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Carlo Alberto Montori

Carlo Alberto Montori

Animation History #14: Tanto caro al mio cuore

  • Pubblicato in Focus

Nel 1946, con l'uscita nelle sale de I racconti dello zio Tom, Walt Disney decide di realizzare un altro film con riprese dal vivo nel quale inserire alcune sequenze animate, facendo nuovamente recitare i due attori bambini Bobby Driscoll e Luana Patten sotto contratto per gli studios. Tanto caro al mio cuore (So Dear to My Heart il titolo originale) non si può considerare a tutti gli effetti un film d'animazione dato che le scene animate occupano all'interno del lungometraggio solamente una quindicina di minuti (ancor meno degli episodi animati de I racconti dello zio Tom) e i personaggi disegnati non interagiscono mai direttamente con gli attori. All'interno di un'analisi della storia del cinema d'animazione questo film non può però essere trascurata dato che raggiunge il grande schermo nel 1949, in un periodo in cui la Disney è seguita e conosciuta dal pubblico solamente per i suoi cartoni animati; solamente l'anno successivo uscirà il suo primo film interamente in live-action, ovvero "L'isola del tesoro" con protagonista l'onnipresente Driscoll.

Il soggetto dell'opera proviene dal romanzo "Midnight and Jeremiah" di Sterling North: il protagonista è Jeremiah Kincaid, un bambino che vive all'inizio del secolo nella fattoria assieme a sua nonna e che sogna di poter possedere un cavallo campione di corsa. Questa sua ambizione si ridimensiona quando la pecora di famiglia partorisce un agnellino nero disprezzato da tutti, compresa la madre, così Jeremiah decide di prendersene cura personalmente con l'obiettivo di farlo partecipare alle competizioni della fiera di paese; la nonna di Jeremiah si oppone fortemente all'attaccamento tra suo nipote e l'agnello nero ribattezzato Danny, ma il bambino troverà nello zio Hiram e nell'amica Tildy due fedeli alleati.
Il prologo del film è costituito dallo sfogliare delle pagine di un libro, nelle quali possiamo vedere i primi scorci della vita in fattoria in diversi periodi dell'anno; questa breve sequenza realizzata in animazione è un'introduzione che rimanda alla tradizione dei primissimi Classici Disney, in cui la narrazione della favola cominciava aprendo il libro da cui era stata tratta.
Gli altri tre segmenti animati all'interno del film corrispondo ad altrettante canzoni che il gufo saggio canta all'agnello Danny, trasfigurato sottoforma di cartone e immerso tra le pagine dell'album visto nel prologo. "It's Whatcha Do With Whatcha Got" riassume la morale del film e vuole infondere coraggio, mostrando alcuni esempi di personaggi che sono riusciti a raggiungere i propri obiettivi con le poche risorse a disposizione; complementare è il brano "Stick-to-it-ivity" con la quale viene spronato il piccolo Jeremiah a non abbandonare il suo sogno, prendendo ad esempio di tenacia Cristoforo Colombo e Robert Bruce narrandone le imprese compiute. "The Country Fair" è una canzone più breve, senza una morale di fondo, ma nel quale si sprigiona la gioia una volta otttenuto il permesso di far concorrere Danny alla fiera di paese.
La trama non mostra picchi di qualità ma scorre in modo abbastanza lineare senza troppe sorprese, rivelandosi comunque un piacevole elogio delle piccole cose e dell'entusiasmo che si può infondere nell'inseguire i propri sogni.

Non è un caso che il film sia ambientato nell'America rurale di inizio '900, gli anni in cui il giovane Walt Disney è cresciuto in campagna con la sua famiglia; lo stesso Disney ha infatti dichiarato che Tanto caro al mio cuore è una pellicola alla quale si sente particolarmente legato, catturando su pellicola un'infanzia vissuta tra strade sporche, letti di fiume e animali da cortile.
Se la storia si apprezza principalmente per l'ambientazione e questo sapore nostalgico che si respira nel corso degli eventi, va notata l'assenza di personaggi forti che possano calamitare l'attenzione del pubblico, specialmente nei frammenti animati che risultano superflui; questi elementi possono essere i motivi principali dell'insuccesso del film, che con i suoi incassi non è mai riuscito a recuperare i costi di produzione. Addirittura in Italia Tanto caro al mio cuore non raggiunse mai il grande schermo e fu doppiato nella nostra lingua solamente negli anni '80 in occasione dell'uscita in videocassetta.
Per Disney dev'essere stata la conferma che portò a distinguere nettamente la propria produzione cinematografica tra film d'animazione e film in live-action, accantonando la tecnica mista per evitare di inserire forzatamente frammenti animati; i cartoni e gli attori torneranno a collaborare 15 anni dopo col rilancio della tecnica mista, che sarà riportata in auge grazie a un'eccentrica bambinaia e un simpatico spazzacamino.

