Menu

Before Watchmen - Minutemen 1-6

È stato recentemente pubblicato anche in Italia il sesto e conclusivo numero di una delle più attese miniserie del progetto Before Watchmen, di cui avevamo già recensito tutti i numeri uno: stiamo parlando di Minutemen, la serie scritta e disegnata da Darwyn Cooke.

Cooke, differentemente dagli altri autori legati al progetto, ha dovuto approcciarsi a una sequela di personaggi che nel Watchmen originale avevano avuto ben poco spazio, relegati per lo più ai ricordi dei personaggi o alle pagine in prosa che
Alan Moore inserì al termine di ogni capitolo. Si tratta infatti della prima generazione di eroi mascherati (molto poco super) che fecero la comparsa, nell’America fittizia di Watchmen, già a partire dal 1939: nomi come il primo Nite Owl, la prima Spettro di Seta (madre dell’eroina protagonista della mini originale), il misterioso Giustiziere Incappucciato o un giovanissimo Edward Blake, alias il Comico, che funge da vero e proprio trait d’union tra le due diverse generazioni di eroi.

Quello che potrebbe apparentemente sembrare un fattore ostacolante per l’autore, ovverosia la necessità di creare un background solido e una caratterizzazione efficace a personaggi che erano stati appena abbozzati, è stato probabilmente il punto di forza di questra mini: tale “vincolo” gli ha infatti permesso di lavorare con grande libertà interpretativa e di trovare una via originale per lo sviluppo del prequel, pur mantenendo un atteggiamento rispettoso – ma non eccessivamente reverenziale – nei confronti del padre freudiano che è il lavoro di Moore e Gibbons;
il fatto che ogni numero sia introdotto da una breve sequenza di vignette che in qualche modo riprendono il leitmotiv grafico dello smile macchiato è altamente significativo in tal senso.

Senza girarci ulteriormente intorno, il lavoro di Cooke è
indubbiamente il migliore del progetto. Si tratta di lavoro solido, ottimamente scritto e ben disegnato. La lunga sequenza che chiude il terzo albetto è particolarmente utile per provare l’innegabile bravura dell’autore che, tramite un semplice ma efficace espediente di montaggio (e di sovrapposizione di baloon in vignette in cui non apparterrebbero) riesce a mischiare due diversi piani temporali che collassano e vengono riuniti nella pagina finale, in cui la vignetta – che pur esiste, non si tratta di una splash – smette la proprio funzione cronologica in favore di una unicamente spaziale.

Quest’attenzione sui diversi piani temporali si riflette – tra le altre cose – nella struttura stessa della mini, il cui primo numero inizia ambientato parallelamente nel 1939 – anno del debutto degli eroi mascherati – e nel 1962, quando un Hollis Mason (protagonista e narratore della vicenda) oramai in là con gli anni riflette su quanto accaduto in passato, e in particolare sul contenuto scandaloso del suo imminente libro "Under the Hood". Nei numeri successivi, mentre le sequenze nel 1962 rimangono costanti, la linea narrativa del 1939 prosegue cronologicamente per mostrare l’evoluzione materiale e psicologica del gruppo di eroi, fino ad arrivare alla fine degli anni cinquanta, quando i Minutemen vengono definitivamente soppiantati dalla nuova generazione, i Crimebusters.

Già nel 1964 Umberto Eco analizzava come il fumetto supereroistico statunitense – in particolare per quanto riguarda i personaggi – esistesse in bilico fra la struttura del mito e la civiltà del romanzo; in altre parole, characters come Superman o Captain America esistono contemporaneamente come incarnazioni positive di valori collettivi, la cui genesi è avvenuta grazie a un elemento catalizzatore (soprannaturale o meno) in un passato remoto – che viene tuttavia sempre rievocato o rinarrato; dall’altra parte, i personaggi sono stati sviluppati in un epoca in cui a farla da padrone era il romanzo, che quindi richiedeva personaggi più umani, psicologicamente vicini al fruitore, e che dovevano (in ogni strip, in ogni albo che usciva) effettivamente compiere qualcosa di nuovo. Minutemen riflette in qualche modo su questa dialettica, mostrando come effettivamente la loro dimensione mitica e atemporale – tipica degli eroi dei comics – sia frutto di una costruzione discorsiva (a priori o a posteriori) volta deliberatamente a cancellare la loro componente umana e pertanto fallace e fallibile; tutto l’episodio della fabbrica dei fuochi artificiali nel secondo albetto è piuttosto significativo in questo senso. Pertanto è interessante notare come i Minutemen, che sono per noi personaggi di un fumetto, siano nella loro dimensione diegetica contemporaneamente essere umani tridimensionali e personaggi dei fumetti, fortemente tipizzati e mitizzati secondo, potremmo aggiungere, il gusto di una cultura fortemente conservatrice ed eteronormativa, esemplificata dalla vignetta fittizia (una delle tante astutamente inserite dall’autore durante la narrazione) in cui Silhouette e Spettro di Seta guardano estasiate il loro macho Edward Blake.

