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Fear Itself: I Temerari - Ferite di Guerra 1

Il maxi-evento Fear Itself si è concluso da appena un mese, lasciando numerosi punti interrogativi e sottotrame in sospeso. Nonostante i sette numeri della collana portante e i numerosi tie-in ad essa collegati, sembra quindi esserci ancora bisogno di analizzare e mostrare il post-Fear Itself che, oltre a donarci tre buoni epiloghi diversi (narrati sulle pagine di Iron Man, Thor e Capitan America) si snoda attraverso altre due miniserie di ben sei numeri: I Temerari e Ferite di Guerra, pubblicate nella collana ombrello Marvel World a partire dal numero 9.

È impossibile valutare le due nuove collane senza far riferimento alla serie madre dalla quale provengono. Le tematiche basilari di Fear Itself sono potenti: la paura umana e la violenza che fa scaturire, l’impotenza superumana di fronte a un archetipo presente sin dall’alba dei tempi e la successiva temerarietà unita alla forza di riscatto collettiva, sono ottime basi, che non sono bastate però a rendere la narrazione della maxisaga abbastanza convincente e in grado di lasciare un segno davvero indelebile.
Difficile quindi avvicinarsi senza pregiudizi alle collane che hanno l’ingrato compito di immergerci nei postumi della grande battaglia contro il dio della paura, nonostante il reparto grafico offra in ambedue i casi un valore estetico piuttosto alto.

Ne I Temerari viene affrontato il dilemma più grande lasciato irrisolto da Fear Itself: che fine hanno fatto i martelli dei Valorosi? A rispondere a questa domanda ci pensa Valchiria, membro dei Vendicatori Segreti e potente guerriera asgardiana che parte alla ricerca dei martelli dispersi nonostante la divergenza di opinioni a riguardo con Capitan America. Una guerriera/angelo quindi, che arriverà inevitabilmente a scontrarsi con la demoniaca Sin, anch’essa in cerca dei martelli per poter recuperare il potere divino perduto. Nonostante i testi di Cullen Bunn siano buoni e offrano un’interessante visione della Valchiria grazie a flashback che permettono di scorgere nel passato dell’asgardiana, la partenza della serie rimane tiepida e non sembra suggerirci grandi sconvolgimenti futuri, nonostante gli ottimi disegni di Paul Pelletier e Mark Bagley, che si scambiano il posto tra le pagine con una maestria e una fluidità ineccepibile.

Discorso leggermente diverso per Ferite di Guerra. All’inizio del racconto si viene catapultati in pieno territorio bellico, facendo la conoscenza del sergente dei Ranger Marcus Johnston, personaggio qui al suo debutto. Niente superumani fino alla fine dell’episodio, che riporta alle tematiche della paura e ai suoi devastanti effetti inseriti in un ambito militare/reale. È un racconto squisitamente americano, illustrato da Scot Eaton e scritto da un Chris Yost intenzionato a rimanere criptico per tutta la durata del numero, in modo da sollevare curiosità e dubbi nel lettore, riuscendoci. Non ci sono suggerimenti su chi sia il sergente Johnston e sul perché sia Taskmaster che Capitan America in persona siano così interessati a lui, ma questa trama pronta a esplodere in colpi di scena e intrighi colpisce molto di più rispetto alla testata con la quale divide l’albo.

Due storie ai nastri di partenza quindi, ancora difficili da giudicare nella loro piena maturità, ma che lasciano già da queste prime pagine presagire l’evolversi della questione Fear Itself e quali sono le ultime cartucce che l’evento può riuscire a sparare.

Dati del volume

  • Editore: Panini Comics
  • Autori: testi di Cullen Bunn, Matt Fraction e Chris Yost; disegni di Scot Eaton, Paul Pelletier e Mark Bagley
  • Formato: brossurato, 64 pagg. a colori
  • Prezzo: € 3,30
  • Voto della redazione: 5
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