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Northlanders 4 - La vedova della pestilenza

Quarto appuntamento con le saghe nordiche di Brian Wood. Dopo un volume di storie autoconclusive, è la volta di una storia lunga, dal respiro decisamente più ampio. Mantenendo fede alla sua precisione nella ricostruzione di ambienti, usi, tradizioni, Wood ci presenta un’ennesima storia di ingiustizia vendicata, questa volta ambientata nella Russia della pestilenza del 1020, uno dei periodi più bui dell’età oscura.

Viene da pensare che Wood abbia scelto di inserirsi nel solco di una delle mode fumettistiche degli ultimi anni, gli zombie, realizzando una storia in cui propone al lettore la loro versione realistica e storicizzata: gli appestati. Il morbo, reagente sociale sempre presente, che immerge la storia in una cappa di tensione e ansia, che impone la quarantena, che non lascia scampo; gli appestati che si accalcano attorno alle mura e premono per entrare (emblematica, in questo senso, la sequenza alle pagine 24-27); la tensione palpabile e la risposta sociale, i militari deviati, la fede al bivio, a cui è richiesto un cambiamento, la scia di morte. Infine l’eroe, nel mezzo di tutto, che in questo caso è un’eroina, Hilda, la vedova della pestilenza del titolo, che, ormai sola e con una figlia a cui badare, si troverà a dover combattere per la propria autonomia e indipendenza all’interno di un sistema marcatamente patriarcale, militarizzato e dilaniato dalla peste e dalla dittatura della spada.
La quarta di copertina definisce La vedova della pestilenza “la più lunga e brutale delle storie di Northlanders pubblicate finora”, e non è difficile capirne il motivo: quella che racconta Wood, questa volta, non è la violenza della guerra né la violenza della vendetta in senso stretto, ma è la crudeltà del massacro all’interno della propria comunità.

Una storia come non se ne leggeva dal primo volume, "Il ritorno di Sven", magistralmente scritta da Brian Wood e messa in pagina da un Leandro Fernández che riesce nella costruzione di una realtà complessa con uno stile essenziale, l’ideale per un’ambientazione sepolta da una neve che si rivelerà ben più che un elemento di contorno. Il minimalismo cromatico di Dave McCaig, divenuto ormai un marchio distintivo della serie, emerge dai sabbiosi filtri digitali per rendere alla perfezione uno scenario cristallizzato dal gelo del nord. Da questo punto di vista bisogna dire che la carta patinata dei volumi Planeta aiuta molto la resa dell’immagine in una simile colorazione (soprattutto per quanto riguarda il rendering digitale), cosa che invece la carta dei TP Vertigo non riusciva a valorizzare del tutto.
Il lavoro di McCaig rappresenta, inoltre, uno dei pochi elementi di continuità artistica a fianco delle sceneggiature di Wood e delle sempre ottime copertine di Massimo Carnevale, che anche questa volta non manca di realizzare illustrazioni vibranti ed emblematiche.

L’unico scivolone dell’edizione italiana riguarda la presenza di refusi (in numero sufficiente per accorgersene) e alcune (rare) soluzioni in sede di traduzione che potevano essere risolte diversamente. Una piccola pecca che non riesce, tuttavia, a intaccare il risultato finale. "La vedova della pestilenza" è una di quelle storie che meritano di essere lette e rilette più volte, per il suo mescolare epica e riflessione, per la sua potenza grafica e narrativa e per l’amaro che lascia in bocca.

Dati del volume

  • Editore: Planeta DeAgostini
  • Autori: testi di Brian Wood; disegni di Leandro Fernández
  • Formato: brossurato, 194 pagine a colori
  • Prezzo: € 16,95
  • Voto della redazione: 8
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