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Thor: Per Asgard 1-2

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Tra la Marvel ufficiale e quella MAX c'è la linea Marvel Knights. Tenuta a battesimo nel lontano 1998 da Joe Quesada, questa sottoetichetta ha sdoganato per prima, nell'Universo Marvel, la possibilità di trattare tematiche più adulte con toni meno bloccati e censurati, anche grazie alla chiamata di autori provenienti da altri media che hanno innervato di nuove energie il fumetto di supereroi, al tempo particolarmente esangue. Con il passaggio di Quesada a capo della Marvel la filosofia dei "cavalieri" è diventata il modus operandi del nuovo direttore e l'etichetta ha perso l'antico smalto e il suo motivo di esistere. Ma non è morta, e a dimostrarlo è questa mini di sei (contenuta in Italia in due volumi graphic novel) molto attesa: Thor: Per Asgard. Gli autori sono Robert Rodi, scrittore di un altro caposaldo dell'epica asgardiana recente (Loki, in coppia con Esad Ribic), e l'italiano Simone Bianchi (Wolverine, Astonishing X-Men). La coppia, sulla carta ottimamente assortita, non funziona però alla prova dei fatti, mal sposandosi i disegni al limite del barocco di Bianchi con i toni dark e decadenti della trama.

La storia racconta di un inverno gelido e innaturale che da due anni abbraccia Asgard e ne tormenta gli abitanti. Odino ha lasciato il trono a Thor. Il suo successore avrebbe dovuto essere Balder, ma il prode guerriero è stato ucciso da Loki. Il plot ruota intorno alla sofferenza di Thor sovrano, abbandonato dal suo stesso martello che non è più capace di sollevare. Visitato in sogno da Balder, senza che lui capisca il senso di queste fosche premonizioni, deve affrontare con animo indebolito e ferito diverse crisi. Ci sono le scintille di una guerra civile dovuta alle terribili condizioni della città e agli attacchi esterni, repressi con crudeltà per bloccare l'irruenza nemica sul nascere. E c'è soprattutto l'albero che conferisce, attraverso i suoi frutti, l'immortalità agli dei, e che sta per morire soffocato dal freddo. La mortalità più del gelo e della guerra grava su dèi mai apparsi così fragili e disperati. Rodi tratteggia con la giusta dose di epica e di linguaggio aulico gli eventi luttuosi che lentamente dispiega, senza dare mai l'impressione di una raccolta di calamità, ma tenendo sempre la rotta di un disegno narrativo complesso e coinvolgente. In questo compendio dei miti nordici in salsa Marvel non manca quasi nulla, da Hela desiderosa di conquistare il Valhalla alle Valchirie, dalla morte di Balder all'albero della vita che serve a Thor per uscire dal regno dei morti (una delle scene più efficaci e forti di Thor: per Asgard), ad Odino in esilio. È un po' come scorrere la storia di questo personaggio scoprendo i motivi per cui ha resistito, pur con il suo impianto classico, allo scorrere del tempo e al cambio radicale dei gusti fumettistici, fino a diventare materiale per il cinema.

Le note dolenti sono sul fronte disegni. Il contrasto tra testi e tavole risulta assai stridente, e balza agli occhi con una certa evidenza come Bianchi sia bravo nel confezionare figure d'effetto, paesaggi asgardiani suggestivi, ma lo sia meno quando c'è da legarli assieme attraverso lo storytelling. Inoltre in alcuni casi la ricerca di panneggi, gioielli, mobilio asgardiano, costumi di guerrieri e mostri diventa un esasperato inseguimento all'effetto, e si sa che non è tutto oro quel che luccica. Non mancano momenti di assoluto pathos dove i disegni sublimano la storia, ma sono abbastanza fugaci. Non convince appieno l'estetica generale troppo effeminata e patinata soprattutto nel tratteggiare volti ed espressioni. Lodevole la ricerca stilistica per dare nuova linfa grafica ai costumi asgardiani, ibridandoli con mondi del tutto diversi come quelli dei biker o legandoli a suggestioni da Mad Max postapocalittici. La stessa violenza perde la carica vichinga per diventare un quadro preraffaellita, dove il sangue sembra più idromele e le teste mozzate non danno l'impressione di dolore e orrore. Gli dei di Rodi soffrono, vivono le loro tragedie, quelli di Bianchi invece si specchiano troppo nel loro edonismo e non si respira l'atmosfera di tragedia, di freddo, di morte e mortalità che invece è il fulcro di questa nuova caduta divina.

La cura editoriale del prodotto italiano è nel solco delle strenne Panini. Come in altri casi, sarebbe forse stata apprezzabile un'edizione più economica, visto il periodo di portafogli magri, ma la Panini conta giustamente sull'effetto film e sfrutta al massimo il pre e il post della pellicola di Kenneth Branagh.
In conclusione, un'opera a metà dove per paradosso, visto il nome del disegnatore, a far la parte del leone sono i testi di Robert Rodi. Consigliata agli amanti del "Tonante", ma soprattutto a chi vuole avvicinarsi al personaggio e godere di una storia solida, epica e soprattutto libera dalla tirannia della continuity.

Dati del volume

  • Editore: Panini Comics
  • Autori: testi di Robert Rodi; disegni di Simone Bianchi.
  • Formato: brossurato, 80 pagine cad.
  • Prezzo: € 15,00
  • Voto della redazione: 5
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