La Storia dell'Universo Marvel, recensione: raccontare attraversando il tempo
- Scritto da Luca Tomassini
- Pubblicato in Recensioni
- dimensione font riduci dimensione font aumenta la dimensione del font
- Stampa
- Galleria immagini
La continuity, intesa come il flusso ultradecennale di eventi che sono alla base di un universo fumettistico, è delizia dei lettori più fedeli che ne conoscono a memoria gli sviluppi quanto croce degli avventori occasionali che, spaventati da una mole di informazioni che necessiterebbe di anni per essere assorbita, abbandonano sul nascere ogni velleità di accesso agli universi Marvel o DC.
Delle due grandi case editrici, la prima a comprendere la necessità di dover ordinare la propria complessa e convulsa continuity fu la DC che, con Crisi sulle terre infinite del 1985, eliminò i mondi paralleli in cui agivano le versioni golden age, risalenti al tempo della seconda guerra mondiale, dei suoi principali personaggi. La conclusione di questa saga epocale sanciva la nascita del rinnovato cosmo DC che, per quanto attraversato da incongruenze dovute al difficile lavoro di coordinamento tra le tante pubblicazioni dell’editore, poteva finalmente vantare una continuity interna coerente per eventi e storia dei personaggi. Per celebrare degnamente la nascita del nuovo universo, pochi mesi dopo la fine di Crisis la DC pubblicò una sorta di appendice realizzata dai suoi stessi autori, Marv Wolfman e George Pérez, chiamata History of the DC Universe. Si trattava di una “bibbia”, una guida illustrata dal maestro portoricano che prendeva per mano il lettore, portandolo a passeggio nella storia finalmente semplificata dei suoi classici ma rinnovati personaggi.
Mentre in casa DC si compieva questo sforzo colossale, alla Marvel si dormivano sonni più tranquilli. Il suo universo, all’epoca relativamente giovane, era nato all’insegna della modernità, senza una convulsa storia pregressa da giustificare, come aveva dovuto fare l’editore rivale per spiegare il coinvolgimento nella II Guerra Mondiale degli ancora giovani Batman e Superman. L’unico collegamento con quell’epoca ormai lontana era stato risolto con l’ibernazione accidentale a fine conflitto di Capitan America, ritrovato decenni dopo dai Vendicatori. Per il resto, la continuity Marvel si presentava agile e snella, senza alcun bisogno di interventi riparatori. Ciò nonostante, trentacinque anni dopo e in occasione dei festeggiamenti per i suoi ottant’anni di vita, l’editore ha sentito l’esigenza di pubblicare una sua “Storia”, che non ha intenti aggiustatori come quella della Distinta Concorrenza ma celebra e ordina una continuity che, dopo otto decadi di pubblicazioni, si è inevitabilmente appesantita.
La narrazione è stata affidata ad un veterano come Mark Waid che, oltre ad essere l’autore di opere celebrate come Kingdome Come, è un esperto della complessa storiografia delle due principali major del fumetto a stelle a strisce. Ai disegni troviamo invece Javier Rodriguez, uno dei principali esponenti della scuola iberica che ha in Marcos Martin, Javier Pulido e Javi Fernandez gli altri capofila, tutti molto richiesti sul mercato statunitense. A differenza del corrispettivo della DC, Waid non usa lo stratagemma del narratore onnisciente, incarnato in quell’occasione dal personaggio di Harbinger, ma imbastisce un dialogo alla fine dei tempi fra due tra i più potenti personaggi Marvel, Galactus e Franklin Richards. Il distruttore di mondi e il mutante di livello omega, figlio di Reed Richards e Sue Storm, sono interdipendenti come lo yin e lo yang: uno porta morte e l’altro può creare la vita, e l’uno non può esistere senza l’altro. Arrivati alla fine del loro universo, ripercorrono gli eventi che ne hanno caratterizzato la vita. Questo cosmo morente derivava a sua volta da un universo scomparso di cui Galactus, allora non asceso ancora alla sua forma semidivina e conosciuto col nome di Galan, era l’unico superstite. La morte della realtà precedente costituì la scintilla per la creazione della prossima, e subito gli echi di coscienze antiche e primordiali si incarnarono in entità ancestrali come gli Antichi dell’Universo, il Tribunale Vivente, Eon, Eternità, Caos e Ordine, il Pantheon degli Dei, elementi alla base della mitologia della Casa delle Idee, mentre dallo scoppio della creazione venivano generate le potenti Gemme dell’Infinito.
