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Carlo Alberto Montori

Carlo Alberto Montori

Animation History #10: Musica Maestro

  • Pubblicato in Focus

Dopo due film strettamente legati all'America Latina, Walt Disney produsse un altro film composto da segmenti indipendenti l'uno dall'altro, ma questa volta continuando il percorso musicale iniziato con Fantasia attraverso animazioni scaturite dalla propria colonna sonora; a differenza di Fantasia però, il nuovo progetto combinava musica classica con brani più moderni e da questa idea nacque il titolo preliminare Swing Street.
Per rendere il film più appetibile al pubblico, Disney reclutò diversi cantanti e musicisti in voga all'epoca per eseguire i dieci episodi che compongono Mike Mine Music, descritto durante la campagna promozionale come "una fantasia musicale in dieci parti".

"I Testoni e Cuticagna" è una canzone folkloristica eseguita dai The King's Men, quartetto vocale radiofonico popolare in quegli anni (sostituito in Italia dal Quartetto Cetra), nella quale si narra una faida tra due famiglie rivali di zotici campagnoli che lottano a suon di fucili a pallettoni. Un ragazzo e una ragazza discendenti delle due stirpi avversarie si innamorano, scatenando le ire degli antenati morti che li osservano da sopra le nuvole, ma la vita matrimoniale sarà l'ideale proseguimento della rivalità secolare…
Il contesto bizzarro in cui si svolge la vicenda è originale ed è un'ottima cornice che trasforma la love-story in un racconto decisamente sopra le righe. Il corto è stato censurato nella più recente edizione americana in DVD per la presenza di comicità legata all'utilizzo dei fucili, scelta piuttosto inspiegabile dato che i toni del cartone sono caricaturali e in molti altri film Disney compaiono armi utilizzate in modo drammatico o umoristico.

"Palude Blu" è la sequenza più elaborata per qualità delle animazioni e disegni grazie alle sue origini: ideata in origine per Fantasia accompagnata da "Il Chiaro di Luna" di Claude Debussy, non fu completata in tempo perciò inserita in questo film, con in sottofondo una canzone più recente eseguita in lingua originale dal Coro Ken Darby. Gli animatori sono riusciti a fare un ottimo lavoro rappresentando i movimenti maestosi ed aggraziati di una coppia di uccelli che volano in una suggestiva palude illuminata dal bagliore lunare riflesso sulla superficie increspata dell'acqua.
L'abbinamento tra la colonna sonora e le immagini sullo schermo è di certo il meno efficace dell'antologia di episodi; fortunatamente il corto è contenuto anche all'interno del DVD di Fantasia, dove lo si può apprezzare con la musica di Debussy sulla quale era stato concepito inizialmente.

"All the Cats Join In" è un interludio jazz eseguito da Benny Goodman in cui si evoca la società degli anni '40; i gatti del titolo non sono infatti esemplari felini (che ritroveremo abbinati al jazz ne Gli Aristogatti) bensì è l'appellativo con cui all'epoca venivano chiamati i giovani, che si riunivano per divertirsi mangiando e ballando swing attorno a un juke-box.
Una matita (affine al pennello di "Aquarela do brasil" in Saludos Amigos) disegna una ragazza invitata ad uscire da un ragazzo, seguendola poi nel corso dei suoi preparativi e durante la serata alla quale si aggregano altri giovani raccolti durante il tragitto. Secondo i critici l'immagine della ragazza che si cambia e si fa la doccia è una delle prime rappresentazioni dell'anatomia di una giovane donna nella storia del cinema; un altro importante esordio è quello dell'animazione limitata, una tecnica che porta sullo schermo personaggi stilizzati e fondali talmente semplici da apparire surreali, riutilizzata in futuro per spot pubblicitari e corti propagandistici o educativi.