Animation History #13: Lo scrigno delle sette perle

  • Pubblicato in Focus

Nonostante l'accoglienza piuttosto fredda di Fantasia, Walt Disney serbava ancora il desiderio di fondere musica e animazione, proseguendo quel progetto che aveva cercato di mantenere vivo con Musica Maestro!. Nel secondo dopoguerra c'era anche la volontà di proporre un nuovo lungometraggio composto da un'unica storia, ma negli studi non c'erano i fondi necessari e gli animatori non avevano ancora ripreso a lavorare al ritmo necessario; per questi motivi la produzione continuò a concentrarsi su film a episodi che permettevano di preparare il terreno, lavorando più rapidamente e con costi minori.
È su questa scia che nel 1947 uscì nei cinema americani Lo scrigno delle sette perle, una compilation di sette cortometraggi, come si può ben evincere dal titolo italiano che prende le distanze dall'originale Melody Time. Come in Musica Maestro!, i brani che accompagnano ogni episodio appartengono ai generi più disparati e nella maggior parte dei casi sono stati composti per l'occasione; l'unico legame tra i singoli frammenti sono una maschera teatrale e un pennello, che in pochi secondi introducono lo spettatore a ciò che sta per vedere.

"Once upon a wintertime" ha per protagonisti un ragazzo e un coniglio, entrambi impegnati nel tentativo di conquistare le rispettive amate, immersi in un paesaggio invernale stilizzato che ricalca l'estetica delle cartoline d'auguri natalizie. L'ambientazione è l'elemento più affascinante e il corto si ricorda proprio per i fondali innevati e il laghetto ghiacciato sul quale i personaggi pattinano; la trama romantica avrebbe facilmente potuto cadere nella stucchevolezza, ma questo non avviene grazie ai simpatici parallelismi tra i personaggi umani e i conigli. Nel doppiaggio italiano questo corto viene introdotto come "la seconda perla" (e il successivo come "la prima perla") perché alla prima uscita nei cinema i due episodi erano stati inspiegabilmente invertiti, ma la traccia audio dell'epoca è stata mantenuta anche nelle edizioni home video.

"Bumble Boogie" è l'episodio più concitato dell'intera antologia, la frenetica fuga di un piccolo insetto braccato da elementi astratti composti da pezzi di strumenti musicali, in maniera simile a quanto avveniva in "After You've Gone": la fantasia degli animatori dà vita a sentieri di pentagrammi, trombe mutate in fiori, tasti di pianoforte che prendono la forma di farfalle o giganteschi serpenti.
Per evidenziare le differenze de Lo scrigno delle sette perle con Fantasia si osservi come "Bumble Boogie" sia l'unico corto del film ad usare come colonna sonora una melodia pre-esistente, ovvero il celebre "Volo del calabrone" di Nikolaï Rimski-Korsakov: il ritmo del brano di musica classica grazie al suo ritmo forsennato si rivela un perfetto sottofondo per un corto animato.

"La leggenda di Johnny Seme di Mela" è il primo dei due episodi biografici del film: racconta la vita del missionario John Chapman, ambientalista realmente esistito che ha dedicato la sua esistenza a seminare decine di migliaia di meli nell'entroterra americano, garantendo con i suoi frutteti viveri a tutti gli esploratori americani che successivamente attraverseranno quei territori. Si tratta di una vicenda un po' retorica e che non offre granché al di là della ricostruzione della vita di Johnny Seme di Mela; i momenti più interessanti sono quelli in cui compare il suo angelo custode dalle fattezze di un vecchio pioniere, in particolare nel delicato finale quando il protagonista accetta con serenità la propria morte.
Graficamente il corto mescola fondali stilizzati (come avviene in quasi tutto il film) a personaggi animati con cura, un risultato che punta all'efficacia ottenendo un buon risultato visivo.

