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Devil: amore e guerra

Watchmen, Il ritorno del cavaliere oscuro, Maus. Sono i classici nomi che tutti, addetti ai lavori e non, conoscono e identificano come “Capolavori dei fumetti”. Esistono poi i nomi meno blasonati, ma conosciuti dagli appassionati: le opere di Gaiman e Morrison per esempio. Alla fine, nel marasma del sottobosco fumettistico, si trovano delle gemme ignorate dai più, ma altrettanto degne di riconoscimento. Devil: Amore e guerra è una di queste.
La Panini riporta nelle fumetterie il capolavoro di Frank Miller e Bill Sienkiewicz dopo più di vent’anni d’assenza dagli scaffali e lo fa con un’inedita edizione cartonata, la cui traduzione ex-novo è opera di Luca Sofri.

Nel tentativo di ristabilire la salute dell'amata Vanessa, Kingpin fa rapire la moglie di un famoso psicologo, il dottor Mondat, in modo che quest'ultimo presti propri servigi e si impegni al massimo per guarire la moglie del re del crimine neworkese. Per salvare la donna rapita Devil si dovrà scontrare con il criminale psicocopatico Vincent, al quale Kingpin ha affidato Cheryl Mondat.

Frutto di due menti diventate un pallido ricordo di loro stessi (Miller ormai è in grado di realizzare soltanto prodotti al limite dell’auto-parodia, mentre Sienkiewicz ha subito un’involuzione che ha sporcato il suo tratto e lo ha privato delle sue intuizioni compositive), Amore e guerra è un saggio sulle forme, sulla destrutturazione dei personaggi attraverso iperboliche scelte di design o segni tachigrafici: Kingpin è un volume avvolto da carta da parati in stile liberty, Devil è una pennellata di rosso nel buio e le donne sono calate in un’aurea rosa pastello, eteree visioni stil novistiche dalla doppia faccia. È anche un manuale sull’arte del racconto. Troppi sono i passaggi dove la parola cede il posto all’immagine, libera di esplodere in tutte le sue potenzialità. Il confronto tra Vincent e Cheryl, il montaggio alternato tra Kingpin e il dottore, l’inquadratura del boss con la foto della moglie in mano sono solo alcuni esempi della potenza espressiva raggiunta da quest'opera.
L’apertura, su tutti, rende l’idea di quanto potente sia il mezzo fumettistico. Non è un incipit agli steroidi d’impatto, ma una composizione ascensionale dove scrittura e disegno lavorano in sincrono e in maniera sottile nel concentrare l’attenzione sui temi dell’opera: la torre simboleggia il potere (e la ricostruzione, in questo caso, della mente di Vanessa) e Kingpin parla di quanto egli sia influente eppure allo stesso tempo inerme. A livello visivo, la panoramica cittadina e i fumi che si alzano creano un effetto di rallentamento. L’edificio è inoltre diviso a metà: in alto, il riflesso del sole concentra gradualmente su di sé l’attenzione alla maniera impressionistica, lavorando nel tempo dentro il lettore, concorrendo a frenare ulteriormente la lettura; nella parte bassa l’ombra del palazzo dà origine all’ambivalenza dell’impero di Fisk, costruito sul peccato.
Il Sienkiewicz che lavorò a questo capolavoro era un gigante, in grado di assorbire le più disparate tendenze artistiche, dalle grottesche distorsioni dell’espressionismo tedesco a quello astratto americano, dal cubismo orfico fino alle suggestione decorative di Klimt. Quella compiuta dall’artista è una rottura dell’effetto di mimesi: i personaggi sono sproporzionati, grotteschi, iperrealistici e poi bidimensionali, si confondono con gli sfondi ed emergono da essi allo stesso tempo.
Miller gli sta al passo e cuce attorno alla trama motivi simbolisti come il già citato tema doppio del potere e quello del silenzio, se ne esce con grandi tocchi ironici in un contesto onirico (il suono della metropolitana che va ingigantendosi), mischia una scrittura che non si prende sul serio con uno stile estroso (la freccia che indica la donna e il continuo refrain di Vincent), invenzioni che altrove sarebbe considerate kitch e qui deflagrano dall’interno il sistema fumettistico.
Se proprio si vuole trovare un difetto all’opera lo si dovrà individuare nel poco peso psicologico dei comprimari (Kingpin è l’unico che compie un arco narrativo completo nella storia) e nella scarsa capacità che la trama ha di ammaliare i lettori non avvezzi al personaggio.

La valutazione finale è tuttavia inficiata dal lavoro di confezionamento da parte della Panini. Diverse pecche  pregiudicano l’operazione: la copertina è tagliata rispetto al disegno originale, l’impaginazione è poco felice, si sente la mancanza di una sezione di approfondimento e di contestualizzazione storica, mentre la traduzione di Luca Sofri non è motivata da alcuna urgenza creativa, visto che sul testo non viene operato alcun lavoro profondo. Lo stile secco di Miller agiva sulla sottrazione e sulla macchia verbale in un modo che la traduzione italiana non riesce a riprodurre, specie nelle descrizioni più concise, dove una singola particella in più può compromettere l’effetto originale. L’edizione Star Comics, se non altro, vantava una traduzione e una stampa migliori.

Devil: Amore e guerra è un’opera che ogni buon lettore dovrebbe possedere. In quale edizione, alla fin fine, poco importa.

Dati del volume

  • Editore: Panini Comics
  • Autori: Testi di Frank Miller, disegni di Bill Sienkiewicz
  • Formato: brossurato, 64 pagg. colore
  • Prezzo: € 13.00
  • Voto della redazione: 8
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