"Senza Te" è una ballad cantata in lingua originale da Andy Russell e nella versione italiana da Natalino Otto, iniziatore del genere swing nel nostro Paese. Il testo parla di un amore perduto, stato emotivo raffigurato attraverso alcuni paesaggi desolati che si alternano "sciogliendosi" in dissolvenze incrociate osservate da una finestra attraverso la pioggia battente. Un corto malinconico che offre ben poco e stona per atmosfere e genere musicale all'interno di un'antologia di episodi decisamente dai toni più leggeri.

"Casey at the Bat" è un corto animato ispirato all'omonimo poema americano in cui il giocatore di baseball Might Casey evita volutamente di colpire la palla per due volte, talmente sicuro di riuscire a rispondere alla terza battuta per far andare in visibilio il pubblico. In realtà l'attinenza di questo frammento con la tematica musicale del lungometraggio è limitata, dato che "Casey at the Bats" è un cortometraggio standard in cui è però presente una canzone che introduce l'entrata in scena del protagonista; sei anni dopo Musica Maestro la Disney ne realizzò anche un sequel, un cortometraggio distribuito autonomamente intitolato "Casey Bats Again".
"Casey at the Bats" è stato per lungo tempo sconosciuto al pubblico italiano: quando uscì nei cinema italiani infatti questo corto fu eliminato perché si riteneva che il nostro pubblico non conoscesse minimamente le regole del baseball, ma fu poi ripristinato in lingua originale sottotitolato nella versione home video.

In "Two Silhouettes" due ballerini di danza classica si muovono al ritmo di una canzone eseguita da Dinah Shore; non sono però personaggi disegnati, bensì le sagome ritagliate dalle riprese live-action e immerse in un ambiente animato, con fondali, amorini ed elementi di contorno aggiunti dagli animatori. Il cartone animato non è quindi l'attrazione principale, ma un effetto speciale di post-produzione in grado di rendere visivamente più interessante l'esibizione, anche se distrae lo spettatore dall'effettiva esibizione dei due danzatori.

"Pierino e il lupo" è un brano composto da Sergei Prokofiev nel 1936 come una guida per bambini all'ascolto della musica classica, in cui ogni personaggio è distintamente associato ad uno strumento musicale; questa idea attirò subito Disney, che ne acquistò i diritti nel 1941 per creare un cortometraggio da inserire in un’eventuale riedizione aggiornata di Fantasia, rimasta in cantiere fino al 1999.
Inserito all'interno di Musica Maestro come episodio più lungo dell'intero programma, "Pierino e il lupo" è anche la parte più memorabile grazie all'orecchiabile colonna sonora, alla suggestiva cornice della steppa russa e all'ottima caratterizzazione degli animali. Pierino infatti è un bambino che si inoltra nella foresta innevata per sconfiggere un temibile lupo armato solo di un fucile a tappo; troverà però dei validi compagni nell'uccellino Sasha, nell'anatra Sonia e nel gatto Ivan, assieme ai quali potrà mettere in pratica una movimentata battuta di caccia.

In "After You've Gone" torna l'Orchestra Benny Goodman per eseguire un'energica melodia jazz che accompagna un quartetto di strumenti musicali dalle fattezze antropomorfe che si deformano per adottare comportamenti umani o animaleschi. Non c'è una trama ma una serie di scene che si fondono l'un l'altra, in un turbine di note, linee, tastiere e dita da pianista che si scompongono per assumere un ruolo completamente diverso, in un ambiente astratto nel quale si può intravedere un mondo musicale che ricrea la virtuosistica fusione tra suono e immagine vista nella "Toccata e Fuga in re minore" di Fantasia, ma con uno spirito più leggero e divertente.

"Gianni di Feltro e Alice di Paglia" è una storia d'amore cantata in lingua originale dal terzetto vocale The Andrew Sister ed eseguita in italiano dal Quartetto Cetra. Protagonisti sullo schermo due cappelli innamorati che tentano di ritrovarsi dopo essere stati separati dal negozio in cui erano in vendita e dove si erano conosciuti; si tratta di un altro dei numerosi esempi di personaggi inanimati che prendono vita in un'opera Disney assumendo atteggiamenti simili a quelli umani senza diventare antropomorfi, forse non uno dei più riusciti per via dell'eccessiva semplicità dei modelli dei personaggi che ne riduce la gamma espressiva, ma comunque piacevole da guardare.

