Dylan Dog #394 - Eterne stagioni (-6 alla meteora!), recensione
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La fiaba degli amanti/ cui un maleficio tolse/ d’incontrarsi/( donna di notte lei/ e con la luce falco/ lui con la luce uomo/ e nottetempo lupo)/ ci piacque tanto che per un bel pezzo/ ci siamo firmati Knightwolf e Ladyhawke."
Così comincia, alludendo al film fantastico Ladyhawke del 1985, una celebre poesia di Michele Mari in cui il poeta e la sua amata, esattamente come il cavaliere e la dama del film, sono condannati (in questo caso a causa di circostanze tutt’altro che fiabesche) a non incontrarsi mai.
E motivo ispiratore di questo Dylan Dog #394, scritto da Paola Barbato e disegnato da Marco Nizzoli, sembra essere proprio il film fantastico del 1985 (e forse, chissà, anche le Cento poesie d’amore a Ladyhawke di Mari).
La vicenda, anticipata dal consueto prologo legato al ciclo della Meteora (il cui conto alla rovescia in copertina segna un pericoloso -6), che aggiunge un paio di appetitosi colpi di scena, ci mostra una Londra sconvolta da repentini e frequenti mutamenti climatici: le stagioni, a causa della meteora, si alternano velocemente e la calura estiva viene rapidamente sostituita dal piovoso autunno e dal gelo invernale nel giro di poche ore.
Fin qui niente di troppo diverso (purtroppo) dal mondo reale, se non fosse per il fatto che i cambiamenti climatici sortiscono, in una sorta di meteoropatia di massa, effetti nefasti sulla popolazione londinese: se in primavera tutti sono gentili e affabili, l’estate rende tutti litigiosi, mentre l’autunno istiga pensieri cupi e istinti suicidi. L’inverno, invece, sembra avere effetti talmente nefasti da costringere le autorità a indire il coprifuoco.
È in questa Londra a soqquadro che Dylan farà la conoscenza della misteriosa (e bellissima) Annabeth, con cui intreccerà una relazione impossibile come quella fra Knightwolf e Ladyhawke, fino all’inevitabile e tragico scioglimento ("Come se un lupo/ fosse mai uscito indenne da una fiaba", recita un’altra poesia di Mari dalla stessa raccolta).
Paola Barbato scrive un numero decisamente diverso dagli altri del Ciclo della Meteora, in cui l’impostazione realistica (se di realismo si può parlare per un fumetto in cui streghe, spiriti e vampiri sono di casa) lascia il posto ad un’atmosfera quasi fiabesca, in questa storia ricca di rimandi, antitesi e parallelismi interni che accentuano il carattere allegorico della vicenda. Il risultato è un bel numero, sebbene, a nostro avviso, il suo inserimento nel Ciclo della Meteora ne smorzi leggermente il carattere fiabesco.
Il comparto grafico, preannunciato dalla bella copertina di Gigi Cavenago, è affidato a Marco Nizzoli, già coautore, assieme a Leomacs, di Dylan Dog #387, primo numero del Ciclo della Meteora. Nizzoli, il cui tratto sottile dà il meglio di sé nella resa del viso dei personaggi (specie di quello di Annabeth), svolge un lavoro discreto senza troppe sperimentazioni grafiche, con la parziale eccezione di alcuni fra i momenti più onirici del numero, in cui osa leggermente di più con l’uso dei grigi. Molto belle, invece, le due pagine mute del primo bacio fra Dylan ed Annabeth.
Questo numero, infine, esce insieme ad un poster e ad una serie di adesivi dell’Indagatore dell’Incubo in omaggio (in maniera simile ad altri albi Bonelli in uscita in questo mese). Il poster, disegnato da Cavenago, mostra un Dylan Dog seduto in poltrona nella sua iconica posa: se il disegno è, tutto sommato, piacevole, decisamente meno lo è l’omogeneo sfondo azzurro che lo circonda. Avremmo preferito, se non un disegno a tutto foglio, quantomeno una qualche grafica più accattivante ed elaborata.