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Spiriti della Vendetta: L'alba dei Figli della Mezzanotte, recensione: Catene e Fuoco Infernale

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Dopo aver segnato profondamente la scena fumettistica degli anni ’80, l’onda lunga del revisionismo si riversò fino alla prima metà degli anni ’90. Se nel decennio appena conclusosi le opere di Alan Moore e Frank Miller avevano definitivamente posto fine all’innocenza dei supereroi, quello che si apriva fu caratterizzato dal proliferare di titoli dedicati ad anti-eroi nerboruti ed ipertrofici, che del movimento revisionista riprendevano solamente le caratteristiche più superficiali ed esteriori. Fu l’occasione, per una nutrita schiera di psicopatici in costume senza spessore, di fare bella mostra di sé sugli scaffali delle fumetterie, mandando provvisoriamente in pensione gli eroi più classici, la cui morale sembrava ormai superata. Il culmine di questa tendenza fu rappresentato ovviamente del debutto della Image Comics nel 1992, e dalla sgangherata produzione di Rob Liefeld in particolare.

Senza raggiungere tali livelli di tamarro splendore, anche le "Big Two" erano decise a cavalcare l’oscurità che era scesa sul comicdom a stelle e strisce. Mentre la DC aumentava esponenzialmente le proposte dedicate a Batman, l’unico tra gli eroi classici a poter beneficiare della nuova ventata dark e che poteva contare inoltre sullo straordinario successo delle pellicole a lui dedicate firmate da Tim Burton, la Marvel investiva notevoli risorse editoriali sui badass presenti nel suo paniere: l’onnipresente Wolverine, il membro più carismatico dei campioni di vendite X-Men, il Punitore, comprimario delle collane di Spider-Man ormai assurto a star di prima grandezza e, per finire, un personaggio ripescato dalle collane horror degli anni ’70 il cui rilancio si era rivelato un successo di dimensioni inaspettate: Ghost Rider.

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Nella sua prima incarnazione storica, quella di Johnny Blaze, stuntman che stringe un patto con Mefisto per salvare la vita del suo patrigno e finisce per essere posseduto dal demone Zarathos, Ghost Rider era stato un personaggio di culto ma la sua collana non aveva mai navigato ai vertici delle classifiche di vendita. Nessun poteva quindi prevedere che il suo reboot, il cui primo numero usciva nel maggio 1990, potesse ottenere un successo tale da rivaleggiare, almeno nella sua prima fase, con i mutanti preferiti di mamma Marvel. I motivi principali di questo risultato sono da ricondurre alla perfetta sintesi tra le sceneggiature di Howard Mackie, venate di atmosfere cupe ed horror pur non rinunciando agli elementi tipici da telenovela supereroistica (relativi soprattutto alle origini avvolte nel mistero del protagonista), e un comparto visivo in cui facevano il loro debutto presso il grande pubblico due artisti come Javier Saltares e Mark Texeira. Quest’ultimo in particolare sarebbe diventato uno dei beniamini assoluti del pubblico di quei primi anni ’90 e, dopo aver chinato con i suoi neri tenebrosi le matite di Salteres nei primi numeri, ben presto si assunse l’intero onere della parte grafica donando alla serie un look ancora più aggressivo.

Protagonista di questa seconda iterazione del Rider non era però Johnny Blaze, ma una creazione originale del trio di autori, Dan Ketch. Quest’ultimo era stato l’involontario testimone di un  regolamento di conti tra bande rivali nel cimitero di Cypress Hill, e aveva trovato la salvezza incappando in una motocicletta con un appariscente medaglione posizionato sul cruscotto. Toccando il medaglione, Dan si era trasformato in Ghost Rider, cominciando una lotta quartiere contro i criminali, ai quali infliggeva il suo “sguardo di penitenza” grazie al quale otteneva vendetta per le loro vittime. Le gesta del nuovo Ghost Rider attirano ben presto l’attenzione di Blaze, convinto che si tratti di Zarathos, il demone che l’ha a lungo posseduto e tormentato. Torna così a New York per ucciderlo, ma realizza ben presto che questo nuovo Rider più compassato e a tratti malinconico non è il demone che pensava. Dotato di un fucile che emette fuoco infernale, Johnny monta in sella a una moto e percorre insieme a Ghost Rider le strade degli USA per vendicare gli innocenti, formando così il duo degli Spiriti della Vendetta.

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La serie incarnò lo zeitgeist del momento: Blaze era modellato sulle fattezze del divo televisivo Lorenzo Lamas, mentre una colonna sonora hard rock a base di Guns & Roses, Poison o Skid Row sarebbe stata del tutto consona alle sue avventure in coppia col centauro infuocato. Nel 1992 la Marvel decise di ampliare il suo parco testate dedicato al soprannaturale, a partire da una seconda collana dedicata a Ghost Rider e a Blaze, per rispondere al crescente successo della linea editoriale Vertigo della DC Comics. L’etichetta aveva scosso l’industria con prodotti e tematiche più adulte rispetto al tipico fumetto di supereroi dell’epoca, e con la sua serie portabandiera Sandman proponeva ogni mese un racconto a fumetti intriso di grande qualità letteraria e atmosfere suggestive grazie alla penna colta del suo sceneggiatore, Neil Gaiman. La Casa delle Idee, che viveva un momento piuttosto conservatore della sua storia, non si avventurò in territori d’autore come la sua eterna rivale, limitandosi a rivisitare il suo nutrito gruppo di personaggi horror in un contesto supereroistico piuttosto tradizionale. La nuova linea, dalla vita editoriale effimera, venne chiamata Midnight Sons, e fu lanciata attraverso un crossover tra più testate, che Panini Comics ristampa integralmente nel volume Spiriti della Vendetta: L’Alba dei Figli della Mezzanotte.

