Skorpio Maxi 1
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Poco più di tre mesi dopo Lanciostory Maxi, tocca alla rivista gemella Skorpio fregiarsi della costola editoriale informato maggiorato. Lo fa con un sommario tutto sommato coerente con la propria storia: un compendio di roots con la riproposta del serial che dà il nome alla testata, mirabilmente disegnato da quell’Ernesto García Seijas oggi una delle maggiori punte di diamante di Tex. A “Skorpio” si affiancano altre due appassionanti serie dei primordi, “Continente nero” e “Wakantanka”.
L’ultima storia non autoconclusiva costituisce un piccolo e controverso caso editoriale dei nostri giorni. “Mister George” fu pubblicata dall’antenata Eura Editoriale, per intero, sul finire del 2004 e nelle scorse settimane il primo dei due tomi originali è stato serializzato nuovamente per errore sempre su Skorpio, per un disguido originato dalla pubblicazione in terra francofona di un’edizione integrale. Adesso, avendone acquisito i diritti di riproduzione nella versione italiana, l’Aurea ha pensato di presentarne il secondo tomo serializzandolo sulla nuova rivista. Diciamolo con chiarezza: l’idea sembra fallimentare a prescindere della qualità della bédé disegnata da Labiano. Ma mettendoci per un momento nei panni dell’editoriale, non avremmo saputo trovare altra soluzione se non perseverare nel proporla su Skorpio. Uno svarione che ha però il merito di mettere in luce agli aficionados lettori dei prodotti Aurea la bontà di una stampa su un formato più ampio rispetto a quello degli storici settimanali.
Tre i fumetti autoconclusivi, non tutti particolarmente ficcanti ma comunque piacevoli.
Analizziamo dettagliatamente i contenuti della rivista.
Dietro una copertina invero piuttosto anonima di Andrea Modugno, da poco collaboratore della casa editrice anche nella veste di disegnatore di storie “libere”, si inizia con il redazionale “L’angolo” firmato da Luca Marino, dove si espone la pubblicazione e il contributo del professor Vacca.
Ma entriamo nel core del Maxi.
• SKORPIO, IL VENDICATORE SOLITARIO (di Ray Collins ed Ernesto García Seijas) da Skorpio n. 1 e 6/1977 – i primi due capitoli nei quali facciamo conoscenza con i principali comprimari del misterioso giustiziere e nei quali lo stesso Matt “Skorpio” Rowinson agisce concretamente quasi senza proferire parola. Storie un po’ datate nella loro evoluzione e nel linguaggio in cui solo i disegni si stagliano mirabilmente. Riproduzione tipografica buona solo nelle pagine in bianco e nero, quelle a colori (redazionali) appaiono di qualità inferiore. Da segnalare un balloon rimasto vuoto in fase di ri-lettering a pagina 11. Il testo mancante è: SOTTO, MOSBY!. Giudizio sintetico: discreto.
• CONTINENTE NERO (di Alfredo Grassi e Alberto Salinas) da Skorpio n. 3/1977 – belli i disegni di Salinas, il creatore grafico di Dago – qui con tutta probabilità aiutato dagli assistenti del suo studio, a quel tempo c’erano anche Enrique “Khato” Campdepadrós e Carlos Pedrazzini – per una serie a tutta avventura, dove il sapore della polvere e il calore dei raggi solari, insieme al sudore e al sangue delle trame che andiamo a leggere sembrano fuoriuscire dalle tavole. I testi sono anche in questo caso il comparto artistico più debole, ma nel complesso le 14 pagine tutte in bianco e nero scorrono piacevolmente. Giudizio sintetico: discreto.
• MISTER GEORGE #2, 1ª parte (di Rodolphe/Serge Le Tendre e Hugues Labiano) – nuova la traduzione del fumetto rispetto alla versione del 2004. Una storia interessante ma di problematica fruizione per chi non ha letto il primo volume, nonostante il sunto impresso a pagina 44. Trattasi di una onesta bédé di puro intrattenimento, un tipico thriller. Come detto, la trama prosegue dal tomo precedente e fa appena in tempo a iniziare il suo dipanarsi che si giunge al pit-stop. Proseguirà sul prossimo numero del Maxi. Particolarmente piacevole solo la sensazione di ciò che potrebbero essere Lanciostory e Skorpio se avessero questo formato arioso, molto più adatto alle storie nate per essere disposte su quattro strisce per tavola. Giudizio sintetico: sufficiente.
