Libero arbitrio vs determinismo nella distopia di Black Screen, la recensione
- Scritto da Emanuele Amato
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“Ho notato che anche le persone che affermano che tutto è già scritto e che non possiamo far nulla per cambiare il destino, si guardano intorno prima di attraversare la strada.”
(Stephen Hawking)
Dopo averci deliziati con Noumeno, dove la filosofia kantiana, la tecnologia e la politica erano la struttura portante di un thriller ben congegnato, Lucio Staiano patron di casa Shockdom, ritorna con una nuova opera dal sapore fantascientifico. Un nuovo soggetto insomma dai toni futuristici e dai temi controversi. Libero arbitrio vs determinismo, tecnologia dalle sfumature distopiche -per certi aspetti- e il suo impatto sulla società, con tanto di teorie psicologiche a supporto sono i macrotemi affrontati.
Black Screen si presenta denso di una certa profondità già dal primo approccio. Tecnologia e distopia nei temi e nel titolo fanno tornare in mente la geniale serie televisiva Black Mirror, con cui condivide la visione tecnologica e le conseguenti ripercussioni sul comportamento umano. L’angoscia hi-tech generata dalla serie Netflix non diventa il fulcro di Black Screen, nel senso che in Black Mirror si sottolinea il lato oscuro della tecnologia mentre qui invece il giudizio è sospeso anzi interrogato. La trama si struttura in una società dove il progresso scientifico è arrivato fino a prevedere il futuro delle persone, grazie ad un congegno che ha cambiato radicalmente la forma mentis della popolazione: lo Spoiler. Questo dispositivo prevede ogni azione di ogni persona, persino la morte. Agli individui che consultano il loro spoiler, ed esso prevede la loro morte, apparirà una schermata nera (black screen). È possibile cambiare il proprio futuro conoscendo l’esito predetto? Quanto il nostro comportamento opera nell’attuazione di questa predizione? Domande che hanno ormai secoli di vita son proposte qui in maniera magistrale e in una trama elegante.
La sceneggiatura è affidata a Giuseppe Andreozzi, conosciuto per Mors Tua edito da Douglas Edizioni. Andreozzi opera un worldbulding non lineare, carpendo la realtà sotto 4 punti di vista, quella dei quattro personaggi principali. Questo però non ostacola in alcun modo la lettura che scorre in maniera fluida. Il compito non era di certo semplice data la tematica e il rischio di "pesantezza", pur avendo battute dal chiaro contenuto scientifico e psicologico: non è semplice far risultare l’analisi probabilistica non noiosa. La trattazione di dilemmi esistenziali, in chiave filosofica, come il destino e il libero arbitrio possono cadere nella trappola della banalità se messe giù male. Geniale poi associare il tutto ad un parametro fondamentale come la profezia che si auto adempie del sociologo Merton. Lo storyworld creato ha perfettamente senso e si incastra bene con le dinamiche dei protagonisti che si dipaneranno e si intrecceranno. Ognuno ha un modo differente nell’affrontare la scelta della decisione e la questione dell’infallibilità o meno dell’algoritmo di previsione. Paura della conoscenza, paura della non conoscenza, dramma psicologico di ogni personaggio, sono resi perfettamente facendo empatizzare il lettore fino al punto da chiedersi: “cosa farei io se mi comparisse il black screen? Come reagirei?”. Andreozzi fa un ottimo lavoro di character design oltre che di tessitura di trama.
La parte grafica è affidata a Giovanni “Fubi” Guida, vecchia conoscenza Shockdom con opere come Maschera gialla e Agoraphobia. Fubi ha uno stile molto personale e minimalista. I suoi disegni sembrano quasi abbozzati e imprecisi, ma hanno una gestione degli spazi davvero notevole. Le sue rappresentazioni matchano perfettamente con la narrazione creata da Andreazzi e apportano un surplus di realismo alla storia.
Shockdom sforna un’altra opera dal retrogusto impegnato e nuovamente con lo sguardo verso un futuro ipotetico. Non a caso è una delle realtà più innovative del settore. Pioniera del webcomics quando ancora non era di tendenza, cerca di portare il medium fumetto a nuovi livelli di comunicazione e transmedialità. Non ci sorprende quindi un’opera come Black Screen nel suo bouquet di titoli, anzi, ne prevediamo altri.
Dati del volume
- Editore: Shockdom
- Autori: Soggetto di Lucio Staiano, sceneggiatura di Giuseppe Andreozzi, disegni di Giovanni “Fubi” Guida
- Genere: Fantascientifico
- Formato: 16×22, B, 112 pp, col.
- Prezzo: 12€
- ISBN: 978-8893360487
- Voto della redazione: 7,5