"Little Toot" è una variante navale del cortometraggio "Pedro" contenuto in Saludos Amigos: qui invece che un aeroplanino il protagonista è un giovane rimorchiatore, malvisto dai genitori e dalle altre imbarcazioni a causa della sua vivacità. Anche in questo caso come in "Pedro" l'ostacolo da affrontare è una violenta tempesta che travolge il povero Little Toot, allontanatosi dal padre e costretto ad arrangiarsi da solo per sopravvivere. Nonostante gli echi del corto di Saludos Amigos che fanno apparire questo episodio come qualcosa di già visto, si può comunque apprezzare il design delle barche dotate di vita e l'accompagnamento musicale (nella versione italiana ad opera del Quartetto Cetra).

"Trees" è un breve frammento animato che accompagna una poesia di Joyce Kilmer, qui musicata da Oscar Rasbach. C'è poco da dire non essendoci una vera e propria storia, ma trattandosi più di una carrellata di immagini naturalistiche che mostrano alcuni alberi al centro di panoramiche, rese affascinanti da particolari giochi di luci e ombre o dai riflessi del sole nelle diverse ore della giornata.

"Ecco la samba" prosegue la finestra sudamericana che era stata aperta in Saludos Amigos e ne I Tre Caballeros, complice anche la presenza di tre personaggi incontrati proprio in quei film: Paperino, Josè Carioca e Beckett. Lo scalmanato aracuan riesce a risvegliare un Paperino e un Josè Carioca decisamente abbattuti, grazie al ritmo della samba, immergendoli poi in un cocktail all'interno di un bicchiere dove i tre volatili assisteranno all'esibizione di un'avvenente organista. Paperino e Josè rimarranno incantati dalla bella musicista, ma non potranno ammirarla tranquillamente per molto tempo dato che Beckett boicotta lo strumento musicale con candelotti di dinamite che danno al corto un finale esplosivo.
Oltre ad essere piacevole per il fatto di essere un altro tuffo nell'atmosfera dell'America Meridionale, questo episodio è un ulteriore approfondimento della fusione tra riprese dal vivo e personaggi animati, tecnica che sarebbe tornata utile l'anno successivo nel film Tanto caro al mio cuore.

"Pecos Bill" è la conclusione del film, anche se più che un corto sembrano quasi due dato che a metà dell'episodio i toni della storia cambiano drasticamente. La biografia del celebre cowboy Pecos Bill viene introdotta attraverso una sequenza live-action, nella quale i giovani Bobby Driscoll e Luana Patten (già visti assieme ne I racconti dello zio Tom) si fanno raccontare attorno a un fuoco le avventure dell'eroe folkloristico americano. La prima parte è una sequenza di imprese esagerate che tratteggiano Pecos Bill come un Barone di Münchhausen del Far West, in grado di compiere azioni assolutamente surreali in compagnia del suo cavallo. La narrazione muta con l'arrivo di una fanciulla, disegnata in modo molto sensuale rispetto agli standard disneyani, di cui Pecos Bill si innamora fino a sposarla; il legame tra i due sarà però ostacolato dalla gelosia del cavallo, che causerà un finale inaspettatamente drammatico per un corto sopra le righe. Anche questo episodio nella versione italiana presenta canzoni interpretate dal Quartetto Cetra, per quella che sarà la loro ultima collaborazione con la Disney dopo aver già lavorato alla colonna sonora di Dumbo e Musica maestro!.

Lo scrigno delle sette perle ha un campionario di cortometraggi piuttosto eterogeneo sia musicalmente ma soprattutto dal punto di vista narrativo e strutturale; per contro si può riscontrare un'omogeneità visiva assente in tutti i precedenti film Disney a episodi. La qualità delle sequenze è mediamente buona, non ci sono momenti particolarmente noiosi ma mancano frammenti che possano imprimersi nella memoria dello spettatore grazie a un'idea vincente; comunque piacevole a vedersi, ma un'opera che non accontenta la critica dell'epoca, desiderosa di un altro "vero" lungometraggio e non una mera antologia di cortometraggi.
È interessante però constatare come Lo scrigno delle sette perle sia considerato un film composto da episodi che fondono animazione e musica, anche se alcuni corti oggi ci sembrano normali storie nelle quali sono inserite canzoni utili per proseguire la narrazione; si tratta di un'anteprima di ciò che saranno i musical Disney, il modo in cui Walt sfrutterà il binomio musica-animazione che qualche anno dopo non sarà più apprezzato in questa forma sperimentale.