• WAKANTANKA (di Héctor Oesterheld e Juan Zanotto) da Skorpio n. 1/1977 – l’ultimo personaggio creato dall’immenso HGO, le cui avventure furono terminate dal collega Carlos Albiac che scrisse gli ultimi tre capitoli. È la storia di Nakai, un chippewa in cui il sakem della tribù rivede in lui lo spirito del dio Wakantanka. Un giovane uomo che andrà incontro alla propria maturità nell’esilio al quale è stato confinato. Strepitosi i disegni di Juan Zanotto, un artista dal tratto alquanto seducente. Giudizio: molto buono, tendente all’eccellente.
• IL DIO SCONOSCIUTO (di Alfredo Grassi ed Enrique “Quique” Alcatena) da Skorpio n. 25/1983 – visto in prima battuta all’interno della storica “Serie Fantasy”, autentico serbatoio di tematiche fantascientifiche e fantasy tout court, stili letterari e grafici soprattutto argentini nei primi anni della rivista madre, questa è una storia peculiare in cui comincia ad assurgere il talento enorme di Alcatena. L’oggi novantenne Grassi ha scritto tantissimo nella sua carriera e questo autoconclusivo è nella media dei suoi lavori di genere. Giudizio sintetico: piena sufficienza.
“La bussola” di Roberto Vacca è una rubrica posizionata a mo’ di intermezzo. Parecchio pesante la tematica scelta per inaugurarla (la mortalità da tumore), l’esposizione non mediata la rendono forse poco adatta a una rivista non specializzata anche a causa della presenza di grafici e tabelle di non immediata lettura, ma è lodevole il tentativo di apportare un elemento alto. Come un’oasi all’interno del mare di evasione intorno.
• IL MAESTRO (disegni: Martha Barnes/Andrés Klacik) da Skorpio n. 10/1980 – a discapito dei credits, Barnes non è lo sceneggiatore ma è semmai Martha Barnes, autentica signora della historieta attiva anche negli USA e in Europa nella lunga traiettoria artistica della sua carriera. Qui disegna a quattro mani con Andrés Klacik, un nome storico e ricorrente sui settimanali Eura e Aurea, tutt’oggi in piena attività. Questa è l’altra storia proposta con la metodologia che si usava a quell’epoca, con l’alternanza di pagine a colori e in bianco e nero. Banalotta la storiella moralizzatrice con tanto di sorpresina telefonata finale. Anche qui una balloon – anzi una didascalia, nella fattispecie – è rimasto vuoto in questa versione. Il testo mancante nella quarta vignetta di tavola 2 è: «SEI STATO TU!». PAROLE NEL CERVELLO, COME UN'OSSESSIONE. Cancellate anche le firme degli autori nel riquadro in ultima pagina. Rimane la curiosità di sapere chi fosse l’autore reale della sceneggiatura. Giudizio sintetico: mediocre.
• LA GABBIA (di Joan Boix) – è un flash mono-tavola e muto dell’artista spagnolo, del quale l’Aurea sta recentemente proponendo diverse storie conclusive prodotte anni fa per il mercato iberico e americano. Straniante. Giudizio sintetico: buono.
In breve, una nuova occasione per approcciarsi a quarant’anni di storia editoriale. Alti e bassi sono compresi nel prezzo, come è d’uopo per una rivista contenitore.
Tutto è perfezionabile. Oggigiorno tutto si consuma in fretta e attendere un mese per conoscere gli sviluppi di una storia rimasta in sospeso non sembra più proponibile. Un tempo si attendevano anche mesi per un nuovo capitolo di una decina di pagine. Già, un tempo…
Per fortuna c’è tanto da ri-scoprire e il tempo non mancherà, sperando che la fortuna voglia favorire la nascitura. Si auspica una cura editoriale ancora maggiore, giacché l’errore è sempre in agguato.