"La Balena Ugoladoro" è un'opera melodrammatica incentrata su una balena dalle straordinarie doti canore, che sogna un giorno di potersi esibire in un grande teatro pieno di spettatori; un impresario nota il suo talento ed è pronto a catturarla, convinto che al suo interno sia prigioniero un tenore che può essere salvato uccidendo il capodoglio. Per un cortometraggio di ben quattordici minuti la trama è abbastanza semplice, ma riesce comunque a tenere accesa l'attenzione dello spettatore grazie alla simpatia della protagonista e al contesto urbano installato nel prologo; tra i momenti più memorabili però vanno citate le meravigliose scene oniriche con la balena impegnata a interpretare i diversi ruoli operistici sul palcoscenico.
Il finale dolceamaro è una chiusura toccante, un caso però molto raro nella produzione disneyana che verrà infatti bollata come "sdolcinata" e sempre alla ricerca dell'happy ending.
Una piccola curiosità: tutte le voci del cortometraggio sono state eseguite da un'unica persona, in lingua originale dal cantante e attore Nelson Eddy mentre in Italia da un trentenne Alberto Sordi.

Musica Maestro è un film a episodi piuttosto disomogeneo, privo di un qualsivoglia filo conduttore e dalla qualità piuttosto altalenante: a frammenti facilmente dimenticabili sono affiancate altre sequenze più ispirate, in grado di catturare nuovamente l'attenzione dello spettatore subito dopo uno sbadiglio. Questa struttura è una conseguenza delle circostanze in cui il film nacque: la Seconda Guerra Mondiale era appena terminata e gli studios Disney potevano tornare ad affacciarsi sulla distribuzione mondiale, dopo aver realizzato per diversi anni principalmente corti animati pubblicitari o propagandistici. Walt decise quindi, invece che concentrare gli sforzi su un unico progetto complesso, di affidare a più gruppi di animatori diverse idee da sviluppare, così da metterli nuovamente nelle condizioni di sfruttare al massimo la loro creatività.
Questo saliscendi qualitativo però ne ha fatto un film passato in secondo piano, da cui si sono salvati principalmente i due frammenti più lunghi ("Pierino e il lupo" e "La Balena Ugoladoro") distribuiti in futuro autonomamente. L'home video non ha riservato un trattamento dignitoso alla pellicola, dato che il DVD americano presenta una versione monca del primo cortometraggio; questa incompletezza ha fatto sì che il film non arrivasse mai in Italia su disco ottico (nell'attesa, forse vana, di una riedizione completa) per cui l'unico formato in cui è possibile reperire la versione italiana, piuttosto rara, è su videocassetta.

Animation History #9: I Tre Caballeros

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La struttura episodica di Saludos Amigos si era rivelata una scelta vincente sia economicamente che per il consenso del pubblico; per questo (ma in parte anche per proseguire la "politica di buon vicinato" tra USA e Sud America utile in tempo di guerra) Walt Disney diede subito il via alla produzione di un ideale seguito, che vide la luce solo un anno e mezzo dopo l'uscita di Saludos Amigos. Gli animatori affidati al progetto partirono per l'America Latina, così da svolgere ricerche sul campo e tornare agli studi con un'ulteriore documentazione che si sarebbe sommata a quella raccolta qualche anno prima.
I Tre Caballeros però non ricalca dal suo predecessore lo stratagemma del diario di viaggio per presentarsi al pubblico, ma sfrutta una ricorrenza che effettivamente aveva un riscontro nel mondo reale: il 1944 era infatti l'anno del decennale della prima apparizione di Paperino e questo film, proiettato per la prima volta nel dicembre dell'anno successivo, vuole in un certo senso celebrare l'anniversario del personaggio, anche se in ritardo. L'antologia animata prende spunto da tre pacchi regalo recapitati a Paperino per il suo compleanno che corrispondono ad altrettanti atti in cui si può suddividere il film, previsto inizialmente appunto col titolo Surprise Package.