Animation History #12: Bongo e i tre avventurieri

  • Pubblicato in Focus

Il titolo italiano di questo film Disney datato 1947 cita i due mediometraggi animati da cui è composto, ignorando il messaggio che la pellicola voleva trasmettere al proprio pubblico racchiuso nel titolo originale: Fun and fancy tree vuole infatti essere un momento di spensieratezza regalato al pubblico, in preda alla paura e ai problemi del secondo dopoguerra.
Per raggiungere questo obiettivo gli studios Disney ripescano uno delle proprie creature più riuscite, il Grillo Parlante di Pinocchio, qui presentatore dei due frammenti animati; la sua entrata in scena è accompagnata dalla canzone "I'm a Happy-Go-Lucky Fellow" (canzone scritta per il film Pinocchio ma poi scartata) in grado di immergere subito lo spettatore nell'atmosfera ottimista fortemente voluta da Walt Disney, che già in passato era riuscito a far leva sull'America immersa nella depressione economica con la canzone "Who's afraid of the big bad wolf?" nel cortometraggio I tre porcellini. Il Grillo Parlante sminuisce qui le preoccupazioni collettive che campeggiano sulle pagine di un quotidiano, preferendo ascoltare due fiabe; la prima proviene da un disco ed è narrata dalla cantante Dinah Shore mentre la seconda viene raccontata dal ventriloquo Edgar Bergen ai suoi pupazzi e alla giovane Luana Patten (già vista ne I racconti dello zio Tom).
Dopo diversi film ad episodi composti da numerosi cortometraggi, qui ci si riavvicina alle prime storie di maggior respiro proponendo solo due mediometraggi di maggior durata; questa struttura si spiega con le origini del film, che inizialmente doveva essere un lungometraggio di "Topolino e il fagiolo magico" ma non riuscendo a svilupparlo adeguatamente si è deciso di affiancargli un altro episodio animato.

"Bongo" racconta la romantica storia di un orsacchiotto che si innamora di una sua simile, l'affascinante Lulabelle; la relazione incontra però da subito degli ostacoli, dato che il povero Bongo dovrà affrontare un minaccioso avversario in amore e un equivoco sulle abitudini degli orsi abitanti del bosco. Il protagonista Bongo infatti non conosce gli usi degli esemplari della sua specie che vivono in cattività essendo lui la stella di un circo, fatto evidente dal suo buffo costume e dal monociclo sul quale si muove. Questa caratterizzazione circense rimane dall'idea iniziale che vedeva Bongo fuggire dal treno Casimiro (lo stesso visto in Dumbo) in cerca di libertà; questo spunto fu accantonato, anche per la riluttanza di Walt Disney di sfruttare i film precedenti per creare sequel o spin-off.
Il mediometraggio risulta un po' stiracchiato e avrebbe forse reso meglio come corto dalla durata minore; non mancano però i momenti ispirati, come la sequenza onirica con le nuvole a forma di cuore o lo strampalato rituale di seduzione a base di schiaffi. Le gag che occupano il resto della storia non rendono però altrettanto ricche le altre scene di questo scarno episodio, complice anche la caratterizzazione non particolarmente carismatica dei protagonisti. All'epoca dell'uscita del film gli studios però puntarono molto sul personaggio di Bongo, considerandolo addirittura il principale candidato come successore di Topolino, in quel periodo in fase di declino nella produzione cortometraggistica e presente in Bongo e i tre avventurieri in quello che sarebbe potuto essere un ideale passaggio di consegne. Ma le cose sono andate diversamente: "Bongo" ora è un episodio piuttosto sconosciuto all'interno della produzione Disney e proprio il successivo episodio avrebbe rinnovato la popolarità di Topolino.

