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Asteroide urlante

au1Darti un pugno nello stomaco facendo credere di averti dato una carezza. È questa la sensazione che ti dà la lettura di Asteroide urlante, l’opera di Alejandro Jodorowsky in cui undici racconti disegnati da altrettanti artisti (a tal proposito, è un peccato che Travis Charest si sia occupato solo della copertina) raccontano il viaggio errabondo di un pezzo di pianeta atto a portare consapevolezza ai mondi che sfiora, grazie al suo urlo straziante.

Si parte dall’asteroide che dà il nome al volume, un grumo significante che sparge il suo significato su tutto l’universo, aprendo le menti, donando consapevolezza, liberando gli schiavi dalle proprie catene solo per vederli impazzire poco dopo di fronte alla nuda realtà. La stessa realtà che aveva costretto il pianeta senza nome a creare un idolo di ammonimento, scambiato per divinità, adorato come tale, e a commettere suicidio, diventando asteroide. Jodorosky questo lo spiega in tre vignette e con maggior chiarezza: ecco dove sta la grandezza.
L’asteroide è quindi una reliquia, oggetto religioso e blasfemo insieme, è il correlativo oggettivo della rivista su cui è apparso, Métal Hurlant, e un simbolo ambivalente. Le epifanie che genera sono fonte di conoscenza e condanna (tutti i personaggi che squarciano il velo, nel scoprire la verità delle cose, vanno verso la morte): i protagonisti comprendono come la vita sia peccato, l’amore generi mostri e la morte sia la panacea a ogni male; Asteroide urlante è doppio nel suo essere storia unica e multipla, entità sfaccettata come lo stile dei suoi disegnatori, ma è anche un viaggio in un universo che si muove nella triplice direzione di spazio, tempo e genere. Jodorosky racconta di soprannaturali bambini del presente che lacrimano oro, di draghi ancestrali e mercenari del futuro in stile sci-fi duro e facendolo usa la scrittura come rito apotropaico di fronte alla brutture dell’umano.
Il riferimento al numero 3, su cui ribatte con insistenza, è uno della tante legende di una mappa più grande, costruita attraverso l’intelaiatura di temi e simboli cari a Jodorosky; l’autore dissemina i tarocchi del papa, della casa di Dio, delle sfere ascese al cielo, della morte e implementa i precetti dalla psicomagia, terapia concettualizzata dallo scrittore cileno atta a guarire le ferite psicologiche dell’individuo che si tramandano di generazione in generazione. Ne è un esempio abbastanza palese Il debito, parabola sulle colpe dei padri la cui violenza del testo è attutita dalla matita cartoonesca del compianto Carlos Meglia).
Ancora, a guardarla dalla prospettiva dei tarocchi, i dieci racconti - undici, ma il primo è un prologo - potrebbero rimandare alla decima figura dei tarocchi marsigliesi, che Jodorosky ha studiato per anni, è la ruota della fortuna, simbolo del fato, della precarietà della vita umana e delle sue conquiste.
La mappa potrebbe dunque essere letta da infinite prospettive tanti sono gli strati che Jodorosky affastella con la perizia di un artigiano e l’immediatezza di un’incurante santone, ma si preoccupa che il livello più superficiale, il più immediato e quello che in definitiva resta nella mente del lettore funzioni. Per farlo costruisce la macro-trama prestando attenzione che ogni micro-storia sia coesa e coerente di per sé, sviluppando un arco narrativo il più delle volte classico - ci si presta a sperimentazioni più libere da schemi di sorta ma per gli standard di Métal Hurlant alcune storie sono fin troppo morigerate -  e portandolo a compimenti nel giro di dieci pagine.

au2Certo, non tutte le trame hanno uguale efficacia: alcune sono potenti esplosioni, creazioni di mondi e universi, piccoli reperti provenienti da lontano, altre sono fragili origami, troppo ingarbugliati nella loro malcelata vena satirica per essere apprezzati appieno, come Robocristo, debole distorsione della mitologia cristiana, o Il sole eucaristico (disegnata a modino da J. H. Williams III), in cui lo schema narrativo del sognatore che non pensa come la comunità gli ha imposto di pensare viene inquinato con la trita tematica dei vampiri. Ma sono le eccezioni fisiologiche di un tiratore che per il resto non fa che centrare il bersaglio, storia dopo storia.
E, a dimostrazione di come siano imprescindibili i due aspetti del mezzo fumettistico, è in quelle dove immagini e parole si uniscono amplificandosi a vicenda che si ottengono i risultati migliori: lo scontro lirico tra determinismo e libero arbitrio e le tavole iperrealistiche di Adi Granov producono Padroni del destino, o quello teologico di Chi è il sognatore?, figlia del pennino chirurgico di Jerome Opeña e di una sceneggiatura che si fa grembo fertile di rimandi e pozzo di riferimenti letterari-filosofici (Schopenhauer, Calderón de la Barca) e religiosi (il cristianesimo, il māyā, concetto induista di vita come illusione).
Potrei continuare fino all’esaurimento di tutti i racconti ma sarebbero didascaliche indicazioni di ciò che è evidente, ossia che Asteroide urlante sia una delle letture più rinfrescanti e disturbanti dell’ultimo periodo, nonché una solida aggiunta alla bibliografia del suo autore.

È con una certa amarezza che si constata la tardiva pubblicazione dell’opera sul suolo italiano (l’anno di pubblicazione francese della raccolta è il 2006, 2002-2004 se si fa riferimento a quella originale), da parte di una casa editrice, la Magic Press, che per quanto vada ringraziata per l’operazione va altrettanto bacchettata per la sciatteria con cui la presenta e il relativo prezzo di copertina: una brossura debole, una copertina pieghevole e nessun apparato critico-redazionale all’infuori di quello dell'edizione francofona. Margini di miglioramento ce ne sono.

Dati del volume

  • Editore: Magic Press
  • Autori: Testi di Alejandro Jodorowsky Disegni di Ciruelo, J. H. Williams III, Igor Baranko, Adi Granov, Carlos Meglia, Jerome Opena, Axel Medellin, Christian Hojgaard, Pascal Alixe, Ladronn, Marc Riou, Mark Vigouroux.
  • Formato: brossura, 26x17,3 cm, 132 pp. a colori
  • Prezzo: 14,00 €
  • Voto della redazione: 8
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