Il primo dono è un proiettore che Paperino può usare per vedere il simil-documentario ornitologico "Uccelli Rari", nel quale vengono mostrate alcune razze particolari di volatili nel loro habitat; i segmenti naturalistici sono poco incisivi, ma hanno il merito di presentare Beckett, esagitato esemplare di Aracuan che continuerà a creare scompiglio per tutta la durata del film e sarà ripreso anche in successive opere Disney. Il documentario vorrebbe essere un contenitore che giustifica malamente la proposta di due cortometraggi, il cui stile ricalca Saludos Amigos principalmente per via della voce narrante che accompagna i protagonisti muti sullo schermo. "Il pinguino a sangue freddo" racconta l'odissea di un pinguino che mal sopporta le temperature polari ed è pronto ad abbandonare le lande ghiacciate dove vivono i suoi simili per mettersi in viaggio verso le calde isole Galapagos. "Il Gauchito volante" invece ha per protagonista un giovane gaucho che trova un asinello volante; il ragazzo riesce a catturarlo e fare amicizia con lui, utilizzando poi l'animale e la sua straordinaria abilità per vincere una gara di velocità. Entrambi i corti hanno ottimi personaggi simpatici da subito, buone gag e una piccola trama sviluppata in modo leggero e fluido.

Il secondo pacco contiene un libro pop-up dal quale esce Josè Carioca, personaggio che aveva riscosso un incredibile successo dopo la sua comparsa in Saludos Amigos, specialmente tra il pubblico sudamericano; qui il pappagallo brasiliano appare ancora più eccentrico, con il potere di moltiplicarsi, modificare e scomporre il proprio corpo in modo surreale. Josè Carioca offre una panoramica della città di Bahia, prima mostrando particolari del paesaggio notturno e poi accompagnando Paperino per le strade in festa della città; qui il papero marinaio rimane ammaliato dal fascino della bella Aurora Miranda che canta e balla sulle note della salsa "Os Quindins de Yayá". Questa sequenza, la più memorabile de "I Tre Caballeros", fonde personaggi dei cartoni ad attori reali con una tecnica che aveva ideato lo stesso Disney nelle Alice Comedies degli anni '20 ma da allora più utilizzata, riproposta qui per la prima volta in technicolor e con una qualità nettamente superiore: non esistendo all'epoca il green screen, gli attori recitavano davanti a un megaschermo sul quale erano proiettati i fondali e i personaggi animati girati in precedenza (tecnica divenuta poi celebre nella sequenza della fuga dall'aeroplano in "Intrigo Internzionale"). A questo si aggiungono alcuni particolari che rendono il cross-over più credibile, anche se non ci sono ancora vere e proprie interazioni tra cartoni e umani: ad esempio si può notare il riflesso di una cantante negli occhi sognanti di Paperino, o il rapido movimento di alcuni personaggi che causa uno spostamento d'aria e di oggetti, anche senza un effettivo contatto.

L'ultimo regalo è portato dal terzo caballeros, un nuovo compagno di Paperino e Josè Carioca: Panchito, il cui sombrero e le pistole tradiscono le origini messicane, è un gallo euforico che porta in dono una piñata spiegandone l'utilizzo e l'origine legata alla tradizione natalizia del suo Paese. Da quel momento il terzetto parte a bordo di un tappeto volante per sorvolare alcune zone caratteristiche del Messico, interagendo in particolare con le bellezze del luogo; le avvenenti donne mostrate in costume da bagno sono probabilmente un tentativo di mostrare uno degli aspetti migliori del Messico, ma anche un modo per attirare spettatori con una sensualità che non si era mai vista prima in un film Disney e che all'epoca attirò alcune critiche. Le animazioni durante la parte finale del film si concedono una maggiore libertà, con sperimentazioni visive che ricordano Fantasia o il brano "La parata degli elefanti rosa" in Dumbo: tra visioni oniriche e linee che rappresentano le suggestioni musicali, il film abbandona i vincoli del realismo alternando però i momenti più astratti con gag dei tre caballeros, che culminano in una corrida conclusiva piuttosto insensata a cui spetta il compito di chiudere la pellicola in modo non del tutto esaltante.

