Sara, recensione: la nuova opera bellica di Garth Ennis e Steve Epting
- Scritto da Antonio Ausilio
- Pubblicato in Recensioni
- dimensione font riduci dimensione font aumenta la dimensione del font
- Stampa
Che Garth Ennis sia uno scrittore capace di garantire una qualità di fondo quasi sempre elevata è una considerazione che capita di fare spesso e che in generale accompagna gran parte delle valutazioni riguardanti un nuovo fumetto che porta la sua firma, anche quando decide di sconfinare in territori da lui meno battuti (recentemente, per esempio, lo abbiamo visto tornare a cimentarsi con l’horror in Discesa all’inferno) o quando viene meno il suo proverbiale gusto per il grottesco e la violenza estrema. Maggiormente noto per opere irriverenti come Preacher e The Boys (le cui trasposizioni televisive ne hanno ulteriormente aumentato la popolarità), l’autore nordirlandese è anche un maestro riconosciuto del genere bellico. A questo appartiene una delle sue ultime fatiche, la miniserie Sara, realizzata in coppia con il disegnatore Steve Epting per i TKO Studios, giovane e rampante casa editrice statunitense, di cui, da poco, la Panini ha cominciato a pubblicare qualche titolo qui da noi.
Sara è il nome della protagonista della vicenda, un personaggio ispirato vagamente alla nota Ljudmila Michajlovna Pavličenko, eroina dell’Armata Rossa durante la Seconda Guerra Mondiale, di cui, in realtà, Ennis riprende solo la nazionalità e la fenomenale abilità come tiratrice scelta. È sulla base di queste due caratteristiche, tuttavia, che lo scrittore britannico costruisce la trama, la quale, come capita sempre nelle sue storie di guerra, non si ferma semplicemente a raccontare le gesta di qualche soldato, ma esplicita, al contrario, in maniera netta l’abisso in cui precipita l’umanità durante un conflitto armato di grosse proporzioni. Pertanto, per portare avanti un messaggio di questo tipo, l’utilizzo di una donna, che le circostanze trasformano in una macchina di morte fredda e implacabile, appare quasi del tutto naturale. A Ennis non importa neppure inquadrare gli eventi in una fascia spazio-temporale ben precisa. Si intuisce soltanto di essere nei primi mesi dell’invasione tedesca dell’Unione Sovietica, quando sembrava che il Terzo Reich potesse facilmente avere la meglio sull’improvvisato esercito bolscevico, nonostante la strenua resistenza della popolazione locale (come ci viene ricordato con i fugaci dialoghi che evocano il terribile assedio di Leningrado). All’inizio non si conosce neanche la storia di Sara e dei vari comprimari, anche perché le prime parole con cui il lettore viene a contatto sono le poche e semplici istruzioni che ogni cecchino ripete a sé stesso prima di colpire, le quali vengono reiterate più volte, proprio per rendere al meglio la lunga e paziente attesa necessaria a centrare l’obiettivo con assoluta precisione. E per raggiungere questa sorta di sospensione temporale, l’autore britannico decide intelligentemente di non seguire una narrazione lineare, ma di alternare la vicenda principale con lunghi flashback o con spaccati di vita nell’accampamento militare sovietico. In questo modo, da un lato non si corre mai il rischio di rendere la trama una semplice rappresentazione di scontri a fuoco o un’infinita sequenza di uccisioni che, alla lunga, potrebbero anche diventare stucchevoli, dall’altro si ha la possibilità di svelare le carte a poco a poco, in particolare per quanto riguarda i dettagli relativi alla protagonista, di cui solo nelle ultime pagine si vengono a sapere le ragioni della sua apparente indifferenza verso la vita umana.
Questo metodo di raccontare non è una novità per Ennis, che lo ha già impiegato con successo nella miniserie Discesa all’inferno, citata all’inizio, ma qui risulta ancora più efficace, anzi quasi l’unica strada percorribile. Il continuo spezzettamento della vicenda, peraltro, non impedisce allo scrittore di far emergere gli orrori della guerra e, sebbene la storia insegni che sia stata la Germania di Hitler ad attaccare l’Unione Sovietica, anche la linea di demarcazione tra buoni e cattivi appare spesso molto rarefatta. I soldati di Ennis sono solo delle pedine all’interno di un gioco più grande, di cui fanno fatica a comprendere la reale portata. Costretti a odiare un nemico, del quale conoscono solo quello che viene diffuso dalla propaganda del governo - macchiatosi a sua volta di crimini anche peggiori di quelli dei nazisti - combattono senza sosta in nome di una madrepatria sempre più vicina a somigliare a un vuoto ideale. Eppure, le compagne d’armi di Sara non sono soltanto delle anonime comparse, necessarie a non far apparire la protagonista un’attrice solitaria, ma ognuna di esse viene definita attraverso caratteristiche ben precise: che sia l’ingenuità che porta una di loro ad affezionarsi a cani addestrati per farsi esplodere sotto i carri armati nemici o il sadismo con cui a un’altra piace infierire sui prigionieri. Persino la stessa Sara è meno monocorde di come ci viene presentata per più di metà dell’opera, tanto che nell’intensissimo finale riesce anche a riscattare una vita che pareva aver perso di significato. Il tutto inserito in una narrazione impeccabile che non si perde mai in lungaggini o digressioni superflue.
I testi di Ennis vengono valorizzati in maniera significativa da un comparto grafico d’eccezione, grazie soprattutto ai disegni di uno Steve Epting mai così efficace. Ricorrendo solo quando strettamente necessario alle forti ombreggiature che hanno caratterizzato le sue ultime fatiche per Marvel e DC o le spy story in coppia con Ed Brubaker, l’artista dell’Ohio sceglie di far evolvere ulteriormente il suo tratto in una direzione che richiama apertamente i classici americani delle strisce sindacate, senza però rinunciare a una costruzione delle tavole più moderna, sebbene ancora lontana dai virtuosismi grafici dei disegnatori delle ultime generazioni. Abbandonate del tutto la dinamicità e l’esplosività dei suoi esordi a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, il co-creatore del Soldato d’Inverno preferisce focalizzarsi sulla pulizia dei volti, sull’essenzialità dei dettagli e sul realismo delle anatomie.
Eccellente, infine, il lavoro di Elizabeth Breitweiser ai colori, capaci di immergere completamente il lettore nello scenario creato da Ennis ed Epting. A dominare sono inevitabilmente il bianco e il grigio, fondamentali per rappresentare al meglio il rigido inverno russo, ma non mancano neanche tonalità più calde, maggiormente idonee a trasmettere la convivialità dell’accampamento.
Panini Comics confeziona con cura un volume a cui forse non è stato dato il risalto che avrebbe meritato, ma probabilmente questo è lo scotto da pagare quando un’offerta già molto vasta viene notevolmente accresciuta dall’ingresso nelle proprie scuderie di un editore come DC Comics a cui risulta spontaneo concedere, almeno nei primi mesi, quasi tutta la luce dei riflettori.
Dati del volume
- Editore: Panini Comics
- Autori: Testi di Garth Ennis, disegni di Steve Epting, colori di Elizabeth Breitweiser
- Genere: Bellico
- Formato: 18.3X27.7 cm, 152pp, Col., C.
- Prezzo: 21€
- ISBN: 978-8891278791
- Voto della redazione: 8