I tre più celebri personaggi Disney avevano avuto singolarmente il loro momento di gloria sul grande schermo: Topolino in Fantasia, Pippo in Saludos Amigos, Paperino in Saludos Amigos e I Tre Caballeros. Ma il trio non aveva mai condiviso la scena in un lungometraggio, nonostante fosse già stato protagonista di numerosi corti memorabili; dopo l'apparizione di Topolino in Fantasia, Walt Disney cominciò a pensare a un intero film con protagonisti i tre personaggi e, per preparargli il terreno così da farlo risultare un vero e proprio evento, nel 1940 interruppe la realizzazione di cortometraggi dove figuravano insieme Topolino, Paperino e Pippo.
Era evidente che la storia di "Jack e il fagiolo magico" esercitasse un certo fascino su Walt Disney, dato che l'aveva già adattata in animazione nei cortometraggi Jack and the beanstalk (1922) e Topolino nella terra dei giganti (1933), oltre a far scontrare Topolino con un gigante ne "Il piccolo sarto coraggioso". Non stupisce quindi il desiderio di immergere i suoi tre personaggi più conosciuti al centro di questa vicenda in un lungometraggio, la cui lavorazione sarà però piuttosto travagliata: a causa della II Guerra Mondiale, delle animazioni belliche e gli altri film entrati in produzione, "Topolino e il fagiolo magico" fu messo da parte nonostante fossero già state registrati i dialoghi e la storia fosse quasi ultimata. Il progetto fu ripreso a conflitto concluso, una volta ridimensionato e trasformato nella seconda metà di Bongo e i tre avventurieri.
Topolino veste i panni dell'eroe, mentre Paperino e Pippo si prestano ad accompagnarlo come spalle comiche attraverso l'avventura che li vedrà arrampicarsi su un'enorme pianta per raggiungere la casa del gigante sopra le nuvole; qui dovranno cercare di recuperare l'arpa dalla voce melodiosa in grado di restituire la gioia e la prosperità nella valle in cui abitano. La rocambolesca e buffa scena di salvataggio è un ottimo esempio di gioco di squadra tra i tre personaggi nel quale si mescolano tensione e divertimento fino al lieto fine forse un po' troppo affrettato, non mostrato sullo schermo ma lasciato alle parole del narratore. Il racconto è efficace in buona parte grazie all'installazione iniziale, nella quale vengono mostrati i protagonisti immersi in una profonda povertà, alle prese con un pasto frugale che strappa più di una risata dolceamara; per contro anche il gigante è un avversario interessante con la sua aria da sempliciotto tontolone, lontano dalla caratterizzazione aggressiva che ci si poteva aspettare. Il gigante fa una breve apparizione anche nella sequenza finale in live-action di Bongo e i tre avventurieri, scoperchiando il tetto della casa del ventriloquo Bergen e poi aggirandosi tra i palazzi di Hollywood alla ricerca di Topolino.

Questo mediometraggio ha un'importanza storica anche per l'accavallarsi di due doppiatori per Topolino: prima della II Guerra Mondiale Walt Disney (doppiatore del personaggio fin dalla sua prima apparizione) aveva registrato i dialoghi del protagonista. Quando il progetto fu portato a termine anni dopo si presentò la necessità di registrare nuove battute, ma Walt era troppo impegnato sugli altri film Disney interrotti a causa della guerra, oltre ad avere una voce ormai rovinata dal fumo che difficilmente riusciva a sostenere il falsetto; per il ruolo fu quindi contattato Jimmy MacDonald, il quale riuscì ad effettuare un'interpretazione difficilmente distinguibile da quella di Disney anche per l'orecchio più esperto, ottenendo così l'incarico di secondo doppiatore ufficiale di Topolino che rivestì fino al 1983.

L'uscita del film nelle sale portò un discreto risultato al botteghino, ma la critica fu quasi unanime nel constatare che Disney si stava accontentando di realizzare prodotti mediocri; l'utilizzo di personaggi conosciuti o nuovi che potessero far leva sul pubblico, con un'attenzione minore per la storia, stava cominciando a far rimpiangere i primi lungometraggi con vicende di maggior respiro.
Effettivamente il formato mediometraggio non consentiva di sviluppare le trame come si era visto in Biancaneve  e i sette nani, Pinocchio, Dumbo e Bambi, ma ad anni di distanza si rivelò una struttura estremamente efficace soprattutto per riproporre i singoli episodi: ognuno di essi (in questo caso di certo più "Topolino e il fagiolo magico" rispetto a "Bongo") furono inseriti all'interno di trasmissioni televisive e compilation di cortometraggi o mediometraggi.
Per l'occasione, quindici anni dopo l'uscita del film nei cinema americani, per "Topolino e il fagiolo magico" furono create delle sequenze animate con Pico de Paperis nei panni del narratore; un narratore live-action sarebbe infatti stonato e inoltre il ventriloquo Bergen, tanto celebre nella seconda metà degli anni '40, nei decenni successi era pressoché sconosciuto e utilizzava un umorismo decisamente datato.
Inconsapevolmente la Disney aveva così creato un nuovo formato per i suoi film che avrebbe garantito una seconda giovinezza ai singoli episodi nelle generazioni successive.

