Lupo Alberto 344
- Scritto da Andrea Fiamma
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Lupo Alberto a me piace ricordarlo come un fumetto underground, sporco, che puzza di corridoio di liceo e cantine dopo un acquazzone. È roba che sa di umido, di muschio.
A otto, nove anni uno è abituato a Topolino - e il Topolino di quando ho iniziato a leggerlo io, alla fine degli anni novanta, era un esserino innocuo e bambacione rispetto alle storie che vengono proposte oggi - a quel tipo di contesti, di atmosfere, di toni e perfino di tratti. C’era una caratteristica, quel tratto così marcato, spigoloso nelle mani da adulto, mani che facevano segni da adulti, come le corna, l’ombrello, il carciofo, ma carnoso nei corpi. Dove i personaggi che frequentavo io erano lisci, tutti di una sola consistenza, di un’unica texture, quelli del Lupo erano ricoperti di peli, di piume, di penne.
Poi c’erano le storie, tenute poco di conto ma dall’alto livello di sperimentazione; quanti personaggi, almeno in Italia hanno saputo mescolare così tanto gli ingredienti narrativi delle loro storie, quante property iconiche hanno lasciato ai propri autori così tanta libertà sulle note da suonare. Forse solo Topolino, ma le differenze in quel caso sono tante: il bacino di autori, sterminato per il topo, ristretto per il lupo, l’età dei personaggi e il pubblico di riferimento, che per quanto eterogeneo è fondamentalmente legato ai più giovani e in quanto tale non permette di spaziare con storie sulla morte, il sesso o la politica. Può fare - e ha fatto - cose che nessun altro personaggio è in grado di fare. Prendete, per esempio, Cento anni dopo, un gigantesco e peccaminoso - nell’accezione nerd del termine - team-up, in cui Mosè e il resto della fattoria sono impegnati a fare da gran cerimonieri per il centesimo anniversario del mondo a fumetto. Una storia che affascina per l’atmosfera conviviale da ultimo giorno di scuola e riesce a gestire un cast di comprimari sconfinato dando perfino il piacere di vedere nella stessa vignetta Calvin & Hobbes e Superman e Tex e Enrico la Talpa.
Insomma, Lupo Alberto è sempre stato un fumetto strano, che puntava ai grandi e marginalmente ai più giovani. Parlare di “sposarsi”, le risatine di fronte a Silvietta, la passera scopaiola. All’epoca non capivo. Eppure c’era qualcosa di ammaliante in tutto quel miscuglio di cose che si ritrovano in Lupo Alberto 344, numero che apre un anno di festeggiamenti, con Quella notte a Kratapurnia di Bruno Cannucciari, storia a tema San Valentino che ammicca e sottende e in cui Alberto, Marta, Cesira e Enrico sono impegnati a fare da baby-sitter, raccontando le loro fittizie avventure romantiche. Le scene di racconto sono disegnate come se davanti ai nostri occhi si materializzassero le fantasia dei cuccioli con un tratto primitivo, abbozzato ma tutt’altro che legnoso, anzi vitale e dinamico pur nella sua infantilità. Seguono una carrellata delle rubriche della posta attraverso gli anni, un paio di splash page disegnate da Lusso e Michelon, un gradevole amarcord firmato sempre da Cannucciari, e la ristampa di La (mal)educazione sentimentale (pubblicata originariamente nel novembre 2008), che più di tanto non lascia. Se proprio avessi dovuto scegliere qualcosa da ristampare avrei inserito qualcosa di più commemorativo, magari qualche tavola autoconclusiva da ogni decennio.
Proprio le tavole autoconclusive sono le grandi assenti dell'albo, rimpiazzate da un’intervista a Lupo Alberto che echeggia le innumerevoli conversazioni avute da Silver con la stampa, specializzata e non. L’autore punta su un cliché duro a morire, la fossilizzazione del pubblico su dettagli arcinoti o su aneddoti triti e ritriti che però fanno sempre colore: se a George Lucas toccano i grandi classici “Fener era il padre di Luke dall’inizio?” o “La saga era da sempre stata pensata come in più episodi?”, Silver si deve beccare le domande di rito sul nome del personaggio o sul perché del pelo azzurro. Da lì non ci si smuove, l’ovvietà impera e il rischio di sfiorare l’inedito è scongiurato almeno fino alla prossima intervista. Un giudizio tranciante che, pur estremizzato, nasconde una tendenza a rifugiarsi nei fatti noti, nelle conoscenze pregresse che evitano sorprese o nozioni inaspettate.
Pur nella immutata qualità del materiale inedito (nonostante il picco si situi diversi anni addietro), la testata mostra i segni di un cedimento che forse non ha permesso agli autori di elaborare qualcosa di più rumoroso e scenografico, qualcosa in grado di rendere davvero giustizia al traguardo e ai lettori che lo seguono da ormai quattro decenni.
Dati del volume
- Editore: McK Publishing
- Autori: Testi di Silver, Bruno Cannucciari, Piero Lusso, Massimo Cavezzali, disegni di Silver, Piero Lusso, Bruno Cannucciari, Giacomo Michelon, Andrea Camerini
- Formato: 21,5×14,5 cm, brossurato, pp., b/n e colori
- Prezzo: 3,50€
- Voto della redazione: 7