Menu

Devil Gli Ultimi Giorni 1-4

A distanza di qualche tempo dal fortunato ciclo con Alex Maleev, lo sceneggiatore Brian M. Bendis ritorna a Hell’s Kitchen per raccontare il finale ideale della saga del Diavolo Rosso. Nel realizzare la storia di Devil definitiva la Marvel ha assemblato un vero e proprio team di superstar del fumetto, scegliendo con cura nomi che siano stati in qualche modo determinanti per il personaggio nel corso della sua lunga vita editoriale; al fianco dei già citati Bendis e Maleev, il secondo qui in veste unicamente di copertinista, sono stati reclutati David Mack e Bill Sinkiewicz, che oltre ad essere autori di bellissimi inserti dipinti sono presenti in veste di, rispettivamente, co-sceneggiatore e di inchiostratore. A completare il quadro troviamo Klaus Janson come disegnatore principale, un nome che molti ricorderanno per le chine di Frank Miller sul capolavoro Il ritorno del Cavaliere Oscuro (1986), opera cui Devil gli Ultimi Giorni  (in originale Daredevil: End of Days) deve molto per l’atmosfera crepuscolare e la riflessione sul supereroismo.

Tuttavia, gli autori di End of Days hanno cercato fin da subito a spiazzare il lettore che si aspettava un facile Cavaliere Oscuro in salsa Marvel. Se l’opera parte con simili premesse – un quasi-futuro più o meno grigio e distopico in cui il nostro eroe è scomparso da diversi anni – il (poco) glorioso ritorno di Devil per le strade di New York coincide con la sua fine. Il redivivo Uomo senza paura muore infatti a pagina quattro, dopo uno scontro all’ultimo sangue con il rivale di sempre Bullseye. Prima di morire, Matt Murdock pronuncia una parola misteriosa, “Mapone”, turbando visibilmente il proprio avversario. Il giornalista-amico Ben Urich decide di indagare sul significato della parola e di ricostruire gli ultimi anni dell’eroe, parlando con tutte le persone importanti della sua vita.

DDEOD 1

La sceneggiatura di Bendis e Mack è sin dalle premesse iniziali solida ed efficace. Omaggiando Quarto potere (1941) di Orson Welles, lanciano il reale protagonista Ben Urich, perfetto nel ruolo di detective noir, in un viaggio senza ritorno nella vita privata di un eroe con molti lati oscuri. Una prosa nervosa e discontinua contraddistingue il peregrinare di Urich, mentre un nuovo Daredevil lo osserva di nascosto dai tetti dei palazzi. Se Matt Murdock muore e scompare nelle primissime pagine, il diavolo rosso si frammenta e rispunta un po’ ovunque nelle pagine successive. Maschere cornute, bambini dai capelli rossi (una vera e propria generazione di figli sparsi qua e là), emuli suicidi e persino un doppelgänger. Se i primi tre numeri (dell’edizione italiana) sono un crescendo di emozioni e ottimo fumetto supereroistico/noir, come era stato il Devil di Bendis/Maleev o prima ancora di Miller/Mazzucchelli, tanto per citarne due, l’episodio finale è piuttosto deludente ed anticlimatico. Al di là delle numerose questioni irrisolte – non necessariamente un male, in un opera che si sostiene con l'atmosfera e l’introspezione psicologica – molti punti risultano nel finale incoerenti e decisamente poco giustificabili. A lettura ultimata si ha come l’impressione che gli autori avessero in mente delle scene efficaci e d’impatto – che prese singolarmente funzionano benissimo – ma che si amalgamano molto poco fra loro all’interno del tessuto narrativo più ampio. Lo spiegone (per certi versi doveroso) nel redazionale in terza di copertina dell’ultimo numero contribuisce ad aumentare ulteriormente il senso di frustrazione nel lettore.

Finale deludente a parte, ci sono tuttavia altri punti interessanti che valgono la pena di essere analizzati più nello specifico. Ad esempio, non si può non rimanere coinvolti dalla riflessione sul superoismo compiuta dagli autori. Daredevil è – come quasi tutti gli eroi dei comics – un personaggio basato su delicati compromessi ed equilibri narrativi. Un personaggio che, seppur flessibile e adattabile a sceneggiature e interpretazioni radicalmente diverse, deve mantenere dei tratti fissi per continuare ad esistere. Quando Devil uccide Kingpin, prima di sparire per anni dalle strade, viene meno al suo ideale, nonché alla convenzione/convinzione editoriale che tiene in perenne moto la sua esistenza. Matt Murdok ha fallito, e se ne deve andare per lasciare spazio a un successore, il quale purtroppo sarà destinato a ripetere gli stessi errori, a soffrire nello stesso modo del suo mentore. Il circolo di dolore, colpa e risentimento si rimette in moto un’altra volta. Il nuovo Devil, un eroe più cupo per tempi più cupi, deve trovare un nuovo (o vecchio?) modello positivo cui ispirarsi, sia esso Spider-man, il Punitore o il maestro Stick.