Animation History #11: I racconti dello Zio Tom

  • Pubblicato in Focus

Walt Disney desiderava da molto tempo portare sullo schermo "I racconti di zio Remo" ("Uncle Remus Stories" in lingua originale, ma nel film italiano lo zio sarà ribattezzato Tom) che avevano accompagnato la sua infanzia, scritti dallo scrittore americano Joel Chandler Harris vissuto a stretto contatto con gli schiavi afroamericani. I primi contatti con i familiari di Harris per acquisire i diritti risalgono al 1939, ma trascorsero diversi anni prima che il progetto entrasse in produzione; Disney infatti era convinto che il vecchio uomo di colore e i bambini che ascoltano incantati le sue storie dovessero essere interpretati da attori reali, ma la tecnologia dell'epoca non consentiva di fondere efficacemente riprese dal vivo e personaggi animati oltre ad essere troppo costosa. Gli esperimenti effettuati negli anni successivi, specialmente ne I Tre Caballeros, dimostrarono che era giunto il momento per intraprendere il progetto più ambizioso intrapreso dagli studios Disney, sia dal punto di vista tecnico che per la storia; Walt infatti stava iniziando a stancarsi dei film a episodi, per cui decise che I racconti dello zio Tom non si sarebbe limitato a presentare una serie di brevi storielle animate che avessero per protagonisti Fratel Coniglietto e i suoi compagni, ma sarebbe stato un lungometraggio dotato di un filo conduttore in grado di sviluppare una trama di ampio respiro che facesse da collante tra un racconto e l'altro.

La fase di scrittura e pianificazione del film fu più lunga del previsto, con sceneggiatori e registi che si cimentavano per la prima volta con una pellicola che sarebbe poi dovuta essere ripresa dal vivo; Disney fu costretto a contattare alcune figure che avevano già lavorato in film live-action per affiancare i suoi uomini, con continui cambiamenti e riscritture ai quali veniva sottoposto il film. Molti di questi suscitarono il malcontento nei familiari di Harris che speravano fosse mantenuto un elevato livello di fedeltà al testo originale; il dispiacere maggiore fu quando fu deciso per la pellicola il titolo Song of the South che non ha alcun riferimento diretto a Uncle Remus.
Ad affliggere pesantemente la lavorazione del film fu anche l'opinione pubblica: quando si venne a sapere che Disney stava per girare un film ispirato a "Uncle Remus Stories", le associazioni anti-razziali si scagliarono pesantemente contro il progetto ancor prima di vederlo, ritenendo sbagliato a priori il voler ritrarre un personaggio afroamericano servile che accetta serenamente la sua condizione. Disney convocò addirittura Maurice Rapf, uno sceneggiatore appartenente alle fila di coloro che ritenevano sbagliato girare un film tratto dai libri di Harris, ma cambiò la sua opinione una volta scoperto che sarebbe stato un film in gran parte live-action (cosa straordinaria all'epoca per i Disney Studios) e che avrebbe potuto effettuare diversi cambiamenti.
Ma anche il suo coinvolgimento non bastò a frenare le polemiche.

L'attore protagonista, James Baskett, fu scelto da Walt Disney in persona, che lo notò ad un casting per doppiatore di un ruolo minore e apprezzandone il talento decise di affidargli la parte dello zio Tom, oltre a fargli doppiare Comare Volpe; Disney si congratulò più volte pubblicamente con Baskett per la sua interpretazione e per aver praticamente creato da solo la caratterizzazione del suo personaggio, portandolo all'attenzione dell'Academy che gli conferì un Oscar Speciale, il primo Oscar assegnato a un attore maschile afroamericano. Nel cast, nei panni della governante, figura anche Hattie McDaniel, la prima donna afroamericana a vincere un Oscar grazie alla sua interpretazione di Mamy in "Via col vento".
In questo film esordiscono i due bambini Bobby Driscoll e Luana Pattern, i due primi attori ad essere messi sotto contratto dagli studios Disney. Le giovani star ricompariranno assieme ne Lo scrigno delle sette perle e in Tanto caro al mio cuore, ma ognuno di loro avrà anche apparizioni "in solitaria" all'interno di altri film Disney: rivedremo Luana in Bongo e i tre avventurieri, mentre Bobby sarà il protagonista de "L'isola del tesoro" (il primo film interamente live-action prodotto dalla Disney) e del film animato Peter Pan, dove presterà la propria voce all'eterno fanciullo oltre a essere la principale ispirazione per il disegno del suo volto.

