Dylan Dog #395 - Del tempo e di altre illusioni (-5 alla meteora!), recensione
- Scritto da Fabio Loiodice
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"Rappresentare un caos non significa affatto rappresentare caoticamente" scrive a un certo punto Luigi Pirandello nella prefazione ai Sei personaggi in cerca d’autore. Se c’è un’idea che guida questo lungo ciclo della Meteora, si tratta certamente del caos: del disordine, della catastrofe, dell’entropia massima, se si preferisce. Un caos più annunciato, promesso e pubblicizzato che effettivamente manifestato nelle pagine a fumetti del nostro caro investigatore dell’incubo, tanto più che mancano pochissimi mesi (appena cinque) all’avvento della letale meteora che ormai non ha più bisogno di presentazioni.
Per la meteora, purtroppo, bisogna ancora attendere. Ma il caos, quello sì che compare in questo Dylan Dog #395, intitolato Del tempo e di altre illusioni, scritto e disegnato da Carlo Ambrosini e toccherà all’Old boy ristabilire l’ordine in una Londra in cui passato, presente e futuro si mescolano in maniera imprevedibile.
L’albo si apre con il consueto contributo alla continuity della meteora, questo mese graficamente molto ispirato, sebbene non particolarmente ricco di contenuti, con protagonista John Ghost. Di qui, con un improvviso cambio di ambientazione, veniamo catapultati sull’isola di Stromboli nel 500 a.C., all’indomani dell’eruzione dell’omonimo vulcano (un’altra catastrofe imminente): ma non c’è da temere, perché si tratta solo di un vecchio film muto, peraltro mutilo del finale, a cui Dylan e un annoiatissimo Groucho stanno assistendo. La narrazione procede per continui salti temporali, dalla Prima Guerra Mondiale all’adolescenza di Dylan, anticipando una serie di eventi futuri significativi che non spoileriamo. Filo conduttore delle vicende è un bambino muto (esattamente come il film di inizio albo) che appare e scompare in modi misteriosi.
Il caos che arriva a dominare lo spazio e il tempo, dunque, con un Dylan impigliato fra ricordi di amori passati e tragedie future; peccato, però, che rappresentare il caos non significhi rappresentare in maniera caotica: Carlo Ambrosini affastella situazioni, eventi, ambientazioni e citazioni (visive e testuali) fra le più disparate in modo troppo caotico perché il lettore riesca a venirne a capo: per quanto le suggestioni che Ambrosini presenta siano tutte potenzialmente interessanti e mai fuori tema, l’assenza di un intreccio forte che le disciplini (complice anche il numero limitato di pagine) crea solo confusione. E, difatti, l’albo sembra chiudersi con un’amareggiata resa all’entropia.
Le mancanze narrative di questo numero, però, sono compensate da un eccellente lavoro grafico, a partire dalla maestosa copertina di Gigi Cavenago che cita il Giove e Teti di Jean-Auguste-Dominique Ingres (e che ricompare anche nell’albo). Ma la vera bravura di Ambrosini si dispiega nella struttura delle tavole, che spesso si discosta in maniera creativa dalla classica griglia bonelliana con risultati davvero riusciti: il rischio di rompere uno schema così consueto e relativamente rigido come la griglia 3x2 avrebbe potuto ingenerare confusioni nella lettura ma non è questo il caso, ed anzi le sequenze del film Stromboli sono da considerarsi le più riuscite da alcuni numeri a questa parte.
Dati del volume
- Editore: Sergio Bonelli Editore
- Autori: Testi e disegni di Carlo Ambrosini
- Genere: Horror
- Formato: 17x26, 98 pp., B., bn
- Prezzo: 3,90
- Voto della redazione: 7