DK #1 - Io so chi non sono
- Scritto da Andrea Spada
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Quando, nel 1962, le sorelle Giussani diedero alle stampe il primo numero di Diabolik, fecero un passo significativo nella storia del fumetto italiano.
Soprattutto ebbero coraggio. Coraggio per una idea, innovativa, fuori dagli schemi e anche cruda che fece scandalo ma fu premiata.
Negli anni si sono avvalse di autori e disegnatori di grande talento ma hanno sempre mantenuto e, in alcuni casi stabilito come legge immutabile, una posizione: il personaggio doveva rispettare certi dettami e su questo non andava cambiato. È stata una decisione che ha dato i suoi frutti, tanto che Diabolik è riconoscibile a prescindere dal contesto usato. Qualunque volumetto si legga si trovano le stesse modalità, gli stessi cliché, le stesse dinamiche e colpi di scena ma, allo stesso tempo, ogni storia è sempre nuova e interessante. Mantenere un livello qualitativo alto per così tanti anni e con questi “paletti”, non è cosa da poco, ma è sempre stata una garanzia per il lettore affezionato.
Per chi è appassionato del Diabolik originale, quindi, questa nuova versione potrebbe destabilizzare e stimolare critiche negative per ciò che è stato da sempre l'input delle sorelle Giussani, ma riteniamo che DK, invece, possa inserirsi a pieno titolo nel panorama costruito attorno al “re del terrore”.
Già negli anni scorsi, soprattutto con gli speciali Il grande Diabolik (di cui questo volume fa parte), sono state approfondite parti del passato del protagonista e dei comprimari, gli autori hanno inserito elementi di novità e indagato su misteri che per anni avevano arrovellato le menti dei lettori. Un processo di cambiamento e ampliamento, per quanto circoscritto, era già in atto da tempo. Ma quello che, sulla carta, dovrebbe essere DK è qualcosa di diverso, è un passo ulteriore. Come dice Mario Gomboli nella prefazione del volume DK è "altro": è una serie parallela a quella originale, e con quella con va confusa. Assodato che si tratta di una nuova versione del “ladrone mascherato”, la valutazione va fatta esulando il più possibile dallo stilema classico, anche se la conoscenza della versione originale può offrire elementi di confronto molto utili.
Gli autori si sono dati carta bianca in modo che un nuovo lettore, non influenzato da cinquant'anni di storie, possa immergersi nel volume senza condizionamenti, ma allo stesso tempo, memori delle positive esperienze di certi restyling (ad esempio quelli delle serie Ultimate della Marvel o dei New 52 della DC), strizzano l'occhio a chi Diabolik lo conosce a menadito, inserendo stimolanti citazioni o ribaltamenti di fronti.
In estrema sintesi, e anche per non rovinare la lettura, vengono presentate le azioni criminose del personaggio con l’inserimento di una triangolazione interessante fra il “nostro”, l’ispettore di polizia e un “enigmatico” giudice. Il finale è aperto, facendo intuire l’intenzione di aggiungere altri elementi allo sviluppo della storia.
In questo primo numero le nuove incarnazioni dei personaggi sono presentati in maniera efficace e la dinamica degli eventi, ben costruita da Gomboli e Faraci oltre che magistralmente disegnata da Palumbo, rispetta una normale storia di Diabolik, ma vengono inseriti elementi atipici per il lettore tipo e adatti a un pubblico abituato alle storie americane (quali sceneggiatura e tavole costruite in modo da dare dinamicità al racconto e l’uso del colore fin dalla prima pagina).
Se la divisione in capitoli di venti pagine fa ben intuire, già dalla struttura, l’ipotesi di una presentazione nel mercato internazionale, i dialoghi taglienti e l’uso delle didascalie sono un chiaro esempio dell’allontanamento dallo stile freddo e asciutto che caratterizza, da cinque decenni, lo sviluppo delle sceneggiature del nostro ladro nazionale. Un prodotto ben fatto, ben curato dal punto di vista fumettistico, ma in una edizione che non esalta: una stampa in formato comic-book avrebbe dato maggiore risalto ai disegni e sarebbe stato più adatto per questa nuova incarnazione del personaggio.
E su questo mettiamo la nostra nota dolente.
Abbiamo iniziato scrivendo che le sorelle Giussani avevano avuto coraggio. Ecco, il coraggio è ciò che manca in questa operazione.
Se DK fosse il primo numero di una serie parallela al Diabolik originale, anche con un formato o una periodicità totalmente diversi, avrebbe il nostro totale plauso. Messo così, all'interno della serie degli speciali, perde in efficacia, è fuorviante per il vecchio lettore e rischia di non attrarre il nuovo lettore un dimostrando come l’Astoria sia dubbiosa sulla strada da far realmente prendere a questo DK. Quasi inconsciamente, il titolo, “Io so chi non sono”, esprime già la posizione nebulosa dell’editore: DK non è questo o, almeno, non dovrebbe esserlo.
Confidiamo comunque nel successo del volume in modo che gli autori e l’editore possano prendare il coraggio necessario e inizino veramente una serie nuova, che sia sempre DK ma in un formato diverso, in modo da creare due versioni parallele del personaggio e poter accontentare diverse platee.
Dati del volume
- Editore: Astorina
- Autori: soggetto: Soggetto di Mario Gomboli, Sceneggiatura di Tito Faraci, Disegni e colori di Giuseppe Palumbo
- Formato: Brossurato, 184 pagg. a colori
- Prezzo: € 4,90
- Voto della redazione: 7
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