Menu

L'ascesa di Thanos 1-2

Dati due punti A e B solitamente conosciuti il candidato tracci la linea che congiunge i due eventi in modo da rendere il percorso compreso nell’intersezione degli insiemi di fan della vecchia guardia e sbarbati che per loro Thanos è quello viola alla fine di The Avengers.
Immagino sia stato questo il memo che si è trovato sulla scrivania Jason Aaron, artefice de L’ascesa di Thanos, la cui idea di base è palese: raccontare le origini del titano e mostrare come sia diventato un efferato genocida impegnato a tentare di compiacere Lady Morte. In altre parole, un prequel, un esame quasi impossibile da superare. Alla meglio, non aggiunge nulla alla storia del personaggio; alla peggio, si manifestano sintomi come il vilipendio di anni di storie, continuity ingarbugliata, stipsi e Gabriel e Sarah Stacy.

thanos1

La sceneggiatura di Aaron è affetta dalle tipiche rigidità dei prequel: per produrre una storia che desti una qualche attenzione nel suo fruitore il personaggio va posto nella situazione più distante possibile da quella attuale, ma per quanto elaborato possa essere il teatrino messo in piedi il lettore saprà già dove determinate cose andranno a parare, ogni sorpresa morirà in partenza e il tutto si ridurrà a un giochino sterile; è lo scacco del prequel, il suo essere marcia verso l’inevitabile. Non c’è uno scossone, non c’è una svolta improvvisa, niente che faccia sobbalzare il lettore o che lo tenga sulle spine fino al numero successivo, anzi a volte si presentano fili annodati alla meglio o buchi rattoppati con poca grazia. Tralasciando le scelte di design, che per quanto radicali (A'lars, l’astronave di Thanos) rimangono pur sempre scelte stilistiche che non minano il contenuto delle storie, dove davvero L’ascesa di Thanos  mostra la sua natura di prequel è nelle screpolature, fatti che non collimano e che non si è riusciti a conciliare con la storia.
Jim Starlin ha raccontato l’origine di Thanos in un paio d’occasioni, tra cui la sfortunata serie eponima, e lo ha sempre fatto con accenni o tavole riassuntive, in cui non sono mai comparsi riferimenti alle psicosi della madre di Thanos né al fatto che quest’ultima sia stata la sua prima vittima (tant’è che nel primo numero della serie del 2003, Sui-San è disegnata tra le macerie del pianeta appena distrutto). Eros, il fratello di Thanos poi diventato Starfox, è appena menzionato e non ci è dato vederlo, una mossa che semplifica la trama per i neofiti ma alleggerisce l’opera dalle dinamiche tra i due, una componente fertile di spunti da tragedia sci-fi.

thanos3

Questo non significa che non ci siano momenti forti  o ben scritti (la rivelazione dell’identità dell’amata, le due pagine in cui un Thanos al suo nadir tenta il suicidio) e va riscontrato che gli anticorpi dell’opera in parte arginano i danni: non ci sono Jar Jar Binks di sorta, il tono è cupo fin dalle prime pagine e non lascia spazio a nessuno sfogo comico; ma ricade nell’obbligo di accontentare tutti, con un gusto referenziale per i lettori vecchi (dubito che quelli arrivati al fumetto per vie traverse riconosceranno la citazione nascosta nel terzo numero, quando uno dei personaggi cita la “galassia Starlin”), e con la presentazione di un contesto, a quelli nuovi, entro cui posizionare le varie iniziative future, editoriali e non.
Si tratta di un ibrido, un’operazione che, per quanto ben scritta e disegnata, ne esce goffa, vessata da tendenze centrifughe: da una parte l’ingerenza di troppi paletti che limitano lo scrittore e gli impongono una direttiva che lascia poco spazio di manovra, dall’altra la necessità di tenere attivi più livelli, l’origine del personaggio, una storia lineare che lo porti allo status attuale e sia propedeutica al cross-over Infinity, pochi protagonisti e ben identificati sulla pagina per non creare confusione, ma allo stesso tempo il desiderio di accontentare i vecchi lettori, cercando di inglobare tutte le interpretazioni del personaggio e sforzandosi di giustificarle sotto un unico simulacro; gli anni giovanili, quindi, fatti di quietezza e propensione ai libri, incarnano sia la fase successiva all’abbandono da parte di Lady Morte, in cui il titano era diventato un buono, sia quella tarda, in cui aveva iniziato a studiare i misteri dell’universo.

thanos2

Abituato a narrazioni più grezze (Scalped, Wolverine) Aaron recupera il tono solenne già mostrato in Thor e inscena una quasi dramma elisabettiano che pesca più dalle parti di Marlowe che di Shakespeare, per un’ossessiva ricorsione sul personaggio e sulle sue passioni consumanti. E questa teatralità Aaron la conduce riempendo la pagina di dialoghi e di didascalie dal tono sostenuto, specie nei momenti cruciali d’inizio e fine, a volte risultando troppo ridondante e ampolloso.
Ad accentuare il senso di dramma contribuisce Simone Bianchi, che messo all’opera su del materiale che mai fu più azzeccato per le sue attitudini, esibisce pose drammatiche e una regia operistica con continue inquadrature che spingono dal basso, mettendo il lettore proprio sotto le quinte come spettatori di una tragedia. Sono teatrali le soluzioni che escogita per le espressioni facciali e la maestosità michelangiolesca dei corpi che contrastano il senso di morte e distruzione. Sono lontani i tempi delle tavole ora frammentarie ora gonfie di Ego Sum: l’artista toscano fornisce la sua prova più narrativa, chiara e intelligibile dall’occhio dall’inizio della sua carriera, riuscendo a rendere interessanti perfino gli esterni, dando movimento alle ambientazioni desertiche in cui Thanos seppellisce le sue prime vittime.
L’eccesso di tonalità fosforescenti da parte del colorista Ive Svorcina, succeduto a Simone Peruzzi dal secondo numero, è forse il difetto maggiore del reparto, che per il resto riabilita una sceneggiatura onesta, ma che non preme a sufficienza i nervi giusti della storia per provocare reazioni degne di nota.

Dati del volume

  • Editore: Panini Comics
  • Autori: Testi di Jason Aaron, disegni di Simone Bianchi
  • Formato: brossura, 17x26 cm, 48/64 pp., a colori
  • Prezzo: 2,70/3,30 €
  • Voto della redazione: 6
Torna in alto