I personaggi e i luoghi de I Tre Caballeros hanno una caratterizzazione e una resa accattivanti e non sfigurano affatto il paragone con le precedenti produzioni degli studios Disney; ad intaccare però questa seconda incursione latinoamericana c'è la mancanza di una vera e propria continuità, con frammenti diversi legati tra loro da un filo conduttore troppo sottile per dare l'impressione di stare guardando un lungometraggio omogeneo. È questa frammentarietà il difetto principale che mina la pellicola, un mosaico composto da tasselli troppo diversi tra loro per ambientazione, atmosfera e stile; questo caos contribuisce a trasmettere lo scoppiettante spirito carnevalesco caratteristico delle zone rappresentate, ma penalizza pesantemente la struttura del film disorientando lo spettatore che si trova davanti a un prodotto in cui gli intenti di ricerca ed evoluzione nel campo dell'animazione sono ben più interessanti del risultato finale.
Dal film è stato escluso un cortometraggio, "The Pelican and the Snipe", poi proposto autonomamente nelle sale; durante la lavorazione si cominciò a pensare anche ad una terza compilation sudamericana dal titolo "Cuban Carnival", nella quale sarebbe dovuto comparire il quarto caballero Pancho, un galletto di origini cubane appassionato fumatore di sigari avana. I Tre Caballeros però al botteghino ottenne un incasso nettamente inferiore a quello di Saludos Amigos; la Disney perciò decise di spostare l'attenzione dall'America Latina (anche per via della fine della II Guerra Mondiale), continuando però a realizzare film ad episodi, la cui produzione richiedeva un investimento economico minore.

Animation History #8: Victory through air power

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Quando gli Stati Uniti fecero il loro ingresso nella II Guerra Mondiale, il governo americano spinse Hollywood a non realizzare unicamente opere che risollevassero il morale delle truppe, ma anche film di propaganda: Walt Disney era attratto dal libro "Victory Through Air Power" dello scrittore Alexander P. de Severky e ne acquistò i diritti per farne un adattamento animato. Il film è nato con l'intento di presentare al pubblico e agli ufficiali americani le strategie suggerite da Severky; Disney credeva così tanto in queste teorie che finanziò di tasca sua il prodotto (con un budget simile a quello di Biancaneve e i sette nani) e fece in modo che uscisse il più rapidamente possibile nelle sale, per la "fretta" di trasmettere il messaggio a più persone possibili.
In quel periodo il pubblico americano si stava abituando a vedere cortometraggi ad ambientazione bellica: ad esempio Pluto si era trovato in mezzo a un campo militare, mentre Paperino si arruolò nell'esercito diventando protagonista di una serie di corti in guerra culminati nell'incontro col Fuhrer. Questo lungometraggio abbandonava però ogni velleità narrativa, raccontando con toni documentaristici l'importanza che l'aviazione avrebbe potuto rivestire in guerra, con la partecipazione dello stesso Severky che in alcuni frammenti con riprese dal vivo si rivolge agli spettatori in veste di narratore.

