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Il Bruco

Nel 1929 il grande autore di gialli-horror giapponese Edogawa Ranpo (uno pseudonimo, traslitterazione di Edgar Allan Poe, in segno di omaggio allo scrittore americano) scrive un racconto intitolato Imomushi (芋虫, Il Bruco) che racconta il rientro a casa di un reduce dell’intervento in Siberia, completamente sfigurato, muto, sordo e privato di tutti gli arti. Nel 1939 il governo giapponese censura il racconto, ritenendolo demotivante per la nazione da poco impegnata in una nuova guerra, quella con la Cina. 80 anni dopo la prima stesura, nel 2009, il mangaka ero-guro poco noto in occidente Suehiro Maruo realizza un adattamento a fumetti che, tre anni più tardi, viene pubblicato anche in Italia da Coconino.

Come accennato, Il Bruco è la storia del tenente Sunaga (invalido di guerra, una larva dalle vaghe sembianze umane) e del morboso rapporto che instaura con la fedele e servizievole moglie Tokiko. Maruo non si risparmia nel rappresentare con la sua arte la discesa nell’inferno della perversione sessuale che avviene tra i coniugi. Il personaggio della consorte, pressata dalle insistenti richieste carnali del marito, oscilla tra la remissiva sottomissione al ruolo di schiava e il piccolo riscatto di momentanea dominazione che deriva dall’assoluta dipendenza sofferta dall’uomo, nonché – e questa è uno dei pugni nello stomaco al lettore – dal piacere che lei prova nel “trastullarsi” con quell’ammasso informe di carne.

Anche se graficamente molto esplicito, Il Bruco non è un fumetto erotico nel senso proprio del termine. Il sesso – e la minuzia in cui è rappresentato – funge da pretesto per metaforizzare un processo decisamente più ampio e articolato, come l’insieme degli effetti della guerra sul corpo e sulla società: l'ossessione per i corpi, con le orribili menomazioni sofferte per la gloria dell’imperatore e della nazione, il corpo vivisezionato, scomposto e ricomposto in raccapriccianti immagini di incubi organici, la carne come simulacro di un’innocenza violata, di un rapporto di coppia distrutto dall’assurdità della guerra e della malattia (il loro figlio è emblematico in tal senso). Ma al disagio domestico si somma la convenzione sociale, il fardello delle mogli/madri/infermiere, di chi la guerra la vive rimanendo chiusa nella propria casa e sopravvive grazie alla medaglia – e quindi alla pensione – guadagnata dal marito, un’altra forma di dipendenza.

Suehiro Maruo è abilissimo nel ricreare l’atmosfera di alienante sospensione della campagna giapponese del dopo guerra, nonché nell'enfatizzare l’importante tematica dello sguardo, leitmotiv che attraversa l’intera opera fino all’agghiacciante finale: lo sguardo vuoto e assente del tenente Sunaga, unico senso rimasto al povero invalido, lo sguardo della moglie che cerca un po’ di evasione nello spettacolo del Nozoki Karakuri, una sorta di proto-cinema (immagini in movimento) che si guarda tramite uno spioncino, lo sguardo insistente del vicino di casa, che si sofferma volentieri sulle grazie della donna, lo sguardo dei parenti, che si distoglie per non guardare l’orrore nascosto in casa e, infine, lo sguardo del lettore, incuriosito e nel contempo disgustato dalle immagini su cui l’autore lo costringe a soffermarsi ripetutamente.

La totale assenza di una trama vera e propria potrebbe infastidire più di un lettore, magari abituato a uno sviluppo e un linguaggio decisamente diverso dalla maggior parte dei manga che vengono proposti qui da noi; inoltre, è ammissibile che le tematiche trattate e soprattutto il modo in cui sono rappresentate possano scoraggiare i più sensibili, anche se volenterosi a spendere la non modica cifra richiesta per il volume. A tutti gli altri, non rimane che tuffarsi nella lettura di una piccola chicca che mischiando ero-guro con la grande storia lascia sicuramente il segno nel panorama del fumetto d’autore giapponese.

Dati del volume

  • Editore: Coconino Press
  • Autori: Testi e disegni di Suehiro Maruo, su racconto di Edogawa Rampo
  • Formato: Brossura, 144 pagine in b/n
  • Prezzo: € 17,00
  • Voto della redazione: 8
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