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Capitan America e i Vendicatori Segreti 13

Con il numero 13, si può fare un primo bilancio abbastanza positivo della testata dedicata a Capitan America, a un anno dalla sua prima uscita.
Nel corso di 13 mesi, il sommario di Capitan America & i Vendicatori Segreti è stato caratterizzato da un livello qualitativo sopra la media, grazie soprattutto ai testi di un prolifico Ed Brubaker, il quale ha firmato sia le serie contitolari Captain America e Secret Avengers, sia la macchinosa (ma affascinante) miniserie Capitan America: Rinato (che ha occupato i primi numeri della testata), oltre alla recente Steve Rogers: Super Soldier.
A parte il giustizio sospeso per il one-shot Captain America: Theatre of War, che abbiamo trovato noioso e marginale, le miniserie che si sono alternate sulle pagine della testata, pur non essendo dei capolavori, si sono rivelate letture di piacevole intrattenimento: da Vedova Nera: Origini Mortali (che, giocando molto sui flashback, ha avuto il pregio di uniformare in un’unica versione consequenziale i vari aspetti del passato dell’eroina), all’esotico e un po’ forzato Black Phanter/Captain America: Flags of Our Fathers; dal bel racconto di guerra Capitan America: Prigioniero del Dovere alle finte strip degli anni ’40, firmate da Karl Kesel, che attualmente sono il punto debole dell’intera testata. Ma è comunque sulla serie titolare che si concentra il maggior interesse del lettore, grazie a un Brubaker che, a distanza di anni, non ha perso smalto e creatività nel costruire le vicende del nuovo Capitano, ovvero la storica spalla degli anni ’40, Bucky Barnes, fatto tornare dalla morte con il bell’incipit del Soldato d’Inverno.

Il lavoro di Brubaker è impostato su una efficace revisione post-supereroistica di elementi classici, facendo attenzione ai due fattori narrazione e caratterizzazione: da un lato ci sono le vicende del protagonista che, nonostante peschino a piene mani nella sua mitologia, sono sviluppate con un timbro narrativo molto realistico, seguendo linee guida più da spy-story che prettamente supereroistiche; dall’altro, l’autore è attento alla costruzione psicologica dei personaggi, creando dinamiche interessanti e a loro volta germinali di elementi di sviluppo a medio-lungo termine. Il Bucky Barnes/Capitan America è un personaggio complesso e interessante, che Brubaker svela e al tempo stesso approfondisce numero dopo numero: non è un uomo fuori dal tempo come Steve Rogers, ma una persona tormentata e poco convinta di sé a causa di una vita rubata e travisata (ibernato ciclicamente e trasformato in killer al servizio del KGB); un passato che sta tentando di recuperare accettando la pesante eredità di essere il nuovo crociato a stelle e strisce.
Ma l’autore non bypassa mai il suo passato, anzi, lo rende un elemento fondamentale della narrazione e della crescita del personaggio: esempio lampante di quanto detto è la conclusione del ciclo "Senza scampo", pubblicato su quest’ultimo numero, dove il barone Helmut Zemo (figlio del primo Barone Zemo, responsabile della presunta morte di Bucky) attua un machiavellico piano per distruggerlo, screditandone la figura agli occhi dei mass media e costringendolo a confrontarsi duramente con l’essere stato il Soldato d’Inverno.

La narrazione serrata riprende molti elementi dell’iconografia classica del personaggio (Zemo, Hauptmann Mano di Ferro…), rielaborandoli in maniera tanto rispettosa quanto moderna; la profonda fragilità emotiva di Bucky viene rivelata da Brubaker attraverso la sua incapacità di chiedere aiuto agli amici, affrontando Zemo da solo, ben consapevole di andare a cadere in una trappola, ma spinto da un inconscio desiderio di martirio, di espiazione del suo passato. La forza introspettiva del personaggio viene anche dai suoi comprimari, ovvero il trittico Vedova Nera, Falcon e Steve Rogers, le cui ingombranti personalità sono trattate da Brubaker con molto equilibrio, aggiungendo spessore alle dinamiche interpersonali delle storie e mettendo in luce il protagonista in tutti i controversi aspetti del suo carattere. Altro piccolo merito dello scrittore è il fatto di aver dato consistenza e forza a un personaggio sottovalutato come Falcon, che acquista finalmente carisma e spazio ben oltre il suo ruolo di gregario nel quale era stato confinato per anni.
I cupi disegni di Butch Guice completano efficacemente l’opera, con tavole dalla composizione asciutta e dall’impostazione dinamica, nelle quali il disegnatore alterna un timbro molto realistico ad un lirismo classico nella postura e nell’espressività dei personaggi, omaggiando l’opera del grande Jack Kirby.

Il resto del sommario di questo numero è occupato da ben due numeri della serie comprimaria Secret Avengers, con Brubaker che, supportato dai gradevoli disegni di un convincente David Aja e di un ritrovato Mike Deodato, realizza due storie molto più intriganti e convincenti rispetto alla prima saga “galattica” della squadra di eroi capitanata da Steve Rogers, giocando col passato (Scorpio, il clan criminale dello Zodiaco, i life model decoy) e proponendo un robusto intreccio a base di antiche leggende, androidi inconsapevoli di essere tali, consigli ombra, piani di vendetta e i ritorni di personaggi come Nick Fury, Shang-Chi ed addirittura il suo defunto padre, il signore del crimine Fu Manchu (personaggio della letteratura pulp dei primi del ‘900, i cui diritti furono acquistati negli anni ’70 proprio dalla Marvel per renderlo la nemesi del karateka Shang-Chi).
Il tutto lascia il lettore piacevolmente soddisfatto dell’acquisto e della mezz’oretta di piacevole lettura.

Dati del volume

  • Editore: Panini Comics
  • Autori: testi di Ed Brubaker e Karl Kesel; disegni di Butch Guice,David Aja, Mike Deodato jr., Karl Kesel
  • Formato: spillato, 80 pagine a colori
  • Prezzo: € 3,50
  • Voto della redazione: 7
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