“Da un grande potere derivano grandi responsabilità” ricorda un vecchio e saggio Ben Urich al turbolento figlio adottivo, e sembra quasi far parlare gli autori della serie, in un anelito verso un tipo di supereroe che, seppur maturato da un punto di vista narrativo e formale, possa ancora essere veicolo di messaggi positivi, un esempio di moralità da imitare. E l’idea di Urich come avatar intradiegetico di Bendis sembra essere giustificata dalla struttura stessa della mini, in cui il navigato scrittore cerca nelle parole dei vecchi amici di Devil (dentro e fuori il fumetto) idee e chiarimenti per comporre la propria storia definitiva. Gli Ultimi Giorni ha un forte lato metafumettistico che lascia ben trasparire il trasporto provato dagli autori, e probabilmente da Bendis in particolare, nei confronti di un personaggio a cui hanno dedicato una grossa fetta di vita professionale. Lo sceneggiatore, giunto al suo addio (definitivo?) sente l’esigenza di assicurarsi che la continuità e l’evoluzione rimangano all’interno di un schema morale irrinunciabile. “Migliaia, forse milioni di persone leggeranno ciò che scrivo. E ci crederanno”. La rivelazione finale circa l'identità del nuovo Devil non fa altro che confermare il senso di paternità – seppur adottiva – nei confronti del Diavolo Rosso.

Come detto all’inizio, lo spunto narrativo da cui scaturisce la vicenda riprende molto fedelmente l’incipit del capolavoro cinematografico di Orson Welles. Il debito di Bendis e soci nei confronti di Quarto Potere è in realtà ben più ampio, articolandosi a livello formale e tematico. L’enfasi sul ruolo e soprattutto sulle responsabilità dei media come la carta stampata; la narrazione non lineare, sostenuta da interviste e flashback, in cui diversi punti di vista delineano la figura del protagonista, vero grande assente nella dimensione intradiegetica; la frustrazione del lettore-spettatore e del narratore nei confronti di una sfuggente e inarrivabile verità; persino l’ampio uso di inquadrature dal basso e rasoterra; e infine il protagonista, il nostro Citizen Murdok, la cui grandezza sfugge a ogni categorizzazione, ma in cui sono sepolti dolore e risentimento: “Che tu possa trovare la pace dove io non l’ho trovata” è l’augurio finale che rivolge al successore. Un uomo che si consuma al venir meno dei proprio principi morali programmatici, e che termina la sua vita in un drammatico auto-isolamento.

DDEOD 2

Il comparto grafico è superlativo. Oltre alle magnifiche copertine di Maleev (nonché le variant di Mack, fortunatamente riportate all’interno degli albetti), la commistione tra il disegno “normale” di Janson e gli inserti pittorici di Mack e Sinkiewicz produce un effetto finale davvero ragguardevole. Non è da sottostimare, inoltre, il fattore nostalgia provato dal lettore nei confronti proprio per quest’ultimo, che realizzò insieme a Frank Miller due dei graphic novel più influenti del secolo scorso, Elektra Assassin (1986) e Amore e Guerra (1986), proprio con i medesimi personaggi. Il lavoro di Janson conferisce un azzeccatissimo sapore anni 80, e le chine di Sinkiewicz contribuiscono in maniera decisiva a ricreare un’atmosfera sporca e ruvida che si addice benissimo alla spietata serie di eventi che viene raccontata. Un approccio alla composizione che alterna pagine dalla gabbia più classica – per certi versi più retrò – a sequenze più nettamente cinematografiche, nello stile delle produzioni statunitensi degli ultimi 10-15 anni.

Per concludere, Devil gli ultimi giorni è una mini che, difetti a parte, non deve mancare nella biblioteca di ogni appassionato del Diavolo Rosso, specialmente chi aveva apprezzato l’ottimo ciclo Bendis/Maleev. Si tratta di un ottimo fumetto anche per chi si trova a proprio agio in atmosfere noir e relativamente distanti dai canoni del supereroismo classico con tutine e mantelli. Un lavoro sicuramente interessante, a cui è mancato veramente poco per diventare un capolavoro.


Dati del volume

  • Editore: Panini Comics
  • Autori: Testi di Brian M. Bendis e David Mack, disegni di Klaus Janson, David Mack, Bill Sinkiewicz e Alex Maleev
  • Formato: Brossura, 64 (n1) e 48 (n 2,3,4,) pagine a colori
  • Prezzo: € 3,30
  • Voto della redazione: 8
Torna in alto