La vicenda inizia quando il giovane Johnny parte per una vacanza nella piantagione di proprietà di sua nonna accompagnato dalla madre, mentre il padre giornalista preferisce restare in città per continuare il suo lavoro da attivista; questo fatto scontenta alquanto il bambino, che comincerà la sua vacanza piuttosto contrariato. Johnny riuscirà però a trovare una fonte di svago grazie all'incontro con lo zio Tom, un vecchio schiavo della piantagione che lo intratterrà con una serie di racconti in grado di fornirgli anche importanti lezioni utili nella vita quotidiana.
Sono questi racconti ad essere realizzati in animazione, sottoforma di tre cortometraggi: in ognuno di essi Fratel Coniglietto grazie alla sua furbizia riesce a sfuggire dalle grinfie della famelica Comare Volpe e del tontolone Compare Orso che cercano di catturarlo per procurarsi un delizioso bocconcino. I tre personaggi sono un'ottima squadra, perfettamente complementare sia visivamente che per i loro caratteri, capace di instaurare relazioni e meccanismi molto efficaci per la formula del cortometraggio; in ogni corto i predatori tentano di catturare la preda con una differente strategia, struttura che ricorda i cartoni Warner, ma qui è presente un calore e una caratterizzazione facilmente riconducibile alla tradizione Disney. Il rapporto fra i tre personaggi risulta addirittura migliore del solito grazie a uno stratagemma utilizzato durante la realizzazione: fino a quel momento ogni animatore Disney si era concentrato su un personaggio, mentre per i segmenti animati de "I racconti dello zio Tom" la produzione ha preferito affidare ad ogni animatore una singola scena, così da far interagire al meglio i personaggi che vi comparivano occupandosene in completa autonomia.
Ad ogni corto animato è correlata una canzone gradevole, tra le quali spicca l'orecchiabile tormentone "Zip-a-Dee-Doo-Dah", una delle canzoni Disney più amate dell'epoca e la seconda (dopo "When You Wish Upon a Star" di Pinocchio) a vincere l'Oscar.

I racconti dello zio Tom ebbe un modesto successo, con pubblico e critica soddisfatti dal film principalmente per le canzoni e l'innovazione tecnica evidente nelle scene a tecnica mista; furono questi due gli aspetti sui quali la promozione del film si era concentrata prima dell'uscita nelle sale, cercando di sviare l'attenzione dal contesto e dalle tematiche che avevano attirato proteste antirazziali. Gli stereotipi con cui vengono rappresentati gli afroamericani erano infatti al centro di numerose controversie, anche se in realtà da questo punto di vista non ci sono molte differenze con "Via col vento" o altre pellicole che raffigurano l'America durante la Guerra di Secessione; evidentemente le associazioni e i critici vollero scagliarsi contro un film rivolto a un pubblico più giovane che aveva più possibilità di influenzare i propri spettatori. L'esperienza deve aver segnato la Disney, che in futuro fu molto più cauta nell'affrontare temi scottanti o che potessero scontentare l'opinione pubblica; addirittura, in un eccesso di politically correct, I racconti dello zio Tom è stato in un certo senso rinnegato dalla stessa Disney che tenta in ogni modo di evitarne la distribuzione.
Infatti negli USA non è mai uscito in home video e non esiste alcuna edizione in DVD del film, ma solo qualche edizione in VHS pubblicata al di fuori dagli Stati Uniti (compresa una versione italiana di un bel po' di anni fa); è un peccato che gli archivi Disney si oppongano alla diffusione di questa importante opera animata presso le famiglie, anche se viene fornita liberamente agli studiosi d'animazione che volessero visionarla.

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