Menu

L'Italia del Vittorioso

AVE, storico braccio editoriale dell’Azione Cattolica Italiana e della sua associazione di giovani cattolici (GIAC), ripropone un volume lussuoso e di grande formato dedicato a quello che forse è stato il suo titolo più famoso e influente: Il Vittorioso. Pubblicata a cadenza settimanale a dal 1937 al 1966 (più altri quattro anni di transizione), la rivista si rivolgeva a un pubblico di giovani, proponendo articoli di approfondimento, concorsi e, soprattutto, fumetti. Queste pagine, infatti, contribuirono alla formazione di diverse generazioni di piccoli italiani, ma si affermarono, soprattutto, come un prezioso laboratorio per molti dei nomi che poi sarebbero passati alla storia del fumetto nostrano: tra tutti citiamo ad esempio Gian Luigi Bonelli (creatore di Tex) e, ancor più, Benito Jacovitti, che finì per essere quasi identificato con la testata.
“L’Italia del Vittorioso” intende celebrare il glorioso giornale, e non a caso autore e curatore del volume è lo storico Giorgio Vecchio. È la sua penna a occuparsi della prima parte del tomo, ossia un saggio sulla vicenda de Il Vittorioso, seguito da una selezione di copertine e da otto storie complete scelte in seno all’ampio repertorio della rivista.

Coerentemente all’impostazione data dal titolo, Vecchio non si limita a ripercorrere la mera parabola editoriale della testata, ma intreccia il racconto delle sue fortune e dei suoi contenuti con quello dell’Italia, adottando un metodo tipicamente storiografico (che in alcuni, pur trascurabili, tratti eccede nella digressione). L’avventura de Il Vittorioso diventa, letta in questo modo, un punto di vista pregiato per osservare “da dentro” un’Italia che cambia: partendo da un fascismo già in fase declinante e al peggio della sua aggressività, passando dal periodo del conflitto bellico, fino a un dopoguerra in cui la società italiana, alla ricerca di un riscatto, si fa sempre più complessa. Allo stesso modo, un’ulteriore chiave di lettura permette di seguire l’evolvere del fumetto italiano da una postazione tutt’altro che secondaria. Infine, un focus più particolare va sull’associazionismo cattolico nel suo rapporto prima con lo Stato fascista, e poi con una società postbellica che pone nuove problematiche anche, e soprattutto, all’interno della comunità cristiana ed ecclesiastica, fino ad arrivare alla svolta del Concilio Vaticano II. Il tutto, attraverso un indicatore quanto mai rilevante come poté essere una rivista popolare rivolta ai più giovani.

Non a caso, pur declinata a seconda delle diverse contingenze storiche, è evidente la continua tensione del giornale a voler essere, oltre che evasione, anche strumento pedagogico. Un ruolo guida presente, soprattutto, negli anni fascisti e nel primo dopoguerra, ma che tende a perdere terreno di fronte a una società sempre più complessa, che, parallelamente alla rinascita e al boom economico, conosce l’impennarsi dei consumi, il moltiplicarsi e l'impoverirsi dei punti di riferimento, l’arrivo della televisione, una pluralità sempre maggiore di stimoli e influenze culturali: in un simile contesto, la rivista non riesce più a essere guida per i suoi lettori, dovendo invece cominciare a inseguirli, spesso scendendo a patti con novità o mode in continuo mutamento. Certo, l’impostazione pedagogica e i principi di fondo non vengono mai meno, ma questo progressivo dover inseguire coincide con una crisi di identità che porterà alla definitiva chiusura de Il Vittorioso.

Sul fronte delle storie a fumetti presentate, esse sono evidentemente fotografate o scansionate alla meglio, unica pecca formale che però finisce per restituire un effetto vintage non sgradevole. Si varia non poco per generi e stili: con una selezione che copre il periodo dal 1938 al 1957, si alternano fiabe di animali in uno stile vagamente disneyano, avventure di guerra in terra libica, romanzi storici e western puri, racconti biblici e cronache del viaggio di Magellano, fino alle classiche mascotte di Jacovitti (Pippo) e Lino Landolfi (Procopio). Gli stili non potrebbero essere più disparati, ma su tutti si segnalano il tratto raffinatissimo di Curt Caesar (“Per l’Italia”, che sconta però una retorica patriottica oggi del tutto anacronistica), quello aggraziato di Gianni De Luca (“Il cantico dell’arco”) e quello studiato e meticoloso di Franco Caprioli (“Al di là della Raya”). Alla fine le pagine che colpiscono di meno sono proprio quelle firmate da Jacovitti (forse anche perché già viste).
In generale, ad ogni modo, se quasi tutte le storie soffrono in certa misura il tempo trascorso, le si può comunque apprezzare in pieno alla luce della contestualizzazione fatta da Vecchio nella prima parte. Ma come sempre nel fumetto, è il disegno a contenere, con il suo impatto visivo, la chiave di lettura determinante: ciò che più colpisce e rimane, infatti, sono gusti ed estetiche appartenenti, per così dire, a un’altra Italia: quella del Vittorioso.

Dati del volume

  • Editore: AVE
  • Autori: a cura di Giorgio Vecchio; storie a fumetti di AA.VV.
  • Formato: volume rilegato, 250 pagine a colori
  • Prezzo: € 45,00
  • Voto della redazione: 7
Torna in alto