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Le avventure di Tintin #1

Manca qualche mese all'uscita del primo capitolo della trilogia cinematografica su Tintin prodotta da Steven Spielberg e Peter Jackson, quindi il momento è propizio per ristampare l'opera omnia del personaggio più famoso di Hergè. Ad occuparsene è Rizzoli Lizard che propone, in una collana di otto volumi, la ristampa in ordine cronologico di tutti gli episodi con una media di tre storie a volume, compresi un paio di racconti abbastanza rari. Ci si potrebbe lamentare del formato più piccolo rispetto ai cartonati originale, ma la leggibilità non è troppo compromessa in favore di un albo più maneggevole e facilmente trasportabile; l'accorpamento di più storie in ogni volume consente un prezzo più popolare rispetto a un'eventuale pubblicazione di tutta la produzione di Tintin in albi singoli.

L'importanza di un fumetto come Tintin è universalmente riconosciuta, ma aprire il primo volume della riedizione è una riscoperta di archeologia del fumetto alla quale ci si avvicina con interesse e curiosità, anche se può riservare qualche delusione.
Quando Hergè creò il suo celebre reporter aveva solo 23 anni ed era al suo primo fumetto nel mercato professionale, quindi facilmente influenzabile; il suo editore Wallez, dalla spiccata ideologia fascista, sfruttò questo fattore, facendo pressioni per decidere le prime due destinazioni delle avventure di Tintin. In Tintin nel il Paese dei Soviet il viaggio in URSS è un'occasione per dare ai giovani lettori belgi un'immagine denigratoria del popolo bolscevico, mentre Tintin in Congo è un modo per fare propaganda in un periodo in cui il governo belga cercava di incentivare il trasferimento di manodopera nella sua colonia. La rappresentazione di questi contesti è però abbastanza superficiale dato che, per stessa ammissione futura di Hergé, all'epoca dei suoi primi racconti non si documentava sui paesi che Tintin visitava, basandosi unicamente sui pregiudizi e sugli stereotipi che circolavano nella sua patria.
Anche le trame sono acerbe, un prodotto ben distante dalle vette qualitative che raggiungerà la serie in seguito: il fumetto era serializzato su una rivista al ritmo di due pagine alla settimane e questa suddivisione pesa molto sul ritmo della narrazione. Le prime due avventure sono composte da una sequenza di gag o situazioni da cui i protagonisti riescono ad uscire sempre in breve tempo per ritrovarsi catapultati nella successiva; il risultato è molto frammentario e privo di un vero e proprio filo conduttore che arricchisca la lettura, come ci si aspetterebbe da storie che Hergé ha rivelato di non aver pianificato: l'autore sviluppava la trama di settimana in settimana, mettendo i protagonisti di fronte a pericoli, senza sapere come farglieli superare. Il personaggio di Tintin poi è ancora un personaggio piatto privo di una caratterizzazione vera e propria; in realtà in tutte le sue avventure future la sua personalità è animata dai numerosi comprimari bizzarri che l'autore gli affiancherà, la cui carenza si fa sentire in queste storie, ad eccezione di Milou e dei suoi commenti sarcastici, contrappunto comico che rende più piacevole la lettura.
Dal punto di vista grafico questo primo albo propone due storie agli antipodi: Tintin nel Paese dei Soviet è in bianco e nero e con un tratto tecnicamente molto povero, mentre Tintin in Congo è a colori ed è realizzato con la linèe claire semplice ma incantevole per cui Hergé è riconosciuto. Il motivo di questa differenza è da ricercare in un processo di omologazione stilistica che l'autore ha voluto affrontare: a metà degli anni '40, una volta maturato uno stile personale più elaborato, ha deciso di ridisegnare completamente le sue prime avventure degli anni '30 per poterle presentare ai lettori con un aspetto vicino a quello delle sue opere più recenti. Da questa operazione Hergé ha escluso Tintin nel Paese dei Soviet, proprio per la superficialità con cui ha affrontato il regime sovietico che avrebbe generato più di una protesta; il suo obiettivo era quello di demotivare gli editori a ristamparla, anche se a decenni di distanza, per completezza, la storia è stata riproposta in bianco e nero, come arriva anche in Italia nell'edizione Rizzoli Lizard.

Come abbiamo già detto in apertura, questa cronologica si presenta come la collezione ideale sia per l'appassionato di fumetti che per il lettore casuale che si avvicina per la prima volta al personaggio di Hergé. L'unico rammarico è l'assenza di editoriali o contenuti speciali che ormai sono diventati una regola in questo genere di ristampe cronologiche; in particolare è abbastanza grave l'assenza delle copertine originali, elemento abbastanza importante che avrebbe potuto occupare appena un paio di pagine.
Dal punto di vista delle copertine la collana proprio non brilla, dato che le 8 copertine dei volumi sono abbastanza anonime e con un soggetto fin troppo simile tra loro, senza alcun elemento che faccia intuire le storie contenute all'interno, a meno che non si vada a leggere il retro del volume.

Dati del volume

  • Editore: Rizzoli Lizard
  • Autori: Testi e disegni di Hergé
  • Formato: 212 pp. a colori e in b/n
  • Prezzo: 14,90€
  • Voto della redazione: 6
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