta dagli sconosciuti Anna Boden e Ryan Fleck non poteva realizzare una trasposizione cinematografica né della space-opera psichedelica e filosofica realizzata negli anni ’70 da Jim Starlin col suo ciclo di Captain Marvel, né dilungarsi sulle tormentate vicende della Carol Danvers/Ms. Marvel fumettistica: la coppia di registi ha optato per una sintesi tra le mitologie dei due personaggi, omaggiate durante tutta la pellicola (e questo risulta essere il motivo della segretezza della reale identità dei personaggi interpretati da Jude Law e Annette Bening, segretezza protetta da un’abile strategia di marketing).
Introdotto da un omaggio al recentemente scomparso Stan Lee, che non potrà fare a meno di commuovere anche lo spettatore più insensibile, il film si divide tra una un’anima sci-fi (soprattutto nel bel prologo su Hala, capitale dell’Impero Kree splendidamente visualizzata dalle sontuose scenografie di Andy Nicholson) e l’ormai classico format “da commedia” tipico dei prodotti del MCU, garantito dalla brillante sceneggiatura scritta, oltre che dalla coppia Boden/Fleck, da Nicole Perlman (Guardians of the Galaxy) e da Meg LaFauve (Inside Out).
Priva di particolari guizzi di regia, votata all’unità stilistica scelta da Feige per le produzioni Marvel Studios, la pellicola trova la sua ragion d’essere nella sua azzeccatissima protagonista: Brie Larson è una Carol Danvers bella e carismatica, caparbia come la sua controparte cartacea. Il suo è un “viaggio dell’eroe” perfettamente compiuto, che esplode letteralmente in un finale dove effetti speciali mozzafiato dispiegano la potenza deflagrante dei suoi poteri. Un’eroina consapevole di se stessa, che non esita a rivolgersi allo sconfitto villain di sesso maschile dicendogli “Io non ti devo niente”, rivolgendosi idealmente anche a tutti quelli che pensano che una donna non possa essere protagonista di un blockbuster milionario come questo.
Vero e proprio prequel che si svolge negli anni ’90 del MCU (corredato da una colonna sonora da sballo che comprende, tra gli altri, Garbage, No Doubt e Hole), Captain Marvel fornisce risposte a vecchie domande (come ha fatto Nick Fury a perdere un occhio? E il Tesseract ad arrivare sulla Terra?), omaggia classici dei fumetti Marvel come la guerra Kree/Skrull dandone una lettura aderente alla realtà politica attuale e introduce quella che, c’è da scommetterlo, sarà una delle protagoniste principali del futuro dei Marvel Studios.
E, probabilmente, l’arma definitiva contro Thanos, il Titano Pazzo, in Avengers: Endgame.