Lanciostory diventa Maxi: analisi del #1 del nuovo mensile Aurea
- Scritto da Giovanni La Mantia
- Pubblicato in Focus
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Lanciostory Max 1: L’Editoriale Aurea prova a testare un nuovo formato (cm. 19 x 27) per una testata figlia dal suo storico settimanale del lunedì. L’intenzione è molto buona ma i risultati sono di sapore contrastante, proviamo ad analizzarli.
Note positive:
• Il formato ampio, che permette una migliore fruizione dei disegni. E la presenza di Artisti universalmente riconosciuti quali Zanotto, Mandrafina, Roume e Alcatena ne aumenta il livello di godimento.
• La presenza di un fumetto inedito – “I Partigiani” – che tratta di un argomento purtroppo sempre attuale, la guerra, a settant’anni dal secondo conflitto mondiale. Interessante l’articolo di Erwin Rustemagic, agente ed editore con la sua Strip Art Features, produttore di questa serie che si preannuncia come un affresco realistico sulla difficile tematica, anche perché gli autori stessi provengono tutti da zone martoriate dai combattimenti fin quasi l’altro giorno, e conoscono sulla loro pelle le difficoltà della vita comune nei territori colpiti.
• “Yor il cacciatore”, ovvero come scoprire (o riscoprire, con immutato piacere) in una versione editoriale particolarmente accessibile il primo capolavoro grafico di un grande autore scomparso: Juan Zanotto. La colorazione coincide con quella del volume “Il libro di Yor” ed è piuttosto efficace.
• Gli articoli di presentazione per “Yor” (di Andrea Mantelli, una delle storiche firme del fumetto italiano) e “I Partigiani”. Due differenti approcci che permettono a chi legge di entrare già in sintonia con i fumetti che si apprestano a leggere.
• Il nuovo font utilizzato per letterare i fumetti, più moderno.
Note negative:
• La trascuratezza redazionale: dall’errore in copertina (Editoriale Auea invece di Aurea), ai due o tre errori di battitura all’interno delle pagine a fumetti (roba del tipo pò in luogo di po’ e s’ al posto di sì), passando per l’errata attribuzione nel sommario ne “I Partigiani” (anziché Djordje Lebovic è segnalato il quasi omonimo Marinko, che è tutt’altro autore) e l’inguardabile lemma “linguaccio” a pagina 4 in luogo di “linguaggio”.
• La mancanza di cenni bibliografici sulla prima edizione (almeno in casa Eura/Aurea!) dei fumetti proposti. Il lettore distratto sa dalla copertina e dall’editoriale in apertura che la rivista pubblica alcuni tra i lavori di maggiore riscontro critico e popolare della storia dell’editoriale. Sì, ma dove e quando sono stati pubblicati? Non tutti conoscono i contenuti interni a quarant’anni di riviste e una semplice riga in calce alla prima tavola o nello stesso sommario – tipo da Lanciostory N. 6/1982 per la storia “Il padrone” – sarebbe stata sufficiente. Sperando che l’idea possa venire abbracciata nei prossimi numeri…
• L’evidente problema nell’ingrandimento a partire da pagine stampate in passato e non da fonti quali gli impianti originali. Nella storia disegnata da Alcatena c’è una sgradevole discrepanza nell’effetto visivo causato dalla nettezza del nuovo lettering e la presenza in calce della numerazione delle tavole, notevolmente sfocata.
• La probabile cancellazione di firme e date, vizietto della vecchia Eura non ancora pienamente dimenticato dall’odierna Aurea.
• L’accorpamento nella numerazione delle tavole dei due capitoli di “Yor”: sono due episodi e come tali necessiterebbero di due numerazioni a partire dal numero 1. Sempre se proprio bisogna numerare le tavole, “I Partigiani” ad esempio sono stati (felicemente) graziati…
• La scelta, dettata probabilmente dal desiderio di contenere i costi e il prezzo finale, di adottare le spille metalliche in luogo di una brossura morbida (non necessariamente a filo refe) ben più adatta per conservare gli albi nelle librerie, oltre che più elegante. Non essendoci inserti da staccare e conservare come invece accade nei settimanali, ritengo sarebbe stata la soluzione ideale. Anche a costo di far lievitare il prezzo di copertina.
Ma veniamo ai contenuti, benché già accennati.
Bene i redazionali (l’editoriale del direttore Andrea Marino, i citati articoli di presentazione e la rubrica “Nuvolette bis” di Luca Raffaelli con il ricordo di Trillo), complessivamente buona la selezione dei fumetti.
• Yor il cacciatore: Il primo mattino del mondo / capitolo secondo, di Ray Collins e Juan Zanotto. La storia si comincia a dipanare ma ci sono già gli elementi che la caratterizzeranno: la commistione tra il mondo primitivo e ciò che proviene dalle stelle. Giudizio sintetico: buono.
• Il padrone, di Carlos Trillo e Cacho Mandrafina. Una vicenda in cui l’ineluttabile prevale sulla volontà. Giudizio sintetico: molto buono.
• I Partigiani: Settore F-4, di Djordje Lebovic e Jules. Disegni dallo stile datato – vintage, se preferite – ma efficaci. La storia si legge senza difficoltà nonostante una certa propensione per il dettaglio. Un inizio incoraggiante a dispetto di una riproduzione di stampa di segno opposto. Giudizio sintetico: discreto.
• Il gatto, di Oscar Armayor e Carlos Roume. Bello ritrovare un Maestro del western dal caratteristico disegno realizzato con una miriade di tratti. Purtroppo anche qui la stampa non rende giustizia. La storia è godibile, ma Roume ha raggiunto vette di lirismo in comunione con i testi in altre occasioni. Giudizio sintetico: sufficiente.
• Quando soffia il vento rosso, di Eduardo Mazzitelli e Quique Alcatena. Tra le più significative storie brevi dell’affiatatissimo duo di autori. Un matrimonio artistico che dura ancora oggi con risultati spesso sorprendenti. Non per tutti i palati il disegni distintivo di Alcatena, ma i più smaliziati lo apprezzano e ringraziano. Giudizio sintetico: eccellente.
• Le avventure del legionario Beep Peep, di Roger Kettle e Andrew Christine. Difficile datare le quattro strip proposte. In una produzione smisurata può accadere che alcune ciambelle riescano peggio di altre. In Beep Peep accade spesso, ma altrettanto spesso vi sono occasioni per farsi due risate spensierate. In mezzo c’è, per l’appunto, una produzione smisurata. Giudizio sintetico: appena sufficiente.
Ad ogni modo, le note positive pesano e prevalgono su quelle negative e, considerata la periodicità, ci sarebbe il tempo per adottare qualche correttivo. Se si vuole recepire qualche suggerimento e verificarne la fattibilità, bene inteso.
Una testata perfettibile da seguire e collezionare, sperando che una fetta di pubblico si accorga e apprezzi maggiormente ciò che di buono c’è (già), che non è poco.
I soliti detrattori avranno comunque modo di dirne peste e corna: lo fanno sempre, a prescindere, di solito senza neppure provare a leggerne almeno un numero.