La confusione identitaria tra persona e personaggio, tra vigilante e prodotto pubblicitario, raggiunge l’apice nella sequenza giapponese del quinto albetto, in cui fanno la comparsa Mantello Blu e Scout: due supereroi “in carne ed ossa”, ma che nel microcosmo di Minutemen dovrebbe essere solo personaggi dei fumetti; diventa così impossibile stabilire il confine tra finzione e realtà, o meglio chi influenza che cosa; tuttavia, ancora una volta il tragico esito degli eventi dimostra come il mito del fumetto sia profondamente diverso dalla realtà (romanzesca), a sua volta sviluppata all’interno del fumetto (questo sì verosimile) chiamato Minutemen; “Mi rendo conto che è per questo che ho un vago disprezzo per il Dottor Manhattan”, riflette amaramente il primo Nite Owl.

La decostruzione del mito del supereroe è quindi una delle tematiche principali del Watchmen originale che viene elegantemente e sapientemente ripresa dall’autore di questa mini. Oltre a quanto detto in precedenza, è interessante notare come Cooke porti avanti e amplifichi ulteriormente il discorso della disfunzionalità che è implicitamente legata al costume; in altre parole, tutti i membri dei Minutemen hanno qualcosa che li pone più o meno al di fuori del canone di normalità (o anche solo accettabilità) sociale, specialmente secondo i canoni dell’epoca analizzata. Tra queste forme di alterità quella più lampante è, abbastanza prevedibilmente, quella sessuale, con ben tre personaggi gay; ricordiamoci che, tra le altre cose, il tristemente noto saggio "Seduction of the Innocent" uscì negli States proprio in quegli anni, precisamente nel 1954. È interessante notare che, tuttavia, l’unico personaggio costretto a pagare un prezzo per la propria diversità è Silhouette, che è doppiamente altra rispetto alla norma maschile ed eterosessuale che rappresenta il modello di riferimento per l’eroe americano.

Lo stesse costume, o il simbolo che va a creare la nuova identità, rappresenta per i nostri eroi-bambini un fattore solo apparentemente liberatorio o abilitante. Per Mothman, ad esempio, è la causa diretta dei suoi problemi di alcolismo e turbe mentali; il caso di Silk Spectre è più complesso: se da una parte la sua uniforme sexy le permette di esprimere una sessualità forte e dirompente, piuttosto fuori dagli standard per le donne dell’epoca, dall’altra è subito evidente che tale liberazione è puramente superficiale, e oltretutto controllata – ed eventualmente sanzionata dall’onnipresente autorità maschile: “Guardate il modo in cui si presenta Sally”, dice Dollar Bill per giustificare il Comico, colpevole di aver violentato la ragazza. Parlando del Comico, è innegabile come Edward Blake sia uno dei personaggi più interessanti e meglio caratterizzati, come si nota dalla cura con cui l’autore descriva la sua parabola discendente da ragazzino rissoso e problematico verso il disilluso anti-eroe che si vede in Watchmen. Il Comico è un piccolo mostro, esattamente come (quasi) tutti gli altri membri dei Minutemen, ma l’autoaccettazione di tale mostruosità lo pone, paradossalmente, una spanna sopra rispetto agli altri membri, in una ipotetica classifica di onestà intellettuale e (a)morale. È infatti l’unico in grado di vedere se stesso (e di conseguenza gli altri) e di trarne le dovute conseguenze; ne deriva infatti che, come si vede nelle altre mini e nell’opera originale, le due identità di Comico e di Edward Blake cessano di esistere separatamente, dal momento che il personaggio riesce ad abbracciare totalmente la sua natura corrotta e dionisiaca, senza l’illusione di abiti piccolo borghesi in cui rientrare al termine delle proprie scorribande.

Senza spoilerare inutilmente altre cose al lettore, si può dire che il finale della mini è tanto buono quanto spiazzante; ricco di sfiziosi riferimenti e parallelismi al lavoro di Moore e Gibbons, chiude con un cerchio perfetto il lavoro di decostruzione iniziato nel primo numero; oltretutto riesce a far rivivere su carta il clima di sfiducia e di sospetto che caratterizzò gli Stati Uniti nel primo decennio dopo la seconda guerra mondiale, durante il Maccartismo.

Per concludere, non si può non consigliare il lavoro di Cooke a chi ha amato alla follia il capolavoro di Moore e Gibbons, dato che ne costituisce forse l’unico degno prequel, riuscendo a fondere le atmosfere originali con quelle del fumetto d’antan (che pure costituì una forte inspirazione per i due autori britannici) condendo tutto con una sensibilità nuova e originale; ma anche quei pochi che non dovesserero conoscere Watchmen potranno trovare in Minutemen un lavoro appassionante, ben scritto e con dei momenti davvero memorabili.

Dati del volume

  • Editore: RW Lion
  • Autori: Testi e disegni di Darwyn Cooke
  • Formato: Brossura, 36 pagine a colori
  • Prezzo: € 2,50 cad.
  • Voto della redazione: 9
Torna in alto