La struttura di Victory Through Air Power permette di analizzarlo suddividendolo in tre parti ben distinte.
La prima parte è caratterizzata da grafica e toni cartooneschi, con i quali vengono ripercorsi le origini del volo a partire dai fratelli Wright fino ai primi utilizzi dell'aeroplano a scopi bellici, con esiti piuttosto goffi rappresentati in modo divertente. Si tratta di un esordio più vicino agli standard disneyani, forse per traghettare il pubblico gradualmente verso un tipo d'animazione decisamente più atipico.
La seconda parte fa il punto della situazione sulla II Guerra Mondiale, spiegando la successione degli eventi attraverso chiari schemi e mappe animate, oltre a fornire una ricostruzione estremamente dettagliata di alcune fasi salienti, come l'attacco a Pearl Harbour. Viene qui abbandonata ogni traccia d'umorismo, in favore di un approccio realistico più adatto a rappresentare la distruzione bellica; è interessante osservare come l'atmosfera si allontana dal racconto romanzato in favore di una cronaca più fredda, evitando accuratamente di presentare sul pubblico dei personaggi dato che tutti gli umani sono visibili solamente dalle loro silhouette.
La terza e ultima parte è quella rivolta al futuro, dove sono esposte le teorie e i possibili utilizzi dell'aeronautica per dare vita a una strategia bellica; anche qui non ci sono virtuosismi estetici ma ogni scena è semplice e funzionale alla spiegazione, in una sorta di libro animato che riesce ad esprimere i concetti in modo chiaro al suo fruitore.
La sequenza finale della pellicola racchiude in una sola immagine molto evocativa l'augurio di fondo degli autori: un'aquila attacca e riesce a sopraffare una piovra, due animali che rappresentano in metafora rispettivamente l'aviazione americana e la marina giapponese.

Il film fu un fiasco al botteghino, con un bilancio pesantemente negativo rispetto alla cifra investita; i soldi furono però recuperati nel tempo, dato che Victory Through Air Power aprì la strada a una serie di pellicole educative realizzate dalla Disney, con risultati ben più soddisfacenti.
La visione da parte di uno spettatore odierno che si avvicina a quest'opera per la prima volta può suscitare una reazione particolare: abituati infatti come siamo a vedere storie ambientate in tempo di guerra che hanno un messaggio pacifista, è straniante osservare un film che invece incita all'utilizzo delle armi più efficaci per attaccare il nemico.
Victory Through Air Power a causa dei suoi obiettivi propagandistici strettamente legati all'epoca di uscita non è sopravvissuto allo scorrere del tempo e oggi è una delle opere Disney meno conosciute (non è mai nemmeno stata tradotta in italiano).
Nonostante questo, si può affermare senza ombra di dubbio che si tratta del film che più di qualunque altro è riuscito ad influenzare la Storia: sembra infatti che Winston Churchill e Franklin D. Roosevelt lo abbiano visionato più volte rimanendo impressionati dalle teorie esposte, al punto di decidere di adottare una strategia di guerra basata in modo massiccio sull'aviazione, la quale permise agli Stati Uniti di vincere la II Guerra Mondiale.

Animation History #7: Saludos Amigos

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Nei primi mesi del 1941 il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti invitò Walt Disney a un tour diplomatico in America Latina per rappresentare gli Stati Uniti in un viaggio di propaganda che dimostrasse la politica di buon vicinato che intendevano attuare; gli USA non erano ancora entrati in guerra, ma erano preoccupati per le simpatie nei confronti dell'ideologia nazista che stavano nascendo nei Paesi dell'America del Sud.
Disney non era entusiasta all'idea di interrompere il lavoro dei suoi studi d'animazione per intraprendere una missione a fin di bene, così convinse il governo americano a finanziare la produzione di quattro cortometraggi animati, per i quali diversi artisti e compositori lo accompagnarono nel suo viaggio in Brasile, Argentina e Cile per documentarsi e conoscere approfonditamente la cultura locale.
I quattro cortometraggi furono assemblati, assieme ad alcune riprese documentaristiche effettuate dal vivo, per poter essere poi proposti al pubblico nelle sale cinematografiche come un unico lungometraggio (il più breve mai prodotto dalla Disney, coi suoi 42 minuti di durata è ascrivibile più come mediometraggio); si trattava di una buona occasione per trovare un nuovo mercato, dato che la II Guerra Mondiale aveva tagliato drasticamente gli incassi stranieri poiché i film non raggiungevano l'Europa.