La storia si dipanò attraverso la serie di Ghost Rider, la sua gemella Spiriti della Vendetta, e le debuttanti per l’occasione Morbius, Nighstalkers e Darkhold. Il tutto partiva da una visione di Dan Ketch, l’alter-ego di Ghost, in cui la demonessa Lilith e la sua progenie, dopo secoli di esilio, tornavano sulla terra per conquistarla. Sotto la supervisione del Dr. Strange, Blaze e il Rider iniziavano così una corsa contro il tempo per radunare gli alleati mostrati dalla profezia: Morbius, il vampiro vivente avversario dell’Uomo Ragno; i Nightstalkers, squadra di cacciatori del soprannaturale formata da Blade, il vampiro Hannibal King e Frank Drake, discendente di Dracula schierato dalla parte del bene; le studiose di occulto Victoria Montesi e Louise Hastings, custodi delle pagine del libro maledetto Darkhold. Il volume rappresenta quindi un gustoso carosello di eroi dark e anticonvenzionali, in bilico tra bene e il male come Morbius, che sceglie di cibarsi solamente del sangue dei colpevoli, o come il mezzosangue Blade, di li a qualche anno protagonista di una trilogia cinematografica interpretata da Wesley Snipes. Inutile dire che la strana allenza di antieroi riuscirà a prevalere un attimo prima che tutto sia perduto, ricacciando Lilith nel suo esilio… per il momento.

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Nonostante il tentativo della Marvel di differenziare la linea dei Midnight Sons dal resto della sua produzione, L’Alba dei Figli della Mezzanotte rispecchia in toto le caratteristiche del tipico fumetto di supereroi mainstream dell’epoca, seppur virate in tono dark e horror: un Howard Mackie in ottima forma confeziona una saga avvincente e piacevolissima da leggere, coadiuvato da Chris Cooper (Darkhold), D.G. Chichester (NightStalkers) e Len Kaminski (Morbius) che hanno il non facile compito di lanciare le nuove collane e allo stesso tempo raccogliere il testimone dall’autore di Ghost Rider nei capitoli centrali della storia.

Ma è il reparto visivo a fare la parte del leone, con la consacrazione di giovani promesse della matita che diventeranno star del settore, primi fra tutti i fratelli Andy & Adam Kubert, figli della leggenda dei comics Joe Kubert. I due fratelli si dividono le serie dedicate a Ghost, con Andy alle prese con Ghost Rider e Adam con Spirits of Vengeance. Le loro tavole sono un tripudio di splash-page di grande impatto dominate da figure monumentali e muscolari: è evidente l’influenza dello stile Image che sta dominando il settore in quel momento storico, ma anche la presenza di un’impostazione classica di base, mutuata dal celebre padre, che porterà i due fratelli ad essere a tutt’oggi delle star di primo livello. E a proposito di Joe Kubert, ritroviamo il suo caratteristico tratteggio nelle chine degli episodi di Ghost Rider, aggiungendo forza alle già spettacolari tavole del figlio Andy. Nelle pagine di Nighstalkers assistiamo al debutto in Marvel di un altro beniamino dei giorni nostri, Ron Garney, che lascia intuire il talento che esploderà negli anni successivi su serie come Captain America, X-Men e Daredevil nonostante le pesanti chine del veterano Tom Palmer. Completano il composito cast di artisti Ron Wagner, mestierante molto attivo in quegli anni, qui alle matite di Morbius, e Richard Case, disegnatore di scuola "Vertigo" che aveva illustrato la bizzarra Doom Patrol di Grant Morrison e che ritroviamo al comparto grafico di Darkhold: peccato che il suo tratto stilizzato e poco appariscente sia del tutto fuori contesto, in quello che rimane il capitolo più debole della saga.

In appendice al volumoso cartonato proposto da Panini troviamo anche Spirits of Venom, saga in quattro capitoli che si sviluppò sulle pagine di Spirits of Vengeance e Web Of Spider-Man, ragno-collana scritta anch’essa all’epoca da Howard Mackie. La storia non è altro che una colossale zuffa tra Ghost Rider, Blaze, Spider-Man e Venom, personaggio che ben rappresenta un periodo fumettisticamente controverso come gli anni ’90, e aggiunge ben poco alla qualità generale del volume. Di tutt’altro livello la storia breve in chiusura, una chicca tratta dall’antologico Midnight Sons Unlimited, scritta da Mackie e disegnata dal veterano Klaus Janson, che vede Ghost Rider e Johnny Blaze indagare su una serie di efferati omicidi che sta sconvolgendo una comunità di provincia. Una piccola gemma d’autore per il canto del cigno di un’etichetta che, nella sua breve vita, seppe comunque interpretare il gusto del momento e lasciare un buon ricordo nei lettori dell’epoca. Non così male, per un esperimento non riuscito.

Dati del volume

  • Editore: Panini Comics
  • Autori: Testi di Howard Mackie, Len Kaminski, D.G. Chichester, Christian Cooper, disegni di Andy Kubert, Adam Kubert, Ron Wagner, Richard Case, Ron Garney, Alex Saviuk, Klasu Janson
  • Genere: Supereroistico
  • Formato: 17x26, 424 pp., C., col.
  • Prezzo: 37€
  • ISBN: 978-8891240019
  • Voto della redazione: 7
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