Grazie al racconto di Waid e alle spettacolari tavole di Rodriguez, la storia dell’Universo Marvel si dipana davanti ai nostri occhi dispiegando tutta la sua tradizionale geografia cosmica, con i potenti Celestiali, creatori e manipolatori di vita, in prima fila. E poi ancora gli imperi Kree e Skrull, in perenne conflitto tra loro, gli Eterni, gli Inumani e tanti altri classici pilastri del cosmo Marvel che sfilano sotto gli occhi del lettore. Un decennio lascia il passo al successivo, partendo dagli anni del secondo conflitto bellico con la guerra di Capitan America e gli Invasori contro le forze dell’Asse, proseguendo con gli oscuri anni ’50 che videro solo eroi dimenticati come gli Agenti dell’Atlas contrapporsi alle forze del male, in attesa dell’inizio ufficiale dell’Era Marvel nel decennio successivo. Ciascun lettore potrà ritrovare il suo periodo preferito della Casa delle Idee, da quella dei padri fondatori Stan Lee, Jack Kirby e Steve Ditko per arrivare ai giorni nostri.
Il lavoro svolto da Waid è impressionante: lo scrittore è riuscito a condensare nei sei numeri della miniserie una mole immensa di storie a fumetti, riuscendo a garantire comunque una narrazione piacevolissima. Il tutto è stato possibile anche grazie al lavoro di supervisione di Tom Brevoort, garante della continuity Marvel, che ha messo a disposizione degli autori un gruppo di ricerca a cui è spettato il compito di addentrarsi nello sterminato archivio dell’editore. Si sono così potuti integrare elementi narrativi recenti come gli Avengers dell’Era Preistorica, introdotti da Jason Aaron nella sua run di Avengers ancora in corso, ad altri che sembravano dimenticati dalla Marvel moderna come la Lost Generation di John Byrne.
Ma a rubare l’occhio è sicuramente la prova eccellente di Javier Rodriguez alle matite. Lo spagnolo, dotato di un tratto piacevolmente rétro del tutto funzionale alla narrazione, confeziona la prova della vita inanellando una serie di tavole mozzafiato dove, grazie a soluzione grafiche talvolta ardite, riesce a raccontare con poche vignette o splash-page spettacolari le carriere di più personaggi o eventi a fumetti di una certa lunghezza. Guardare, per credere, la tavola straordinaria con cui Rodriguez “risolve” il racconto della controversa Saga del Clone degli anni ’90, con le strade e i grattacieli di New York usate come una scacchiera su cui disporre i protagonisti. E si tratta solo di una tra le decine di invenzioni grafiche geniali concepite dall'artista iberico.
Da segnalare anche l’imponente apparato bibliografico, cento pagine di note esplicative che segnalano al lettore la pubblicazione originale delle storie citate nell’opera, che contribuisce a fare de La Storia dell’Universo Marvel una lettura indispensabile per qualsiasi appassionato dei fumetti prodotti dalla Casa delle Idee.
Dati del volume
- Editore: Panini Comics
- Autori: Testi di Mark Waid, disegni di Javier Rodriguez, chine di Alvaro Lopez
- Genere: Saggistica, superoistico
- Formato: 17x26 cm, 240 pp., col., C.
- Prezzo: 27€
- ISBN: 978-8891276186
- Voto della redazione: 8,5
Galleria immagini
https://www.comicus.it/mainmenu-rece/item/68529-la-storia-dell-universo-marvel-recensione#sigProIdf72a9cabc0