In "Lago Titicaca" la zona del celebre lago peruviano viene esplorata da Paperino, qui nei panni del turista americano che si muove in un contesto a lui estraneo: dopo una prima parte in cui il papero prova ad solcare lo specchio d'acqua su un'imbarcazione artigianale, entra in scena un lama dispettoso che scatena la maggior parte delle gag del corto. Paperino era il principale protagonista della produzione cortometraggistica Disney di quel periodo ed è comprensibile il suo utilizzo in questo frangente, anche se con caratteristiche differenti dai suoi standard: pur essendo sempre oggetto di slapstick, non ritroviamo qui la sua caratteristica suscettibilità sacrificata in favore di una comicità muta commentata da una voce narrante, in un meccanismo più simile ai corti "How to…" di Pippo.

"Pedro" è un giovane aeroplanino alle prese con la sua prima missione postale attraverso l'Aconcagua, una temibile catena montuosa la cui traversata viene aggravata da un forte temporale; l'ambientazione ha una forte potenza evocativa e riesce a creare un climax finale emozionante. Buona parte del fascino e del coinvolgimento emotivo del corto derivano però dall'espressività di cui sono stati dotati gli aeroplani e la torre di controllo: si tratta di un processo di umanizzazione molto efficace simile a quello visto nel treno Casimiro di Dumbo, che sarà poi ripetuto ad esempio nel corto "Little Toot" all'interno de Lo scrigno delle sette perle, nel corto "Susie, the Little Blue Coupé" e negli oggetti de La Bella e La Bestia.

"El Gaucho Goofy" segue la struttura classica dei cortometraggi di Pippo per presentarci la figura del Gaucho, mostrandone usi e costumi rivisitati in chiave comica: il protagonista è qui più dinoccolato che mai, alle prese con alcune sequenze surreali nelle quali interagisce con il suo cavallo e gli strumenti del mestiere.
Da evidenziare come le immagini siano state modificate per l'uscita in DVD di Saludos Amigos, rimuovendo la sigaretta fumata dal protagonista.

"Aquarela do Brasil" può essere considerato un vero e proprio prototipo dei videoclip musicali, dove il pennello del disegnatore dona vita e colore all'ambiente e ai personaggi a ritmo di musica. La graduale costruzione attraverso l'esplicita creazione di un disegno animato è estremamente piacevole, così come tutte le interazioni con cui l'artista scherza coi protagonisti. Paperino qui divide lo schermo con l'esordiente Josè Carioca, pappagallo con la caratteristica parlata e i modi brasiliani che sarà ripreso in altri due film e in numerose storie a fumetti; i due formano una coppia efficace che consente di mettere alla berlina Paperino, prima disorientato per l'idioma del suo nuovo compagno, poi impegnato in goffi tentativi di emularlo.
La musica del carnevale di Rio immerge il pubblico nelle atmosfere latino-americane accompagnandolo, forse in modo un po' troppo brusco, verso il finale.

Il film ha una struttura abbastanza improvvisata, i cortometraggi sono legati tra loro in modo forzato e di qualità media; la critica dell'epoca attaccò il film per l'idea alla base della compilation, quando invece si sperava in un nuovo Biancaneve e i sette nani o Pinocchio. Saludos Amigos però dimostra come Disney volesse continuare a sperimentare cose nuove, spesso disattendendo le aspettative; la scelta si rivelò azzeccata, dato che la pellicola dimostrò che le compilation di corti richiedevano un budget ridotto e riuscivano ad attirare il pubblico più di quanto non facessero i film ad ampio respiro, al punto che la Disney continuò a realizzare solamente compilation di corti fino alla fine degli anni '40.
Nello specifico il successo ottenuto da "Saludos Amigos" fu tale da convincere Disney a realizzare un altro lungometraggio animato sempre ambientato in America Latina, che vedrà la luce due anni più tardi: I tre caballeros.

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