Old Boy 1
- Scritto da Giorgio Parma
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Old Boy è probabilmente più noto per la pluripremiata versione cinematografica diretta da Chan-Wook Park che per il manga da cui è stata tratta. Un film molto crudo, torbido e violento, che scioccò la critica internazionale e vinse il Grand Prix Speciale della Giuria a Cannes nel 2004. Un film eccezionale senza dubbio. Ma il manga è diverso.
Un thriller psicologico ottimamente raccontato, una storia noir che per una volta non è votata alla vendetta sterile e fine a sé stessa a cui ci hanno abituato soprattutto le produzioni americane. La trama è estremamente lineare: un uomo viene tenuto rinchiuso per 10 anni in una stanza-prigione in compagnia unicamente di una televisione e dei suoi pensieri; nel secondo capitolo della storia viene rilasciato inspiegabilmente in un quartiere di Tokyo con 1000 Yen (circa 8 euro) in tasca, mettendo termine così alla sua detenzione. Comincia in questo modo l’epopea di un uomo privato di tutto ma finalmente libero, che deve ricostruire da zero tutta la sua esistenza, deve reinserirsi nella società e ricominciare a vivere, spronato da un’unica incrollabile motivazione: trovare chi lo ha rinchiuso ma soprattutto scoprirne il perché.
Il maestro Minegishi crea qualcosa di unico. Il protagonista di questa storia non è John Rambo – anche se per il fisico forgiato da dieci anni di allenamento quotidiano certo non ha nulla da invidiare a Stallone – ; non ci troviamo davanti al classico eroe tormentato in cerca di risposte. Il protagonista di Old Boy è metodico, razionale, estremamente lucido; non ha nulla da perdere, non ha affetti né effetti da cui potersi separare, vuole solo conoscere la verità su ciò che gli è accaduto, a qualunque costo. Ha avuto dieci anni per pensare a come potersi vendicare e possiede solo pochissimi indizi sulla sua prigionia, ma sa che deve sfruttarli uno per uno al 100% se vorrà trovare i responsabili. E il punto forte di quest’opera sta proprio nel dipanare i ragionamenti del protagonista, disporli in modo programmatico nero su bianco per costruire una sorta di scaletta da seguire, una facile ricetta per comprendere la psiche del personaggio, che è tutt’altro che semplice e superficiale. Se all’inizio saranno gli indizi materiali a guidarlo, come il pezzetto di scontrino del ristorante cinese i cui piatti lo hanno sfamato per un decennio, successivamente bisognerà scavare nel passato, comprendere a fondo le conseguenze inattese che può aver avuto il proprio operato per risalire alla soluzione del dilemma.
Old Boy sembra più un romanzo di formazione (fuori tempo massimo) che una storia di vendetta personale. Il protagonista evolve nel corso della storia anche grazie alle persone che incontra come Eri, una ragazza che gli si affeziona subito e con la quale intraprenderà una relazione, o i suoi nuovi compagni di lavoro.
Una caratteristica originale di questa storia è proprio la televisione con cui viene rinchiuso il protagonista. La televisione, che nella seconda metà degli anni ’90 (quando venne scritto il manga) era un mezzo importantissimo di comunicazione, più del web che al tempo non era così sviluppato, scandisce il tempo della sua prigionia; ma la sottigliezza è che sebbene il mondo abbia fatto a meno di lui per un decennio, al momento della sua scarcerazione il protagonista conosca il mondo meglio di chi ci ha vissuto in quegli anni. Si è nutrito dell’informazione che gli veniva propinata in modo forzato e unilaterale per tutto il tempo della prigionia e l’ha fatta propria, utilizzandola al contempo come àncora per la sua integrità mentale e come strumento conoscitivo post liberazione.
Passando al comparto grafico bisogna sottolineare la semplicità e la chiarezza dei disegni di Garon Tsuchiya, caratterizzati da un tratto molto pulito anche se un po’ spigoloso. I lineamenti delle figure umane si rifanno molto ai fumetti americani e si distaccano parecchio dalle classiche tavole giapponesi e questo conferisce all'opera un taglio noir. Molto particolareggiata la resa delle espressioni facciali che non sfociano nell'eccessivo, deformando i tratti del volto, ma che lasciano trasparire molto bene le emozioni e lo stato d’animo del personaggio. Goto, il protagonista, appare molto spesso disegnato da solo con una sigaretta e un bicchiere in mano, con lo sguardo perso nel vuoto, a rendere perfettamente l'alone malinconico e sofferente della sua dramatis persona.
Per concludere analizziamo la proposta J-Pop. L'editore milanese presenta un’edizione molto curata dell’opera, in volumi corposi da più di 300 pagine l’uno, sfruttando l’ondata di interesse per questo titolo dovuta all’uscita nelle sale italiane del remake del film coreano ad opera di Spike Lee. Da notare che il manga non è alla sua prima pubblicazione nel nostro Paese; si segnala un’edizione della Coconino Press uscita nel 2006 anch'essa ben realizzata ma ormai rimossa da catalogo. Questo nuovo formato condensa maggiormente l'opera, 5 volumi a 8 euro invece degli 8 libri a 9,90 della precedente versione (il risparmio è di quasi 40 euro). Inoltre propone una nuova traduzione più dettagliata e attenta anche a riportare delle note al testo che aiutino a comprendere meglio quest'opera profondamente legata alla cultura giapponese.
Dati del volume
- Editore: J-Pop
- Autori: Testi di Nobuaki Minegishi Disegni di Garon Tsuchiya
- Formato: brossurato con sovraccoperta, 12x17 cm, 332 pp., b/n
- Prezzo: 8,00 €
- Voto della redazione: 8