Cinismo e innocenza ne Il Grande Prato di Roberto Grossi, la recensione del volume Coconino
- Scritto da Emanuele Amato
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“Guai a sognare: il momento di coscienza che accompagna il risveglio è la sofferenza più acuta. Ma non ci capita sovente, e non sono lunghi sogni: noi non siamo che bestie stanche”.
“Parte del nostro esistere ha sede nelle anime di chi ci accosta: ecco perché è non-umana l'esperienza di chi ha vissuto giorni in cui l'uomo è stato una cosa agli occhi dell'uomo”.
(Primo Levi)
Il Grande Prato è il primo graphic novel per una casa editrice di Roberto Grossi, l’autore però ha un background non di poco conto avendo alle spalle diverse apparizioni su molte riviste come Pulp Comix, Blue, Blue-Derive, Olis, Derive e Approdi, Gomorra, il Manifesto e per un periodo è stato illustratore per il quotidiano Liberazione e il settimanale Carta, oltre all'autoproduzione 3boschi. Il grande debutto avviene proprio in una casa editrice in piena fase di rinnovo come la Coconino Press, dopo l’abbandono del fondatore Igort e la nomina come nuovo direttore editoriale di Ratigher. Un progetto iniziato anni fa, apparso inizialmente come storia breve su B comics, è stato presentato in anteprima al Napoli Comicon 2017.
La storia ha come protagonisti due piccoli fratelli gemelli chiamati “I Siamesi” perché non li si riesce praticamente a distinguere. Ambientato in una periferia degradata di una città dove palazzi enormi svettano su un prato fatiscente e pieno di spazzatura, dove scorre un fiume inquinato e lercio. Dietro questi palazzi c’è la zona proibita: il campo rom, pericoloso posto dove abitano gli zingari e dove nessuno si avvicina mai. I siamesi vivono insieme a un loro zio in una baracca decadente all’interno di questo prato. Lo zio è un vecchio alcolista che mendica avanti al semaforo in una zona vicina e i due ragazzini, mentre lui non c’è, gironzolano in giro per il prato e tra i palazzi. La trama si dispiega in questo contesto raccontando le vicende e dei due protagonisti. La voce narrante è quella di uno dei due ma che parla al plurale come se fossero un’unica entità. C’è poco spazio per le emozioni, i due descrivono la loro vita in maniera asettica come se fossero osservatori partecipanti disillusi o troppo puri per poter esprimere sentimenti se non con qualche accenno all’emozione del prato. Tanto la loro esternalizzazione è carente tanto più il lettore prova un senso di tristezza e compassione nei loro confronti.
La struttura narrativa è lineare con un solo flashback e un what if?. La caratterizzazione dei personaggi si focalizza essenzialmente su i due protagonisti e lo zio, gli altri sono figure secondarie che emergono nella narrazione senza una vera è propria sottolineatura psicologica. Non è un male essenzialmente visto che fa risaltare la transitorietà dei rapporti dei due ragazzini con conoscenti più che con veri legami. Altro focus che viene esplicitato un paio di volte, ma viene percepito in tutta la storia, è un senso di disumanizzazione verso coloro che sono abbandonati a loro stessi, non avendo nemmeno un tetto sopra la testa e qualcosa con cui sfamarsi e per cui le autorità non fanno nulla pur sapendo che esistono. Solo i poveri capiscono i poveri. I rom della zona proibita sono quelli con più tratti umani a differenza del pregiudizio dei più.
Il tratto di Roberto Grossi è deciso e personale, l'artista evidenzia bene il degrado del parco e degli ambienti come i palazzi e il campo rom, lasciando al lettore una sensazione di amarezza per l’amore dei due bambini per un posto così senza vita. Le inquadrature predilette sono campi medi e campi lunghi, alternate a primi piani dei gemelli così da sottolineare gli ambienti e le emozioni dei due.
L’edizione è molto curata e sempre dal solito gusto retro che contraddistingue la casa editrice.
Dati del volume
- Editore: Coconino Press
- Autori: Testi e disegni di Roberto Grossi
- Genere: Drammatico
- Formato: 17x24 cm, B, 216 pp, b/n
- Prezzo: 17,50
- ISBN: 978-8876183447
- Voto della redazione: 7